Tag Archives: giovanardi

ANTIPROIBIZIONISMO e dintorni:dibattito,cena,proiezione, Ven 9/12/11, Vag61, Bologna

ANTIPROIBIZIONISMO e DINTORNI

Un evento inserito nella rassegna:
LA BELLA ITALIA
Un viaggio tra luci e ombre, restrizioni e resistenze

Venerdì 9 dicembre

h 17 Aperitivo musicale + dj set Reggae

h 18.30 Dibattito VIAGGIARE INFORMATI con Beatrice Bassini (dottoressa SERT), attivisti ed avvocati del Laboratorio Antiproibizionista di Bologna – LAB57 –

h 20.30 VegeTiAmo – Cena sociale a base di vegetali di stagione

h 21.30 Proiezione di “L’ebra proibita – tutto quello che avreste voluto sapere sulla marijuana”


Vag61 Spazio Libero autogestito

Via Paolo Fabbri 110
Bologna

Read More »

Terza udienza processo Bianzino, 28 settembre, Perugia

>>L’aggressione e l’inquietante scritta: Episodio GRAVISSIMO nello studio di un legale di parte civile
>>Audio dell’udienza del 28 settembre: la prossima udienza è fissata per il 18 novembre

Tira un vento nuovo

>>dal Blog del comitato Verità per Aldo Bianzino

Tira un vento nuovo mentre la legge Fini-Giovanardi, in nome della tolleranza meno zero, continua a moltiplicare procedimenti amministrativi e penali, ad arrestare, a riempire le carceri e uccidere chi usa sostanze psicoattive , lasciando arricchire i narcotrafficanti e incentivando i profitti dei “cartelli).

Perugia che stringe Patti sicurezza con Maroni, che apre occhi inquisitori sui consumatori e li chiude di fronte ai casalesi che con i soldi dello spaccio rilevano appalti ed aprono società fittizie con scioltezza. 15 Settembre 2011 a Ponte San Giovanni sono stati sequestrati 300 appartamenti in costruzione, due alberghi, quattro terreni,200 conti correnti,144 macchinoni, due imbarcazioni…Imprenditoria camorrista con base operativa a Perugia!

Tira un vento rispetto al business del proibizionismo che da sempre genera violenza, polvere da sparo e spargimenti di sangue per accaparrarsi i proventi illeciti.

Tira un vento rispetto alla militarizzazione dell’ordine pubblico, al proliferare di leggi repressive, razziali, proibizioniste e securitarie, alle violenze di stato, i pestaggi, le minacce, i ricatti, carceri, ritorsioni e Tso.

Tira un vento che scardina tabù e propone di assumere modelli di legalizzazione e regolamentazione delle droghe al fine di indebolire il potere delle organizzazioni criminali e salvaguardare la salute dei cittadini. Un vento che mobilita e sommuove anche la commissione internazionale per le politiche sulle droghe che alcuni mesi fa ha dichiarato il fallimento della “war on drugs” e denunciato le “devastanti conseguenze” ossia gli effetti collaterali del proibizionismo.

Tira un vento nuovo che sussurra che la memoria è una arma, una risorsa e una pratica politica che ci permette di tenere alta l’attenzione e impedire che storie come quelle di Aldo Bianzino, arrestato e morto di carcere e proibizionismo il 14 ottobre 2007, di” incuria” e condanna all’oblio in tutti questi quattro anni, diventino consuetudine, prassi ordinarie legittimate attraverso la retorica della legalità e della sicurezza.

Tira un vento nuovo che non è solo denuncia, non solo richiesta di erità, ma è fatto di solidarietà concreta, di passaggio di saperi e scambio di buone pratiche di resistenza al proibizionismo.

Mercoledì 28 settembre alle ore 9 presso il Tribunale di Perugia in piazza Matteotti si terrà la terza udienza del processo a carico della guardia carceraria per omissione di soccorso e falsificazione di registro.

Il comitato verità per Aldo Bianzino sarà lì, per non archiviare e non dimendicare: nè Aldo e nè perchè è stato ammazzato !!!

Mercoledì 28 alle 9.00 tutti davanti al tribunale …

VERITÁ PER TUTTE LE VITTIME DI ABUSI AUTORITARI ED ARBITRARI DELLO STATO

Il proibizionismo è un serial killer

Lo stato archivia noi no.

>>dal Blog del comitato Verità per Aldo Bianzino

>>Caso Bianzino, l’ex moglie: «Picchiato». Episodio inquietante nello studio di un legale di parte civile. Rudra ha parlato del suo dolore dovuto alla perdita dei genitori
di Francesca Marruco

«A quest’uomo sono stati inferti dei colpi atti a colpire organi interni, da mani esperte, senza lasciare segni o tracce esterne. Ad Aldo sono stati dati colpi al cervello e all’addome».
Lo ha detto in aula Gioia Toniolo, ex moglie di Aldo Bianzino, morto nel carcere di Capanne il 14 ottobre 2007, riferendo alla corte quanto aveva detto l’allora consulente della famiglia, il medico legale Walter Patumi che, stando a quanto affermato dalla stessa Toniolo, «partecipò all’autopsia fatta con il dottor Lalli». L’ex moglie di Aldo Bianzino, rimasta a combattere per un po’ di giustizia insieme ai figli del suo ex marito, ha anche sostenuto che «dieci giorni prima della sua morte Aldo stava molto bene» e «Patumi in quel momento non mi disse che c’erano contrasti con il dottor Lalli», che poi depositerà una relazione in cui si afferma che la morte di Bianzino era dovuta ad un aneurisma.

Il dolore di Rudra
A riportare umanità e dolore in mezzo ai termini medici e agli agenti che, a vario titolo, hanno avuto contatto con la vicenda di Bianzino e che mercoledì hanno testimoniato in aula, ci ha pensato il figlio Rudra, appena diciottenne. «A me manca la mia famiglia: dopo la morte di mio padre, è venuta a mancare anche mia madre per una malattia che si è molto aggravata per lo stress. Sarete stati tutti adolescenti, immaginatevi la vostra vita a 14 anni senza una famiglia». «In 14 anni – ha detto ancora Rudra, ora parte civile con l’avvocato Massimo Zaganelli – non ho mai visto mio padre star male in nessun modo e volevo sapere perché dopo due giorni in carcere era uscito morto. Non si pensa che possano succedere cose del genere. Con i miei facevo una vita semplice e tranquilla, il giorno dell’arresto vennero 5 persone e fecero una perquisizione. E fuori trovarono le piantine di marijuana». Rudra, su domanda dell’avvocato Fabio Anselmo, già avvocato della famiglia Cucchi e Aldrovandi, qui nominato da Gioia Toniolo, ha provato a dire che dopo l’arresto dei suoi genitori è stato lasciato solo con la nonna 93enne nel casale in campagna in cui viveva per tre giorni. Ma è stato bloccato. Non è pertinente alla presunta tesi dell’accusa, rappresentata in aula dal pm Giuseppe Petrazzini, di omissione di soccorso dell’imputato della polizia penitenziaria Gianluca Cantoro nei confronti del detenuto Aldo Bianzino.

