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ANTIPROIBIZIONISMO e dintorni:dibattito,cena,proiezione, Ven 9/12/11, Vag61, Bologna

ANTIPROIBIZIONISMO e DINTORNI

Un evento inserito nella rassegna:
LA BELLA ITALIA
Un viaggio tra luci e ombre, restrizioni e resistenze

Venerdì 9 dicembre

h 17 Aperitivo musicale + dj set Reggae

h 18.30 Dibattito VIAGGIARE INFORMATI con Beatrice Bassini (dottoressa SERT), attivisti ed avvocati del Laboratorio Antiproibizionista di Bologna – LAB57 –

h 20.30 VegeTiAmo – Cena sociale a base di vegetali di stagione

h 21.30 Proiezione di “L’ebra proibita – tutto quello che avreste voluto sapere sulla marijuana”


Vag61 Spazio Libero autogestito

Via Paolo Fabbri 110
Bologna

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"VIAGGIARE" INFORMATI..mercoledì 28 settembre, ore 18.00, Vag61 – Bologna


“VIAGGIARE” INFORMATI”.. – (prevenzione e informazione antiproibizionista)
Nell’ambito del ciclo di corsi e laboratori gratuiti proposto da Vag61, incontro sulla prevenzione dei rischi e di informazione sull’uso delle sostanze stupefacenti e sull’alcool da un punto di vista antiproibizionista.
Domande, dubbi, ricerche europee sui consumi, servizi per le tossicodipendenze, mercato illegale.

Conduce la dott.ssa Beatrice Bassini (psicologa del SERT):
– comunicazione dell’avvocato Elia De Caro su Normative sulle droghe, alcool e guida;
– comunicazione di Massimo Lorenzani (Associazione Lab57-Alchemica) su
“Ma che roba è? Le sostanze: composizioni, effetti, mercato e contesti del divertimento”.
Saranno proiettati filmati e video sui temi della prevenzione e sui luoghi del divertimento. L’incontro è rivolto soprattutto a ragazzi e ragazze delle scuole medie superiori e dei primi anni dell’Università.

Mercoledì 28 settembre, ore 18.00
Vag61, via Paolo Fabbri 110, Bologna

10 droghe da non usare mentre si guida

I TEMI CHE VERRANNO TRATTATI NELL’INCONTRO:

CHE COS’È LA RIDUZIONE DEL DANNO?

– Una pratica sanitaria relativa alle dipendenze, nata negli anni 80 in Inghilterra e diventata un cardine nelle politiche sociali di molti paesi europei, o un concetto divenuto argomento “tabù” per il Dipartimento Antidroga capitanato da Giovanardi che mira a farlo sparire dal vocabolario in Italia, in Europa e nel mondo? L’una e l’altra cosa purtroppo.

10 cose da non fare se vi ferma la polizia

– Le iniziative di Forum Droghe, associazione in difesa dei consumatori di sostanze, sulla riduzione del danno e delle sue articolazioni nei vari contesti: dalla strada ai Servizi, ai luoghi del divertimento.
– La crisi e i tagli al welfare e ai progetti di prossimità, quelli in cui gli operatori agiscono direttamente nei luoghi di consumo creando relazioni possibili e prospettive evolutive risvegliano in molti operatori, attivisti politici e consumatori la necessità di far ripartire riflessioni per ritrovare gli spazi e i modi di rinnovare l’intero panorama dei servizi sulle droghe.

LE INFORMAZIONI UTILI

– Interventi di riduzione dei rischi su sostanze e consumi durante eventi musicali giovanili.
– Interventi di emergenza su uso e abuso di tutte le principali sostanze legali e illegali più usate e i mix più comunemente riscontrabili.
– Nuove strategie comunicative di prevenzione e riduzione dei rischi, possibili solo grazie al Test Rapido, per comunicare in modo veloce ed efficace ai consumatori dosaggi limite, mix pericolosi, tagli velenosi, etc.. nell’ ottica di tentare prevenire sul campo intossicazioni ed overdose prima che il consumo abbia luogo.

IN CASO DI CONTROLLI STRADALI

Informazioni in caso di controlli stradali: diritto di scelta di essere sottoposto al test del sangue piuttosto che a quello delle urine. La legge italiana sanziona chi guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e non una precedente assunzione. Solo attraverso le analisi del sangue è possibile stabilire la reale concentrazione dei principi attivi che determinano gli effetti stupefacenti.

Ad esempio nel caso della cannabis i metaboliti passivi residui restano nelle urine fino a un mese e mezzo dall’ultima assunzione, mentre il THC attivo nel sangue resta mediamente fino da 12 a 27 ore, a seconda del dosaggio dell’ ultima assunzione.

Test dei capelli. 
Più i capelli sono lunghi più le tracce di sostanze psicoattive sono rinvenibili nel tempo. Con i capelli lunghi 12 cm si può risalire al consumo di un anno prima. Se i capelli non vengono tagliati dall’ultima assunzione, le tracce sono teoricamente sempre presenti.

