CONTRO IL NULLA CHE AVANZA… L’AUTOGESTIONE NON SI DOMA

Crediamo sia importante esprimerci sull’attuale, scellerata, situazione politica, mediatica, sociale e
repressiva luganese. Il tentativo di screditare in ogni modo possibile l’autogestione – a partire dalle
fantomatiche costruzioni narrative di tipo politico mediatico, passando ai vari metodi polizieschi di
stampo intimidatorio utilizzati dagli sbirri durante le ultime iniziative in piazza – ci sembra evidente.
Altrettanto evidente si palesa l’insistente tentativo da parte della politica luganese – da un anno a
questa parte – di recuperare e assimilare il movimento autogestito all’interno di un discorso
prettamente legale e associazionistico (vedi lo studio Foce e gli svariati progetti di cultura “altra”,
tutti legittimi ci mancherebbe, ma che poco a che fare hanno con l’autogestione), così da riuscire a
inserire perfettamente la cosiddetta cultura “alternativa” in un contesto securitario borghese come
Lugano. Tutto questo tramite un processo di riappacificazione, snaturalizzazione e
depoliticizzazione. Le rivendicazioni, le pratiche e le tensioni conflittuali che ovunque sono parte
delle esperienze di lotta dal basso autogestite verrebbero così risucchiate dall’infame macchina
capitalista, commerciale e radical chic della città.
Un’esperienza – al di là della panzana sul riconoscimento dell’autogestione che ci propagano da
decenni – certamente scomoda quella generata dal Molino; assolutamente da reprimere per una città
dove la violenza istituzionale viene normalizzata e rivendicata per difendere la logica della
sicurezza e del decoro. E ora pure dell’igiene sembrerebbe. Concetti di fondamentale importanza per
chi detiene l’interesse di costruire una vera e propria fortezza: blindata a tutte le diversità e a tuttx
coloro che si contrappongono al sanguinoso schema capitalista, spalancata invece a tuttx coloro che
nel paradiso economico di Lugano trovano complicità politica e possibilità di trarre profitto. Come
dimenticare infatti la presenza a Lugano dell’ideologo di Putin (Dugin) o di quello di Trump
(Bannon), la presenza di banchieri e finanziatori legati alla Russia quali Saviani e Mascetti, al
rapporto d’amore tra la città di Lugano e lo Stato di Israele – ricordiamo Borradori riconoscere,
primo nel mondo, Gerusalemme come capitale dello Stato d’Israele- ai vari soldi in odore di mafia e
di governo corrotti riciclati, sbiancati e lavati in città, fino ad arrivare alla URC2022 (Ukraine
Recovery Conference) prevista tra qualche settimana a Lugano, un meeting tra le varie
organizzazioni finanziare del capitalismo mondiale, dove in nome della pace e della ricostruzione
post guerra verranno decise – in una città totalmente blindata e militarizzata- spietate riforme
neoliberali assetate di profitto.
Con quale coraggio i rappresentanti politici di una città come Lugano – Foletti, Valenzano,
Lombardi, Quadri, Galeazzi, ecc.- occupano, con le loro menzogne piene di impudenza, intere
pagine di giornale o intere trasmissioni televisive. Come, ad esempio, lo scempio di Matrioska di un
improponibile e imbarazzante Marco Bazzi, che più che un dibattito ci è sembrato un continuo
lisciarsi il pelo sull’argomento autogestione, una scatola priva di contenuti dove infangare,
insozzare e screditare con ripetute menzogne e con tanto di scoop fotografico di bassissimo livello
(eh già, al Molino si dormiva in letti a castello rovesciati e si accumulavano le birre sui materassi.)
25 anni di esperienza autogestita.
Insomma, le urne si avvicinano, i politici preparano il terreno per la propria campagna elettorale e la
collezione di assurde argomentazioni e di dibattiti senza capo né coda (e come non menzionare il
pardo all’idiozia, l’editoriale del direttore disinfestatore della dinastia Pelli, tale Paride, sul Cdt)
come di consueto aumenta.
Contro ogni evidenza, si pretende di essere ciò che non si è, occultando accuratamente ciò che si è,
ci si pavoneggia in televisione e in radio (vedi Foletti a Modem), con la faccia sorridente,
mostrandosi belli e buoni e disposti a dialogare con tuttx, ma poi, nella pratica l’unico linguaggio
che si adotta rimane quello di tipo autoritario e di stampo repressivo.
Basti pensare alle solite politiche assassine e liberticide promosse a palazzo dalla cosiddetta politica
“cordiale” Luganese. Tipo l’incontro svoltosi qualche settimana fa a Lugano tra “il sindaco di tutti”
Foletti e l’ambasciatrice israeliana Ifat Reshef, dove è stata sottolineata più volte la forte
collaborazione tra le due nazioni su piani come lo sviluppo della conoscenza e la ricerca.
Come Soa Molino, continueremo a organizzarci attraverso variegati momenti di piazza. Non ci
spaventano di certo le ormai sempre più frequenti intimidazioni in piazza da parte del braccio
repressivo con la divisa blu del Municipio e del Dipartimento delle Istituzioni (Tassino, Critical
Mass, Pza Molino Nuovo).
Sabato 18 giugno ci troverete al campetto la Gerra Via Trevano, Lugano, luogo dove si terrà il
torneo di calcio Antirazzista, ritrovo 10.30, inizio ore 11.00, pranzo benefit per lotte ecologiste,
tanta musica, tanto sport.

1-10-100-100 spazi autogestiti, Assemblea Soa MolinoCONTRO IL NULLA CHE AVANZA

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