L’aggressione e l’inquietante scritta
Intanto un fatto che ha quanto meno risvolti inquietanti, si è verificato lunedì mattina nello studio tifernate dell’avvocato Massimo Zaganelli. La sua segretaria è stata aggredita da un uomo che, con il volto coperto, l’ha spintonata dopo essere entrato nello studio del legale. Secondo quanto ricostruito, l’uomo stava aspettando l’arrivo di qualcuno che aprisse la porta dello studio, per entrare. E fin qui un’aggressione. La segretaria, oltre alla paura, ne avrà per cinque giorni. Inquietante è poi la scritta trovata sul muro esterno: «Bianzino stop», con due simboli che somigliano a due croci. Volto coperto, nessun indizio.…

Read More »

"VIAGGIARE" INFORMATI..mercoledì 28 settembre, ore 18.00, Vag61 – Bologna


“VIAGGIARE” INFORMATI”.. – (prevenzione e informazione antiproibizionista)
Nell’ambito del ciclo di corsi e laboratori gratuiti proposto da Vag61, incontro sulla prevenzione dei rischi e di informazione sull’uso delle sostanze stupefacenti e sull’alcool da un punto di vista antiproibizionista.
Domande, dubbi, ricerche europee sui consumi, servizi per le tossicodipendenze, mercato illegale.

Conduce la dott.ssa Beatrice Bassini (psicologa del SERT):
– comunicazione dell’avvocato Elia De Caro su Normative sulle droghe, alcool e guida;
– comunicazione di Massimo Lorenzani (Associazione Lab57-Alchemica) su
“Ma che roba è? Le sostanze: composizioni, effetti, mercato e contesti del divertimento”.
Saranno proiettati filmati e video sui temi della prevenzione e sui luoghi del divertimento. L’incontro è rivolto soprattutto a ragazzi e ragazze delle scuole medie superiori e dei primi anni dell’Università.

Mercoledì 28 settembre, ore 18.00
Vag61, via Paolo Fabbri 110, Bologna

10 droghe da non usare mentre si guida

I TEMI CHE VERRANNO TRATTATI NELL’INCONTRO:

CHE COS’È LA RIDUZIONE DEL DANNO?

– Una pratica sanitaria relativa alle dipendenze, nata negli anni 80 in Inghilterra e diventata un cardine nelle politiche sociali di molti paesi europei, o un concetto divenuto argomento “tabù” per il Dipartimento Antidroga capitanato da Giovanardi che mira a farlo sparire dal vocabolario in Italia, in Europa e nel mondo? L’una e l’altra cosa purtroppo.

10 cose da non fare se vi ferma la polizia

– Le iniziative di Forum Droghe, associazione in difesa dei consumatori di sostanze, sulla riduzione del danno e delle sue articolazioni nei vari contesti: dalla strada ai Servizi, ai luoghi del divertimento.
– La crisi e i tagli al welfare e ai progetti di prossimità, quelli in cui gli operatori agiscono direttamente nei luoghi di consumo creando relazioni possibili e prospettive evolutive risvegliano in molti operatori, attivisti politici e consumatori la necessità di far ripartire riflessioni per ritrovare gli spazi e i modi di rinnovare l’intero panorama dei servizi sulle droghe.

LE INFORMAZIONI UTILI

– Interventi di riduzione dei rischi su sostanze e consumi durante eventi musicali giovanili.
– Interventi di emergenza su uso e abuso di tutte le principali sostanze legali e illegali più usate e i mix più comunemente riscontrabili.
– Nuove strategie comunicative di prevenzione e riduzione dei rischi, possibili solo grazie al Test Rapido, per comunicare in modo veloce ed efficace ai consumatori dosaggi limite, mix pericolosi, tagli velenosi, etc.. nell’ ottica di tentare prevenire sul campo intossicazioni ed overdose prima che il consumo abbia luogo.

IN CASO DI CONTROLLI STRADALI

Informazioni in caso di controlli stradali: diritto di scelta di essere sottoposto al test del sangue piuttosto che a quello delle urine. La legge italiana sanziona chi guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e non una precedente assunzione. Solo attraverso le analisi del sangue è possibile stabilire la reale concentrazione dei principi attivi che determinano gli effetti stupefacenti.

Ad esempio nel caso della cannabis i metaboliti passivi residui restano nelle urine fino a un mese e mezzo dall’ultima assunzione, mentre il THC attivo nel sangue resta mediamente fino da 12 a 27 ore, a seconda del dosaggio dell’ ultima assunzione.

Test dei capelli. 
Più i capelli sono lunghi più le tracce di sostanze psicoattive sono rinvenibili nel tempo. Con i capelli lunghi 12 cm si può risalire al consumo di un anno prima. Se i capelli non vengono tagliati dall’ultima assunzione, le tracce sono teoricamente sempre presenti.

Test della saliva. 
Dal 2007 il test della saliva è effettuato in controlli stradali e permette di individuare le sostanze più utilizzate. Se il test risulta positivo, deve essere confermato da un test del sangue o delle urine. La polizia può effettuare il test se “sospetta” il consumo di stupefacenti (per il test dell’alcol non è necessario avere il sospetto).

