SULL’URANIO IMPOVERITO SOLO IPOCRISIE |
In
seguito alle morti di militari italiani di ritorno dalle missioni di “pace”
in Jugoslavia siamo stati
“improvvisamente” bombardati da allarmanti notizie sugli effetti del
cosiddetto ”uranio impoverito” usato dalle forze della Nato durante
l'aggressione. Chi ha partecipato al movimento contro la guerra conosce bene gli
effetti dell'uranio impoverito sulle popolazioni aggredite e anche sui militari
aggressori.
In
queste settimane si è acceso, sulle televisioni e sui giornali, un aspro
dibattito sui reali effetti dell'uranio impoverito con conseguente formidabile
scaricabarile delle responsabilità.
Ma
la questione dell'uranio impoverito va inquadrata da due punti di vista: uno
prettamente scientifico, l'altro più propriamente politico.
L'uranio
impoverito è un materiale di scarto, quindi poco costoso, delle lavorazioni
nucleari; è un metallo pesante (il suo peso specifico supera 65 volte quello
del piombo) che ha costi di stoccaggio altissimi. A questa combinazione di
caratteristiche l’uranio impoverito deve la sua “fortuna” nell'ambito
militare e non solo.
L’uranio
impoverito è debolmente radioattivo (meno dell'uranio naturale, per questo si
chiama impoverito). Ha bassa radioattività specifica ed emette
radiazioni poco penetranti. La radioattività (alfa) emessa dall'uranio
impoverito non riesce a penetrare nella materia dall'esterno e basta un foglio
di carta o lo strato morto della pelle ad attenuarla notevolmente.
I
problemi sono relativi all'ingestione o all’inalazione di “polvere” di
uranio impoverito, che contaminando le varie matrici ambientali, può essere
incorporata dall'uomo.
In
seguito ai bombardamenti con armi all'uranio impoverito, questo prende fuoco,
brucia ad alta temperatura (5.000 gradi), si nebulizza passando nell'ambiente e
da qui all'uomo.
La
radiazione è sì trascurabile come sorgente esterna, ma è sorgente di elevata
morte cellulare e danno cromosomico se emessa dall'interno del corpo. Le cellule
del corpo umano più colpite sono quelle caratterizzate da elevato tasso di
proliferazione: in particolare le cellule dei polmoni e le cellule
ematopoietiche.
L'uranio
impoverito non è quindi solo pericoloso, ma pericolosissimo.
Una
delle note più vergognose di questa vicenda è stato certamente il finto
stupore con cui i vari governi, e quello italiano in testa, hanno reagito di
fronte alle notizie delle morti dei militari imputabili agli effetti dell'uranio
impoverito. Come se non si sapesse che l'uranio impoverito viene impiegato da più
di dieci anni negli scenari di guerra di mezzo mondo! Come se non si sapesse che
persino l'Onu - che certo non è una organizzazione “bolscevica” - ha
proibito fin dal 1996 l'uso delle armi all'uranio impoverito, al pari di altre
armi di distruzione di massa.
E’
davvero disgustoso l'atteggiamento del governo italiano e delle forze che lo
sostengono (come lo hanno sostenuto nell'aggressione alla Jugoslavia) i quali in
un primo tempo hanno finto di non sapere nulla per poi ammettere che in Bosnia
non sapevano nulla, ma che in Kossovo tutti sapevano tutto (tanto è vero che i
militari avevano anche precise direttive in proposito).
Ma
si può far finta di non sapere quale sia il ruolo dell’Italia nella Nato (e
specialmente nell’area mediterranea) ? Italiano è il comandante della base di
Aviano come italiano è il comandante della V Ataf di Vicenza che ha coordinato
tutte le operazioni in Bosnia.
Proprio
durante la guerra in Bosnia furono scaricati 10.000 proiettili all'uranio
impoverito tra fine agosto ed inizio settembre del 1995.
Nell'aggressione
alla Jugoslavia ne sono stati scaricati, secondo fonti statunitensi, 31.000,
molti dei quali giacciono ancora nel Mar Adriatico e nel Lago di Garda.
Il
governo italiano sapeva benissimo dell'uso dell'uranio impoverito e sapeva
benissimo della sua pericolosità. Lo sapeva il “comunista” Cossutta e lo
sapeva la “ambientalista” Francescato, come ovviamente lo sapeva il
“sinistro” D'Alema.
Questi
vigliacchi che la domenica raccolgono le cartacce in riva al mare o parlano dei
diritti dei lavoratori o vanno alle manifestazioni contro la cosiddetta
“globalizzazione” hanno assassinato migliaia di persone innocenti in
ossequio agli interessi del grande capitale internazionale; hanno disseminato di
bombe nucleari la Bosnia, il Kosovo, la Serbia e così facendo stanno causando e
causeranno la morte di migliaia di altre persone per tumori o leucemia.
Del
resto, la stessa legislazione italiana è ricca di riferimenti sul pericolo
dell'uranio impoverito. Al Senato, nel marzo 2000, è stata presentata una
ricerca sugli effetti devastanti dell’uso militare dell'uranio impoverito
nell'aggressione alla Jugoslavia.
Il
governo D'Alema ha svolto un ruolo
determinante nel massacro dei popoli jugoslavi persino in disprezzo delle
proprie stesse leggi, concedendo basi, uomini e mezzi; dopo, Cossutta, D'Alema e
la Francescato, questi infami assassini, fingono di cadere dalle nuvole !
