Indipendenza e Socialismo
EUSKAL HERRIA
PASSO DOPO PASSO
Servizio informativo di ASKAPENA
Nº 98.

INTERVISTA A ETA (II)

In questo bollettino proponiamo la continuazione dell’intervista a ETA pubblicata sul quotidiano Gara il 22 febbraio. Pensavamo di dedicare il numero 99 alla parte conclusiva dell’intervista perché la ritenevamo particolarmente interessante da un punto di vista politico. Non sarà possibile perché gli eventi sono precipitati e intendiamo continuare a fare una lettura di tali eventi dal Paese Basco.

GARA. – Che ne pensate delle riflessioni fatte da Batera?


ETA. – E’ un chiaro sintomo del fatto che un ciclo si è esaurito e che si impone l’apertura di un ciclo nuovo. Può rappresentare l’occasione per analizzare questa strada senza uscita rappresentata dal rifiuto della Francia di qualunque rivendicazione. Sarebbe un grave errore ripetere una fase ormai superata. La strada da percorrere è nuova. Dalla Francia non possiamo aspettarci altro che rifiuti e disprezzo. Bisogna attivare tutte le forze per rispondere in modo adeguato alle esigenze delle province di Lapurdi, Zuberoa e Bassa Navarra: costruire strutture istituzionali, dotarsi di strumenti per rivitalizzare la lingua basca, per correggere gli squilibri fra la costa e le zone rurali interne. Solo così potremo dare una ferma risposta agli attacchi che provengono dalla Francia.

GARA. – Cosa ci si può aspettare dopo le elezioni spagnole? Aznar se ne va…

ETA. – E’ il Paese Basco e l’unione di tutte le sue forze ciò che può portare dei cambiamenti. I regionalisti rifiutano questa unione di forze perché credono che i cambiamenti proverranno dalla Spagna. Il PNV intende raggiungere un accordo con i governanti spagnoli per definire consensualmente un nuovo statuto. In cambio, sono disposti ad offrire la testa della sinistra indipendentista. Noi crediamo di aver bisogno di una seconda opportunità, non una ripetizione di quella precedente. Coloro che si fidano del PSOE stanno ripetendo l’errore del GAL (organizzazione che praticò il terrorismo di stato), del Patto Antiterrorismo (che ha portato alla mesa fuori legge di Batasuna), di Basta Ya (una presunta organizzazione indipendente che si oppone alle rivendicazioni nazionali)… sono stati voluti dal PSOE. Questo partito è, esattamente come il PP, un elemento attivo nell’oppressione del Paese Basco.

GARA.- Siamo in pieno dibattito sulla nuova Costituzione Europea. Che conseguenze può avere per il Paese Basco?

ETA. – I prossimi mesi saranno di vitale importanza per la strutturazione dell’Europa formata dagli stati. Questo avrà importanti ripercussioni per i popoli e le nazioni senza stato che vivono un processo di liberazione nazionale, compreso il nostro. Possiamo aspettarci ben poco da un processo che è già stato stabilito in anticipo per ignorare le rivendicazioni dei popoli. Non hanno intenzione di includere nessun riferimento positivo al diritto che ci spetta di decidere il nostro futuro. La costruzione europea può trasformarsi in un grande carcere per i popoli piccoli, poiché accetterà l’imposizione esercitata dagli stati spagnolo e francese.

GARA. - A livello mondiale, con il pretesto della "lotta al terrorismo", si è rafforzata la politica aggressiva degli Stati Uniti. Forse non è il momento migliore per difendere le rivendicazioni del Paese Basco.

ETA. – Gli attacchi sono stati orientati a limitare le libertà fondamentali. Ma, allo stesso tempo, si sono verificate importanti manifestazioni internazionali a favore dei diritti del Paese Basco. Possiamo affermare che la lotta del nostro popolo è diventata un modello e un motivo di speranza per altre esperienze di lotta nel mondo. Si rispecchiano in noi. E dobbiamo ringraziare le diverse espressioni di solidarietà che sta ricevendo il Paese Basco da diverse parti del mondo.