LE PENE PER I REATI COSIDDETTI “STRADALI”

– Nei casi di guida in stato di ebbrezza o alterazione quali sanzioni: la multa, il periodo di sospensione della patente, la confisca del veicolo.
– Il lavoro di pubblica utilità che sostituisce la pena per i reati di guida in stato di ebbrezza e di guida in stato di alterazione. Ogni giorno di lavoro di pubblica utilità sostituisce un giorno di arresto oppure sostituisce la pena pecuniaria di 250 euro per ogni giorno di lavoro. Un giorno di lavoro di pubblica utilità equivale a 2 ore di lavoro svolto.
– Dove si può svolgere lavoro di pubblica utilità. Gli enti pubblici e le realtà del privato sociale che stipulano convenzioni con il Tribunale competente territorialmente.
– Chi vigila sullo svolgimento del lavoro di pubblica utilità?
– Quando termina il periodo del lavoro di pubblica utilità, qual è il procedimento per l’estinzione del reato o per la revoca della confisca del veicolo o per la diminuzione del periodo di sospensione della patente?…

Read More »

Processo Aldrovandi: ancora pregiudizi e informazione "drogata"

Si è aperto il 16 maggio a Bologna il processo d’appello per la morte di Federico, che a 18 anni ha perso la vita nel 2005 dopo un’intervento della polizia. In primo grado quattro agenti, Enzo Pontani, Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri sono stati condannati a pene di 3 anni e 6 mesi per l’eccesso colposo nell’omicidio colposo del ragazzo.

Nella seconda udienza del 17 maggio in Corte d’Appello sono state accolte parzialmente le richieste dei difensori dei quattro agenti condannati in primo grado: non ci sarà nessun nuovo sopralluogo in via dell’Ippodromo a Ferrara, non saranno ascoltati vecchi e nuovi testimoni, ma è stato fissato il prossimo 24 maggio un confronto fra esperti sulla causa della morte di Federico.

Questi i fatti, nulla di nuovo, ma è vergognoso secondo noi il modo insinuante e discriminatorio che i media utilizzano per sfruttare e capitalizzare ad ogni costo lo stereotipo del drogato senza nessun timore di infangare la verità e la memoria di omicidii di stato come Aldrovandi o Stefano Cucchi.

Questo è il titolo e un estratto dell’ articolo da Repubblica:

Morte violenta o da stress da stupefacenti
Caso Aldrovandi, esperti a confronto

……….

IL PADRE “Cosa aveva fatto di male?”

La difesa dei quattro poliziotti condannati in primo grado aveva avanzato diverse richieste. Saranno acquisiti memoria e ingrandimenti dei vetrini istologici del professor Claudio Rapezzi, cardiologo bolognese, consulente delle difese dei 4 poliziotti, e una serie di articoli tratti dal sito Pubmed su nuovi studi sugli effetti delle ketamine, droghe sintetiche potenti, in caso di assunzione.

I giudici della Corte hanno deciso d’ufficio di fissare un confronto in aula, il prossimo 24 maggio, tra il professor Rapezzi e il superconsulente delle parti civili Gaetano Thiene: il primo esperto, consulente delle difese, ha sempre sostenuto che la morte di Federico fosse dovuta ad uno stress da katecolamine, sostanze stupefacenti assunte, mentre il professor Thiene ha indicato come tesi delle cause della morte violenta, la compressione del fascio di His, basando questa sua convinzione sulla lettura della fotografia del cuore di Federico agli atti dell’autopsia.

Interpretazione medico-legale che aveva dato lo spunto al giudice di primo grado per avere la prova determinante delle cause della morte del ragazzo, una immobilizzazione eccessiva e violenta da parte degli agenti.

Sulla base di ciò che emergerà dal confronto tra i due consulenti la Corte valuterà se ordinare un’altra nuova perizia medico-legale superpartes. Viene modificato pertanto il calendario d’udienze: cancellate quelle di domani e del 23 prossimo, si torna in aula il 24 per il confronto dei periti e si prosegue il 25 e 30 maggio.

Presente in aula la mamma Patrizia Aldrovandi: “E’ sempre positivo un confronto tra esperti – ha commentato sulle decisioni della Corte -, è un bene che si facciano ulteriori accertamenti anche per confutare le tesi del professor Thiene, un esperto riconosciuto a livello mondiale”

……….

Facciamo nostre le parole di Patrizia Aldrovandi e come sempre cerchiamo di fare chiarezza su come vengono riportate le notizie:

ad esempio le katecolamine, NON SONO “sostanze stupefacenti assunte” (come frettolosamente riporta Repubblica), ma le CATECOLAMINE ( scritto son la c e non con la k!!!!, forse per essere più alla moda e/o per associarla alla famigerata ketamina)

sono sostanze (adrenalina, noradrenalina e dopamina) prodotte naturalmente dal nostro organismo che può aumentarne considerevolmente la produzione  in seguito a stimoli (stress, esercizio muscolare, ipotensione, emorragie, ipossia, ipoglicemia, esposizione al freddo).

vedi http://www.cdi.it/it/SaluteEdEducazione/Esami/CATECOLAMINE/index.html

Nel caso della morte violenta di Federico, è piuttosto evidente e documentato da fotografie tremendevideo lo stress che può aver provocato  il rilascio di CATECOLAMINE nel suo organismo e soprattutto la sua orribile morte.

Inoltre riguardo ai presunti nuovi studi messi agli atti dalla difesa dei 4 poliziotti sull’ uso di ketamina ( e non ketamine al plurale..!?) , aspettiamo di vedere quali siano, considerando che si tratta di un anestetico usato da decenni in chirurgia su umani e animali, si veda comunque  questa recente ricerca (agosto 2010):

…….

Lo studio, condotto dal Mood Disorders Research Unit del National Institute of Mental Health e diretto da Carlos Zarate, si è concentrato su una fascia di pazienti su cui i trattamenti tradizionali non sembrano funzionare.

Lo studio rivela che l’assunzione di ketamina “ha prodotto una immediata (entro qualche minuto) e robusta risposta antidepressiva”. Glieffetti antidepressivi sono pero’ limitati nel tempo: due settimane dopo l’assunzione di ketamina, i pazienti ritornavano a livelli depressivi originali. Cosa peraltro vera anche nel caso di molti farmaci antidepressivi tradizionali.

La ketamina, dal punto di vista fisico, e’ una sostanza sicura. E’ uno dei rari anestetici che non ha effetti diretti sul cuore o sui polmoni. Era usata sui campi di battaglia durante la prima Guerra Mondiale. E’ ancora usata su soggetti che non tollerano altri anestetici, che invece tendono a rallentare la respirazione e il battito cardiaco.

………

Speriamo che la difesa degli agenti tenga ben presente questo studio, anche se smentisce tutto ciò che tentano di dimostrare, cioè che sia l’assunzione di ketamina la causa dell’ arresto cardiaco o di “un’ alterazione psicofisica violenta e incontenibile” tale da giustificare un’intervento dei poliziotti così violento.