Test della saliva. 
Dal 2007 il test della saliva è effettuato in controlli stradali e permette di individuare le sostanze più utilizzate. Se il test risulta positivo, deve essere confermato da un test del sangue o delle urine. La polizia può effettuare il test se “sospetta” il consumo di stupefacenti (per il test dell’alcol non è necessario avere il sospetto).

LE PENE PER I REATI COSIDDETTI “STRADALI”

– Nei casi di guida in stato di ebbrezza o alterazione quali sanzioni: la multa, il periodo di sospensione della patente, la confisca del veicolo.
– Il lavoro di pubblica utilità che sostituisce la pena per i reati di guida in stato di ebbrezza e di guida in stato di alterazione. Ogni giorno di lavoro di pubblica utilità sostituisce un giorno di arresto oppure sostituisce la pena pecuniaria di 250 euro per ogni giorno di lavoro. Un giorno di lavoro di pubblica utilità equivale a 2 ore di lavoro svolto.
– Dove si può svolgere lavoro di pubblica utilità. Gli enti pubblici e le realtà del privato sociale che stipulano convenzioni con il Tribunale competente territorialmente.
– Chi vigila sullo svolgimento del lavoro di pubblica utilità?
– Quando termina il periodo del lavoro di pubblica utilità, qual è il procedimento per l’estinzione del reato o per la revoca della confisca del veicolo o per la diminuzione del periodo di sospensione della patente?…

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Processo Aldrovandi: ancora pregiudizi e informazione "drogata"

Si è aperto il 16 maggio a Bologna il processo d’appello per la morte di Federico, che a 18 anni ha perso la vita nel 2005 dopo un’intervento della polizia. In primo grado quattro agenti, Enzo Pontani, Paolo Forlani, Monica Segatto e Luca Pollastri sono stati condannati a pene di 3 anni e 6 mesi per l’eccesso colposo nell’omicidio colposo del ragazzo.

Nella seconda udienza del 17 maggio in Corte d’Appello sono state accolte parzialmente le richieste dei difensori dei quattro agenti condannati in primo grado: non ci sarà nessun nuovo sopralluogo in via dell’Ippodromo a Ferrara, non saranno ascoltati vecchi e nuovi testimoni, ma è stato fissato il prossimo 24 maggio un confronto fra esperti sulla causa della morte di Federico.

Questi i fatti, nulla di nuovo, ma è vergognoso secondo noi il modo insinuante e discriminatorio che i media utilizzano per sfruttare e capitalizzare ad ogni costo lo stereotipo del drogato senza nessun timore di infangare la verità e la memoria di omicidii di stato come Aldrovandi o Stefano Cucchi.

Questo è il titolo e un estratto dell’ articolo da Repubblica:

Morte violenta o da stress da stupefacenti
Caso Aldrovandi, esperti a confronto

……….

IL PADRE “Cosa aveva fatto di male?”

La difesa dei quattro poliziotti condannati in primo grado aveva avanzato diverse richieste. Saranno acquisiti memoria e ingrandimenti dei vetrini istologici del professor Claudio Rapezzi, cardiologo bolognese, consulente delle difese dei 4 poliziotti, e una serie di articoli tratti dal sito Pubmed su nuovi studi sugli effetti delle ketamine, droghe sintetiche potenti, in caso di assunzione.

I giudici della Corte hanno deciso d’ufficio di fissare un confronto in aula, il prossimo 24 maggio, tra il professor Rapezzi e il superconsulente delle parti civili Gaetano Thiene: il primo esperto, consulente delle difese, ha sempre sostenuto che la morte di Federico fosse dovuta ad uno stress da katecolamine, sostanze stupefacenti assunte, mentre il professor Thiene ha indicato come tesi delle cause della morte violenta, la compressione del fascio di His, basando questa sua convinzione sulla lettura della fotografia del cuore di Federico agli atti dell’autopsia.

Interpretazione medico-legale che aveva dato lo spunto al giudice di primo grado per avere la prova determinante delle cause della morte del ragazzo, una immobilizzazione eccessiva e violenta da parte degli agenti.

Sulla base di ciò che emergerà dal confronto tra i due consulenti la Corte valuterà se ordinare un’altra nuova perizia medico-legale superpartes. Viene modificato pertanto il calendario d’udienze: cancellate quelle di domani e del 23 prossimo, si torna in aula il 24 per il confronto dei periti e si prosegue il 25 e 30 maggio.

Presente in aula la mamma Patrizia Aldrovandi: “E’ sempre positivo un confronto tra esperti – ha commentato sulle decisioni della Corte -, è un bene che si facciano ulteriori accertamenti anche per confutare le tesi del professor Thiene, un esperto riconosciuto a livello mondiale”

……….

