C’è anche un ‘piano B’ per la nuova sede, a Pregassona, ma poco praticabile. Il Cantone si muove?

di Leonardo Terzi e Guido Grilli / La Regione

Sono giorni caldi sul fronte del centro sociale, sgomberato e raso al suolo dalla polizia la sera del 31 maggio scorso. Un intervento scattato al calare delle tenebre, ore convulse, mai completamente chiarite e al centro di una inchiesta penale. Si susseguono le ipotesi su cosa accadde davvero in quella che è stata definita ‘La notte dell’infamia’, ma nel frattempo si guarda avanti e dopo l’imponente manifestazione di domenica da più parti si cerca di intavolare almeno dei ‘pour parler’ volti a individuare una prospettiva per l’esperienza dell’autogestione. Una realtà conosciuta nelle maggiori città svizzere, ma che fatica a essere accettata in Ticino.

Si punta sul depuratore, ma c’è anche…
Primo e pressante problema, un nuovo spazio, che sarebbe la quarta sede del centro autogestito dopo gli ex Molini Bernasconi di Viganello, il grotto al Maglio a Canobbio e l’ala dell’ex Macello di Lugano come noto ridotta in macerie. Stando a nostre informazioni, il Municipio di Lugano sembra ancora convinto del potenziale dell’ex depuratore di Cadro, sul Piano della Stampa, che presenterebbe numerosi vantaggi, come l’ampia superficie – 9’500 metri quadrati di cui 3’500 coperti – servita da una linea autobus e sufficientemente discosta da consentire attività ‘rumorose’ come feste e concerti, eventi che avevano creato non pochi problemi nelle precedenti sedi del Csoa il Molino. Questa dell’ex depuratore del Medio Cassarate benché criticata da alcuni ‘amici’ del Molino è ritenuta di gran lunga la soluzione più praticabili. Esistono anche altre opzioni, tuttavia di difficile realizzazione. Una di esse pre esempio, era già stata scartata anni fa in seguìto all’opposizione della locale del Partito liberale. La proprietà in questione è posta alle spalle dell’attuale Croce verde, nei pressi del centro artistico Mat, all’epoca già sede di una compagnia, la Ag commerciale. L’opposizione presentata, a suo tempo, dal Partito liberale di Pregassona se non decisivo e insuperabile, rappresenta però un chiaro segnale di ostilità. Si vocifera nel frattempo di un’altra possibile nuova ubicazione sempre a Pregassona, presso l’ex azienda viticola Lucchini, bollata però come ‘bufala’ dai nostri interlocutori in quanto la zona è ritenuta ‘troppo residenziale’ con le controindicazioni del caso.

Mediatore o ‘task force’?
Intanto si attendono le mosse del Cantone, dal momento che l’esigenza di un cento aggregativo di tipo autogestito travalica i confini cittadini. Domani a Bellinzona la Commissione sanità e sicurezza sociale incontrerà ben tre consiglieri di Stato – il presidente Manuele Bertoli, il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi e Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento sanità e socialità. Oltre algi ultimi, convulsi avvenimenti sul tavolo ci sarà la mozione presentata nel lontano 2012 da Fabio Schnellmann e cofirmatari “Centro sociale giovanile autogestito: il Cantone torni a fare la sua parte!” che sprona il Governo a intervenire per sbloccare l’impasse che si è creato a Lugano. Come noto esiste un rapporto favorevole stilato dal socialista Raoul Ghisletta e dall’Udc Tiziano Galeazzi. Quest0ultimo però, notizia delle ultime ore, avrebbe stilato la bozza di un secondo rapporto che, al anziché la ricerca di un mediatore, capace di riaprire un dialogo con gli autogestiti, invoca la creazione di una ‘task force’. Alla vigilia di questa audizione si respira una certa aria di scetticismo tra le forze rappresentata in Commissione, coi Verdi e gli stessi Udc decisamente scettici. “Credo nella divina provvidenza” ironizza lo stesso Ghisletta da noi interpellato che pur essendo al corrente delle divergenze di opinione mantiene il suo rapporto favorevole, con o senza Galeazzi. “Una cosa è certa: o si decide ora, per portare la mozione in Gran consiglio il 21, o si va dopo l’estate, visto che altre sedute non sono in programma, per un problema che andava risolto già anni fa”.

Vetrate e pedalate
Intanto si moltiplicano le manifestazioni di sostegno agli autonomi sfrattati dal Macello. Una raccolta fondi – anonima – è stata lanciata via web sul sito ‘Pot solidaire’ come ” Molino vive – Per un nuovo centro autonomo di Lugano” per raccogliere la somma che necessaria a riparare la vetrina (della banca Pkb sfasciata durante la manifestazione di domenica. Dal momento che la banca stessa non intende accettare il dono, i soldi raccolti (poco più di 800 franchi) verranno devoluti a cause di utilità sociale per i giovani del Luganese L’altra iniziativa di supporto, il raduno ciclistico di ‘Critical mass’ (movimento di sostegno dell’uso della bici nel traffico cittadino) che intende far convergere quante più bici possibile giovedì alle 18 da piazza Besso “per una pedalata in massa in difesa dell’autogestione”.

E l’inchiesta amministrativa?
L’inchiesta amministrativa per fare luce sulla legalità o meno della demolizione dell’ex Macello contro il Comune di Lugano e che potrebbe toccare dagli organi comunali ai municipali? «L’inchiesta amministrativa è subordinata all’inchiesta penale avviata dal Ministero pubblico». Così chiarisce, da noi interpellato, Marzio Della Santa, capo della sezione degli Enti locali. Che aggiunge: «Al momento l’inchiesta amministrativa è ferma, dal momento che è stato annunciato l’avvio dell’indagine penale. Come prevede la legge, siccome la capacità d’indagine della Procura è più elevata di quella del servizio amministrativo, si dà spazio in piena autonomia al Ministero pubblico. E poi, solo una volta conclusa, noi ci avvarremo di quanto scaturito dall’inchiesta penale per poi muovere i passi dell’inchiesta amministrativa. Inoltre, se lo ritiene opportuno, la Procura ha sempre possibilità d’interpellarci se lo ritiene opportuno». A inoltrare l’istanza agli Enti locali, come noto, è stato lo scorso 3 giugno il consigliere comunale socialista, Raoul Ghisletta, sostenuto anche dalle sezioni del Ps e del Partito comunista luganese.

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