Purtroppo questo genere di giornalismo scandalistico è da anni perfettamente prono e funzionale al Teorema del Drogato, di cui è esimio e instancabile propugnatore il Ministro Giovanardi, il quale continua a sostenere che Federico AldrovandiStefano CucchiAldo Bianzino, etc… sarebbero morti comunque perche’ drogati e che tutte le ecchimosi, fratture, ematomi sarebbero gli effetti terribili delle DROGHE assunte da questi “zombi”, come li ha lui stesso definiti senza nessuna vergogna.

E’ questo stesso delirante e vergognoso Teorema che vorrebbe sostenere anche la difesa dei poliziotti che hanno ammazzato Federico, e per questo vi invitiamo tutti a diffondere e divulgare notizie riguardo a questa vicenda e invitiamo tutti a presenziare alle prossime UDIENZE:

IL 24 MAGGIO ORE 10

PER CONTINUARE IL 25 E 30 MAGGIO

PRIMA SEZIONE, CORTE D’APPELLO – TRIBUNALE VECCHIO – PIAZZA DEI TRIBUNALI

 

Facciamo sentire il nostro calore e tutta la nostra solidarietà alla famiglia Aldrovandi e a tutte le vittime della violenza di stato.…

Read More »

Bologna senza vergogna: ragazzo morto di overdose all’ Università

L’8 febbraio 2011 è stato ritrovato morto presumibilmente per overdose un giovane di 28 anni nei bagni della Facoltà di Lettere e Filosofia di Bologna, un ragazzo di Budrio già noto ai servizi perchè era stato in comunità.
Pochi mesi fa, l’11 ottobre 2010 a Bologna e’ morto per un probabile abuso di sostanze stupefacenti un’altro ragazzo di 19 anni dopo essersi sentito male in un locale bolognese (vedi il nostro post: A Bologna si muore senza Riduzione dei Rischi)

Due morti entrambe frutto secondo noi di politiche proibizioniste e oscurantiste che invece di investire in PREVENZIONE con progetti di riduzione dei rischi, servizi a bassa soglia , come ormai in tutti i paesi civili si fa’, preferiscono fare scoppiare le carceri punendo i consumatori come criminali.

Da tempo denunciamo invano a Bologna il progressivo smantellamento degli interventi di riduzione dei rischi con operatori esperti in grado di riconoscere e soccorrere tempestivamente consumatori in difficoltà per overdose o mix pericolosi, come se chi utilizza sostanze psicoattive o abbia delle dipendenze non abbia più alcun diritto.

Ormai da anni la politica del Comune di Bologna alimenta la paura della gente: si parla di degrado, si demonizzano gli immigrati lavavetri, i tossicodipendenti in piazza verdi, i senza fissa dimora, si fanno lotte perbeniste contro i writers come fossero il grande problema di questa citta’, insomma le parole d’ordine sono invariabilmente PULIZIA e POLIZIA!

Non solo non si struttura alcuna politica di interventi informativi e culturali all’interno dei luoghi di aggregazione giovanile e nelle scuole, ma addirittura i dormitori chiudono ed i servizi a bassa soglia vengono ‘sospesi’ come il drop-in in via Paolo Fabbri o depotenziati e nascosti come l’Unità Mobile, servizi in cui forse il ragazzo morto in solitudine nella facoltà di lettere avrebbe potuto trovare qualche risposta e aiuto prima di finire in questo modo.

Ci sentiamo in dovere di denunciare LE “POLITICHE SOCIALI” della CITTA’ di BOLOGNA che vediamo perfettamente in linea con quella discriminatoria del governo, che con le sue leggi lavora per eliminare fisicamente la gente che ha problemi e non i problemi della gente!
Per chi vive in strada, ai margini della società, per chi ha problemi di dipendenza, per immigrati senza documenti, le uniche porte che si aprono sono quelle di CARCERE, C.I.E., T.S.O. e FOGLIO DI VIA!!!!!
Nelle carceri oggi Il 27% dei detenuti è composto da tossicodipendenti.
Il 38% da immigrati senza documenti.

E’ necessario INVESTIRE SUI SERVIZI ALLA PERSONA, ABOLIRE la legge Fini-Giovanardi sulle droghe
e la Bossi-Fini sull’immigrazione

QUESTE SONO BATTAGLIE DI CIVILTA’!

www.livello57.org
lab57.indivia.net

>>Vedi anche: Di tagli al welfare si muore by Vag61 – Spazio libero autogestito

Read More »

Scienza o Propaganda? Danni da Droghe:come valutarli?

Quando si parla di danni da droghe, sbiadisce il limite tra scienza, fede, pregiudizio o trita propaganda di regime.
Prendiamo, ad esempio, la recente pubblicazione di “Cannabis e danni alla salute” del DPA (Dipartimento Politiche Antidroga) del governo Berlusconi, “un megarapporto di oltre 500 pagine per rilanciare la sua Intifada contro le canne“, come lo ha giustamente definito Giorgio Bignami nell’ articolo – Cannabis, parla il Ministero Scienza e Propaganda – per la rubrica settimanale di Fuoriluogo sul Manifesto del 2 febbraio 2010.

Basta dare un’occhiata all’ Introduzione di Carlo Giovanardi (Sottosegretario di Stato per la Famiglia, Droga e Servizio Civile), per rendersi conto di quanto scientifica e rigorosa possa essere una ricerca aperta da simili enormità: “E’ stato dimostrato che la cannabis è una delle maggiori sostanze responsabili dell’alterazione delle capacità di apprendimento nei giovani(!!??), del calo della motivazione ad affrontare i problemi della vita, del far avvicinare più facilmente a droghe quali eroina e cocaina le persone più vulnerabili, di far scatenare e produrre gravi patologie psichiatriche, quali la schizofrenia, oltre che compromettere il normale sviluppo neurologico nel feto di madri consumatrici di sostanze.
Evidentemente le ultime figuracce rimediate da Giovanardi lo hanno promosso a luminare della ricerca mondiale, dopo aver vergognosamente infangato e strumentalizzato l’omicidio di Stefano Cucchi, morto perché “anoressico, drogato e sieropositivo” e dopo le penose polemiche col Cnr nei mesi scorsi per aver gonfiato i dati del Rapporto tossicodipendenze 2010.
In ogni caso, come è nostro costume, andiamo sempre oltre questi miseri esempi di propaganda ideologica cercando di dare un contributo di onestà intellettuale e di ricerca metodologica in un campo come questo, in cui è difficile persino trovare strumenti condivisi di valutazione. Per questo motivo consigliamo a tutti, soprattutto ai suddetti “luminari nostrani”, la lettura di un interessantissimo articolo di un sociologo, lui sì di indubbio prestigio internazionale, Peter Cohen, con cui condividiamo da anni percorsi e  analisi: I “danni da droga”: quanto è scientifico questo concetto? pubblicato su Fuoriluogo.

