Il 26 Aprile, a seguito di interventi incrociati tra il sottoscritto (Capogruppo Consiliare del PRC a Casalecchio di Reno) e l'Onorevole Renzo Imbeni (vicepresidente del Parlamento Europeo), in occasione di un Consiglio Comunale sulla Convenzione Europea svoltosi il 14 Aprile 2003 a Casalecchio sull'argomento autodeterminazione dei popoli e questione Basca, scrissi una lettera dove rispondevo ad alcune sue affermazioni sugli argomenti sopraccitati e da me evidenziati nel mio intervento.

 

La mia lettera del 26 Aprile è stata oggetto della risposta dell'Eurodeputato (30 Aprile) a cui ora segue una mia seconda lettera in continuazione dell'argomento trattato.

 

Con questa comunicazione (e come potrete leggere nella sua missiva, anche con la disponibilità dell'Onorevole Renzo Imbeni) rendo pubbliche entrambe le lettere (la mia prima lettera aperta l'avevo già spedita a tutti i riceventi il 26 Aprile).

 

Credo che una discussione di questo tipo, che assume una forma di carteggio vero e proprio, in un momento così delicato nel Paese basco abbia una certa importanza. Importanza non data da una convergenza di idee ma data dal fatto che, su un argomento considerato tabù da ampi strati dell'opinione pubblica e politica (soprattutto di Sinistra), si stia creando un confronto tra due posizioni differenti che fino ad ora avevano fatto fatica a sfiorarsi.

 

Grazie dell'attenzione

 

Odorici Marco

CapoGruppo PRC

Casalecchio di Reno (Bo)

prc.casalecchio@libero.it

rifondazione@comune.casalecchio.bo.it

 

a seguire le due lettere:

 

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Il  Vicepresidente

 

 

 

 

 

Ufficio di Bologna

 

Via Della Beverara, 6 - 40131 BOLOGNA

 

tel. +39 051 4198217 - fax +39 051 4198280

 

E-Mail : imbeni@dsbologna.it

 

 

 

 

 

Prot. 669 let  RI/gm                                                                                          Bologna 30 aprile 2003

 

 

 

 

A Marco Odorici

 

 

 

 

Caro Odorici,

 

            grazie per la lettera che porta la data del 25 aprile 2003, giorno in cui ho avuto il compito di ricordare l’anniversario della nostra Liberazione dal nazifascismo a S. Matteo della Decima, a San Giovanni in Persiceto e a Quinzano di Loiano.

 

            Ho partecipato qualche anno fa a una manifestazione con migliaia di persone a S. Sebastian, promossa da un Comitato presieduto da Fernando Savater. Era stata decisa dopo l’ennesimo attentato terroristico che aveva provocato la morte di un consigliere comunale di un piccolo comune basco.

 

            Ho detto in quell’occasione ciò che ho sintetizzato nell’incontro promosso dal Consiglio Comunale di Casalecchio di lunedì 14 aprile, dopo aver ascoltato con attenzione il tuo intervento. Ho reagito soprattutto perché sono rimasto sorpreso di sentir parlare del problema basco senza una parola chiara di condanna del terrorismo. La tua lunga lettera mi conferma che la mia prima impressione non era stata  superficiale.

 

            In tutta l’analisi del tuo scritto c’è una sovrapposizione fra spiegazione e giustificazione che personalmente non condivido. C’è un paragrafo significativo della tua lettera: “Il “terrorismo” (mi scusi ma fino a che non verrà stabilito un giusto decalogo su “cosa è” e “chi pratica il terrorismo”, quello relativo alla questione basca, pur non accettando certe scelte armate, mi sento id virgolettarlo) dei baschi è il punto di partenza. ERRATO! Non può essere questa la base di partenza per discutere del paese basco ma deve essere perchè e per come si  è giunti ad una tale situazione. Bisogna partire dalla assoluta non punizione“ del regime franchista; dalla sua riproposizione sotto vesti “democratiche”; dal riciclaggio di quei personaggi che non sono stati spazzati via da una rivolta antifranchista per il semplice motivo che la dittatura i Spagna si è semplicemente dissolta alla morte del Generale Franco.

 

            Anche qualora tu avessi ragione (ma a mio avviso non è vero) quando spieghi perché e come si è giunti ad una tale situazione mancano alcune parole chiare senza le quali il dialogo fa fatica a restare tale e a diventare proficuo e utile . E queste parole sono: “Non può esserci alcuna giustificazione per il terrorismo”. Non le ho sentite nel tuo intervento e non le ho lette nella tua lettera. Spero di poterle leggere e ascoltare la prossima volta, così la discussione su autonomia, identità, relazioni fra paese basco e Spagna, fra franchismo e post franchismo, fra monarchia e repubblica potrà svilupparsi con la certezza che rispetto al terrorismo (non dei baschi, ma dei terroristi) siamo schierati dalla stessa parte.