Ma
qual è la ragione dell’attuale atteggiamento del governo italiano e degli
altri governi europei escluse alcune eccezioni (come ad esempio la Gran
Bretagna) ?
Da
un lato c’è sicuramente il tentativo di nascondere le proprie responsabilità
di fronte al crescente malumore di una parte dell'opinione pubblica; dall'altro
c’è il tentativo, nell'ambito della costruzione del nuovo polo imperialista
europeo, di un sempre maggiore
smarcamento dall'egemonia americana. Né è una prova il progetto di
costruzione dell’esercito europeo per avviare il distacco dall’alleanza
militare della Nato. Anche in questo senso va letto il tentativo di scaricare
sugli americani la totale responsabilità della faccenda.
A
differenza degli organi di informazione della borghesia, che si occupano solo
dei militari italiani che si sono ammalati o sono morti, noi dobbiamo ricordare,
parlando degli effetti dell'uranio impoverito, soprattutto le popolazioni che
hanno subito i bombardamenti, di coloro che sono sopravissuti, dei
bambini che continuano a giocare nei crateri aperti dalle bombe.
Solo
a causa degli effetti dell'uranio impoverito dovremmo aspettarci per una
popolazione di 2-3 milioni di abitanti un aumento di tumori pari a 200-250 casi
in più all'anno.
Se
stimiamo che i militari italiani impiegati in Jugoslavia siano stati circa
40.000 dobbiamo aspettarci per essi da 10 a 20 casi in più all'anno di tumori.
Stimare
oggi, a distanza di anni, gli effetti ambientali e sulla salute dell’uranio
impoverito, cercando di tranquillizzare l’opinione pubblica con dati
edulcorati, serve solo per nascondere la verità, come ad esempio, che nel tempo
l'uranio impoverito si confonde nell’ambiente, così come il fatto che il
“dilavamento” e la “diluizione” tendono a portarlo in profondità.
L'uso
dell'uranio impoverito è l'ennesima dimostrazione della ferocia del capitalismo
che per difendere il proprio potere e i propri profitti non esita a scatenare la
guerra e ad usare tutti i mezzi a sua disposizione.
Certo,
anche senza uranio impoverito, la guerra sarebbe stata ed è ugualmente
devastante per chi la subisce. Ma l'uso dell'uranio impoverito (magari
contaminato da plutonio, quello sì fortemente radioattivo) è una
ulteriore aggravante.
Il
nostro giudizio sulla guerra imperialista diretta dalla Nato ed a cui l’Italia
ha dato un contributo essenziale non dipende dall’uso dell’uranio
impoverito. Anche con le armi “convenzionali” si possono uccidere milioni di
esseri umani ? Non possiamo dunque accontentarci della messa al bando delle armi
all'uranio impoverito il cui uso è solo la punta dell'iceberg della devastante
guerra che la Nato ha scatenato contro la Jugoslavia.
Nella
sola “guerra del Kosovo” la NATO ha consumato l'equivalente del 7% annuo
della produzione di petrolio di tutto il mondo in un anno. Ha bombardato e
distrutto 16 fra raffinerie e impianti chimici di grossa taglia, 39 centrali
energetiche/elettriche, 77 impianti industriali, riversando nell'ambiente
migliaia di tonnellate di sostanze come mercurio e suoi composti, diossina,
ammoniaca, cloruro di vinile monomero, dicloroetano, toluene-disocianato,
metalli pesanti, PCB, idrocarburi policiclici aromatici, cloruro di etilene ETC,
fosgene ecc... Tutti questi composti chimici, nessuno escluso, sono agenti
cancerogeni.
Pensiamo
al bombardamento delle raffinerie di Pancevo e di Novi Sad e alla conseguente
devastazione dell'intero bacino idrico danubiano in terra non soltanto
jugoslava. Proprio l'esempio di Pancevo è quello che meglio ci dimostra cosa
dovranno aspettarsi le popolazioni della Jugoslavia: il numero annuo di casi di
tumore, già alto prima dell'attacco a causa delle industrie chimiche, è
passato da 2.000 a circa 10.000 (stima estrapolata dai primi dodici mesi dopo
l'attacco).
In
conclusione di questa riflessione vogliamo ricordare le parole di Bertold Brecht
“alla fine della guerra da una parte faceva la fame la povera gente,
dall'altra parte faceva la fame la povera gente ugualmente”.
In
questo caso, dalla parte degli aggressori non c’è una popolazione che patisce
la fame, ma qualche militare morto o ammalato. Tutto sommato un prezzo
“limitato” rispetto a quello pagato dalle popolazioni aggredite.
Ovviamente
non sono né i generali d’armata né i politici che pagano questo prezzo
“limitato”, non sono i figli di papà: sono quasi tutti proletari, spesso
meridionali, che nella firma (breve o meno) avevano cercato soprattutto un
lavoro per uscire dalla disoccupazione e dalla miseria: sono anche loro vittime
di un sistema che utilizza i proletari dei vari paesi come carne da macello su
cui costruire la ricchezza delle classi dominanti.
E
per questa ragione non possiamo che concludere con le parole di Marx “Proletari
di tutto il mondo unitevi !”.