Da::
          "Info Euskadi Bologna" <infoeuskadi.bologna@libero.it>
        A::
          "Bologna Social Forum Lista di Discussione" <forum@liste.bologna.social-forum.org>, 
          "Euskadi Lista Italia" <paesibaschiliberi@autistici.org>, 
          "Euskadi Lista Rete Yahoo!" <info_euskadi@yahoogroups.com>
        Oggetto:
          Interrogazioni parlamentari da Parte dell'On. Bulgarelli (Verdi) sugli 
          ultimi avvenimenti repressivi in Euskal Herria
        Data:
          Wed, 22 Oct 2003 19:34:05 +0200
         
        Ultime tre interrogazioni parlamentari presentate 
          da Mauro Bulgarelli (Parlamentare Verde) sulle operazioni repressive 
          nei Paesi Baschi
          
          
         
        Interrogazione a risposta scritta
         
         Al ministro degli affari esteri per sapere, 
          premesso che:
         
        
        la Guardia Civil ha arrestato in data 16/10/2003 
          otto persone, delle quali sette in Gipuzkoa e una in Navarra; tutti 
          gli arrestati sono esponenti dell¹euskara e della cultura basca 
          e l’ operazione di polizia giunge otto mesi dopo la chiusura del 
          quotidiano in lingua basca Euskaldunon Egunkaria;
        gli arrestati sono Mikel Azkune (a Errenteria), 
          Juan Mari Larrarte (a Hernani), Joxe Mari Sors, Mikel Arrizabalaga, 
          Mikel Sorozabal e Javeir Legarra (a Donostia), Armando Hernández 
          (a Tolosa) e Angel Ramón Diea (a Villatuerta);
        l¹operazione è stata ordinata, come 
          quella di febbraio, dal magistrato della Audiencia Nacional (tribunale 
          speciale) spagnola, Juan del Olmo; oltre agli arresti sono state eseguite 
          tredici perquisizioni, sia nei domicili degli arrestati, sia nei loro 
          luoghi di lavoro;
        a parere dell’ avvocato di Egunkaria, Eneko 
          Etxeberria, questa operazione è diretta, da una parte, contro 
          le imprese non ancora chiuse del gruppo Egunkaria S.A. e, dall¹altra, 
          contro l¹impresa Buruntzape S.L.;
        quest¹ultima è la titolare di tutto 
          il Parque Cultural Martin Ugalde di Andoain, dove sono state perquisite 
          le sedi di diverse imprese e di organismi relazionati con l¹euskara, 
          fra essi la Euskarazko Komunikazio Taldea, promotrice del quotidiano 
          Berria, Plazagunea e Gráficas Leitzaran; 
         
        la Guardia Civil è entrata anche nei locali 
          della casa editrice Zabaltzen di Donostia, da dove ha portato via gli 
          hard disk dei computer; agenti sarebbero entrati anche negli uffici 
          della Gráfica Lizarra;
        secondo il ministro degli Interni spagnolo, Angel 
          Acebes, la retata è legata «all¹indagine giudiziaria 
          su possibili irregolarità contabili, destinazione di sovvenzioni 
          e riciclaggio di denaro» da parte di imprese che hanno a che fare 
          con la «trama Egunkaria», ma José María Sors, 
          direttore di Euskalgintza Elkarlanean, ha affermato dopo la chiusura 
          di Egunkaria: «Non abbiamo niente da nascondere e tutto da mostrare. 
          È triste che ci troviamo in questa situazione, perché 
          siamo di fronte ad accuse infondate. Tutto quello che c¹è, 
          è una presunzione. Non di innocenza, ma di colpevolezza. E dobbiamo 
          compiere una serie di passi per dire ‘No, signori, siamo pronti 
          a mostrare tutto ciò che sia necessario, dato che tutto è 
          stato fatto nel più stretto rispetto della legalità’»;
          
          l¹operazione è coincisa con la consegna del premio Vasco 
          Universal a Martin Ugalde; sua moglie, che si è recata a Gasteiz 
          per ritirare il premio, nel suo discorso ha affermato di sentirsi «afflitta» 
          per gli arresti e ha chiesto per suo marito «il rispetto e la 
          dignità che merita», sottolineando che «nascere in 
          questa terra e sentirsi basco non è un reato ma un diritto»;
         
