INTERVENTO SUL PRESIDIO ANTIFASCISTA DI MASSA DEL 9 DICEMBRE

Laboratorio Marxista - Massa

 

Interveniamo sul presidio anti-fascista di Massa (dopo che lo hanno già fatto in diversi) per puntualizzare il nostro punto di vista in quanto partecipanti e “non promotori”. Non ci assumiamo dunque né il merito di avere convocato il presidio, né la responsabilità di averlo gestito e trasformato in una commedia.

Il presidio è stato certamente caratterizzato da una sincera volontà antifascista da parte di molti dei giovani e meno giovani che sono intervenuti.
Questo è l'unico risultato politico serio di questa iniziativa. Per il resto, di serio c'è ben poco.

I fascisti hanno tenuto altrove, indisturbati, il loro incontro e non ci pare che siano stati mandati tanto lontano.

In ogni caso il contrattempo che abbiamo causato loro è niente rispetto al fatto che, comunque, una iniziativa dell'estrema destra si sia tenuta in una città medaglia d'oro per la Resistenza senza, o quasi, che la città se ne sia neppure accorta.

La vigilanza anti-fascista della città si è manifestata in un presidio (sostanzialmente pre-elettorale) di cui tutti vogliono prendersi i meriti, ma di cui pochi intendono fare un serio e onesto bilancio.

Che fascisti e anti-fascisti non si siano scontrati è stato, probabilmente, un bene.

Massa sarà anche antifascista e medaglia d'oro della Resistenza, ma in piazza c'erano sì e no 100 compagni, tra cui molti ragazzini, che se fossero entrati in contatto con i fascisti (più numerosi e soprattutto più organizzati e decisi) molto probabilmente avrebbero avuto la peggio.

Questo ordine di valutazioni devono essere fatte da parte di compagni “responsabili”. Mandare allo sbaraglio i compagni significa rischiare inutilmente le “mazzate” e, peggio ancora, ottenere un boomerang politico.

Nelle ormai rituali manifestazioni “anti-qualcosa” i compagni sono abituati a entrare in contatto con la polizia e non con i fascisti. Ma cosa succede se i celerini decidono di far finta di “non contenere” le due fazioni e le lasciano entrare in contatto ? Si era realmente preparati ad affrontare un servizio d’ordine ben organizzato (data anche l’evidente provocazione di scegliere una città medaglia d’oro per la Resistenza da parte dei fascisti ?). Prima di dire “si doveva fare...” bisognava fare i conti con la realtà, e per tempo. Le botte “dal vero” fanno molto più male di quelle che si vedono in televisione. L'eccitazione da sbronza post-Ventimiglia di alcuni compagni, poi, faceva un po’ sorridere.

Del resto, che l'eventualità del contatto con i fascisti fosse preclusa sin dall'inizio lo dimostra il fatto che in piazza praticamente non si sono viste “protezioni”.

L’eventualità di un trasferimento in corteo verso l’assemblea fascista doveva essere prevista prima dagli organizzatori i quali avrebbero dovuto anche avere le idee ben chiare sul da farsi in quel caso. Non si decide in piazza della volontà politica di affrontare o meno un corteo fascista. Casomai sii decide dell’opportunità (ad esempio in base ai rapporti di forza).

Anche a noi è stato chiesto cosa ne pensavamo di andare in corteo verso i fascisti.

Abbiamo risposto molto semplicemente che se c'era questa volontà noi eravamo disponibili, anche organizzativamente (senza fare tanta scena avevamo preparato il “necessario”), ma che tirare i compagni per i capelli era un errore che, al primo “contatto”, si sarebbe rivelata una pericolosa debolezza.

Detto questo, nel “bailamme” di opinioni (“la piazza era per il corteo...”, “la piazza era contro il corteo...”) a noi pare chiara una cosa. O la “piazza” voleva andare in corteo per la città ed allora una minoranza è stata capace di decidere per tutti, oppure, più semplicemente, gli organizzatori del presidio (quantomeno quelli che dalla stampa sono risultati tali) avevano già raggiunto il loro obbiettivo, cioè la sfilata “anti-fascista” di propaganda (pre-elettorale). I giornali avrebbero comunque riportato la notizia e andare oltre, oltre a non servire allo scopo, rischiava di alimentare un attivismo di tanti giovani che sarebbe stato difficile, poi, ricondurre a più miti ragioni.