Facciamo nostre le parole di Patrizia Aldrovandi e come sempre cerchiamo di fare chiarezza su come vengono riportate le notizie:

ad esempio le katecolamine, NON SONO “sostanze stupefacenti assunte” (come frettolosamente riporta Repubblica), ma le CATECOLAMINE ( scritto son la c e non con la k!!!!, forse per essere più alla moda e/o per associarla alla famigerata ketamina)

sono sostanze (adrenalina, noradrenalina e dopamina) prodotte naturalmente dal nostro organismo che può aumentarne considerevolmente la produzione  in seguito a stimoli (stress, esercizio muscolare, ipotensione, emorragie, ipossia, ipoglicemia, esposizione al freddo).

vedi http://www.cdi.it/it/SaluteEdEducazione/Esami/CATECOLAMINE/index.html

Nel caso della morte violenta di Federico, è piuttosto evidente e documentato da fotografie tremendevideo lo stress che può aver provocato  il rilascio di CATECOLAMINE nel suo organismo e soprattutto la sua orribile morte.

Inoltre riguardo ai presunti nuovi studi messi agli atti dalla difesa dei 4 poliziotti sull’ uso di ketamina ( e non ketamine al plurale..!?) , aspettiamo di vedere quali siano, considerando che si tratta di un anestetico usato da decenni in chirurgia su umani e animali, si veda comunque  questa recente ricerca (agosto 2010):

…….

Lo studio, condotto dal Mood Disorders Research Unit del National Institute of Mental Health e diretto da Carlos Zarate, si è concentrato su una fascia di pazienti su cui i trattamenti tradizionali non sembrano funzionare.

Lo studio rivela che l’assunzione di ketamina “ha prodotto una immediata (entro qualche minuto) e robusta risposta antidepressiva”. Glieffetti antidepressivi sono pero’ limitati nel tempo: due settimane dopo l’assunzione di ketamina, i pazienti ritornavano a livelli depressivi originali. Cosa peraltro vera anche nel caso di molti farmaci antidepressivi tradizionali.

La ketamina, dal punto di vista fisico, e’ una sostanza sicura. E’ uno dei rari anestetici che non ha effetti diretti sul cuore o sui polmoni. Era usata sui campi di battaglia durante la prima Guerra Mondiale. E’ ancora usata su soggetti che non tollerano altri anestetici, che invece tendono a rallentare la respirazione e il battito cardiaco.

………

Speriamo che la difesa degli agenti tenga ben presente questo studio, anche se smentisce tutto ciò che tentano di dimostrare, cioè che sia l’assunzione di ketamina la causa dell’ arresto cardiaco o di “un’ alterazione psicofisica violenta e incontenibile” tale da giustificare un’intervento dei poliziotti così violento.

Purtroppo questo genere di giornalismo scandalistico è da anni perfettamente prono e funzionale al Teorema del Drogato, di cui è esimio e instancabile propugnatore il Ministro Giovanardi, il quale continua a sostenere che Federico AldrovandiStefano CucchiAldo Bianzino, etc… sarebbero morti comunque perche’ drogati e che tutte le ecchimosi, fratture, ematomi sarebbero gli effetti terribili delle DROGHE assunte da questi “zombi”, come li ha lui stesso definiti senza nessuna vergogna.

E’ questo stesso delirante e vergognoso Teorema che vorrebbe sostenere anche la difesa dei poliziotti che hanno ammazzato Federico, e per questo vi invitiamo tutti a diffondere e divulgare notizie riguardo a questa vicenda e invitiamo tutti a presenziare alle prossime UDIENZE:

IL 24 MAGGIO ORE 10

PER CONTINUARE IL 25 E 30 MAGGIO

PRIMA SEZIONE, CORTE D’APPELLO – TRIBUNALE VECCHIO – PIAZZA DEI TRIBUNALI

 

Facciamo sentire il nostro calore e tutta la nostra solidarietà alla famiglia Aldrovandi e a tutte le vittime della violenza di stato.…

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Quali politiche sociali a Bologna?

7 maggio 2011
morto in via dei toschi  – 35enne – probabile overdose di eroina

4 maggio 2011
morto in via carracci – 46enne – probabile overdose di eroina

26 aprile 2011
morto in piazza dei martiri  – 21enne – probabile overdose di alcool

1 febbraio 2011
morto via in zamboni, facolta di lettere – 28enne – overdose di eroina

11 gennaio 2011
morto in piazza maggiore – neonato – mancanza di cure

E’ ormai consuetudine morire per le strade di Bologna, nessuno se ne “indigna”, la politica pre-elettorale delle poltrone non ne parla, non una riflessione su cosa si dovrebbe fare per far fronte ai disagi che sul territorio si materializzano, per mancanza di qualsiasi intervento, in cadaveri.
Da tempo denunciamo invano a Bologna la pressoché totale assenza d’interventi di riduzione dei rischi con operatori esperti in grado di riconoscere e soccorrere tempestivamente consumatori in difficoltà per overdose o mix pericolosi, come se chi utilizza sostanze psicoattive non abbia più alcun diritto.