Questo saggio ci permette di ampliare ed approfondire meglio in concetto ricerca metodologica in un campo come questo, in cui è difficile persino trovare strumenti condivisi di valutazione dei danni reali delle “droghe”. Nel novembre 2010, il farmacologo David Nutt ha pubblicato una scala del danno delle droghe che vede l’alcol in cima (di cui noi ci siamo recentemente occupati in RICERCA DROGATA:Immigrati e consumatori di cannabis ad alto rischio di schizofrenia.
Ma – si chiede il sociologo Peter Cohen- è valido il metro del “danno” con cui si misurano e si classificano le droghe?
Spiega il sociologo: “il tentativo fatto da parte di Nutt et al. di mettere in discussione le classificazioni attuali, così come sono espresse nella legislazione, è utile e lodevole. Siamo lontani dal dimenticare le ragioni per cui, ad un certo punto, la cannabis e l’oppio sono stati dichiarati illegali. I rischi che si attribuiscono a queste sostanze sono diversi, in paesi diversi, così come è varia la severità delle conseguenze legali derivanti dall’essere colti a farne uso. A complicare le cose ulteriormente, c’è il fatto che le opinioni sui danni e le conseguenze pratiche sono destinati a cambiare nel tempo[2].

Tuttavia sia cannabis che oppio sono proibite a livello globale dalle Convenzioni sulle Droghe delle Nazioni Unite e dalla maggior parte delle legislazioni nazionali, elaborate sulla scia di queste Convenzioni. È legittimo mettere in discussione, come si fa in Nutt et al., i danni ipotizzati e la varietà di conseguenze legali per il consumo di droga, visto che sono basati su una definizione di danni della droga lontana da ogni rigore scientifico e, in effetti, da ogni razionalità. Perciò le mie osservazioni qui non mirano a mettere in discussione le classificazioni esistenti, ma piuttosto a “migliorarle” per mezzo di un sistema di classificazione a questionario, analogo a quello proposto in Nutt et al..

….
Che fare allora?

A mio avviso la percezione dei danni legati alle droghe è affetta da così tante limitazioni di affidabilità e validità, che è impossibile al presente avere una stima seria del danno per ogni droga. A parer mio non è nemmeno valido associare i danni alle droghe soltanto. Le droghe sono consumate da essere umani, in condizioni individuali sociali e legali varie, a livelli di purezza e dosaggio vari. Qualsiasi siano gli “effetti” delle droghe, dannosi o meno, essi non possono essere valutati e nemmeno discussi, senza unire la droga ad un particolare consumatore o cultura del consumatore.
Le droghe di per sé non esistono nel loro pieno significato.

Senza un accordo preliminare su un insieme di variabili circa le caratteristiche del consumatore, il contesto culturale e la purezza e il dosaggio della droga, perfino una  misura, di “danno della droga” minimamente standardizzato, non può essere stabilita. Senza questo accordo preliminare, una valutazione seria del danno da droga è un’illusione. Analogamente, se così non fosse, perché allora l’OECD avrebbe discusso per anni su come creare una misurazione standardizzata della “disoccupazione” e su come quantificare le sue componenti?. Molto probabilmente la scala del danno elaborata da Nutt et al., che vede la sostanza più largamente diffusa (l’alcol) al primo posto, seguita da quella meno diffusa (l’eroina) al secondo, è il riflesso di percezioni diffuse tra gli esperti. Ma le percezioni diffuse cambiano continuamente nel corso del tempo. Nemmeno l’uso delle più sofisticate tecniche statistiche per elaborare le percezioni combinate degli esperti potrà superare il fatto che queste sono niente di più che percezioni.

>>vedi anche: Test antidroga 2:il neuro-scienziato della domenica e Forum Droghe
e Test antidroga sul lavoro e alla guida:continua l’inquisizione contro la cannabis.
Inoltre vi consigliamo una recente pubblicazione a cui ha collaborato lo stesso Peter Cohen:
Cocaina. Il consumo controllato

Read More »

A Bologna si muore senza Riduzione dei Rischi – presidio Sabato 23 ottobre

E’ con un misto di dolore e rabbia che ci troviamo di nuovo a denunciare la morte di un ragazzo di 19 anni in un locale di Bologna probabilmente in seguito ad un abuso di sostanze psicoattive.
Dopo i primi esami tossicologici ci sembra che si ripresenti lo stesso dramma che ha stroncato la vita di un ragazza nel 2001 a Rastignano e di un ragazzo alla Street parade Antiproibizionista del 2003, cioè un’ overdose di MDMA o ecstasy che ha provocato un’ ipertermia maligna letale (eccesso di temperatura corporea), una sindrome tipica purtroppo, molto rara fortunatamente, che può essere scongiurata solo se riconosciuta da occhi e mani esperte di operatori professionisti nella RIDUZIONE DEI RISCHI, che purtroppo in tutti questi casi erano assenti.
Dopo quei due tristi episodi i servizi a Bologna si sono organizzati su stimolo e proposta anche del  Lab57 costituendo nel 2003 il Coordinamento regionale delle Unità di Strada delle Emilia Romagna, il primo in Italia, per essere sempre presenti e organizzati in tutte le situazioni bisognose di interventi di prevenzione e riduzione de rischi, dal piccolo Club, alla  Street parade al piccolo rave party auto-organizzato.

Purtroppo, come inutilmente denunciamo ormai da anni nella sede del Coordinamento Regionale, il Comune di Bologna in particolare ha ridotto progressivamente gli interventi nei locali bolognesi, fino a sospenderli definitivamente negli ultimi mesi, coi risultati che tutti vediamo, (poco più di un mese fa c’era stato un altro malore seguito da un ricovero finito bene fortunatamente davanti al Kindergarten), delegando irresponsabilmente ogni problema di abuso di sostanze alle forze dell’ordine, alla security privata dei locali e in ultima istanza al 118, che a volte arriva troppo tardi  come in quest’ultimo caso.