        il quotidiano Gara riferisce che nel complesso 
          che ospita oltre una ventina di imprese ed organismi che lavorano per 
          l¹euskara e per la cultura basca era palpabile un sentimento di 
          sorpresa mista a indignazione nelle parole dei vari rappresentanti di 
          forze politiche, istituzioni, organismi sociali e sindacati che sono 
          intervenuti: i dirigenti della sinistra indipendentista Oarnaldo Otegi, 
          Joseba Permache e Joseba Alvarez; i segretari dei settori comunicazione 
          dei sindacati ELA e LAB, Gérman Kortabarria e Txutxi Ariznabarreta; 
          il vicecoordinatore di Aralar Iñaki Irazabalbeitia; la rappresentante 
          di Elkarri Maixux Rekalde;
          molti di loro hanno menzionato l¹operazione di febbraio, che portò 
          alla chiusura di Egunkaria, ricordando le denunce di torture, tra le 
          quali quella di Martxelo Otamendi (direttore del quotidiano Egunkaria), 
          che ha denunciato di essere stato torturato dopo il suo arresto;
          
          
          il segretario generale di Kontseilua, il Consiglio degli organismi sociali 
          per l’Euskara, Xabier Mendiguren, ha annunciato, inoltre, che 
          chiederà ufficialmente diverse riunioni ai governi di Lakua (sede 
          del Governo Autonomo Basco) e di Navarra, al fine di «analizzare 
          a situazione attuale e come si possa articolare l¹appoggio del 
          quale hanno bisogno l¹euskara e la cultura per andare avanti»; 
          l’ AEK (Coordinamento per l¹alfabetizzazione in euskera degli 
          adulti) ha inserito l’operazione di polizia ordinata dal giudice 
          del Olmo «nel quadro di criminalizzazione e attacco continuo all¹euskara» 
          e ha ricordato che devono essere «le amministrazioni a garantire 
          i meccanismi necessari a promuovere la normalizzazione dell¹euskara»; 
          
         
          il direttore del quotidiano Berria, Martxelo Otamendim, ha evidenziato 
          che le imprese colpite dall¹operazione diretta dal giudice Juan 
          del Olmo «si occupano di far progredire questo paese facendo informazione 
          e sviluppando infrastrutture culturali», sottolineando la necessità 
          che tali imprese ricevano appoggio sociale ed istituzionale di fronte 
          alle aggressioni delle quali sono oggetto da parte del tribunale speciale 
          spagnolo;
         
          a parere dell’interrogante nessuno dei reati imputati agli otto 
          arrestati («irregolarità economiche contabili, riciclaggio 
          di denaro e sovvenzioni di imprese»), giustifica i metodi utilizzati 
          dal giudice Juan del Olmo: cattura da parte della Guardia Civil, con 
          assalto notturno alle loro abitazioni ed isolamento assoluto degli arrestati 
          per diversi giorni prima del passaggio a disposizione della magistratura; 
          per reati di tipo monetario, infatti, è consuetudine convocare 
          gli imputati davanti al giudice, a maggior ragione se alcuni di essi 
          hanno già manifestato in occasioni precedenti la loro assoluta 
          disponibilità a fornire tutte le spiegazioni necessarie sulle 
          loro rispettive imprese;
         