Nascondersi dietro le “titubanze” dei dirigenti significa non fare un serio bilancio.

L’obbiettivo di mostrare il sentimento anti-fascista della città, a nostro avviso, purtroppo non è stato colto.

Evidentemente l’antifascismo non è più tanto spontaneo e bisogna lavorare molto prima di queste occasioni per farlo tornare alla luce. Considerato infatti che un 20-30% dei compagni presenti veniva da fuori città (Viareggio, Camaiore, Pietrasanta, Montagnoso, Carrara, Pistoia) si può dire che la città di Massa ha risposto con poco più di una cinquantina di attivisti alla chiamata antifascista (sindaci ed assessori compresi); la cittadinanza in quanto tale, quella non attiva politicamente, non ha minimamente partecipato. Ed anche questo è un segnale che deve essere compreso all’interno di un bilancio politico serio.

A noi pare che questo dato da solo, peraltro sottolineato in piazza da molti che non avevano da fare propaganda di sé, sia il segnale più evidente di una situazione molto grave e la cui gravità è apparsa ancora maggiore per l'improvvisazione del tutto.

Noi non siamo stati contattati per l'organizzazione del presidio.

Del resto è noto che a Massa, come a Pietrasanta e a Viareggio, non intratteniamo buoni rapporti con la maggior parte dei partiti organizzatori del presidio, dal PRC ai DS, che abbiamo attaccato a più riprese (seppure su piani diversi).

Del resto, DS, “comunisti” italiani, verdi... sanno bene che noi non avremmo mai firmato un volantino unitario con chi ha bombardato la Jugoslavia per 84 giorni causando morti e devastazione tra la popolazione inerme, distruggendo industrie, ponti, case… sotto una pioggia di missili e bombe all’uranio impoverito (ma ormai di quei giorni in cui D’Alema veniva chiamato, giustamente, assassino non si “ricorda” più nessuno).

Il fronte ampio anti-fascista a cui pensiamo noi è tutt'altra cosa da un accordo con gli anti-comunisti; è, anzi, il fronte che ha nei comunisti i principali punti di forza. La lezione che ci da’ la Resistenza è anche - e soprattutto - questa. Fare fronte unitariamente con chi non ha una reale volontà anti-fascista significa dare fiato alle trombe dell’ “anti-fascismo” posticcio che poi tradisce alla prima occasione le generose e leali aspirazioni dei veri anti-fascisti.

Mettere una firma assieme a certi partiti avrebbe significato rimuovere il ruolo da essi svolto nella distruzione imperialista della Jugoslavia (e tralasciamo la loro azione in campo sociale, nel campo dei diritti dei lavoratori, nel campo della privatizzazione e smantellamento della sanità, delle pensioni, della scuola, della casa, del lavoro…).

Con questa gente noi non sottoscriviamo niente e non vogliamo alcuna “unità”.

Noi dobbiamo lavorare – e seriamente – per rimuovere (e non per alimentare) l’illusione che ancora molti lavoratori, giovani, donne hanno sulla natura “di sinistra” di questa gente.

Ed abbiamo anche estrema difficoltà a trovare sintesi unitarie con partiti come il PRC che con tali soggetti vanno a braccetto nelle regioni, nei comuni, nelle province e tra non molto, forse, anche alle elezioni politiche.

Del resto, di quale anti-fascismo sono portatori questi soggetti ? Di quello “alla Violante” che ha ripetuto più volte di mettere sullo stesso piano partigiani e fascisti “vittime di una comune tragedia” ? O quello “alla Veltroni” che ha dichiarato il comunismo (comunisti erano la maggior parte dei partigiani e degli imputati dai tribunali speciali) incompatibile con la libertà ?