E’ possibile continuare a LAVARSENE LE MANI così?
E’ possibile invocare repressione e polizia in borghese dietro ogni angolo o gabinetto dei locali senza fare poi nulla per assistere chi magari ha assunto sostanze in tutta velocità alla cieca per non farsi scoprire?
E’ possibile che chi assume sostanze illegali perda di colpo tutti i suoi diritti, come quello di essere aiutato ed assistito in modo adeguato, prima di essere arrestato?
E’ possibile poi che il Comune di Bologna chiuda in SILENZIO il DROP-IN  di via Paolo Fabbri abbandonando in strada a stessi i tossicodipendenti con immediati gravi ricadute sulla vivibilità e la salute pubblica di tutta la cittadinanza?

Il Lab57 lavora incessantemente sul campo da anni senza un centesimo di denaro pubblico (si vedano tutti gli interventi del 2008 , del 2009 e del 2010), quasi esclusivamente su base volontaria, sia a Bologna che in tutto il Nord-centro Italia, ma è evidente che da soli non possiamo essere ovunque.
Tanto più che noi conosciamo bene questo locale teatro della disgrazia, il Sinklab, in cui negli anni passati abbiamo fatto diversi interventi di riduzione dei rischi, conosciamo bene i responsabili di questo Club, che giustamente hanno deciso di dotarsi di una security con patentino di primo soccorso, ma come tante volte abbiamo insistito a ricordare, non può bastare solo questo.
Sarebbe però miope,ingiusto e troppo comodo addebitare tutta la responsabilità a questo circolo per servizi di prossimità volutamente tagliati dalle istituzioni locali, che invece sono gli unici a dover fare qualcosa SUBITO per evitare che questo si ripeta.

Questo triste evento poteva capitare in tutte le discoteche, club, discobar e anche centri sociali di Bologna che spesso rifiutano interventi di riduzione dei rischi per timore di problemi con le forze dell’ordine, anche se da molti mesi  il problema non si pone più dato che nessuno propone più alcun intervento.

E’ ora di finire questo sciacallaggio mediatico e politico in cui in cui i media si tuffano molto volentieri quando si parla di MORTI PER DROGA, con la caccia al reportage dello sballo( Viaggio nel supermarket notturno dello sballo “Ciao, vuoi una pasticca? Costa solo 10 euro” , Reubblica17 ottobre 2010), definendo un rave la serata in un locale e invocando imponenti interventi delle forze dell’ordine che dovrebbero infilarsi nelle bottigliette di acqua dei ragazzi per trovare la DROGA, inviti che lo stesso questore di Bologna  giudica insensati: E’ ovvio che ci sono dei locali che ci preoccupano più di altri, con cui collaborare non è sempre facile e dove sappiamo che sono necessari maggiori controlli, ma non era questo il caso. Le nostre attività di contrasto all’esterno dei locali non si fermano. Ma non possiamo mettere un agente in ogni locale o discoteca di Bologna” (Repubblica 12 ottobre 2010).

ricordiamo inoltre che:

IN OCCASIONE DEL PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI STEFANO CUCCHI
IL LIVELLO57 E IL LAB57 ORGANIZZANO UN PRESIDIO INFORMATIVO
PER TUTTO IL POMERIGGIO,

DALLE 15.00 DI SABATO 23 OTTOBRE 2010

NEI PRESSI DELLA SCALINATA DEI GIARDINI DELLA MONTAGNOLA IN VIA IRNERIO

L’INIZIATIVA HA LO SCOPO DI DENUNCIARE I TAGLI DEL COMUNE DI BOLOGNA E DELLE ASL
SU TUTTI I SERVIZI A BASSA SOGLIA, LA CHIUSURA DEL DROP-IN E LA PRESSOCHE’ TOTALE ASSENZA DI PROGETTI DI RIDUZIONE DEI RISCHI NEI LOCALI,
PROGETTI CHE PORTATI AVANTI CON SERIETA’ E CONTINUITA, EVITEREBBERO MORTI COME QUELLA DEL 19ENNE SENTITOSI MALE IN UN LOCALE DI BOLOGNA DOPO AVER ABUSATO DI SOSTANZE.

INOLTRE IL PRESIDIO MUSICALE INFORMATIVO VUOLE RIBADIRE LA NOSTRA OPPOSIZIONE A LEGGI COME LA FINI-GIOVANARDI CHE RITENIAMO DIRETTAMENTE RESPONSABILE DELLA MORTE DI STEFANO CUCCHI

LIVELLO57
LAB57…

Read More »

Test antidroga 2:il neuro-scienziato della domenica e Forum Droghe

Vi aggiorniamo sulla singolare polemica estiva che ha continuato a vedere come protagonisti il Dipartimento Antidroga del governo italiano e Forum Droghe sul tema trattato nel post precedente: Test antidroga sul lavoro e alla guida:continua l’inquisizione contro la cannabis.

Forum Droghe risponde dunque a Serpelloni, lo Zar Antidroga nostrano, demolendo in poche righe le fragili e “sballate” certezze del professore che sembra sempre più un neuroscienziato della domenica, appunto….

Il neuroscienziato della domenica
Fonte: Fuoriluogo.it, di Olimpia de Gouges 19/08/2010

Il capodipartimento antidroga interviene di nuovo sul Manifesto, stavolta in polemica con gli scritti di Giuseppe Bortone e Susanna Ronconi in merito ai test antidroga per i lavoratori.
Bortone e Ronconi sostengono che le attuali metodiche di accertamento per le droghe illegali sono fuorvianti perché non distinguono fra l’uso, perfino remoto, di una sostanza e lo stato di alterazione legato al consumo recente, capace di compromettere le capacità lavorative. Ma – controbatte il dipartimento – tale distinzione non ha senso perché “la ricerca nel campo delle neuroscienze ha dimostrato la compromissione delle funzioni cognitive superiori..anche dopo mesi dalla sospensione dell’uso di sostanze”, nonché “l’alterazione del normale metabolismo del lobo prefrontale..sede..di tutto ciò che ci distingue fondamentalmente dagli animali”(sic!) e “proprio per questo esiste una legislazione che afferma che l’uso di sostanze è illegale”.
Le certezze del Dipartimento sono strabilianti, tanto quanto l’assoluta  genericità delle sue affermazioni.

