Riceviamo e pubblichiamo un testo su quanto avvenuto a Brissago la notte tra il 6 e 7 ottobre.

La polizia uccide a BrissagoLa mattina di sabato 7 ottobre, in un palazzo di Brissago dove vivono delle persone richiedenti l’asilo in svizzera, un agente della polizia cantonale ha ucciso un uomo di 38 anni. La versione dell’accaduto trapelata sui media è che la polizia sarebbe stata chiamata sul posto verso le 2 del mattino da due inquilini, perché minacciati dall’uomo.

L’uomo sarebbe sbucato all’improvviso sul pianerottolo con in mano due coltelli all’arrivo degli agenti, uno dei quali, dopo avergli intimato l’alt, da due metri di distanza avrebbe sparato tre colpi all’altezza del torace. L’uomo ucciso, originario dello Sri Lanka ed in svizzera dal 2015, era in attesa di una decisione della SEM (Segreteria di Stato alla Migrazione) in merito alla sua domanda d’asilo.

Questo a grandi linee è quello che si sa di questa vicenda. Nei giorni seguenti all’accaduto, sui media è iniziato il solito teatrino democratico per stabilire se la “risposta sia stata proporzionale all’offesa” e se l’agente abbia agito per legittima difesa. Il giorno dopo l’omicidio, non si è fatta attendere la chiamata alla solidarietà per l’assassino da parte di Norman Gobbi, direttore del dipartimento delle istituzioni, della Lega-UDC con simpatie di estrema destra, e Matteo Cocchi, capo delle polizia cantonale, che in una conferenza stampa ha affermato di essere “scosso per quanto accaduto” esprimendo “vicinanza all’agente coinvolto”.

Tornando a Brissago, il sindaco del paese si è detto dispiaciuto, perché “queste situazioni allarmano tutta la cittadinanza”. Senza dubbio la pace della cittadinanza svegliata dagli spari della polizia preoccupano di più che la morte di una persona. E ancora: “Non abbiamo una polizia comunale (siamo sotto Ascona), il confine è vicino e non è sorvegliato nell’arco delle 24 ore. Un posto così discosto come il nostro comune è davvero il luogo ideale per collocare una struttura del genere?”.

In Ticino, la vita e la morte sembrano avere un valore variabile a seconda del colore della pelle delle persone. Lo stesso weekend in cui è avvenuto l’omicidio di Brissago, a Magliaso, un ragazzo di 19 anni è stato investito da un’auto mentre attraversava la strada, riportando ferite gravi. Il caso vuole che la persona investita sia un ragazzo eritreo richiedente l’asilo assegnato dalla SEM al canton Zurigo.

Subito Lega ed UDC, mentre il ragazzo era ancora in cure intense, hanno pensato bene di dare sfogo al proprio odio neo-fascista lanciando un’interpellanza parlamentare in cui hanno chiesto “Cosa ci faceva quell’eritreo a Magliaso?” se era assegnato al canton Zurigo e chiedendo maggiore controlli sui movimenti delle persone richiedenti l’asilo in svizzera. Dopo il muro al confine con l’Italia, UDC e Lega vogliono forse costruire un muro al Gottardo?

Ma anche dalla sinistra progressista c’è chi chiede di non esprimersi sull’accaduto e lasciar fare il proprio lavoro alle “autorità competenti”. La redazione del portale di informazione Gas Social, esprimendosi in merito alla morte di questa persona per mano di un poliziotto, invita a non chiamare “sbirro” l’agente conivolto e a rispettarne la sensibilità, omettendo che le stesse autorità non hanno esitato un istante nel prendere posizione a sua difesa e che in questo modo lo stato giustifica senza mezzi termini l’accaduto, fomentando ancora una volta lo spauracchio migrante.

Dichiarazioni ufficiali che lasciano intendere che la vita di un ragazzo originario dello Sri Lanka vale di meno.Gas Social si limita a chiedere ai/alle suoi/sue lettori/trici di riflettere sull’accaduto e condannare il putiferio che questa vicenda ha scatenato sui social network.

Che facebook o gli spazi dedicati ai commenti dei lettori sui portali online ticinesi siano i contesti prediletti dai fascistelli da tastiera nostrani o da chi vomita due righe per dare aria alla bocca non ci piove, ma nel momento in cui muore una persona, davvero non si trova nulla di meglio da dire?

Noi pensiamo che in tutto questo il silenzio centra ben poco. Come ha scritto qualcunx, il silenzio aiuta il carnefice, mai la vittima…

Ed il silenzio è complicità, quando di mezzo c’è un intero sistema che fa della xenofobia e del razzismo le sue colonne portanti, affiancato da altri sistemi di oppressione, come il sessismo ed il classismo, che operano sia a livello individuale sulle coscienze che a livello strutturale.

Secondo la favoletta democratica, ogni individuo è uguale davanti alla legge, e lo stato elargisce generosamente diritti e doveri a tutti i/le suoi/sue sudditi/e. La polizia, braccio armato della stato, non sarebbe altro che un arbitro neutrale chiamata ad intervenire per tutelare questi diritti e doveri. Secondo questo pensiero episodi come quello di Brissago sarebbero da considerare tragici incidenti, danni collaterali. Alla peggio, quando nell’ “opinione pubblica” si alzano troppe voci critiche, questi casi vengono risolti additando la “mela marcia” di turno come capro espiatorio, lasciando intatto l’intero sistema.

Risulta poco interessante entrare nel dibattito riguardante i dettagli dell’accaduto, quello che resta è da una parte un essere umano ucciso, e dall’altra un poliziotto bianco che continua a fare il suo lavoro. Ennesimo corpo straziato da un sistema migratorio che decide della vita delle persone a seconda del possesso di un pezzo di carta, del colore della pelle e del paese di provenienza.

Un sistema fondato su dei confini pattugliati dal cielo con i droni e dalla terra con guardie di confine e poliziotti, un controllo delle persone migranti basato sulla selezione razziale ed il concentramento in appositi campi e bunker sotto terra con tanto di coprifuoco, ricatti, botte, violenze sessuali e infine deportazione forzata per chi non rispetta le regole. Una violenza strutturale normalizzata e sancita dallo stato e dalle istituzioni, che raramente fa notizia.

Una violenza che giorno dopo giorno viene rafforzata e legittimata dalla narrazione che i media e le istituzioni danno di avvenimenti come quelli dello scorso weekend, creando sempre piu pericolosamente un terreno fertile per l’avvento di un vero e proprio fascismo in salsa democratica.

Per chi nutrisse dei dubbi riguardo al contesto in cui si inseriscono i fatti di Brissago, provate ad immaginare cosa sarebbe successo se per una volta, invece di una persona migrante, a rimanere senza vita in una pozza di sangue, fosse stato lo sbirro?

Nemiche e nemici di ogni frontiera

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