Diciamo la verità: di quale reale anti-fascismo è portatore la stessa ANPI che ha condannato il comandante partigiano “Gracco” per aver fatto dichiarazioni contro la presenza delle basi Usa-Nato in Italia e contro l'aggressione alla Jugoslavia “senza essere autorizzato” dall'ANPI stessa ? Di quale vero anti-fascismo è portatrice una associazione come l'ANPI che “redarguisce solennemente” i partigiani non allineati alla linea politica dei partiti che la manovrano e che non ha detto una parola contro la vigliacca aggressione imperialista alla Jugoslavia ?

Tra la Resistenza Anti-fascista e l'ANPI esiste, da molti anni, un solco incolmabile.

Alimentare l'infondata convinzione che l'ANPI sia un organismo che porta avanti un anti-fascismo militante è o un grave errore o il frutto di un calcolo opportunista.

L'ANPI, in quanto organizzazione, è più che altro lo “specchietto per le allodole” con cui il PCI prima e i DS poi hanno cercato e cercano di catturare, di ingabbiare, di inquadrare il sincero spirito anti-fascista che, malgrado tutto, esiste ancora nel nostro paese. Da questo punto di vista difendere una sede dell'ANPI è come difendere una sede dei DS o una sede dei “comunisti” italiani. Chi è in grado di dimostrare una reale differenza ?

E’ chiaro che nell’ANPI vi sono compagni stimatissimi che sono ancora oggi un esempio, per noi e per i giovani.

E’ chiaro che questi compagni meritano la massima considerazione. Ma noi riteniamo che essi abbiano ben poco a che spartire con la linea politica della loro stessa associazione. E comunque abbiamo ben poco a spartire noi.

Oggi può porsi in continuità oggettiva con gli ideali della Resistenza solo chi tiene alta la bandiera della lotta di classe contro l'imperialismo, non certo chi aiuta gli imperialisti a scatenare guerre di aggressione.

Chi è morto ed ha combattuto nella Lotta Partigiana non merita di essere rappresentato da tali associazioni.

E poi: si può firmare un volantino con quegli stessi partiti che – attraverso il sindaco Pucci - hanno dato il permesso ai fascisti per manifestare a Massa ? Noi pensiamo proprio di no.

In conclusione. Noi parteciperemo sempre ad ogni iniziativa di lotta anti-fascista e ci impegneremo sempre con tutte le nostre forse per sbarrare la strada alla vittoria politica e culturale della destra. Porteremo il nostro contributo politico ed organizzativo, ma non legittimeremo mai soggetti che con l’anti-fascismo non hanno niente a che spartire.

La Resistenza è parte del bagaglio storico e politico della classe operaia e dei comunisti.
L’antifascismo non si fa solo quando fa comodo (per usarlo come arma elettorale, ammesso che sia ancora un’arma elettoralmente efficace), ma deve essere parte integrante della nostra attività quotidiana.

Il presidio di Massa è l’ennesima dimostrazione che lasciare la direzione politica delle iniziative a certi soggetti porta solo acqua al loro “mulino elettorale”. Poi, quando le elezioni sono finite, il PDS può anche tornare ad invitare Fini al suo congresso e sedersi assieme a lui nella Bicamerale a riscrivere la Costituzione.

Potere delle contraddizioni.

Se oggi non abbiamo una nuova Costituzione (che avrebbe espulso i “comunisti” e avrebbe fatto entrare i fascisti nel suo “arco”) lo dobbiamo a Berlusconi ! Non certo a DS, verdi ed altro pattume del genere che con Bossi e Fini erano pronti all’accordo (con Bossi ci hanno persino governato assieme ai tempi del governo Dini).

E se non fosse stato per Fini nel 1995 avremmo avuto un governissimo “di unità nazionale” presieduto da Maccanico con dentro tutti (PRC escluso).

 

La lotta antifascista non è merce per la propaganda pre-elettorale e non si fa con i partiti che scatenano le aggressioni imperialiste !

Ora e sempre Resistenza !

19 dicembre 2000