Come cambierà il mondo del lavoro dopo l'approvazione della delega. Flessibilità, precarietà, annientamento dei diritti. Tutto per il profitto dei padroni |
Trasferimento di ramo di azienda
“Con il sì a questa
legge, passerà l'eliminazione del requisito dell'autonomia funzionale del ramo
d'azienda preesistente al trasferimento. Quando l'articolo fu votato dalla
commissione del Senato, l'ex ministro Tiziano Treu commentò allarmato: “È
una norma più dirompente delle modifiche dell'articolo 18. Se passa, scendo io
in piazza”. Ma la ribalta politica e sociale, occupata interamente dalla
vicenda dei licenziamenti, ha oscurato una novità strutturale determinante per
gli assetti aziendali” (Il
sole 24 ore, 21.06.2002).
Se anche Treu, il mascalzone che fu padrino della contro-riforma Dini sulle
pensioni nel 1995 e della introduzione del lavoro interinale nel 1997 è
preoccupato, figuriamoci noi.
Liberalizzazione del collocamento e staff leasing
[…] “la delega
spalanca la porta di ingresso per le società di interinale al collocamento
privato”. […] “La delega rivedendo le procedure di autorizzazione
per le società private che operano sul mercato del lavoro e dando il via libera
alle agenzie di interinale, darà un impulso molto forte ai collocatori privati”.
[…] “Viene cancellata completamente la legge 1369 del '60 che vietava la
somministrazione di manodopera. Un'abolizione che apre la strada a una nuova
formula contrattuale e organizzativa per le imprese: lo staff leasing. Si
tratta, in pratica, di una forma di lavoro interinale che può essere anche a
tempo indeterminato” (Il sole 24 ore, 21.06.2002).
In pratica il caporalato è (de)regolamentato per legge. I lavoratori vengono
dati in prestito qua e là e i pescecani delle nuove agenzie di collocamento ci
mangeranno sopra. Il padronato stabilirà i criteri per accedere ai posti di
lavoro non solo sulla base delle convinzioni politiche e sindacali dei
lavoratori, ma anche sulla base delle loro caratteristiche fisiche e
psicologiche, sulla base delle loro assenze per malattia o altro, sulla base del
loro rendimento, sulla base della loro disponibilità ad accettare la filosofia
aziendale e uno stato di totale asservimento.
Riordino dei contratti di formazione e apprendistato
“Si punta anche a
rafforzare lo strumento dei tirocini (o stage) prevedendo una durata variabile
da uno a dodici mesi e la «eventuale» corresponsione di un sussidio”
(Il sole 24 ore, 21.06.2002).
Ti faccio lavorare gratis (da 1 a 12 mesi) e se ti comporti bene forse ti do una
piccola elemosina. E’ il paradiso dei padroni. Con
la scusa di “formare” i lavoratori li fanno lavorare senza pagarli.
Gli stages stanno dilagando
anche perché sono il solo canale che le aziende sono disposte ad accettare per
l’ingresso di forza-lavoro. In questo modo il padrone prova per qualche mese l’operaio
e capisce se gli sta bene oppure no (e inoltre stabilisce subito un rapporto di
tipo gerarchico e di subordinazione).
Il contratto a chiamata
[…] “il
lavoratore si rende disponibile a essere chiamato dall'impresa in qualunque
momento, in un arco di tempo predeterminato, ricevendo in cambio un'indennità
di disponibilità più la retribuzione per le ore effettivamente lavorate”.
[…] “si apre una
sperimentazione anche «per persone inoccupate con meno di 25 anni, o
disoccupati con più di 45 anni che siano state espulse dal ciclo produttivo»”
(Il sole 24 ore, 21.06.2002).
Stai a casa ad aspettare di essere chiamato: tanto sei un giovane disoccupato
oppure un ultra 45enne espulso dal ciclo produttivo e quindi è meglio che ti
accontenti.
[…]“Nei Paesi anglosassoni si chiama job on call. In Italia si tentò una
sperimentazione alla Zanussi ma senza successo” (Il sole 24 ore,
21.06.2002).
Altro che sperimentazione !
I lavoratori delle Zanussi bocciarono con la lotta la proposta del “lavoro a
chiamata” anche se era stata
avanzata congiuntamente dall’azienda e dal sindacato (!).
Prime regolamentazioni per i co.co.co.
[…] “grazie a
due emendamenti dell'opposizione votati anche dalla maggioranza, si prevede la
forma scritta per i contratti mentre sul fronte delle tutele (nel testo
originario molto generiche) si fa un esplicito riferimento alla sicurezza sul
lavoro, all'infortunio, alla malattia, alla maternità” (Il sole 24 ore,
21.06.2002).
I contratti di collaborazione coordinata e continuativa (Co.Co.Co.) sono una
forma di lavoro fortemente precaria e “a progetto” (“indipendenza”
formale, ma “dipendenza” sostanziale nel rapporto di lavoro).
Se la delega fa solo “esplicito riferimento” (!) a sicurezza,
malattia, maternità… vuol dire che siamo in alto mare.
I co.co.co. in Italia sono già diverse centinaia di migliaia e vengono usati
soprattutto nei nuovi settori lavorativi come l’informatica o le
telecomunicazioni.
Comunque, grazie alla dura opposizione parlamentare di Ruteli & co., il
contratto è scritto e quindi i lavoratori possono stare “tranquilli”.
(fine)