 

            Ho detto e ripeto: “neo nazionalismo etnico” per riassumere la concezione ideologica e il programma politico di chi ritiene che il paese basco sia un paese occupato dalla Spagna e in parte dalla Francia, che l’obiettivo sia quello di cacciare gli stranieri e di accettare che nel paese basco vivano solo coloro che sono baschi, di  lingua basca e di cultura basca.

 

            Questa non è la posizione dei nazionalisti  baschi, è la posizione di una parte di quello che tu ricordi essere il movimento di Liberazione Nazionale basco e che è all’origine anche degli atti terroristici.

 

            Io non accetto l’analisi secondo cui il paese basco sia un paese occupato da una o due potenze straniere. Ma anche se si prende atto che una minoranza di cittadini baschi ( fosse anche la maggioranza!) la pensa in questo modo, non posso in nessun caso giustificare che si usi il terrorismo contro i civili per liberarsi da questa oppressione.

 

            Confermo anche che a mio avviso il paese basco gode di una autonomia rispetto allo stato centrale che ha pochi paragoni in Europa.

 

            Non voglio commentare tutti i passaggi della tua lettera; il punto essenziale che non ho trovato e su cui spero di avere un chiarimento l’ho già indicato in modo netto. Permettimi tuttavia di esprimere una opinione e una sensazione. L’opinione è su un approccio che in alcuni passaggi della lettera ho trovato strano:

 

a)      la Costituzione non è stata approvata dalla maggioranza dei baschi. E’ vero. Ma che significa? Anche in Italia nel sud vinse la monarchia il 2 giugno 1946: dovremmo forse giustificare atti di rivolta e peggio ancora perché in una parte di un paese non si è a favore della decisione della maggioranza?

 

b)     Partiti “Spagnoli”, moderati Baschi, Patriottici: queste definizioni sono tue? Sono neutre? Contengono, dal tuo punto di vista, un giudizio di valore? Personalmente conosco cittadini baschi dirigenti di partiti “spagnoli” che da anni non sono liberi di muoversi per andare al cinema, in ufficio, al ristorante perché minacciati di morte da “ignoti” che forse quando sono andati a votare hanno votato per qualche partito “patriottico”. Cosa c’è di patriottico in tutto questo?

 

c)      “divisione vera e reale fra il Popolo Basco e le istituzioni imposte (credo che alla luce di questi dati si possa dire) dello stato spagnolo”: no, secondo me non puoi dire né Popolo Basco, né istituzioni imposte. Nel primo caso perché del popolo basco fanno parte tanto cittadini che sostengono l’ETA, quanto cittadini che sono stati resi orfani/e e vedovi/e dal terrorismo basco solo perché i congiunti erano membri del partito socialista o del partito popolare. Nel secondo caso perché anche il 50,01% è una maggioranza rispetto al 49,99%. E se qualcuno invita a non votare deve poi accettare il risultato che decidono coloro che vanno a votare.

 

La sensazione, e non è stata gradevole, riguarda l’assenza totale in una lunga lettera con molti dati, cifre e statistiche elettorali di un solo accenno alle centinaia di persone uccise dai terroristi. ETA deporrebbe le armi se fosse accolta la richiesta di un referendum per decidere il grado di autonomia del paese basco?

 

E tu sei d’accordo che una organizzazione terroristica possa imporre condizioni per deporre le armi?

 

      Chi personalmente si è macchiato di atti terroristici deve risponderne in tribunale, non ha alcun titolo per porre condizioni a chichessia!

 

      Io credo che ci sia un solo modo per difendere gli interessi del popolo basco: quello di opporsi con tutti i mezzi legali al terrorismo. Quando questo nemico sarà sconfitto sarà un bel giorno prima di tutto proprio per tutti i cittadini che vivono nel paese basco.

 

      Cordiali saluti

Renzo Imbeni

P.S. La mia risposta è indirizzata solo a te, ma puoi ovviamente renderla pubblica e farla conoscere a coloro che hanno ricevuto la tua lettera aperta

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Casalecchio 2003-05-06

 

 

 

Lettera aperta alla risposta del Vicepresidente del Parlamento Europeo Renzo Imbeni, datata 30 Aprile 2003, a proposito della questione Basca

 

 

 

                                                                                                      e P.C.