Le “alterazioni” del cervello sono uguali per tutte le droghe? Senza differenze nei modelli di consumo? E si può sapere se, ad eventuali “alterazioni” del cervello corrispondano sintomi di un qualche rilievo in ambito clinico (tali da giustificare l’allontanamento da alcune mansioni lavorative)? Quanto è sviluppata la ricerca in questo senso?
Ancora: poiché si parla genericamente di “sostanze”, dobbiamo pensare che anche l’uso di consumare vino ai pasti, seppure in quantità moderata, “alteri il normale metabolismo del lobo prefontale” impedendoci “di stimare correttamente il pericolo”? Oppure per l’alcol questo non vale, non perché sia meno rischioso dal punto di vista della salute pubblica, ma semplicemente perché è legale? Dobbiamo forse pensare che il nostro neuroscienziato della domenica ignori le più recenti classificazioni di rischio delle sostanze, a cominciare da quella di Bernard Roques che pone l’alcol (insieme a eroina e cocaina al primo posto) e la cannabis all’ultimo?
E poiché soprattutto di cannabis si tratta (il 64% dei lavoratori risultati positivi), raccomando caldamente al nostro la lettura del Global Cannabis Commission Report, appena uscito presso la Oxford University Press, frutto del lavoro dei maggiori esperti a livello mondiale; soprattutto del capitolo dove si analizza l’impatto dell’uso di cannabis sulla struttura e le funzioni cerebrali, scritto col contributo di Les Iversen (neuroscienziato di tutti i giorni): si vedrà che le certezze domenicali devono fare i conti coi dubbi della restante settimana.
Ultima osservazione. Nel primo intervento di Carlo Giovanardi (Manifesto, 27 luglio), veniamo definiti come “una frangia, esigua ed isolata” che porta avanti “una battaglia ideologica”. Poiché ogni nostro scritto è regolarmente chiosato dal Dipartimento, ci viene il sospetto di essere meno minoritari di quanto si vorrebbe. E che i nostri argomenti tocchino, ahimè, nervi scoperti.

——————————————————————————————————————————————————–

Quasi in contemporanea esce sul Manifesto questo articolo di Beatrice Bassini, Vice presidente di Forum Droghe, che cita proprio i tre studi sugli effetti della Cannabis da noi indicati nel nostro post precedente:

Cannabis. Studiosi costretti a sfatare stereotipi su ipotetici effetti negativi: alterano risultati

Cannabis e lavori pericolosi. Esami delle urine non servono a niente. Studio

Cannabis non influisce su funzioni cognitive dei fumatori abituali

Il mestiere che il Goveno non conosce

La risposta a Giovanni Serpelloni di Beatrice Bassini, Vice presidente di Forum Droghe.
22/08/2010

Trovo molto pericoloso il clima che si sta creando in questi ultimi anni rispetto al dibattito scientifico e politico sul tema delle droghe e dei consumatori (cfr. Giovanni Serpelloni «Perché vietare sempre l’uso di stupefacenti» il manifesto 15/8). Lavoro nelle tossicodipendenze da almeno 16 anni e ritengo che molto sia stato fatto in passato soprattutto ad opera degli operatori del pubblico e del privato sociale che, come me, fanno tutti i giorni front office con l’utenza, per favorire la demolizione degli stereotipi sul consumatore di sostanze, per invitare i consumatori ad essere attivi protagonisti della propria crescita personale, per l’integrazione lavorativa e sociale. Nell’ultimo periodo, ritengo che ci sia stato un passaggio che è più politico e ideologico che «scientifico», dalle prassi di «riduzione del danno» a quelle di «produzione del danno».
Mi riferisco a sanzioni amministrative che dal 2006 grazie alla legge Fini-Giovanardi non prevedono più il ricorso all’art.75 della legge 309/90 come alternativa e come spazio terapeutico per i consumatori di sostanze e ai test ai lavoratori che compromettono di fatto la vita lavorativa di chi ha usato anche sporadicamente sostanze psicoattive. Ma potrei citare altre prassi terapeutiche che, ad oggi, non vengono più prese in considerazione ed escluse persino dal dibattito politico. I danni a lungo termine causati da un abuso di sostanze sono di certo documentati, come sostiene Serpelloni, ma non tanto per la cannabis quanto per la cocaina e l’alcool di cui, di fatto, viene punito solo l’abuso legato al momento del controllo. Per l’alcool, sostanza tra le più pericolose dal punto di vista comportamentale e di danno alla salute, si tollera l’uso e si punisce giustamente l’abuso per chi viene trovato alla guida di un mezzo di trasporto.
Questa visione non viene mantenuta per quanto riguarda la cannabis poiché si sostiene che rechi danni neurologici irreversibili a lungo termine, ipotesi per cui viene menzionata una letteratura scientifica ad hoc di cui però non vengono fornite le coordinate. Di questo passo i consumatori di questo tipo potrebbero affluire più ad un servizio sociale per l’handicap che a un Ser.T e la cosa oltre ad apparirmi metodologicamente ridicola mi lascia perplessa dato che gli studi che vedono un lineare rapporto causa-effetto tra cannabis e compromissione cognitiva vengono fatti soprattutto su persone che hanno avuto nella loro vita vari poliabusi. Vorrei porre all’attenzione di Serpelloni altri recenti studi: Gender moderates the impact of stereotipe threat on cognitive function in cannabis users-Addict Behav (Settembre 2010); Testing for cannabis in the work place: a review of the evidence Addiction (Marzo 2010); Neurophisiological and cognitive effects of smoked marijuana in frequent users- Pharmacol Biochem Behav (Settembre 2010).…

Read More »

Test antidroga sul lavoro e alla guida:continua l'inquisizione contro la cannabis

Mentre in Italia decine di lavoratori da diversi mesi sono stati sospesi dal lavoro o direttamente licenziati per uno spinello fumato giorni o settimane prima, divampa la polemica estiva sui test antidroga sui lavoratori che riguarda poi direttamente altre migliaia di patenti ritirate ingiustamente.

Dopo l’articolo Test antidroga ai lavoratori, l’inutile persecuzione (che condividiamo in pieno) di Giuseppe Bortone, Responsabile tossico-dipendenze Cgil nazionale, scritto per la rubrica settimanale di Fuoriluogo pubblicata da il Manifesto il 21 luglio 2010, è arrivata (purtroppo) la risposta tutta ideologica di Giovanardi, campione nostrano di ineguagliabile inquisizione bigotta:

Test antidroga, irresponsabile chi è contrario.

Sempre sulla rubrica del Manifesto l’11 agosto risponde alle accuse arroganti di Giovanardi la nostra amica Susanna Ronconi, con  questo articolo: Narcotest, l’arroganza della tolleranza zero che ci permettiamo di citare per riassumere i punti essenziali della questione:

“Conviene non far passare sotto silenzio la polemica aperta dal sottosegretario Giovanardi…. Perché è questione di civiltà, perché tocca  molti  lavoratori, molti di noi e perché riguarda la sicurezza di tutti.

