Approvata la legge razzista Bossi-Fini

Un altro passo contro tutti i lavoratori

Con 146 voti a favore, 89 contrari e 3 astenuti, il Senato razzista italiano ha approvato in via definitiva , l’11 luglio scorso, il disegno di legge Bossi-Fini.
Questa legge inasprisce le misure contro gli immigrati che già la legge precedente (la Turco-Napoletano, dal nome dei due razzisti - DS - che la proposero) aveva introdotto.
Perché diciamo che una legge che sembra colpire solo gli immigrati secondo noi, invece, colpisce tutti i lavoratori ?
Perché più ricattabili sono gli immigrati che arrivano nel nostro paese e tanto più essi possono essere usati come arma di ricatto, sia per far accettare loro condizioni di vita sempre peggiori, sia per indurre gli italiani a fare lo stesso per non essere rimpiazzati dai padroni con gli immigrati.
E’ la stessa cosa che fanno con i lavoratori precari.
Molti “democratici” si oppongono alle leggi razziste e liberticide contro gli immigrati sostenendo che gli immigrati “fanno lavori che gli italiani non vogliono più fare”, ma dimenticano di dire che gli italiani non vogliono fare certi lavori a determinate condizioni economiche, di diritti, di ambiente, di sicurezza… perché hanno conquistato il diritto, in decenni di lotte, a non dover più lavorare in certe condizioni nelle miniere, nelle cave, nelle fucine....
Il fatto che gli immigrati, provenendo da paesi percorsi da guerre, malattie, carestie, persecuzioni politiche…, siano costretti ad accettare certe condizioni di vita e di lavoro è un fatto di pura sopravvivenza ed è più che comprensibile. Ma cosa si vuol dire ?
Che finché gli immigrati accettano tutto e non rivendicano nessun diritto possono restare e quando invece dovessero alzare la testa se ne dovrebbero ripartire ?
E questo sarebbe un ragionamento “democratico” ?
La soluzione dei problemi degli immigrati non è, ovviamente, quella di venire ad essere sfruttati in Italia, questo lo sanno anche gli immigrati stessi che infatti spesso sognano di tornare a casa (e molte volte lo fanno).
Ma se una persona vive in una paese in cui si muore di fame e di guerre - quasi sempre a causa dell’azione di saccheggio dei paesi cosiddetti “avanzati” - questa persona ha o non ha il diritto di lottare per la propria sopravvivenza ?

I lavoratori italiani e quelli immigrati devono unirsi contro i capitalisti sfruttatori.
Devono ricomporre quello che i padroni cercano continuamente di frammentare (tra lavoratori del nord e lavoratori del sud, tra lavoratori indigeni e lavoratori immigrati, tra lavoratori anziani e lavoratori giovani, tra lavoratori uomini e lavoratrici donne, tra lavoratori fissi e lavoratori precari…).

Rifiutiamo la guerra tra poveri.
Gli immigrati non sono un problema da combattere, ma una risorsa assieme alla quale combattere.

I nemici della classe operaia e degli altri proletari sono i padroni e i loro servi politici e sindacali, non altri operai e proletari. (fine)