Oggi, Renato Curcio è direttore edi­toriale di ‘ Sensibili alle foglie’, « una cooperativa di produzio­ne e lavoro, che propone di rac­contare il mondo da un altro punto di vista » . Nata negli anni Novanta, la cooperativa tramite il ‘ Progetto memoria’ affronta anche il periodo 1969­ 1989, con la storia di tutte le si­gle della lotta armata, ma lui non se ne occupa. Lui si con­centra su lavoro e globalizza­zione. « Sensibili alle foglie è una struttura complessa com­posta da una decina di ricerca­tori e da circa 300 soci sparsi in tutta Italia – ci spiega Curcio –. La cooperativa ha pure crea- to una rete di attenzione e di ac­quisto con biblioteche, aziende sanitarie locali (Asl), centri cul­turali, shop e di studio e altri enti ». In catalogo ci sono circa 150 libri, la cooperativa produ­ce una decina di titoli all’anno, partecipa regolarmente al Sa­lone del Libro di Torino e non è legata alla grandi catene di distribuzione. La lista dei temi e altre informazioni si trovano su www.sensibiliallefoglie.it,
dove si possono anche acqui­stare i testi.
L’obiettivo, prosegue il no­stro interlocutore, è quello « di dare voce e visibilità agli emar- ginati: detenuti, immigrati, in­ternati nei manicomi, disabili e anziani, raccogliendo esperien­ze dirette e indirette. Attual­mente abbiamo cantieri attivi in scuole, ospedali, aziende, cooperative, centri sociali, co­munità di base, carceri, struttu­re intermedie residenziali e isti­tuzioni terminali per anziani. Attraverso le ricerche si vuole coinvolgere e formare i parteci­panti ad accrescere conoscenza e consapevolezza dei ‘dispositi­vi relazionali totalizzanti che si esprimono all’interno delle isti­tuzioni che li riguardano’ ». La cooperativa propone contribu­ti che, dice Curcio, « indicano altre possibili strade per contri­buire ad abolire le istituzioni totali che tolgono la vita ».
Al centro sociale Il Molino, il direttore editoriale di ‘ Sensi­bili alle foglie’, presenterà tre ricerche (‘ L’Azienda totale’, ‘ Il dominio flessibile’ e ‘ Il consu­matore lavorato’) effettuate in cinque anni direttamente con lavoratori e sindacalisti sulle grandi catene di distribuzione. Parlerà « delle trasformazioni in atto nel mondo del lavoro, delle mutevoli modalità di or­ganizzazione dell’impiego. Di come reagiscono i lavoratori al­l’insicurezza oramai struttura­le, di caccia di cattura del ‘con­sumatore’ e delle implicazioni del controllo e della fidelizza­zione ».
Uno dei prossimi libri in uscita, il quarto lavoro di que­sto cantiere di ricerca si intito­la ‘ La trappola etica’. Un lavo­ro, ci anticipa Curcio, che « traccia un quadro del lavoro ‘migrante’ e propone tra l’altro delle considerazioni sull’occu­pazione flessibile ». A.R.

l passato dell’ex ideologo delle Brigate rosse
Nato a Monterotondo nel 1941 figlio di una ra­gazza- madre da cui prese il cognome, Renato Curcio frequenta un collegio ad Albenga dopodi­ché si trasferisce a Trento, dove si iscrive alla fa­coltà di sociologia. Partecipa alla mobilitazione studentesca, che comincia con l’occupazione dell’università. Incontra la sua futura compagna Margherita Cagol, detta ‘Mara’. Nel frattempo, abbandona l’ispirazione cattolica, matura il pro­prio credo ideologico all’interno delle lotte uni­versitarie e aderisce a gruppi di estrema sini­stra. Curcio, che per un lungo periodo condivide l’abitazione con Mauro Rostagno (poi sopranno­minato il ‘Che’ di Trento), nel 1967 forma Univer­sità negativa, gruppo di studio in cui si svolgeva formazione con rilettura di testi ignorati dall’U­niversità, tra cui Mao-Tze-Tung, Marcuse, Gue­vara e Cabral. Entra pure nella rivista Lavoro Politico di ispirazione marxista- leninista. Dai suoi articoli emerge una critica sul filocastrismo e verso chi propone azioni armate in Italia. I fat­ti di Avola di fine 1968, quando la polizia spara ininterrottamente per 25 minuti sui braccianti uccidendone due, probabilmente causano il suo ripensamento. Per scelta politica, pur avendo completato tutti gli esami, non si laurea.
Nel 1969 si sposa con ‘Mara’. La coppia si tra­sferisce a Milano, dove lui fonda il Comitato poli­tico metropolitano. Poi passa alla sinistra prole­taria. Alla fine dello stesso anno getta le basi per la clandestinità. Alla morte di Giangiacomo Fel­trinelli, le forze dell’ordine cominciano ad assu­mere informazioni su di lui. Intanto Curcio, in­sieme alla compagna e ad Alberto Franceschini, fonda le Brigate Rosse (Br), di cui si dice lui sia l’ideologo. E il gruppo compie le prime azioni clamorose a Milano. Con Franceschini, viene ar­restato l’8 settembre 1974 a Pinerolo. Ma riesce a evadere. Tornato in libertà, riprende la clande­stinità. Si dice che in quel periodo abbia rivisto le posizioni sulla lotta armata e che sia stato emarginato dai sostenitori della militarizzazio­ne delle Br. Viene nuovamente arrestato il 18 gennaio 1976 a Milano. Condannato all’ergasto­lo senza aver mai esploso un colpo, rimane in carcere fino al 7 aprile 1993.

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