        lo Stato spagnolo, invece, soprattutto nelle 
          operazioni che coinvolgono l¹indipendentismo basco, abusa sistematicamente 
          di metodi polizieschi come l¹arresto, che nelle società 
          democratiche sono riservati a casi molto gravi e specifici; la stessa 
          Audiencia Nacional in occasione di casi di frode o malversazioni di 
          entità ben più rilevante ( basti citare il caso del Banco 
          Santander Central Hispano, imputato di 138 reati di frode fiscale, o 
          quello di Mario Conde, condannato per aver «distratto» oltre 
          sette miliardi di pesetas), ha sempre formalmente convocato davanti 
          al giudice gli imputati; inoltre, è opportuno ricordare che diversi 
          degli arrestati a febbraio, nell’operazione contro Egunkaria, 
          che sembra essere stata il preludio agli ultimi arresti, hanno denunciato 
          di essere stati torturati dalla Guardia Civil durante il periodo di 
          isolamento assoluto, denunce che si sommano a molte altre esistenti 
          e documentate da vari organismi e osservatori internazionali;
        il Parlamento europeo, in una risoluzione approvata 
          il 17 maggio 2001 a Strasburgo, ammonisce tutti gli Stati a
        rispettare e difendere il diritto di ciascuno 
          alla libertà di opinione ed espressione; in particolare, ricordando 
          la Carta dei diritti fondamentali firmata e proclamata dai Presidenti 
          del Consiglio, della Commissione e del Parlamento europeo a Nizza il 
          7 dicembre 2000, nonchè la risoluzione del 16 marzo 2000 sui 
          diritti umani internazionali e sulla politica dell'Unione europea in 
          materia di diritti umani (1999), viste le risoluzioni adottate dalla 
          Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo nella sua 57a 
          seduta sul diritto alla libertà di opinione e di espressione, 
          sull'indipendenza e l'imparzialità del potere giudiziario, nonché 
          sulla detenzione arbitraria e sulle esecuzioni arbitrarie, il Parlamento 
          Europeo richiama tutti gli Stati membri dell’Unione a garantire 
          la libertà di informazione ed espressione e a rispettare le specificità 
          storiche, culturali o geografiche;
        sempre nella stessa risoluzione, il Parlamento 
          Europeo chiede ai governi degli Stati interessati di vegliare a che 
          i giornalisti detenuti possano beneficiare di un processo equo sulla 
          base di indagini approfondite ed imparziali, conformemente alle norme 
          internazionali, e insiste di conseguenza affinché tali processi 
          siano pubblici e sia autorizzata la presenza di osservatori internazionali, 
          sia all'inizio del processo che nel corso dell'intero svolgimento della 
          procedura;
        se non ritenga opportuno assumere informazioni 
          presso le adeguate sedi diplomatiche in merito alla corretta adozione 
          da parte del Governo Spagnolo della risoluzione del Parlamento Europeo 
          del 17 maggio 2001, che vincola tutti gli Stati membri dell’Unione 
          a vigilare sulla sua attuazione, al fine di garantire la massima pubblicità 
          agli esiti di un provvedimento giudiziario che minaccia di ledere uno 
          dei diritti fondamentali dell’uomo e di discriminare fortemente 
          le possibilità di espressione di una comunità etnica importante 
          come quella basca.
        Roma 20/10/2003
         
         
        On. Mauro Bulgarelli
         
         
         
        Interrogazione a risposta scritta
         
        AL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, PER SAPERE PREMESSO 
          CHE:
         
        secondo il giornale basco Gara del 29/09/2003, 
          dal 28/09/2003 la polizia nazionale spagnola tiene in stato di arresto 
          il signor Xarlo Etxezaharreta, giornalista e direttore della rivista 
          basca Kale Gorria; l’arresto sarebbe da mettere in relazione con 
          l’inchiesta giudiziaria aperta nei confronti di Udalbitza, l’assemblea 
          degli eletti della sinistra socialista dei paesi baschi;
         
        secondo alcuni testimoni presenti all’arresto 
          di Etxezaharreta, noto giornalista, non sarebbe chiaro quale corpo di 
          polizia abbia effettuato l’arresto né sono noti gli esatti 
          capi di imputazione a carico di Etxezaharreta;
         
        se non ritenga opportuno intervenire presso le 
          adeguate sedi diplomatiche per assumere informazioni sulle motivazioni 
          e le modalità dell’arresto di Xarlo Etxezaharreta sulla 
          corretta adozione da parte del Governo Spagnolo della risoluzione del 
          Parlamento Europeo del 17 maggio 2001, che vincola tutti gli Stati membri 
          dell’Unione a vigilare sulla sua attuazione, al fine di garantire 
          la massima pubblicità agli esiti di un provvedimento giudiziario 
          che minaccia di ledere uno dei diritti fondamentali dell’uomo 
          e di discriminare fortemente le possibilità di espressione di 
          una comunità etnica importante come quella basca.
         
        Roma 02/10/2003
         
         
        on. Mauro Bulgarelli
         
         
        Interrogazione a risposta scritta
         
        Al ministro per gli affari esteri per sapere, 
          premesso che:
         
         
        il quotidiano basco “Gara” del 14/10/2003 
          riferisce di nuove misure repressive adottate nei paesi baschi, sia 
          quelli sotto amministrazione spagnola che francese; la giudice francese 
          Laurence Le Vert avrebbe proibito a due cittadini baschi - Eneko Gorri, 
          della provincia di Lapurdi, e Emilie Martin, originaria della provincia 
          di Zuberoa, studentessa a Maule e residente a Baiona - “di dedicarsi 
          ad azioni o ad una qualsiasi delle seguenti attività professionali 
          o sociali: partecipare a riunioni o attività di appoggio a detenuti 
          baschi», come recita testualmente il provvedimento; su Emilie 
          Martin, diciottenne, pesa infatti la proibizione di relazionarsi con 
          una lista di persone, fra le quali si trovano anche quattro di quelle 
          arrestate in data 08/10/2003 in seguito a un’operazione del giudice 
          Garzòn e che successivamente sono state rimesse in libertà;
         