Non e’ un caso se l’unica voce che si sente a riguardo dell’ultima morte nelle strade del centro di Bologna e’ l’ associazione di commercianti che chiede piu’ PULIZIA e POLIZIA.

Infatti ormai da anni la politica del PD alimenta la paura della gente rincorrendo le idee xenofobe e razziste di partiti come la lega nord e pdl che demonizzano gli immigrati, i lavavetri, i tossicodipendenti e i senza fissa dimora, ribadendo con il loro immobilismo che le soluzioni ai problemi sociali sono il carcere e i cie, riservando a chi dice NO, denuncie, arresti e manganelli .

Non solo a Bologna ma in tutta la provincia si taglia pesantemente la spesa sociale, chiudono i dormitori e i servizi a bassa soglia, si taglia l’assistenza domiciliare, gli interventi di strada, l’integrazione degli alunni diversabili, gli spazi d’aggregazione giovanile, non si fanno politiche per la casa, si aumentano rette scolastiche e affitti, tutte scelte che stanno portando ad grosso impoverimento delle persone, scelte che negano la dignita’  delle persone che non hanno denaro per comprarsela.

DENUNCIANDO LE “POLITICHE SOCIALI” CRIMINALI dell’intero territorio metropolitano vogliamo sottolineare come siano in linea con quella nazionalfascista del governo centrale, che con le sue leggi lavora per eliminare fisicamente la gente che ha problemi e non i problemi della gente!

Per chi vive per strada, ai margini della società, per chi ha problemi di dipendenza, per immigrati senza documenti e per chi lotta affinche’ queste politiche non avanzino le uniche porte che si aprono sono CARCERE, C.I.E., T.S.O. e FOGLIO DI VIA

RIBELLARSI A TUTTO QUESTO E’ GIUSTO!

COSTRUIRE PERCORSI AUTORGANIZZATI E DI AUTODIFESA DA QUESTE POLITICHE CRIMINALI
E’ NECESSARIO!

Associazione Culturale Livello57 e Lab57 – Alchemica
verso la Settimana delle Culture Antifasciste 23/6 – 1/7 2011

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RAVE IS NOT A CRIME

Dopo il pestaggio di due carabinieri nella provincia di Grosseto, associato per fare notizia al Pasquatek di Sorano da quasi tutti i media, abbiamo cercato di fare chiarezza chiedendo al Fatto Quotidiano di pubblicare una rettifica ragionata dei fatti:
Dopo il massacro dei carabinieri il popolo  del rave si ribella: “Non è solo sballo e droga”

Il Lab57 stava intervenendo al contemporeo Pasquatek a Spoleto, che si è svolto senza nessun probelma, sia per la gestione dell’evento, la sicurezza sanitaria e il rapporto con forze dell’ordine che sono arrivati in forze(14 volanti!!!) il 25 mattina, senza che nessuno sapesse nulla dell’ aggressione in toscana.
E’ andato tutto bene per il lavoro degli organizzatori e la piena collaborazione col Lab57, garantendo sia il rispetto che la pulizia del prato montano che ospitava l’evento attraverso rimborsi al bar per chi puliva tutta l’area.

Inoltre pubblichiamo volentieri l’articolo Il «rave» come capro espiatorio , pubblicato per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 4 maggio 2011, di Stefano Bertoletti, del Progetto Extreme, un servizio di riduzione dei rischi che è intervenuto al Pasquatek toscano proprio grazie ad un nostro contatto con alcuni degli organizzatori.

Stefano Bertoletti commenta per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 4 maggio 2011 la vicenda dell’aggressione ai carabinieri a Grosseto.

