L’Udc chiede la chiusura del Centro sociale
Ci sarà un secondo strascico penale dopo la rivendicazione a opera del Centro sociale autogestito di Lugano (vedi edizione di ieri) degli sfregi ai cartelloni elettorali dell’Unione democratica di centro. « Dobbiamo porre una volta per tutte un freno a quella terra di nessuno » risponde ai nostri interrogativi Marco Chiesa, firmatario insieme a Eros Mellini e Alessandra Noseda di una mozione. « Non è la prima volta che si permettono simili gesti e nel vicinato sale il malcontento, come abbiamo avuto modo di riassumere nel nostro atto ». Il tempo della pazienza e della comprensione è dunque largamente scaduto, prendendo in prestito le parole dei consiglieri comunali.

« La nostra denuncia andrà a completamento di quella presentata lo scorso novembre sull’imbrattatura dei manifesti dell’Iniziativa per l’espulsione degli stranieri criminali » ci conferma Chiesa. Una posizione di aperta critica che oltre ad andare agli inquilini dell’ex Macello, oggi Molino, va anche al Municipio cittadino. « L’Esecutivo sta tergiversando – scrivono i mozionanti –, sta chiudendo gli occhi di fronte alla patata bollente, alla cosiddetta Pepatencia . Ripristiniamo dunque la legalità e chiudiamo il centro sociale! ». Gruppo Udc che ritiene « sia arrivato il momento di sanare questa ingiustizia sociale, riportare la legalità in città così da dimostrare che l’autorità pubblica e la cittadinanza tutta non possono oltremodo essere presi in giro da questi maleducati » .

Il vicesindaco Erasmo Pelli ha osservato, ai microfoni di Teleticino, che: « Bisogna condannare i singoli » e che sarebbe « sproporzionato sgomberare il Molino ». Nessun commento ieri, invece, dallo stesso Molino. Bocche tutte cucite in attesa dell’assemblea convocata per la serata. Il commento lo lasciano a un comunicato pubblicato sul loro sito che esordisce con una frase di don Lorenzo Milani, prete dal forte impegno civile, e inerente alla contrapposizione fra ‘oppressi e oppressori’. Autogestiti che tornano su temi quali l’accoglienza e la migrazione sottolineando, in particolar modo, il loro rifiuto. « Rifiutiamo questi discorsi, che appartengono ad un passato che non deve tornare più – annotano fra le righe della presa di posizione –. Rifiutiamo la demagogia di chi ci vorrebbe con il capo chino e il cervello spento. Rifiutiamo il razzismo e il fascismo moderno, che cela la camicia nera dietro la giacca e la cravatta o sotto le t-shirt rossocrociate ».

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