R.C. – Il Caffé 04.07.2021

Saranno state le 19 e un quarto, massimo le 19 e venti di sabato 29 maggio. La tensione era aumentata in città alla conclusione della manifestazione degli “autogestiti”. Stavano ritornando nella loro sede, l’ex Macello a Lugano. Sembrava stessero ritornando ma in molti sapevano che le intenzioni erano altre. Gli autogestiti avevano messo in conto già da qualche giorno l’occupazione, solo per qualche ora, dello stabile Vanoni in via Simen. Lì vicino, vicino all’ex Macello. Saranno state le 19 e un quarto o forse le 19 e venti di quel tardo pomeriggio, quando il cellulare del sindaco, Marco Borradori, squilla.

  • Ciao Marco… A telefonare a Borradori è Riccardo Caruso. È il vicepresidente della Fondazione Vanoni. Vale a dire la Fondazione proprietaria dello stabile che 45 minuti prima, minuto più, minuto meno, gli autogestiti avevano simbolicamente occupato.
    Il sindaco a quell’ora era in ufficio. Aveva in programma in serata un matrimonio ma a quell’ora era ancora in ufficio, alle 19 e un quarto, 19 e venti. Lo stabile Vanoni era stato occupato da tre quarti d’ora. Ma lui non lo sapeva ancora. Nessuno lo aveva chiamato. A dargli per primo la notizia è stato Riccardo Caruso.
  • Ciao Marco, ti disturbo perché la polizia mi ha appena detto che gli autogestiti hanno occupato il nostro stabile. Sarà successo mezz’ora, trequarti d’ora fa. E per andare a fare denuncia, mi dicono di recarmi al posto di polizia di Noranco. Non so perché. Non capisco perché devo andare da Lugano a Noranco per un fatto accaduto qui, in città.
    Il sindaco Borradori non sa nulla. E anche lui non sa spiegarsi il perché di quella richiesta. Fare denuncia a Noranco. Forse perché il coordinamento della polizia, cantonale e comunale, quel giorno aveva il proprio centro a Noranco.

Strano! Strano per Riccardo Caruso, strano anche per il sindaco. Strano che la polizia abbia così tempestivamente chiamato la proprietà dello stabile Vanoni. Singolare. Singolare lo è per Caruso e per Borradori. A voler pensare male si potrebbe ipotizzare che la polizia conoscesse da tempo le intenzioni degli autogestiti. Conoscesse da giorni la volontà di occupare quello stabile. Tanto da aver chiamato tempestivamente e di averla invitata a sporgere quanto prima denuncia. Denuncia per l’occupazione abusiva di una proprietà privata. Un reato non particolarmente pesante. Ma comunque grave, sebbene quello stabile fosse disabitato.

Sono le 19 e quindici. Forse le 19 e venti quando il sindaco Borradori cerca di tranquillizzare Caruso. Era innervosito. Parecchio innervosito dalla telefonata della polizia. Parecchio seccato, soprattutto di dover andare, e subito, a Noranco a sporgere denuncia. Ma perché mai?! Oltre alle semplici e prevedibili spiegazioni del sindaco, in quei pochi minuti di telefonata, altro non emerge.

Il sindaco poco dopo lascia il suo ufficio. La tensione in città aumenta. L’occupazione del Vanoni si consuma in poche ore, ma quanto basta alla polizia – dopo aver ricevuto l’ufficiale denuncia della Fondazione Vanoni – per decidere di chiedere al Municipio l’autorizzazione allo sgombero dell’ex Macello. Un’eventualità, quest’ultima, messa in conto nei giorni precedenti. In caso di disordini, così era stato stabilito – dalla polizia e dal Municipio – si sarebbe potuto (e dovuto) procedere allo sgombero.
Dunque il sindaco, Marco Borradori, viene a conoscenza dell’occupazione del Vanoni dal vicepresidente della Fondazione, Riccardo Caruso. Immediatamente dopo a comunicargli il fatto sono la capo Dicastero sicurezza e spazi urbani, Karin Valenzano Rossi, e quasi contemporaneamente il capo area operativa della polizia comunale di Lugano, Mauro Maggiulli.

r.c.

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