La prima riguarda l’opportunità di accettare aiuti finanziari dallo Stato per sistemare la sede del centro sociale: 591 persone rispondono in modo affermativo, 100 dicono chiaramente di no, mentre altre 35 non sanno o non si esprimono.
L’interrogativo tocca un aspetto delicato perché mette in discussione uno dei principi dell’autogestione, ossia l’autofinanziamento e soprattutto l’autonomia da qualsiasi istanza esterna che potrebbe volerne influenzare l’attività. Ma è sul grado di fiducia nel dialogo instaurato con le autorità politiche per la ricerca di una sede stabile del centro sociale che emergono le diverse sensibilità presenti nella comunità del Molino. Prevalgono le risposte di chi si dice poco fiducioso ( 314) che questo sforzo possa produrre risultati concreti; seguono gli indecisi ( 166), i fiduciosi ( 151) e i molto fiduciosi ( 39). Il movimento ritrova l’unità sulla prospettiva di una nuova occupazione ( 643 favorevoli, 48 contrari, 35 indecisi) nel caso in cui venisse a mancare la volontà politica di trovare una soluzione. La consulta è stata lanciata il 18 ottobre e si è conclusa il 18 dicembre. Ha raggiunto 726 persone di ogni età ( tutti frequentatori, simpatizzanti o militanti del Molino; metà provenienti dal Luganese, l’altra metà dal resto del Cantone), alle quali è stata offerta l’opportunità di esprimersi sulla via intrapresa dopo lo sgombero del Maglio, sulla necessità e sul diritto di esistere dei centri sociali autogestiti e sulla scelta di privilegiare la via del dialogo – come in effetti è stato fatto – oppure quella di una nuova occupazione. Alla « base » del movimento è stata anche chiesta una valutazione sull’idoneità dell’ex autorimessa ACT di Cornaredo per ospitare il centro sociale. La percentuale dei voti favorevoli supera il 95%. Peccato, però che per quello stabile il Comune abbia altri progetti.

i. p.

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