 

                                                                                                      Al Consiglio Comunale di Casalecchio

 

                                                                                                      Agli Organi del PRC

 

                                                                                                      Agli Organi di stampa locali

 

                                                                                                      Ai Compagni solidali con Euskal Herria

 

 

 

Caro Onorevole Renzo Imbeni;

 

innanzitutto grazie per avermi risposto. Penso che al di là dei pensieri e delle cose scritte nella sua risposta sia doveroso ringraziarla sentitamente di questa sua attenzione che, mi auguro, ci porti lontano (ma soprattutto coinvolga i soggetti interessati) nell’affrontare le tematiche di cui stiamo trattando. Chissà forse sono un velleitario però, da buon Comunista ed utopista, credo che per realizzare il futuro bisogna prima sognarlo, quindi…

 

 

 

Perché il 25 Aprile

 

Innanzitutto la lettera riporta la data del 25 Aprile perché l’ho terminata al mio ritorno da Roma dove, insieme ad altri colleghi del Consiglio Comunale, abbiamo presenziato alla consegna della Medaglia d’Oro al merito Civile conferita al nostro Comune per i fatti legati alla distruzione di Casalecchio di Reno durante la guerra. Onorificenza che mi ha reso orgoglioso di appartenere alla città di Casalecchio da quando sono nato e mi ha illuso di rappresentare lì, di fronte al Capo dello Stato, anche i 13 trucidati al Cavalcavia dai NaziFascisti; 13 Partigiani, di cui 7 stranieri, che il corso della storia ha fatto sì che oggi potessimo ricordarli come eroi ma che all’epoca erano solo considerati dei terroristi, dei banditi. E, visto l’andazzo relativo alle dichiarazioni del centro destra sul 25 Aprile, mi sa che la Sinistra debba tenere alta la guardia sulla Resistenza e tutta la sua storia.

 

In realtà la lettera l’avevo iniziata un paio di giorni dopo il Consiglio Comunale sulla Convenzione Europea, ma è stato solo al ritorno da Roma, complice il clima che si è respirato in quell’occasione, che l’ho conclusa.

 

 

 

Il “terrorismo” ed il suo rifiuto come tale

 

Colgo nella sua lettera in maniera evidente uno sconcerto sul fatto che io non abbia condannato in nessuna maniera il terrorismo. Ma io non ho parlato del terrorismo in quanto, sia nel mio intervento sulla Convenzione Europea che nella lettera a lei indirizzata, ho parlato dell’autodeterminazione dei Popoli e della questione Basca sempre in termini di riconoscimento del problema.

 

Io condanno il terrorismo! Figuriamoci! Nella mia città, nella nostra città, sappiamo bene cos’è il terrorismo no? Io tutte le volte che passo dalla stazione di Bologna regalo uno sguardo a quella lapide e a quella breccia nel muro, ed ogni volta (mi prenderanno per pazzo) levo il pugno in onore di quei morti. Ma non solo, anche ogni volta che passo da San Benedetto Val di Sembro, quando faccio quella galleria (quindi anche il giorno 25 Aprile), ricordo il terrorismo.

 

Da come però mi pone i quesiti sulla questione terrorismo, e la mia condizione di Comunista militante, mi induce a dirle che, ebbene sì, condanno anche le azioni delle BR. Questo per far capire che sono contro il terrorismo e non lasciarle dei dubbi. A testimonianza di ciò le dico che subito dopo che si è sparsa la notizia dell’uccisione di Marco Biagi, mi sono recato sul luogo del delitto assieme ai miei Compagni di Partito, ed il giorno successivo ero in piazza Maggiore (mi ha pure visto il Sindaco Castagna) con tutta quella folla, a dire no al terrorismo.

 

Sono contro la guerra e contro il terrorismo ma non sono un nonviolento. Credo che Ernesto “Che” Guevara sia una figura da ricordare ed ammirare, credo che le lotte di liberazione vadano supportate, credo che per rispondere alla violenza di un oppressore sia praticabile il ricorso alla risposta armata.

 

Bisogna però analizzare i contesti, le problematiche, le realtà di cui si affrontano le questioni in cui si arriva a dire: “purtroppo l’unica cosa rimasta a quella gente è la lotta armata”.

 

E credo che anche questo sia una sconfitta ma, come i nostri Partigiani ci hanno insegnato, a volte c’è una via dolorosa ma unica, e la storia della nostra Repubblica è lì a ricordarlo.

 

 

 

L’analisi della storia

 

A questo punto quindi, credo sia necessario analizzare il perché avvengono le cose. Io non ho letto Marx o Lenin (se non alcuni passaggi), e non sono nemmeno un acculturato saccente, sono “solo” un operaio (ho iniziato a lavorare in fabbrica nel 79 all’età di 15 anni) ma ho imparato una cosa nella mia militanza da Comunista libertario (iscritto a Democrazia Proletaria dall’84 fino al 90/91 anni della nascita della Rifondazione Comunista): che per dare una risposta seria alle cose bisogna prima conoscerne la storia ed approfondirne le cause. Sbaglio?

 

 

 

Esempio della destra con gli immigrati

 

Io vedo che la pratica opposta è attuata dalla destra. Dare risposte dure e populiste senza troppi “perché” e “per come” per accontentare chi grida al mostro. Prendiamo l’esempio che è caro a loro: la microcriminalità che coinvolge spesso degli immigrati. Perché avviene l’immigrazione clandestina? Perché molte volte i responsabili di crimini più o meno grandi risultano essere gli immigrati? Perché si pone l’accento solo sulle criminalità degli immigrati invece che inquadrare il fenomeno nel suo complesso?