Fonte: Il Manifesto, di Stefano Bertoletti 04/05/2011

Due carabinieri sono stati massacrati a bastonate per un ritiro di  patente che stavano effettuando dopo l’alcoltest: l’aggressione barbara avvenuta a Manciano, vicino a Grosseto, da parte di quattro ragazzi (tre minorenni) ad un posto di blocco colpisce per il grado di violenza e per la dimensione di rabbia folle che rivela.
E’ però sbagliata  l’associazione fatta dai media (e da politici importanti come il presidente della Regione Toscana) con la presenza di un rave party nella zona, come se questo fosse il vero responsabile dell’episodio.
Ero presente a quel rave come operatore del Progetto Extreme, che, insieme ad altri servizi di riduzione dei rischi sul territorio nazionale, riesce ancora a raggiungere questo tipo di eventi divenuti sempre più rari e nascosti: il “Pasquatek”, un technival storico quest’anno alla sua prima edizione in Toscana, è iniziato sotto la pioggia nella serata del 23 Aprile per durare fino al 25 in un’area privata concessa agli organizzatori, una radura piuttosto ampia circondata da boschi.
Partecipavano 500 persone, progressivamente in aumento: una situazione complessivamente tranquilla e gestibile, con una presenza di forze dell’ordine efficiente ma discreta e non scoraggiante per chi voleva vivere l’evento.
Quanto all’aggressione ai carabinieri, si è scoperto che i ragazzi autori del fatto erano sì diretti al rave provenienti da una discoteca fiorentina, ma non l’hanno mai raggiunto. Un aspetto che non cambia assolutamente la gravità dell’episodio, ma rende insensata la rappresentazione fornita da tutti giornali: il rave è stato messo sul banco degli accusati, indicato come l’origine dell’episodio criminale.
Non vi è invece relazione tra l’aggressione e il rave e, su un piano più generale, ci appare semplicistico e rischioso considerare i rave, insieme ad altri ambienti del divertimento, come un problema da risolvere, banalmente, proibendo. Il che non toglie che si debba riflettere seriamente sulla crescita degli episodi di violenza negli ultimi anni sia negli ambienti del divertimento che in altri ambienti pubblici, piazze, stadi: sembra diffondersi (anche) tra gli adolescenti un sentimento di rabbia che spesso sfocia in violenze a volte dure e imprevedibili, insieme a una incapacità di riconoscere limiti, leggi o di rispettare coloro che li devono tutelare. Senza affrontare questi temi non è possibile garantire seriamente sicurezza ai cittadini e alle forze dell’ordine quotidianamente impegnate in strada.
Anche per i rave e le feste autorganizzate qualcosa si può fare.
La maggioranza sia degli organizzatori di eventi che dei frequentatori è disponibile –penso-  a collaborare per modificare gli aspetti maggiormente rischiosi che possono compromettere l’andamento delle attività e della vita quotidiana. Per questo pare una buona idea quella suggerita dal Presidente della Regione Toscana, di varare leggi regionali che possano regolare in modo più preciso eventi e manifestazioni come i rave party: a patto che questo significhi pensare a come rendere accessibili spazi pubblici o privati per svolgere questo tipo di manifestazioni rispettando regole precise riguardo alla gestione dello spazio con i servizi necessari per la loro sicurezza.
Attualmente questo non accade, perché le leggi vigenti e le attuali politiche di divieto rendono praticamente impossibili i rave: tanto da aver creato la progressiva fuga nel “sommerso”degli eventi, che avvengono ormai in situazioni di totale occultamento e in assenza di ogni criterio di sicurezza. In altri casi, come a Manciano, i rave si tengono in spazi privati presi in affitto, al pari di altri eventi che però non subiscono gli stessi processi di stigmatizzazione.  Seguendo questa strada, le Regioni interessate potrebbero, come si è detto, avere la sorpresa di trovare una disponibilità anche da parte di chi organizza questo tipo di eventi e la comprensione da parte di coloro che li frequentano, non più costretti a nascondersi.
Sarebbero ben disponibili anche gli operatori dei servizi di riduzione dei rischi, che ormai da più di un decennio lavorano concretamente per garantire la salute pubblica. Anche in quei contesti del divertimento dove a qualcuno sembra inutile intervenire, preferendo la (assai pericolosa) scorciatoia della proibizione.

 

Dopo il massacro dei carabinieri il popolo  del rave si ribella: “Non è solo sballo e droga”

Cronaca | di Lorenzo Galeazzi

28 aprile 2011, Il Fatto Quotidiano

Nonostante i protagonisti del pestaggio non stessero tornando da un rave ma da una dscoteca, il caso riporta d’attualità questo tipo di feste che nell’accezione comune richiamano solo all’abuso di droghe. Un fenomeno che, almeno nelle origini, al contrario voleva coniugare musica elettronica e culture giovanili, danza e protesta politica

Il caso di cronaca avvenuto durante il ponte pasquale a Sorano, in provincia di Grosseto, ha riacceso i riflettori sul fenomeno dei rave party. Poco importa la scoperta che i giovani protagonisti del pestaggio non stessero tornando da un rave, ma da una serata brava in discoteca.…

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Test antidroga 2:il neuro-scienziato della domenica e Forum Droghe

Vi aggiorniamo sulla singolare polemica estiva che ha continuato a vedere come protagonisti il Dipartimento Antidroga del governo italiano e Forum Droghe sul tema trattato nel post precedente: Test antidroga sul lavoro e alla guida:continua l’inquisizione contro la cannabis.

Forum Droghe risponde dunque a Serpelloni, lo Zar Antidroga nostrano, demolendo in poche righe le fragili e “sballate” certezze del professore che sembra sempre più un neuroscienziato della domenica, appunto….