         
        le misure restrittive comminate alla Martin presentano 
          anche risvolti paradossali: nella lista delle persone che ella non può 
          contattare figura infatti anche la sorella, con la quale condivide l’abitazione; 
          inoltre, Emilie Martin, non può lasciare il Dipartimento dei 
          Pirenei Atlantici e deve presentarsi al commissariato di Baiona due 
          volte alla settimana;
          la giudice francese ha disposto misure identiche per Eneko Gorri, al 
          quale si nega il diritto di partecipare a concentramenti o manifestazioni 
          in favore dei diritti dei prigionieri baschi, oltre che di relazionarsi 
          con un determinato gruppo di persone; egli dovrà presentarsi 
          una volta alla settimana al commissariato di Burdeos, città dove 
          studia, e non potrà uscire senza autorizzazione dal Dipartimento 
          della Gironda; questo significa, per esempio, che dovrà chiedere 
          il permesso ogni volta che si recherà a Angelu, dove risiede 
          la sua famiglia;
        l’operazione del giudice Garzón, 
          invece, muove dal presupposto che il ritrovamento nei domicili degli 
          inquisiti di lettere
        
          mandate da prigionieri politici vada considerato un «indizio» 
          di «integrazione in ETA» e con tale imputazione sono state 
          arrestate 34 persone; tra esse figura Ramón López, residente 
          a Altsasu, incarcerato per la sua presunta integrazione «nell’apparato 
          di informazione» dell’organizzazione armata indipendentista; 
          nel provvedimento firmato da Garzón, al quale il quotidiano “Gara” 
          ha avuto accesso, si dice che «nella perquisizione del suo domicilio» 
          sono state trovate due lettere, una del prigioniero Bixente Goikoetxea 
          e un’altra di un dirigente di “Gestoras pro Amnistía” 
          (organismo popolare in favore dell’amnistia per i prigionieri 
          politici baschi, ora messo fuori legge); inoltre Lopez sarebbe titolare 
          di una «una cassetta di sicurezza» con «denaro in 
          contanti ed una lista di persone attualmente in prigione» alle 
          quali «si assegna una somma di 100 euro, il che indica la responsabilità 
          di tesoreria in appoggio al collettivo dei prigionieri»;
        anche a Angel Elcid, residente a Iruñea, 
          e arrestato su ordine del giudice Garzón, è stata contestata 
          e sequestrata
        documentazione epistolare, tra cui una «una 
          lettera spedita da Iñaki Beaumont dalla prigione di Soto de Real, 
          datata dicembre 2000, indirizzata a Aitzina Kultur Elkartea»;
        Askatasuna (organismo popolare di lotta alla 
          repressione), attraverso un comunicato, ha definito questa operazione
        
          una «montatura politico – mediatica orchestrata da Le Vert 
          e Garzón», ricordando, contemporaneamente, le denunce di 
          maltrattamenti presentate da alcuni degli arrestati dalla Polizia;
        fonti giuridiche consultate da “Gara”, 
          sottolineano come il giudice Garzón presuma arbitrariamente, 
          nel suo provvedimento, che «qualsiasi
        
          relazione personale con un prigioniero politico o l’appoggio economico 
          al collettivo dei detenuti debba configurarsi necessariamente come reato»; 
          le stesse fonti aggiungono che le decisioni adottate da Le Vert comportano 
          «un gran salto qualitativo», dato che «sono misure 
          che si prendono “nell’eventualità” che l’imputato 
          possa commettere un reato, e siano dunque di carattere “preventivo”»;
         se non ritenga doveroso intervenire presso le 
          opportune sedi diplomatiche per assumere informazioni sulle motivazioni 
          di provvedimenti giudiziari che minacciano di ledere diritti fondamentali 
          dei cittadini e di discriminare fortemente le possibilità di 
          espressione e di agibilità democratica di una comunità 
          etnica importante come quella basca.
        
          Roma 15/10/2003
         
         
        On. Mauro Bulgarelli