 

Alla destra non interessa la motivazione, la dinamica, e nemmeno la risoluzione di un problema, la destra pone la problematica e dice la risoluzione: Immigrati clandestini fautori di problemi? Fuori gli immigrati e i problemi sono risolti!

 

Non mi sembra che questa pratica sia nel nostro codice genetico di individui di Sinistra; anzi, credo che se vediamo che a Sinistra qualcuno dice queste cose lo accusiamo senza mezzi termini di populismo, razzismo e di non praticare certamente una politica di Sinistra. E’ ovvio! Non analizza le cause!!!

 

 

 

Analisi del conflitto nel Paese Basco

 

Perché dovrei fare lo stesso errore sulla questione Basca? Io ho scritto anche nella lettera che le ho spedito che sono contro certe scelte armate. La frase esatta, mentre parlavo della questione del “terrorismo” basco, è stata: “pur non accettando certe scelte armate”.

 

Io dico a chiare lettere che per risolvere la questione Basca debbono finire tutte le azioni armate e di repressione che avvengono nel Paese Basco e nello Stato Spagnolo, bisogna che si apra un tavolo di confronto tra il Governo Spagnolo ed il Movimento Nazionale di Liberazione Basco e si affronti il problema.

 

Agli agenti esterni invece che compito tocca? Tocca il fatto di analizzare se esiste un contenzioso oppure no e se esiste questo contenzioso iniziare a far rispettare la legalità in quella determinata situazione.

 

Cos’è la cosa da fare prima? Io credo sia riconoscere il contenzioso.

 

 

 

E’ nato prima l’uovo o la gallina?

 

Lei mi dice che “in una lunga lettera con molti dati, cifre e statistiche elettorali” non c’è “un solo accenno alle centinaia di persone uccise dai terroristi.”. Scusi la franchezza ma: e nella sua c’è forse qualche accenno ai Baschi uccisi dallo Stato Spagnolo per mezzo dei vari squadroni paramilitari finanziati dai vari governi di Madrid? C’è forse un accenno alle denunce di tortura che ininterrottamente da quando è finito il franchismo i cittadini Baschi continuano a subire? C’è forse un accenno alla pratica del confino attuato da Madrid nei confronti di militanti di ETA o presunti tali? Mi pare proprio di no!

 

Nella mia precedente lettera non ho citato a caso che “non si tratta di stabilire se è nato prima l’uovo o la gallina”, perché so qual è l’atteggiamento di molti nei confronti della questione Basca: il suo! O si condanna il terrorismo di ETA o non se ne parla! Ma le pare logico? Soprattutto alla luce di quello che attualmente avviene nel mondo e nel “democratico” Stato Spagnolo! Il nostro compito, ossia quello che spetta agli “agenti esterni”, è quello sì di dibattere e di condannare determinate cose (quindi anche la lotta armata)  ma è anche quello di agire affinché la democrazia ed il rispetto della dignità umana sia osservato ovunque.

 

Attualmente nello Stato Spagnolo non è così! Così come non lo è nel mondo!!!

 

 

 

Irlanda del Nord, Kurdistan, Palestina, Paese Basco… l’autodeterminazione è uguale ovunque

 

L’autodeterminazione: parliamone! Io sarei curioso di sapere quali sono le differenze tra le 4 situazioni relative al Popolo Irlandese (dove un processo di pace è in atto; dove il governo Britannico tratta con un partito che sostiene posizioni vicine all’IRA; dove l’IRA ha comunque un ruolo nel negoziato), al Popolo Kurdo (sostenuto dagli americani nell’Iraq perché fa comodo negli intrighi internazionali legati al petrolio, ignorato in Turchia dove tutt’ora subisce violenze continue in carcere, nel non rispetto dei diritti umani e culturali e, addirittura, subisce violenze anche in occasione del recentissimo terremoto che l’ha colpito!), al Popolo Palestinese (il cui dramma è sotto gli occhi di tutti da tanti, troppi anni; dove Israele si permette di costruire un muro fisico tra i territori occupati ed il territorio Israeliano –altro che il muro di Berlino!-; dove si colpisce il parente di un terrorista distruggendogli la casa violando qualsiasi norma democratica; dove continuano a morire nella indifferenza totale anche i pacifisti stranieri che sono laggiù per aiutare e denunciare le pratiche naziste (me lo concede?) del Governo Sharon) con il Popolo Basco. Sicuramente, ed una gliela trovo io, nel Paese Basco non c’è uno scontro così violento come nei tre casi citati ma, se si esamina da vicino quel conflitto, si può scoprire che la violenza che subiscono gli indipendentisti in special modo, è diversa ma produce gli stessi effetti: morti, violazioni dei diritti umani e democratici!

