Rifiutiamo il confronto diretto ma non per questo rinunciamo alla protesta!
Il diritto al dissenso non può essere ingabbiato!
L’onda anomala del WEF porta con sé guerre, miseria, sfruttamento, tagli e repressione, conseguenze di politiche scellerate prese a Davos, contro le quali è inammissibile negare la libertà di esprimere la propria indignazione!
Ancora una volta “Helvetia il tuo Governo schiavo d’altrui si rende ”, preferendo essere al servizio di una ristretta cerchia di autodefinitisi padroni del mondo, piuttosto che tutelare e garantire i diritti della popolazione, rispettando l’articolo 16 della Costituzione svizzera e creando così un pericoloso precedente.
Negli ultimi anni la mobilitazione contro il WEF è stata sistematicamente criminalizzata, l’organizzazione del controllo e della repressione ha assunto forme scandalose seguendo un’ escalation degna di un regime totalitario, fino alla creazione delle indegne gabbie di Landquart dello scorso anno!
Tutto questo, ancora una volta, con il tacito consenso e nella totale indifferenza di partiti politici, sindacati, gruppi, singole persone e mass media, il cui ruolo dovrebbe anche essere quello di denunciare i soprusi, di solidarizzare con il movimento di protesta e di diffondere una corretta informazione.
Facciamo quindi appello alla disobbedienza e all’opposizione, invitando la società civile tutta a raggiungere Berna sabato 22 gennaio e a organizzarsi in nuove forme di protesta fantasiose e creative. Una contestazione generalizzata e frammentata, scandita da Radio Rabe in tutta la città che, se non permette l’assembramento collettivo, non può impedire la libera circolazione di individui e piccoli gruppi. Benvenute saranno anche altre iniziative delocalizzate.

La globalizzazione economica e la conseguente privazione dei diritti non sono concetti astratti, bensì condizioni nelle quali siamo costretti a vivere tutti e tutte quotidianamente. Per cui é assolutamente necessario organizzarsi anche localmente. Un primo appuntamento, in attesa dello ScacciaWef-RadioBallet di sabato 29 gennaio (a cui invitiamo a partecipare muniti di radiolina FM con le cuffie), sarà giovedì 20 gennaio alle ore 18.00 in piazza Molino Nuovo a Lugano dove avrà luogo un corteo funebre commemorativo (vestirsi adeguatamente!) in memoria della defunta libertà d’espressione. Venendo quest’ultima a mancare riteniamo inutile richiedere un’autorizzazione a coloro che ci privano ancora una volta di spazi d’agibilità.
Seguirà poi la deposizione delle ceneri sabato 22 a Berna.
Per ulteriori informazioni invitiamo a telefonare allo 091.9421221 oppure alla consultazione delle pagine web www.indymedia.ch e www.ecn.org/molino.

In questo contesto di diffusione del terrore ci chiediamo inoltre quale sarà l’apporto dello zelante governo ticinese alla macchina repressiva efficacemente studiata per criminalizzare il dissenso. Quanti poliziotti partiranno dal Ticino al servizio dei signorotti mondiali? Quanto costerà ai contribuenti ticinesi questo servilismo ai più ricchi del mondo? Anche saranno dotati di armi definite non letali (granate detonanti, gas CS) ma fuori legge secondo la convenzione di Ginevra?
Ci opponiamo fermamente al principio “sicurezza uguale militarizzazione e impiego massiccio di forze dell’ordine”.
Perché i padroni del disordine mondiale non con fiori si accolgono, ma con gesti di protesta!

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