…i test, per essere  utili a prevenire danni correlati allo stato di alterazione dei lavoratori durante lo svolgimento delle loro mansioni, devono verificare a) che davvero il lavoratore abbia assunto  la sostanza subito prima o durante il lavoro, e  pertanto b) che sia  in uno stato di alterazione  tale da compromettere  funzionalità, capacità e attenzione ed esporre  al rischio la sicurezza altrui e propria.  In assenza di questa doppia verifica – alterazione  al momento e disfunzionalità correlata – i test non solo non tutelano pragmaticamente nessuno, ma finiscono con il punire  non un comportamento irresponsabile bensì uno stile di vita del lavoratore. E i dati governativi danno ragione in modo inequivocabile a questa osservazione critica, quando dicono che il 64% di chi è risultato positivo (l’1,2% dei testati) lo è alla cannabis, una sostanza  i cui metaboliti sono rintracciabili nell’organismo anche 30 giorni e più dopo l’assunzione.

Dunque, con le attuali metodiche di accertamento,  si impone un cambiamento di mansione – con possibile perdita di reddito e ruolo, e stigma sociale annessi – a lavoratori che possono aver assunto cannabis il sabato sera, averla “smaltita” dopo poche ore, ed essere al lavoro il lunedì mattina in piena  responsabilità. Facendo il parallelo con una droga legale,  è come se un lavoratore brindasse a prosecco per il battesimo del figlio il sabato e andasse al lavoro il lunedì.  Per capirci, stando sull’esempio: l’attuale normativa non richiede lucidità sul lavoro, impone di essere astemi. E non è la stessa cosa.”

Facciamo poi notare che oltre a noi “irresponsabili”, secondo Giovanardi, è anche la Magistratura a negare più volte negli ultimi anni la validità dei test sulle urine per rilevare l’uso di cannabis nelle ore immediatamente successive all’assunzione, cioè quando effettivamente risultano alterate le prestazioni psico-fisiche del soggetto. Ecco alcune delle ultime sentenze:

Cannabis, alla guida e positivo al test, giovane assolto: “Il fatto non sussiste”

Test positivo dopo incidente, assolto: impossibile stabilire quando aveva assunto droga(cannabis)

Assoluzione per chi guida sotto effetto di stupefacenti(cannabis)

Tribunale: esame urine non basta per condannare conducente

Tribunale: esame delle urine non sufficiente a dimostrare guida sotto effetto di stupefacenti

Queste sentenze di assoluzione relative a procedimenti riguardanti il ritiro di patenti, sono ovviamente parte dello stesso problema e della stessa battaglia di tutela dei diritti di lavoratori e cittadini ingiustamente privati di patente, auto e molto molto denaro. D’altra parte questo governo sta facendo di tutto per eliminare qualsiasi forma di dissenso o tutela istituzionale proveniente dalla Magistratura, con leggi , leggine e decreti su misura per assicurare l’impunità alla solita “cricca”, quindi nessuna sorpresa se il sottosegretario Giovanardi non si cura minimamente di queste sentenze, che invece sono importantissime per le vittime di questa insensata campagna inquisitoria, che invitiamo a fare SUBITO RICORSO rivolgendosi a legali esperti in materia, come il nostro sportello legale di consulenza gratuita: L.S.D.c (Legal Service Drug-consulting).

Per finire offriamo, come nostra abitudine una serie di studi scientifici che dimostrano dov’è la realtà e dove abita l’ideologia, la menzogna e l’ipocrisia di questi governanti senza vergogna, che preferiscono accanirsi contro chi usa cannabis per motivi

terapeutici ( Pazienti Cannabis ), dietetici ( Semi di Canapa: Concentrato di Salute e Benessere dalla Natura) o semplicemente per libera scelta personale, per rilassarsi dai ritmi forsennati di questo sistema consumi stico ormai al collasso.

Le ricerche seguenti dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, che utilizzare cannabis alla sera, dopo il lavoro, non pregiudica in alcun modo le funzioni cognitive alla ripresa del lavoro il mattino seguente, neppure nei fumatori abituali.

Cannabis. Studiosi costretti a sfatare stereotipi su ipotetici effetti negativi: alterano risultati

Cannabis e lavori pericolosi. Esami delle urine non servono a niente. Studio

Cannabis non influisce su funzioni cognitive dei fumatori abituali

Criminalizzare in questo modo la cannabis significa spingere migliaia di persone ad utilizzare psicofarmaci, il cui consumo in Italia è aumentato in modo preoccupante negli ultimi anni. Secondo l’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei medicinali (Osmed) dal 2000 al 2003 si è registrato un aumento del 75%. Nel rapporto ESPAD 2007 dell’Osservatorio Europeo sulle droghe e Tossicodipendenze, uno studio svolto in 35 Paesi europei su 100 mila studenti tra i 15 e i 16 anni, per stimare l’andamento del consumo di tabacco, alcol, cannabis, inalanti e psicofarmaci tra i giovani, quelli italiani sono al quinto posto per tranquillanti e sedativi.

Immaginate ora se tutti  i consumatori di cannabis per rilassarsi dopo il lavoro (autisti, dottori, mulettisti, ecc..) fossero costretti a utilizzare psicofarmaci per dormire la notte o per fronteggiare lo stress, chi ha provato a svegliarsi la mattina dopo aver preso un sedativo, anche leggero, per dormire la notte precedente, sa bene in quale stato di intorpidimento fisico e mentale si ritrovi per buona parte della mattinata.

Ebbene, questo sta già succedendo in tutta Italia, con buona pace della sicurezza sui luoghi di lavoro, con il plauso e la connivenza delle multinazionali degli psicofarmaci che aumentano i profitti, e con la garanzia che con questo sistema di monitoraggio “taroccato” sarà sempre impossibile valutare la reale idoneità dei soggetti ad attività psicofisiche che richiedono prontezza e lucidità, poichè nelle urine vengono rilevati sia tutti gli psicofarmaci (sino a 7 giorni dopo l’uso) che i cannabinoidi (sino oltre 1 mese dopo l’uso) , ma gli psicofarmaci sono legali, sebbene provochino tossicodipendenza e uno stato di alterazione psicofisica che va ben oltre le poche ore descritte nelle avvertenze che trovate nei bugiardini, mentre la cannabis è proibita e va perseguitata come il demonio anche se i suoi effetti non sono un pericolo per nessuno appena terminate le 2-3 ore di azione.…

Read More »