 

Questi Popoli che cosa richiedono? Di autodeterminarsi, ossia di decidere da loro che cosa vogliono essere!

 

 

 

La dissoluzione dell’ex URSS, della ex Jugoslavia, della Cecoslovacchia

 

Non ci sono state tante storie quando l’ex Unione Sovietica si è dissolta creando un infinità di staterelli anche delle proporzioni del Paese Basco; oppure quando, con un conflitto duro e assurdo (ma accettato e sostenuto in parte dal mondo occidentale) come quello che si è acceso in Jugoslavia si sono creati nuovi Stati che si sono autodeterminati in maniera più o meno pacifica; e nessuno ha nemmeno obiettato quando la Cecoslovacchia si è dissolta pacificamente in Repubblica Ceca e Slovacchia.

 

Pare quasi che tutto ciò che è avvenuto nell’est europeo sia stato tacitamente incoraggiato a dissolversi, forse per eliminare qualsiasi traccia del “terribile” socialismo reale, mentre se la cosa si propone ad occidente, nella consolidata terra della democrazia e dei diritti, tutto ciò non deve avvenire anzi… viene occultato e bollato come terrorista!

 

 

 

Caro Onorevole Imbeni,

 

mi rendo conto che sono sempre prolisso nello scrivere ma, credo, che gli argomenti che ho trattato solo come punti meritassero di essere citati in questo carteggio tra me e lei, soprattutto se si parla di una questione come quella del Paese Basco.

 

 

 

Il passato ed il presente: quale differenza?

 

Un ultimissima cosa che mi incuriosisce moltissimo:

 

lei considerava l’ETA terrorista anche quando con un azione che riscosse simpatie in tutti i rivoluzionari dell’epoca uccise Carrero Blanco e di fatto inflisse un attacco quasi mortale alla dittatura Franchista? Io ho conosciuto questo fatto attraverso il film di Gillo Pontecorvo, “Ogro”, e non mi sembra che ci sia niente di sbagliato in quello che ETA fece, vista la situazione che si venne a creare e quello che le popolazioni della penisola iberica subirono con l’avvento del Franchismo.

 

 

 

Perché le faccio questa domanda? Perché guardo la situazione attuale da quel punto di vista, ossia dal fatto che i Baschi continuano a subire morti e torture come all’epoca del Franchismo, e, come all’epoca del Franchismo, nelle prossime elezioni amministrative del 25 Maggio la popolazione Basca subirà la non possibilità di poter esprimere un voto realmente democratico in quanto una posizione politica di sinistra, antimilitarista, ambientalista, operaista, movimentista non potrà essere rappresentata da nessun partito. Una posizione che alle ultime amministrative ha ricevuto quasi il 18% dei consensi elettorali.

 

Guardo da esterno questa situazione e mi dico come si può eliminare la simpatia di una parte del Popolo Basco verso un organizzazione armata se quello che gli viene offerto è solo repressione e violenza?

 

Una repressione ed una violenza che, lo ribadisco, continua ininterrottamente dal Franchismo;

 

repressione e violenza attuata anche dal governo di “sinistra” del PSOE e documentata dalle condanne inflitte ai Ministri del Governo di Gonzales che finanziava i GAL, gruppi paramilitari che avevano il compito di stroncare fisicamente gli oppositori della Sinistra Basca;

 

repressione e violenza eclatante quando nell’84 e nell’89 vengono assassinati due dirigenti politici di Herri Batasuna, Santiago Brouard e Josu Muguruza, quest’ultimo ucciso il giorno prima del suo insediamento al Parlamento spagnolo in un ristorante di Madrid dove stava cenando assieme ad altri 3 eletti della coalizione della sinistra indipendentista Basca. Essi erano senza una scorta armata.

 

 

 

Vede, caro Imbeni,

 

ce ne sarebbe da dire sulla questione dei morti ammazzati nello Stato Spagnolo e nel Paese Basco, ma non si finirebbe più e sarebbe, almeno credo, controproducente. E’ più utile partire da ora e capire quali sono le forme più immediate per ristabilire la democrazia ed eliminare la violenza nel Paese Basco e nello Stato Spagnolo.

 

 

 

Piattaforma per una soluzione politica in Euskal Herria

A questo proposito le sottopongo una piattaforma redatta da alcuni Compagni che vede come firmatari alcuni esperti della vicenda Basca:

Marco Santopadre, giornalista di Radio Città Aperta di Roma e antropologo e Giovanni Giacopuzzi scrittore di libri sulla vicenda Basca editi nello Stato Spagnolo.

 

In attesa di una sua nuova risposta la ringrazio dell’attenzione e mi scuso nuovamente della lunghezza di questa seconda lettera.

Distinti saluti

 

Odorici Marco

prc.casalecchio@libero.it

rifondazione@comune.casalecchio.bo.it

 

PS: Ovviamente nel rendere pubblica questa mia seconda lettera renderò pubblica, come lei mi ha lasciato facoltà di fare, la sua risposta.

