SOLIDARIETA’ A TUTTI I RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI RINCHIUSI NELLE CARCERI IMPERIALISTE |
In
ogni epoca i rivoluzionari prigionieri sono sottoposti a due tipi di
trattamento: repressione per chi non collabora, lusinga ed
agevolazioni per gli altri. La repressione viene utilizzata per
rompere l’unità e la resistenza dei prigionieri, per separarli dalle masse,
per creare terrore nelle fila di tutti gli altri rivoluzionari. Con la collaborazione
si vogliono ottenere informazioni e mostrare chi, alla lunga, “la
vince”. Isolamento, denigrazione, tortura - fisica e psicologica - sono gli
strumenti che la repressione utilizza per far cedere i rivoluzionari. Per questo
ancora più merito va a coloro che, pur tra mille difficoltà, resistono e
continuano a tenere alta la bandiera della rivoluzione proletaria.
In
tutto il mondo, ogni giorno, decine di migliaia di rivoluzionari vengono tenuti
in prigione, sottoposti a trattamenti disumani, costretti a forme di resistenza
durissime, come scioperi della fame a volte fino alla morte. Ma la storia ci
insegna che la lotta delle masse popolari per il potere e quella dei prigionieri
politici sono sempre indissolubilmente legate. Per questo, la difesa dei
prigionieri rivoluzionari e la solidarietà nei loro confronti è uno dei
compiti fondamentali di ogni comunista.
Esprimere
solidarietà nei confronti dei prigionieri rivoluzionari non vuol dire,
ovviamente, condividere ogni loro scelta. Ma non significa neppure solidarizzare
moralisticamente con la loro condizione di detenuti, bensì solidarizzare
in modo militante con la loro natura di rivoluzionari.
E
poiché i prigionieri rivoluzionari restano in carcere per il fatto di essere,
appunto, rivoluzionari, per il fatto di battersi contro l’imperialismo e per
il comunismo, ogni iniziativa di solidarietà verso i prigionieri politici deve
essere sostenuta ed amplificata dagli altri comunisti, così come deve essere
sostenuta ogni iniziativa che faccia conoscere la storia e l’esperienza delle
organizzazioni rivoluzionarie, i loro errori e le loro intuizioni.
Non
dobbiamo lasciare che sia la borghesia a fare ricostruzioni di comodo della
storia delle lotte di classe.
Questo
vale anche per l’Italia, per la storia della Resistenza e per quella delle
lotte degli anni ’60-’70-’80.
Non
dobbiamo lasciare che sia la borghesia, attraverso i pentiti e i dissociati - di
ieri e di oggi -, a ricostruire la nostra storia. Dobbiamo essere capaci
di lanciare un grande processo di verità storica e di ricostruzione
rivoluzionaria che sia di esempio, o di monito, a seconda dei
casi, per la nostra attività presente e futura.
Solo
chi è ancora comunista ha la legittimità politica per farlo e non certo chi ha
abiurato alla lotta di classe e si fa megafono della borghesia nel descrivere un
mondo pacificato e senza conflitti del tutto immaginario.
In
queste settimane l’Europa imperialista sta sferrando un attacco frontale al
movimento rivoluzionario. Dall’arresto dei compagni spagnoli del PCE(r) e dei
GRAPO alla illegalizzazione di Batasuna, dalle “liste nere” della UE che
mettono fuorilegge, tra le altre, le organizzazioni di resistenza turche,
palestinesi, colombiane… fino alle ormai centinaia di indagati e perquisiti
che vengono accusati di associazione sovversiva e di “terrorismo” il potere,
stretto nella morsa della propria crisi economica e politica, cerca la
“soluzione finale” contro i movimenti di lotta e di opposizione di classe.
Se
questo disegno passerà o meno dipende soprattutto da noi, dalla nostra capacità
di fermare l’offensiva reazionaria della borghesia ricostruendo un tessuto di
solidarietà di classe e di lotta.
La
migliore solidarietà che possiamo dare ai rivoluzionari prigionieri sta infatti
nel nostro impegno per costruire attraverso la lotta di classe le condizioni per
una trasformazione rivoluzionaria dell’esistente, per abbattere questo sistema
che è fonte di ingiustizia, oppressione, devastazione sociale, ambientale,
culturale.
TERRORISTA
E’ LO STATO. TERRORISTA E’ IL
CAPITALISMO.
Pietrasanta,
Viareggio, Massa
13 settembre 2002
INFO: CIRCOLO
ISKRA
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