Solidarietà ai militanti del PCE(r) e dei GRAPO detenuti in Francia alla vigilia dell’inizio del loro processo

Il prossimo 12 giugno inizia a Parigi il processo ai militanti del PCE(r) (Partido Comunista de Espana - reconstituido) e dei GRAPO (Grupos de Resistencia Antifascista - Primero de Octubre).

A queste compagne e a questi compagni - che lo stato imperialista spagnolo e francese definiscono “terroristi” e che noi riconosciamo come comunisti e antimperialisti - rivolgiamo il nostro abbraccio e il nostro saluto solidale, nonché l’auspicio affinché il processo di rovesci, nelle sue conclusioni, contro coloro che lo hanno arbitrariamente istruito.

L’attacco che Francia e Spagna hanno portato negli ultimi 3 anni contro i comunisti rivoluzionari spagnoli è stato un attacco duro, un attacco finalizzato a liquidare organizzazioni rivoluzionarie attive da moltissimi anni (il PCE(r) è stato fondato in epoca “franchista” nel 1975).

Deve essere nostro obbiettivo far fallire in ogni modo questo tentativo di liquidazione attraverso, innanzitutto, lo sviluppo della solidarietà di classe con i compagni e le compagne oggetto di persecuzione politica.

Molti compagni parlano di un progressivo inasprimento dell’azione repressiva della borghesia imperialista nei confronti del movimenti di opposizione politica e sociale. E’ parzialmente vero che esiste questo inasprimento - che peraltro rappresenta un sintomo della crescita molecolare dell’opposizione di classe alle politiche antipopolari che la crisi economica e politica dell’imperialismo rende sempre più pesanti ed aggressive, fino alla guerra imperialista che, con la scusa della “guerra al terrorismo” scatenata dopo l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre, tende a diventare un dato permanente della attuale fase politica internazionale -.

Ma l’azione repressiva e preventiva, di massa e selettiva, dello stato imperialista è sempre esistita.

C’era prima dell’11 settembre e ci sarà anche dopo. Semmai, dopo l’11 settembre, la borghesia imperialista tenta di sferrare un attacco ancora più duro e spera di poter contare, nella sua opera di isolamento e di persecuzione dei militanti rivoluzionari, sulla collaborazione attiva delle masse popolari dei paesi imperialisti, collaborazione a cui vengono sistematicamente spinte dai sindacati gialli e dai partiti della “sinistra” di regime e senza la quale è impossibile per la borghesia stroncare la resistenza del movimento comunista al tentativo del suo annientamento.

In Italia i sempre più veementi attacchi di Berlusconi e della sua cricca “contro i comunisti” vengono generalmente sottovalutati per il fatto di essere portati in modo apparentemente ridicolo e rivolti a personaggi che con i comunisti, in effetti, non hanno niente a che fare.

Ma la repressione ha sempre bisogno del massimo consenso per non produrre effetti opposti di ribellione e di resistenza. E per creare questo consenso gli imperialisti coltivano il terreno dell’anti-comunismo in modo che i loro attacchi concreti, attuali e soprattutto futuri (che certo non verranno indirizzati verso la “sinistra” di regime, ma contro il movimento rivoluzionario) possano trovare terreno fertile anche tra le masse.

Di conseguenza, il nostro impegno e quello di tutto il movimento di resistenza antifascista e antimperialista deve essere orientato nella direzione opposta, cioè nella costruzione delle condizioni della più vasta solidarietà militante e di classe, una solidarietà e un mutuo soccorso che non possono essere subordinati all’approvazione delle reciproche strategie politiche.

Il terreno della lotta politica e quello della solidarietà di classe non possono sovrapporsi meccanicamente all’interno del movimento rivoluzionario, pena il mancato raggiungimento di un obbiettivo fondamentale per tutto questo movimento e cioè la garanzia della massima agibilità politica nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nel territorio.

Le divisioni sul terreno della solidarietà sono talvolta ancora più dannose di quelle che esistono sul terreno della strategia politica perché consentono alla borghesia di avere un campo sul quale colpire due volte: una prima volta con le misure repressive, una seconda volta con gli effetti di divisione e di ulteriore frammentazione politica che queste misure producono in termini di “dissociazione a catena” ed anche di “dissociazione preventiva”.

Se invece quello della lotta contro la repressione e della solidarietà di classe fosse un terreno di unità e di forza del movimento rivoluzionario, allora probabilmente la borghesia colpirebbe con minore frequenza e con minore violenza, proprio per non alimentare questa unità e questa forza.

Concludiamo questo saluto con una frase che abbiamo dedicato ai prigionieri politici e ai militanti caduti sotto i colpi della repressione e che vogliamo dedicare anche ai compagni e alle compagne sotto processo in Francia e ai rivoluzionari prigionieri nelle carceri imperialiste di tutto il mondo, senza dimenticare chi è stato ed è torturato ed assassinato dal potere per il solo fatto di aver lottato e di lottare affinché il proprio sogno di liberazione avesse testa, cuore e braccia per diventare realtà.

"Onore ai combattenti di ogni epoca caduti nella lotta.
Per non dimenticare chi ha pagato con il carcere, con l’esilio, con la vita, la propria sete di giustizia, di verità, di libertà.
Nel nostro cuore, fino alla vittoria".

Le compagne e i compagni del Laboratorio Marxista, Italia, giugno 2003