PS2: i dati e le notizie che cito sono in parte rilevate dal libro “La ragione Basca” di Luis Nunez Astrain edito in Italia dalle Edizioni Punto Rosso.

 

Lettere in formato doc 

2003-03-10 Proposta piattaforma soluzione politica in Euskal Herria (definitivo).doc

2003-04-30 Risposta Renzo Imbeni su lettera aperta.doc

2003-05-06 Risposta alla lettera dell'Eurodeputato Renzo Imbeni del 30 Aprile.doc

Da::
"Comitato Euskadi Bari- Paesi Baschi Liberi" <euskadibari@hotmail.com>

Data:
Wed, 07 May 2003 11:29:13 +0200

Oggetto:
[paesibaschiliberi] Re: Carteggio Imbeni - Odorici su Questione Basca

Carissimo deputato Imbeni,
siamo il Comitato Euskadi Bari, un collettivo che dal 1997 si occupa della
questione basca; per gli spagnoli probabilmete siamo dei sostenitori dei
terroristi baschi, ma questo noi ci spaventa visto che per loro i baschi che
lottano per i propri diritti sono tutti terroristi e per i tedeschi ed i
repubblichini i partigiani erano terroristi o banditi.

Abbiamo letto il carteggio tra te (permettici l'utilizzo del tu) e Marco
Odorici da lui inviatoci e ti inviamo alcune considerazioni che ci
permettiamo di fare nell'assoluto rispetto delle tue posizioni e di chi la
pensa come te, pur non condividendole affatto. Detto questo vogliamo essere
assolutamente franchi ed espliciti, perchè senza questi due presupposti non
esisterebbe alcun confronto.

In breve e "di prima" pensiamo che:

-Nelle posizioni tue e di altri appartenenti alla tue area politica
(Internazionale Socialista) non vi è la minima accettazione del fatto che i
cittadini baschi possano godere del diritto all'autodeterminazione così come
sancito da numerose carte internazionali, del fatto che i cittadini baschi
possano essere semplicemente tali proprio come lo sono gli italiani, gli
spagnoli o i francesi, addirittura del fatto che essi esistano come tali. Ci
sembra una posizione sinceramente schiava prima di tutto del nazionalismo
spagnolo e francese e poi dei rapporti che legano un partito come i Ds ed i
suoi dirigenti quasi ciecamente al PSOE. Crediamo che questo scolgio erede
della vecchia pratica di sostegno ai "partiti fratelli" vada superato. Alla
fine il discorso è molto semplice. Visto che tu accetti l'esistenza delle
nazioni e degli stati, visto che sei deputato al parlamento europeo nella
quota riservata agli italiani, e che ti esprimi nella lingua del tuo paese
(come noi tra l'altro), pensi che esista anche per altri popoli il diritto
ad esistere, ad autogovernarsi, a decidere liberamente del proprio futuro in
pace e democrazia? Perchè il parlamentare basco Koldo Gorostiaga, con il
quale di suggeriamo di metterti in contatto, perchè non può esprimersi in
euskara? Perchè ha meno diritti di te? I baschi sono forse una razza
inferiore?

-La definizione di cittadino basco che da la sinistra abertzale (patriottica
o partigiana in euskara) è quanto di più aperto possibile visto che sono
considerati baschi tutti coloro che vivono e lavorano in Euskal Herria
(Paese Basco) a prescindere da colore, religione e luogo di provenienza.
Molti degli indipendentisti baschi sono figli di baschi autoctoni, ma una
buona metà sono figli di famiglie miste o figli di immigrati da altre zone
dello stato spagnolo; la sinistra abertzale è attivissima sul terreno dei
diritti degli immigrati cosiddetti "extracomunitari" con iniziative forti
contro la legge antimmigrati di Aznar, un esempio concreto che ci piace
ricordare è il lavoro di rivitalizzazione di un quartiere degrato di Bilbao
a forte immigrazione come quello di San Francisco. Ciò che simbolizza meglio
il carattere non xenofobo e non etnicista dell'indipendentismo basco è lo
striscione di apertura della manifestazione di Irunea (la capitale storica
di Euskal Herria che i tuo amici del PSOE chiamano nazionalisticamente
Pamplona) scritto in euskara ed arabo.