Il neuroscienziato della domenica
Fonte: Fuoriluogo.it, di Olimpia de Gouges 19/08/2010

Il capodipartimento antidroga interviene di nuovo sul Manifesto, stavolta in polemica con gli scritti di Giuseppe Bortone e Susanna Ronconi in merito ai test antidroga per i lavoratori.
Bortone e Ronconi sostengono che le attuali metodiche di accertamento per le droghe illegali sono fuorvianti perché non distinguono fra l’uso, perfino remoto, di una sostanza e lo stato di alterazione legato al consumo recente, capace di compromettere le capacità lavorative. Ma – controbatte il dipartimento – tale distinzione non ha senso perché “la ricerca nel campo delle neuroscienze ha dimostrato la compromissione delle funzioni cognitive superiori..anche dopo mesi dalla sospensione dell’uso di sostanze”, nonché “l’alterazione del normale metabolismo del lobo prefrontale..sede..di tutto ciò che ci distingue fondamentalmente dagli animali”(sic!) e “proprio per questo esiste una legislazione che afferma che l’uso di sostanze è illegale”.
Le certezze del Dipartimento sono strabilianti, tanto quanto l’assoluta  genericità delle sue affermazioni.

Le “alterazioni” del cervello sono uguali per tutte le droghe? Senza differenze nei modelli di consumo? E si può sapere se, ad eventuali “alterazioni” del cervello corrispondano sintomi di un qualche rilievo in ambito clinico (tali da giustificare l’allontanamento da alcune mansioni lavorative)? Quanto è sviluppata la ricerca in questo senso?
Ancora: poiché si parla genericamente di “sostanze”, dobbiamo pensare che anche l’uso di consumare vino ai pasti, seppure in quantità moderata, “alteri il normale metabolismo del lobo prefontale” impedendoci “di stimare correttamente il pericolo”? Oppure per l’alcol questo non vale, non perché sia meno rischioso dal punto di vista della salute pubblica, ma semplicemente perché è legale? Dobbiamo forse pensare che il nostro neuroscienziato della domenica ignori le più recenti classificazioni di rischio delle sostanze, a cominciare da quella di Bernard Roques che pone l’alcol (insieme a eroina e cocaina al primo posto) e la cannabis all’ultimo?
E poiché soprattutto di cannabis si tratta (il 64% dei lavoratori risultati positivi), raccomando caldamente al nostro la lettura del Global Cannabis Commission Report, appena uscito presso la Oxford University Press, frutto del lavoro dei maggiori esperti a livello mondiale; soprattutto del capitolo dove si analizza l’impatto dell’uso di cannabis sulla struttura e le funzioni cerebrali, scritto col contributo di Les Iversen (neuroscienziato di tutti i giorni): si vedrà che le certezze domenicali devono fare i conti coi dubbi della restante settimana.
Ultima osservazione. Nel primo intervento di Carlo Giovanardi (Manifesto, 27 luglio), veniamo definiti come “una frangia, esigua ed isolata” che porta avanti “una battaglia ideologica”. Poiché ogni nostro scritto è regolarmente chiosato dal Dipartimento, ci viene il sospetto di essere meno minoritari di quanto si vorrebbe. E che i nostri argomenti tocchino, ahimè, nervi scoperti.

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Quasi in contemporanea esce sul Manifesto questo articolo di Beatrice Bassini, Vice presidente di Forum Droghe, che cita proprio i tre studi sugli effetti della Cannabis da noi indicati nel nostro post precedente:

Cannabis. Studiosi costretti a sfatare stereotipi su ipotetici effetti negativi: alterano risultati

Cannabis e lavori pericolosi. Esami delle urine non servono a niente. Studio

Cannabis non influisce su funzioni cognitive dei fumatori abituali

Il mestiere che il Goveno non conosce

La risposta a Giovanni Serpelloni di Beatrice Bassini, Vice presidente di Forum Droghe.
22/08/2010

