Il suicidio (se di suicidio si è trattato) di Anthony, minorenne nigeriano rinchiuso nelle famigerate carceri pretoriali, già più volte denunciate da parte di associazioni umanitarie (tra le quali il comitato contro la tortura di Amnesty International), non è che l’ennesima riprova di una società basata sulla repressione, sugli abusi e decisamente poco umana.
Non sembra pensarla così il capo del Dipartimento delle istituzioni il quale, con un?insensibilità preoccupante, afferma che un atto di questo genere è il risultato del bilancio individuale che una persona fa della propria vita (17 anni!), negando qualsiasi responsabilità del sistema carcerario, del comportamento razzista della polizia e delle politiche migratorie promosse dal governo di questo paese.
In contrasto con questa posizione vi sono i fatti degli ultimi anni, 9 suicidi negli ultimi 20 anni dei quali 2 solo nel 2004, numerosi atti disperati scatenati dalle condizioni di detenzione e innumerevoli denuncie di maltrattamenti e traumi derivanti dall’incarcerazione in questi NON luoghi, al di fuori di ogni controllo, dove qualsiasi abuso non può essere provato.

Le politiche migratorie del nostro paese, i propositi razzisti di partiti di governo (sempre più spostati a destra) e di parte della popolazione, nonché l?ignoranza che ne è sovente la causa, portano inevitabilmente ad una società ipocrita sempre più ingiusta e intollerante, al servizio di un?economia scaltra e sfruttatrice. In realtà si tratta di un circolo vizioso per cui queste politiche restrittive in materia d’asilo, che non fanno che incrementare il numero dei clandestini ?lavoratori senza diritti e sfruttabili al massimo, vanno di pari passo con il peggioramento delle condizioni di lavoro per tutti.
Inoltre l?aumento del numero di clandestini, è pure determinato dall’applicazione della nuova legge sul diritto d’asilo che prevede la non entrata in materia (NEM) per persone che, piuttosto che rientrare in paesi martoriati dal sistema occidentale, barbaro e assassino, rimangono qui privi di ogni diritto.

Tuttavia piuttosto che promuovere una reale integrazione, denunciando le manovre di chi da una parte fa leva sui pregiudizi della popolazione e dall’altra sfrutta la situazione in cui si trovano i più deboli, si preferisce criminalizzare categorie intere di persone e far tacere chi urla il proprio dissenso.

Questa situazione non può e non deve essere risolta come auspicato dalle autorità , che preferiscono investire in carceri speciali (centro recalcitranti) piuttosto che in centri di prima accoglienza; che al confronto con culture diverse scelgono di perseguitarle, espellendo esseri umani definiti illegali; che di fronte alla creazione di centri liberi dal controllo statale optano per la repressione nei confronti di giovani e meno giovani che scelgono di adottare una concezione di vita diversa; che confrontate alla creazione di una società multiculturale si racchiudono nelle più pericolose e bigotte politiche di repressione causate dalla paura del diverso e dall’angoscia di perdita dei privilegi.

Non permettiamo loro di farci tacere, mobilitiamoci in difesa dei diritti e della dignità di ogni essere umano, per la globalizzazione della solidarietà e dei diritti e per una società davvero multiculturale, esprimiamo la nostra solidarietà ai compagni di Anthony e alla sua famiglia e a tutte le vittime di questa logica perversa e assassina.

Chiediamo la chiusura immediata delle carceri pretoriali e la riapertura dell?inchiesta su questa assurda morte.

C.S.O.A il Molino

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