-Molti dicono che la Spagna è uno stato democratico e civile. Noi crediamo
che non ci sia nulla di democratico in un sistema istituzionale che chiude
giornali, mette fuorilegge partiti, nega i diritti linguistici con la scusa
della lotta al terrorismo. Abbiamo l'abitudine di argomentare le cose che
diciamo e quindi permettici di dilungarci un pò perchè pensiamo che i tuoi
amici del PSOE ed il buon Savater queste cose non te le abbiano mai dette.
Nel 1998 viene chiuso il quotidiano basco Egin: giornale della sinistra
indipendentista del formato, della consistenza e dalla tiratura paragonabile
a Repubblica. Nel 2000 viene chiuso il mesile Ardi Beltza: una pubblicazione
di giornalismo investigativo che ha fatto luce su numerosi angoli bui delle
trame economico-finanziarie dell'oligarchia spagnola. Nel 2001 viene messa
fuori legge l'organizzazione giovanile Segi, dopo che erano state
illegalizzate anche Jarrai e Haika. Nel 2002 viene messo fuorilegge
Batasuna: partito della sinistra indipendentista, terzo sul territorio basco
alle provinciali e secondo alle municipali. Nel 2003 viene chiuso il
quotidiano Egunkaria: unico quotidiano scritto integralmente in euskara. La
settimana scorsa vengono messi in carcere 8 rappresentanti di Udalbiltza,
l'assemblea dei comuni baschi. L'altro ieri vengno annullate tutte le liste
delle piattaforme popolari indipendentiste e di sinistra che avevano
raccolto le firme necessarie per presentarsi alle imminenti elezioni
provinciali e municipali. Tra breve verranno chiusi i locali sociali della
sinistra abertzale, le Herriko Taberna (una specie di casa del popolo). Tra
questi fatti ci sono gli arresti di esponenti di fondazioni di ricerca
sociale e gruppi di disobbedienza civile, professori di scuole in euskara,
consiglieri comunali e provinciali, sindacalisti, giornalisti. Oggi ci sono
nelle carceri spagnole quasi 700 detenuti per motivi politici, più di quanti
ve ne erano alla fine del franchismo, e la maggioranza di questi è in
carcere solo per un delitto di opinione, solo perchè ha fatto propaganda
indipendentista. Questa non è democrazia, secondo noi. Le autorità spagnole
stanno portando avanti un progetto di distruzione dei segni di identità di
un popolo e di tutte quelle manifestazioni politiche che mirano alla
costruzione di una Euskal Herria libera e democratica. Molti dicono che la
Spagna è un paese democratico perchè si vota. Bene se anche bastasse solo
una libera elezione per fare una democrazia (e da sinistra possiamo dire che
ad esempio la partecipazione dei cittadini è fondamentale per costruire una
democrazia compiuta) la Spagna non è un paese democratico perchè le elezioni
che si vanno a celebrare il 25 maggio nelle province basche non sono libere,
perchè non tutti si possono presentare proprio come quelle semidittature
sudamericane che tutti condanniamo, con l'aggravante che ciò accade nel
cuore dell'Europa e con il tacito appoggio anche del tuo partito. Crediamo
che la Spagna stia distruggendo una delle realtà sociali più vive d'Europa,
la sua lingua, la sua cultura, le sue strutture economiche e sociali. Questo
è un crimine contro l'umanità, anche se viene commesso da un paese della
Comunità Europea!

-Hai sollevato la questione della lotta armata dell'ETA, ma si potrebbe
parlare anche di terrorismo di stato. Rispetto a questo tema sia il PP che
il PSOE hanno le mani sporche di sangue e non possono permettersi di fare la
parte dei pacifisti. Hanno operato contro l'indipendentismo basco almeno tre
gruppi paramilitari legati alla Guardia Civil e finanziati direttamente dal
Ministero degli Interni attraverso un giro di traffico di armi e droga che
avevava come quartier generale la caserma della Guardia Civil di
Intxaurrondo. Questi gruppi paramilitari hanno provocato decine di morti con
attentati rivolti sia alla popolazione sia all'eliminazione di esponenti
politici della sinistra indipendentista. Non è estranea ai paramilitari
spagnoli la pratica del sequestro con omicidio, così che i baschi piangono
anche numerosi desaparecidos come Lasa, Zabala, Arregi, Geresta. Forse
Savater non scende in piazza per denunciare il fatto che la tortura è una
pratica standard all'interno di caserme e commissariati, forse non è di moda
dire che il 50% dei militanti indipendentisti arrestati subisce pratiche di
tortura ereditate del franchismo come la "bolsa", l'applicazione di
elettrodi o la "banera" perchè c'è una legge antiterrorismo che permette che
un arrestato rimanga di fatto sequestrato nelle sapienti mani dei militari
fino a 5 giorni senza poter contattare un avvocato e senza che la famiglia
ricerva alcuna comunicazione. Forse non sai che proprio il super magistrato
Garzon, oltre a chiudere giornali e mettere fuorilegge partiti, si diletta
di rinnovare il periodo di isolamento agli arrestati anche quando questi
denunciano e mostrano di aver subito torture a maltrattamenti.

-Non ti vogliamo annoiare ulteriormente. Per quanto ci riguarda ti diciamo
che in merito alla questione basca bisogna avere il coraggio della
democrazia. Sarebbe così semplice convocare delle elezioni per
l'autodeterminazione, lasciamo decidere ai baschi in merito al loro futuro.
Tu come parlamentare europeo potresti fare molto per i cittadini baschi.