Trovo molto pericoloso il clima che si sta creando in questi ultimi anni rispetto al dibattito scientifico e politico sul tema delle droghe e dei consumatori (cfr. Giovanni Serpelloni «Perché vietare sempre l’uso di stupefacenti» il manifesto 15/8). Lavoro nelle tossicodipendenze da almeno 16 anni e ritengo che molto sia stato fatto in passato soprattutto ad opera degli operatori del pubblico e del privato sociale che, come me, fanno tutti i giorni front office con l’utenza, per favorire la demolizione degli stereotipi sul consumatore di sostanze, per invitare i consumatori ad essere attivi protagonisti della propria crescita personale, per l’integrazione lavorativa e sociale. Nell’ultimo periodo, ritengo che ci sia stato un passaggio che è più politico e ideologico che «scientifico», dalle prassi di «riduzione del danno» a quelle di «produzione del danno».
Mi riferisco a sanzioni amministrative che dal 2006 grazie alla legge Fini-Giovanardi non prevedono più il ricorso all’art.75 della legge 309/90 come alternativa e come spazio terapeutico per i consumatori di sostanze e ai test ai lavoratori che compromettono di fatto la vita lavorativa di chi ha usato anche sporadicamente sostanze psicoattive. Ma potrei citare altre prassi terapeutiche che, ad oggi, non vengono più prese in considerazione ed escluse persino dal dibattito politico. I danni a lungo termine causati da un abuso di sostanze sono di certo documentati, come sostiene Serpelloni, ma non tanto per la cannabis quanto per la cocaina e l’alcool di cui, di fatto, viene punito solo l’abuso legato al momento del controllo. Per l’alcool, sostanza tra le più pericolose dal punto di vista comportamentale e di danno alla salute, si tollera l’uso e si punisce giustamente l’abuso per chi viene trovato alla guida di un mezzo di trasporto.
Questa visione non viene mantenuta per quanto riguarda la cannabis poiché si sostiene che rechi danni neurologici irreversibili a lungo termine, ipotesi per cui viene menzionata una letteratura scientifica ad hoc di cui però non vengono fornite le coordinate. Di questo passo i consumatori di questo tipo potrebbero affluire più ad un servizio sociale per l’handicap che a un Ser.T e la cosa oltre ad apparirmi metodologicamente ridicola mi lascia perplessa dato che gli studi che vedono un lineare rapporto causa-effetto tra cannabis e compromissione cognitiva vengono fatti soprattutto su persone che hanno avuto nella loro vita vari poliabusi. Vorrei porre all’attenzione di Serpelloni altri recenti studi: Gender moderates the impact of stereotipe threat on cognitive function in cannabis users-Addict Behav (Settembre 2010); Testing for cannabis in the work place: a review of the evidence Addiction (Marzo 2010); Neurophisiological and cognitive effects of smoked marijuana in frequent users- Pharmacol Biochem Behav (Settembre 2010).…

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Test antidroga sul lavoro e alla guida:continua l'inquisizione contro la cannabis

Mentre in Italia decine di lavoratori da diversi mesi sono stati sospesi dal lavoro o direttamente licenziati per uno spinello fumato giorni o settimane prima, divampa la polemica estiva sui test antidroga sui lavoratori che riguarda poi direttamente altre migliaia di patenti ritirate ingiustamente.

Dopo l’articolo Test antidroga ai lavoratori, l’inutile persecuzione (che condividiamo in pieno) di Giuseppe Bortone, Responsabile tossico-dipendenze Cgil nazionale, scritto per la rubrica settimanale di Fuoriluogo pubblicata da il Manifesto il 21 luglio 2010, è arrivata (purtroppo) la risposta tutta ideologica di Giovanardi, campione nostrano di ineguagliabile inquisizione bigotta:

Test antidroga, irresponsabile chi è contrario.

Sempre sulla rubrica del Manifesto l’11 agosto risponde alle accuse arroganti di Giovanardi la nostra amica Susanna Ronconi, con  questo articolo: Narcotest, l’arroganza della tolleranza zero che ci permettiamo di citare per riassumere i punti essenziali della questione:

“Conviene non far passare sotto silenzio la polemica aperta dal sottosegretario Giovanardi…. Perché è questione di civiltà, perché tocca  molti  lavoratori, molti di noi e perché riguarda la sicurezza di tutti.

…i test, per essere  utili a prevenire danni correlati allo stato di alterazione dei lavoratori durante lo svolgimento delle loro mansioni, devono verificare a) che davvero il lavoratore abbia assunto  la sostanza subito prima o durante il lavoro, e  pertanto b) che sia  in uno stato di alterazione  tale da compromettere  funzionalità, capacità e attenzione ed esporre  al rischio la sicurezza altrui e propria.  In assenza di questa doppia verifica – alterazione  al momento e disfunzionalità correlata – i test non solo non tutelano pragmaticamente nessuno, ma finiscono con il punire  non un comportamento irresponsabile bensì uno stile di vita del lavoratore. E i dati governativi danno ragione in modo inequivocabile a questa osservazione critica, quando dicono che il 64% di chi è risultato positivo (l’1,2% dei testati) lo è alla cannabis, una sostanza  i cui metaboliti sono rintracciabili nell’organismo anche 30 giorni e più dopo l’assunzione.

Dunque, con le attuali metodiche di accertamento,  si impone un cambiamento di mansione – con possibile perdita di reddito e ruolo, e stigma sociale annessi – a lavoratori che possono aver assunto cannabis il sabato sera, averla “smaltita” dopo poche ore, ed essere al lavoro il lunedì mattina in piena  responsabilità. Facendo il parallelo con una droga legale,  è come se un lavoratore brindasse a prosecco per il battesimo del figlio il sabato e andasse al lavoro il lunedì.  Per capirci, stando sull’esempio: l’attuale normativa non richiede lucidità sul lavoro, impone di essere astemi. E non è la stessa cosa.”

