E lo fa autorganizzando la proiezione di un film che il festival aveva rifiutato,un film che parla della guerra e delle responsabilità dell’Occidente, per non dimenticare che la guerra non è un film… e non è finita.
La trama subisce un’accelerazione quando tutta la popolazione del festival, insieme agli abitanti di Locarno, si riunisce al vecchio Grande Albergo e con voci, grida e urla invoca la sommossa: “vogliamo anche le rose” gridavano i senza voce, “non siamo moderati”, ripetevano gli anarchici. Soffocati da una veloce e vorace variante 95 che ha trasformato zone agricole in un’interminabile successione di grandi magazzini e capannoni, stipati in un enorme torre opulenta, la gente decide di occupare il Grand Hotel, di riappropriarsi del proprio spazio e della cultura per non escludere più nessuno. La parola d’ordine è smascherare los ladrones.
Il finale è tutto da vedere, concentrati e attivi, senza farsi cogliere impreparati. Una questione colpisce in questo film, cosa c’entrano gli anarchici al Grand Hotel luogo dove si svolse la prima edizione del festival e dove sfilano le star? In seguito il Grand Hotel divenne luogo aperto, ritrovo popolare di festa e allegria. Oggi così grigio e vuoto risveglia la nostalgia e anche la voglia di riscattarlo e viverlo ancora.

>Qui il flyer che annunciava l’azione

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