Ogni anno ci ritroviamo a Chiasso terra di confine, di confronto, di speranze, di sogni, condividendo con tante persone questo unico altro Festival musicale ticinese che “ha l’indubbio pregio di risvegliare l’orecchio mai esausto del viaggiatore, di colmare le intermittenze del cuore, di condividere esperienze culturali” (G. Verga, la Regione, 19.06.06). Come Saramago, citato dal direttore dell’ufficio cultura Paolo Belli, pensiamo che “il viaggio sia sempre da ricominciare, ritornando sui passi già dati, per ripeterli e per tracciarvi a fianco nuovi cammini”. Sono identità fragili. Ma identità che vanno mantenute in questo mondo globalizzato che sempre più fa del sopruso, dell’abuso, dell’arroganza e della negazione dei diritti le sue massime dottrine. Nelle nostre pratiche quotidiane tentiamo di dare delle risposte a questo sistema, lavorando anche a progetti di solidarietà con comunità che lottano con dignità e autonomia e che ci insegnano che la lotta è anche, e forse soprattutto, “nel cuore della bestia”.

E ci sembra che qualcosa non torna…. qualcosa in forma di liquido scuro e gassato, imbevuto da un alto concentrato di sangue e soprusi, da due anni uno degli sponsor della rassegna. Sangue di sindacalisti colombiani ammazzati; di sindacalisti guatemaltechi sequestrati, torturati e uccisi; sangue del signor Kamsan a Gankaicondan in India, morto in circostanze perlomeno “strane” perché si opponeva allo stabilimento che inquina l’ambiente, le acque di falda e il terreno. Soprusi che narrano di privatizzazioni di pozzi, espropriazioni di terre che privano dell’acqua in Chiapas; di abusi in Pakistan, Turchia, Russia, Perù, Cile e Nicaragua. Senza tralasciare la diffusone globale della “cultura” della bibita zuccherata. In Italia è nata una rete di boicottaggio (REBOC) che ha coinvolto municipi (Roma, Empoli, ecc.), ristoranti, mense scolastiche, università che non accettano e non propongono la coca-cola. Ma perché, direte voi, boicottare la coca-cola e non gli altri sponsor? Beh perché prima di tutto non vantano un curriculum così denso di sangue e una frequenza impressionante non solo di accuse ma anche di condanne e poi ogni gruppo si da delle priorità sulle campagne da portare avanti. E forse una campagna sulla Rivella o sulla birra Eichhof , pur preferendo altri sistemi di gestione, non avrebbe così senso… Ci fa quindi strano la difesa a spada tratta di soldi assassini, così come il rifiuto della discussione, quasi non si volesse “disturbare spettatori-consumatori ignari”. E siamo rimast* alquanto stupit* dal vostro intervento di venerdì che ci intimava di togliere lo striscione (“Non ce la date a bere. Festate boikotta coca-cola”).

L’anno scorso, con molte altre persone, avevamo sottoscritto la petizione lanciata dal gruppo di sostegno ai Guaranì boliviani. Loro, come le Botteghe del Mondo di Balerna, quest’anno non son voluti tornare. Noi, con lo strisicone, pensavamo piuttosto di rendere un po’ più visibile il nostro disaccordo. In tant* hanno capito esprimendo solidarietà mentre alcun* se ne sono andat*.
Quello che vi chiediamo é solo un gesto. Uno dei pochi ancora a nostra disposizione in una società dove, come dicevi tu caro Marco, “il commence à faire très noir, c’est comme si on devenait aveugle in un mondo dove le regole sono quelle di non avere regole se non del profitto massimo” (giornale “Precari@ Esistenziale). Un gesto come valore aggiunto al festival, di dignità e di rispetto per tutte le culture che vi partecipano. Un granello di sabbia per contribuire al cambio che parte, anche, nel rapporto tra le persone, nell’abbattere le relazioni di potere. La libertà, come dicono gli zapatisti, non si mendica ma si conquista.

Conosciamo infine le difficoltà nell’organizzare concerti, l’esosità di certi gruppi. Ci sembra però importante far loro capire il pensiero che sta dietro a tutto ciò. Così da non diventare un altro insulso festival commerciale “tutto luci senza cuore”. Non ricadete nel triste giochetto del responsabile dell’informazione della TSI Michele Fazioli, che in un articolo apparso sul CdT il 21 novembre 2005 accusava che (…) “c’è un qualcosa di patetico, anzi di malsano nel boicottaggio della coca-cola, di recidiva insistenza di chi continua a menarla con l’antiamericanismo viscerale, emotivo, di pancia e mai di testa, accecato dalle sbornie ideologiche non smaltite.”
Da parte nostra pensiamo invece siano gesti urgenti, necessari. Piccoli atti di disobbedienza per ricominciare un viaggio, tracciando nuovi cammini, qui e ora!

Speriamo all’anno prossimo,
l’assemblea del C.S.().A. il Molino


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