Facciamo poi notare che oltre a noi “irresponsabili”, secondo Giovanardi, è anche la Magistratura a negare più volte negli ultimi anni la validità dei test sulle urine per rilevare l’uso di cannabis nelle ore immediatamente successive all’assunzione, cioè quando effettivamente risultano alterate le prestazioni psico-fisiche del soggetto. Ecco alcune delle ultime sentenze:

Cannabis, alla guida e positivo al test, giovane assolto: “Il fatto non sussiste”

Test positivo dopo incidente, assolto: impossibile stabilire quando aveva assunto droga(cannabis)

Assoluzione per chi guida sotto effetto di stupefacenti(cannabis)

Tribunale: esame urine non basta per condannare conducente

Tribunale: esame delle urine non sufficiente a dimostrare guida sotto effetto di stupefacenti

Queste sentenze di assoluzione relative a procedimenti riguardanti il ritiro di patenti, sono ovviamente parte dello stesso problema e della stessa battaglia di tutela dei diritti di lavoratori e cittadini ingiustamente privati di patente, auto e molto molto denaro. D’altra parte questo governo sta facendo di tutto per eliminare qualsiasi forma di dissenso o tutela istituzionale proveniente dalla Magistratura, con leggi , leggine e decreti su misura per assicurare l’impunità alla solita “cricca”, quindi nessuna sorpresa se il sottosegretario Giovanardi non si cura minimamente di queste sentenze, che invece sono importantissime per le vittime di questa insensata campagna inquisitoria, che invitiamo a fare SUBITO RICORSO rivolgendosi a legali esperti in materia, come il nostro sportello legale di consulenza gratuita: L.S.D.c (Legal Service Drug-consulting).

Per finire offriamo, come nostra abitudine una serie di studi scientifici che dimostrano dov’è la realtà e dove abita l’ideologia, la menzogna e l’ipocrisia di questi governanti senza vergogna, che preferiscono accanirsi contro chi usa cannabis per motivi

terapeutici ( Pazienti Cannabis ), dietetici ( Semi di Canapa: Concentrato di Salute e Benessere dalla Natura) o semplicemente per libera scelta personale, per rilassarsi dai ritmi forsennati di questo sistema consumi stico ormai al collasso.

Le ricerche seguenti dimostrano, se ce ne fosse ancora bisogno, che utilizzare cannabis alla sera, dopo il lavoro, non pregiudica in alcun modo le funzioni cognitive alla ripresa del lavoro il mattino seguente, neppure nei fumatori abituali.

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Cannabis e lavori pericolosi. Esami delle urine non servono a niente. Studio

Cannabis non influisce su funzioni cognitive dei fumatori abituali

Criminalizzare in questo modo la cannabis significa spingere migliaia di persone ad utilizzare psicofarmaci, il cui consumo in Italia è aumentato in modo preoccupante negli ultimi anni. Secondo l’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei medicinali (Osmed) dal 2000 al 2003 si è registrato un aumento del 75%. Nel rapporto ESPAD 2007 dell’Osservatorio Europeo sulle droghe e Tossicodipendenze, uno studio svolto in 35 Paesi europei su 100 mila studenti tra i 15 e i 16 anni, per stimare l’andamento del consumo di tabacco, alcol, cannabis, inalanti e psicofarmaci tra i giovani, quelli italiani sono al quinto posto per tranquillanti e sedativi.

Immaginate ora se tutti  i consumatori di cannabis per rilassarsi dopo il lavoro (autisti, dottori, mulettisti, ecc..) fossero costretti a utilizzare psicofarmaci per dormire la notte o per fronteggiare lo stress, chi ha provato a svegliarsi la mattina dopo aver preso un sedativo, anche leggero, per dormire la notte precedente, sa bene in quale stato di intorpidimento fisico e mentale si ritrovi per buona parte della mattinata.

Ebbene, questo sta già succedendo in tutta Italia, con buona pace della sicurezza sui luoghi di lavoro, con il plauso e la connivenza delle multinazionali degli psicofarmaci che aumentano i profitti, e con la garanzia che con questo sistema di monitoraggio “taroccato” sarà sempre impossibile valutare la reale idoneità dei soggetti ad attività psicofisiche che richiedono prontezza e lucidità, poichè nelle urine vengono rilevati sia tutti gli psicofarmaci (sino a 7 giorni dopo l’uso) che i cannabinoidi (sino oltre 1 mese dopo l’uso) , ma gli psicofarmaci sono legali, sebbene provochino tossicodipendenza e uno stato di alterazione psicofisica che va ben oltre le poche ore descritte nelle avvertenze che trovate nei bugiardini, mentre la cannabis è proibita e va perseguitata come il demonio anche se i suoi effetti non sono un pericolo per nessuno appena terminate le 2-3 ore di azione.…

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