GARA. – La lotta armata di ETA è sempre al centro del dibattito politico: con Batasuna non è possibile raggiungere nessun accordo finché non condanna la lotta armata di ETA.

ETA. - E’ un esercizio di cinismo molto frequente fra i politici di professione ricorrere a questo pretesto per giungere o no a degli accordi con la sinistra indipendentista, in base alle circostanze del momento. Il Paese Basco vive un conflitto politico che ha anche un’espressione armata. Ma non si potrà giungere ad una soluzione finché non si riconoscerà che tutte le parti coinvolte utilizzano la violenza per condizionare il conflitto politico. Le false analisi non portano soluzioni. Prima che ETA nascesse, esisteva già l’imposizione della violenza, PP, UMP, PSOE e PSF hanno utilizzato, e utilizzano, la violenza contro il Paese Basco, a volte in modo istituzionale, altre sotto forma di guerra sporca. Anche il tripartito basco (PNV, EA e IU), responsabile della Polizia Autonomica Spagnola, utilizza la violenza (l’anno scorso hanno ucciso tre persone). Oltre agli attacchi abituali contro le mobilitazioni, nel corso di operazioni speciali hanno arrestato, torturato e incarcerato 33 persone.

Riassumendo: Batasuna è l’unico partito che non ha responsabilità dirette nell’esercizio della violenza e ad esso sono state attribuite le azioni di ETA, è stato messo fuori legge… Così funziona il Patto di Ajuria-Enea di Ibarretxe: il PP mette fuori legge, il PSOE lo appoggia. PNV, EA e IU fan finta di protestare… ma intanto si mettono d’accordo per eliminare la sinistra indipendentista e dividersi fra di loro il bottino del furto.

GARA. – La lotta armata è uno strumento efficace per liberare il Paese Basco?

ETA. – La lotta è imprescindibile in qualsiasi processo di liberazione. E la lotta armata, oggigiorno, è la forma di lotta più incisiva ed efficace che hanno mantenuto i baschi in modo organizzato nella storia. Con la lotta armata è stato possibile frenare il processo di assimilazione messo in atto dagli stati, ed è stata molto utile per accelerare i processi quando si affrontano nuove fasi di sviluppo e di costruzione nazionale. Oggigiorno, e grazie alla lotta armata, il Paese Basco ha aperto la strada della libertà. Se prendiamo in considerazione le peculiarità della storia e del nostro popolo, in assenza di altre opportunità, ETA utilizza la lotta armata per ottenere il riconoscimento del Paese Basco… In questo contesto vanno interpretati i passi della lotta armata, tenendo sempre in considerazione la sua capacità di incidere rispetto alla costruzione nazionale e nel processo politico. La nostra storia ci dimostra che è imprescindibile difenderci con le armi di fronte ad una dominazione che ci è imposta con la forza.

Gara. – Spesso si sostiene che la lotta armata non è giustificabile da un punto di vista etico.

ETA. – Utilizzano un discorso manicheo. Anche Bush ha bombardato e occupato l’Iraq in nome della libertà e dei diritti umani. Nel nostro caso, coloro che si esprimono contro la lotta armata godono di una posizione avvantaggiata poiché sanno che, date le attuali circostanze, è impossibile aprire un dibattito su questo argomento in condizioni di uguaglianza. Al nostro popolo sono negati dei diritti con la violenza. ETA agisce contro chi ha delle responsabilità nella negazione dei diritti del nostro popolo, non contro altri. Ed è proprio da questa negazione dei diritti che nascono tutte le forme di violenza che conosciamo. Quando saranno riconosciuti i diritti del nostro popolo la lotta armata di ETA finirà.

Gara. – Si può uccidere qualcuno perché ha idee diverse?

ETA. – No. ETA non ha mai agito contro qualcuno per il semplice fatto che avesse idee diverse. Dirigiamo le nostre azioni contro i responsabili politici della Spagna proprio in quanto responsabili, mandanti e garanti dell’annichilimento e dell’oppressione che subisce il nostro popolo.