Ti segnaliamo una serie di siti attraverso i quali informarti direttamente
su quanto accade in quella parte di Euskal Herria che la Spagna vuole tenere
sottochiave:

www.gara.net
http://euskalherria.indymedia.org
www.stoptortura.org
www.behatokia.info
www.kalegorria.net
www.egunero.info
www.udalbiltza.net
www.batasuna.org
www.aubilgunea.org
www.labsindikatua.org
www.elasindikatua.org
www.aeknet.net
www.korrika.org
www.segi-gazte.com
www.nodo50.org/ehk
www.aralar.net
www.euskoalkartasuna.org
www.gazteabertzaleak.org

Demokrazia eta askatasuna euskal herriarentzat.
Democrazia e libertà per il popolo basco.

Comitato Euskadi Bari-Bariko Euskadi Batzordea
C/o Laboratorio antagonista barese
via Dalmazia 12
70100 Bari
euskadibari@hotmail.com

 

Lettera di Carmelo Adagio:

Trovo molto interessante che, fra le mille cose che ci incalzano, si trovi tempo e voglia per discutere i questioni come quella basca.

Per quel che mi riguarda, nonostante non sia un simpatizzate del partito dell'on. Imbeni, trovo condivisibili gan parte delle sue parole. Molte sono affermazioni banali, ma vale la pena ripeterle: con tutto lo schifo che può fare Aznar (e le "corrispondenze" di Tiziana da Madrid ce ne danno corposi ritratti), la democrazia spagnola oggi non è equiparabile al franchismo (con tutto lo schifo che può fare berlusconi, nemmeno noi viviamo in un regime dittatoriale e fascista). La ETA che faceva saltare in aria Carrero Blanco e veniva cantata da Pontecorvo non è la ETA che mette bombe nei supermercati e uccide donne e bambini inermi (Ipercor di Barcellona, ricordate?) o consiglieri comunali andalusi di nessuna valenza politica (poveretti...quale la loro colpa? essere andalusi?).

Parlare di "occupazione" nei paesi baschi quando la comunità autonoma basca è governata da sempre dal Partito nazionalista basco, che non ha mai disdegnato ruoli di governo a Madrid, e quando la maggioranza di chi abita nei paesi baschi vota - a volte con timore di rappresaglie etarra - in maggioraza per partiti che non vogliono l'indipendenza dalla Spagna, mi sembra un po' esagerato. Poi gli "indipendendisti", che sono lontani dall'avere la maggioraza dei consensi anche dove sono più forti, nell'interno della Guipuzcoa, vorrebbero coinvolgere nel loro futuro stato etnico anche i Navarri, che se ne guardano bene dal volerci stare, o le popolazioni "etnicamente impure" di Bilbao e San Sebastian, frutto di decenni di migrazioni. Storicamente gran parte della gente che abita i paesi baschi è infatti gente immigrata per lavorare nelle acciaierie e nel porto di Bilbao e nelle altre zone del polo industriale basco, ora in smantellamento; gente che parla castigliano, non capisce il basco e vota a sinistra. Magari si potesse fare un referendum per l'ndipendenza dei Paesi baschi: lo perderebbero e amen.

La comunità autonoma basca gode inoltre di autonomie economiche e politiche che i "governatori" delle regioni ialine sbaverebbero per avere (polizia basca, bilinguismo ufficiale, eccetera).

Certo, molte delle cose che dice Odorici sono vere: la messa fuori legge di Herri Batasuna è una cosa molto grave; per la prima volta dal 1977, quando il partito comunsita spagnolo fu reso legale, siste una legge che impedisce la libera espressione della vita politica. E' un enorme passo indietro nella democrazia spagnola, avallato anche dalla sinistra spagnola (solo i vescovi baschi e parte della sinistra basca hanno protestato). Fra l'altro, tutto ciò è un favore politico fatto all'ETA, che da tale messa fuori legge non ha che da gioire: viene favorito l'arruolamento. Eta e Aznar sono speculari, si rafforzano l'un l'altro, e lo sbaglio della sinistra spagnola tutta è nell'aver ceduto al gioco di Aznar.

Ma da questo ad aver simpatie per i nazionalisti etnici ce ne passa. L'ideologia tradizionale del nazionalismo basco è cattolica, razzista, come il buon Sabino Arana, nonno del nazionalismo basco e fondatore del PNV; concepisce uno stato in maniera essenzialista, come stato etnicamente puro.
Di Movimento di liberazione dei paesi baschi si può parlare solo con forti capovolgimento della realtà effettiva delle cose.

Personalmente sono contro tutte le "patrie" e tutti i nazionalismi. Sia il nazionalismo di Aznar sia quello basco.

Carmelo Adagio