Indipendenza e Socialismo
EUSKAL HERRIA
PASSO DOPO PASSO
Servizio informativo di ASKAPENA
Nº 94


Si perde un’opportunità, ma la marcia continua

Dalla metà di dicembre, l’attività politica basca ha avuto come polo di riferimento la Proposta di Bergara realizzata dalla sinistra indipendentista alle altre forze sociali e politiche di Euskal Herria. Le elezioni generali che si svolgeranno il 14 marzo, offrivano l’opportunità di presentare un’interlocuzione basca unica al Parlamento di Madrid. Sarebbe stata la delegazione nazionale basca davanti allo Stato spagnolo, per reclamare il diritto di autodeterminazione nel Parlamento e nel Senato spagnoli.

Non è la prima volta che si propone un Fronte Nazionale Basco per assumere l’interlocuzione con lo Stato.

1977. Proposta di Xiberta. Dopo la morte del dittatore Franco, si mette in moto, nello Stato spagnolo, il processo di transizione. In quel momento, le forze politiche basche tentano di unificare le loro posizioni in vista delle prime elezioni indette. Si cerca di creare un Fronte Nazionale Basco che negozi, con il Governo di Madrid, due condizioni: amnistia generale e riconoscimento di tutte le opzioni politiche, che avrebbero dovuto disporre di uguali opportunità. Se non fosse stato così, tutti i partiti baschi avrebbero boicottato il processo elettorale indetto. Il Partito Nazionalista Basco (PNV), partecipava a questa iniziativa ma, contemporaneamente, stava negoziando con Madrid un accordo preferenziale rispetto alla sinistra indipendentista. Davanti al rifiuto di Madrid di accettare le due condizioni, il PNV abbandonava il progetto del Fronte Nazionale per partecipare, come partito, alle elezioni.
1998. Accordo di Lizarra. Si stabilisce un accordo, allora segreto, fra ETA, il PNV ed Eusko Alkartasuna (EA). L’organizzazione armata si impegna a dichiarare una tregua, che potrebbe essere indefinita, se tutte le forze nazionaliste lavorano congiuntamente per l’autodeterminazione. Questo passo previo è all’origine dell’Accordo di Lizarra, sottoscritto dalla maggior parte dei soggetti politici e sociali di Euskal Herria. Tutti assumevano l’impegno di promuovere un processo graduale, che portasse ad uno scenario privo di violenze, nel quale si rispettasse la volontà maggioritaria di questo popolo.


ETA mantiene la tregua che aveva dichiarato, ma il PNV ed EA, gradualmente, si smarcano dagli impegni acquisiti. In quel contesto si svolgono, nel Paese Basco, elezioni nelle quali si registra un grande sostegno alle liste della sinistra indipendentista e questo fatto allarma i due partiti nazionalisti moderati, che decidono di modificare la loro strategia. Davanti a questa decisione, ETA interrompe la tregua, il 3 dicembre 1999.

Come accadde per i due tentativi precedenti, la proposta di un Fronte Nazionale, formulata a Bergara, il 16 dicembre 2003, incontra le speranze della cittadinanza. Sembrava impossibile avvicinare posizioni e partecipare alle elezioni insieme, da una prospettiva di sovranità. ETA si impegna pubblicamente a compiere i passi necessari per facilitare la confluenza di tutti i soggetti. La maggioranza sindacale valuta positivamente l’atteggiamento di ETA. Fin dall’inizio, nei partiti politici, si constata una scarsissima volontà di avvicinare le rispettive posizioni.

Dopo ripetute ed intense riunioni, sia il PNV, sia EA respingono definitivamente la proposta di lista unitaria. Il pretesto utilizzato ("non può esserci unità fintanto che persiste la violenza armata") è privo di senso. Entrambe le formazioni rifiutano l’attività di ETA ma, per interessi di partito, non riescono a formalizzare una candidatura unitaria. EA, da parte sua, cerca di giungere ad un accordo con Aralar (formazione scissa dalla sinistra indipendentista), senza riuscire, neppure in questo caso, a raggiungere l’obiettivo.

Solo in Navarra si è riusciti a formare una piattaforma elettorale, Nafarroa Bai, che ha evitato con ogni mezzo la presenza, nella stessa, della sinistra indipendentista. Questa, da parte sua, ha reiteratamente invitato detta piattaforma a stabilire un accordo elettorale. Il 24 gennaio, nel Padiglione Anaitasuna di Iruñea, la sinistra indipendentista propone pubblicamente la confluenza di entrambe le correnti, in chiave di autodeterminazione; non ottiene nessuna risposta. Il 6 febbraio, Nafarroa Bai respinge formalmente la possibilità di arrivare ad un accordo elettorale.

Votare per la libera autodeterminazione

La sinistra indipendentista è rimasta sola, ma non immobilizzata. Il rifiuto della sua proposta è stato netto, ma resta fermamente convinta che il momento politico richieda una risposta nazionale, al di sopra dei particolarismi di partito. La risoluzione del conflitto non passa per avere quattro o cinque deputati a Madrid, ma per la rivendicazione del diritto fondamentale che dà origine al conflitto.

Il 5 febbraio, la sinistra indipendentista svolge una manifestazione politica a Donostia. Rende noto il risultato negativo della sua Proposta ed avanza una proposta elettorale a tutti i settori favorevoli all’autodeterminazione: andare alle urne, il 14 marzo, votando AUTODETERMINAZIONE: "Noi, quelli messi fuori legge, con i quali Aznar non è riuscito a farla finita, nonostante quanto aveva detto otto anni fa, facciamo un appello affinché il 14 marzo si trasformi in uno schiaffo al fascismo ed in una leva per fare progredire questo popolo verso un altro scenario... In questi momenti, noi baschi dobbiamo fare una seconda transizione per risolvere ciò che non è stato risolto dalla prima; Euskal Herria ha bisogno di un’interlocuzione nazionale per risolvere in modo democratico il conflitto politico... La sinistra indipendentista continuerà a tendere la mano, perché lottiamo non per resistere, ma per vincere".

Il rappresentante di Ipar Euskal Herria (Paese Basco settentrionale, sotto amministrazione francese, N.d.T.), rispetto alle elezioni cantonali francesi, ha fatto questa riflessione: "Le elezioni devono servire a compiere un altro passo sulla via della liberazione nazionale".

Per concretizzare questa iniziativa, nello Stato spagnolo, è stata elaborata una scheda elettorale che cita il diritto di autodeterminazione e, al posto dei nomi dei candidati (che non ci saranno), include una lista dei diritti conculcati e dei quali si esige il rispetto. Nello Stato francese, la sinistra indipendentista ha deciso di non presentarsi come partito e di partecipare a tutte le liste unitarie, ove ciò sia possibile.

A partire dal 16 febbraio, la sinistra indipendentista ha programmato una serie di manifestazioni pubbliche e di mobilitazioni sociali in favore dell’autodeterminazione, che costituiranno la sua peculiare "campagna elettorale".

La partecipazione dei nostri lettori

Desideriamo invitarvi a darci la vostra valutazione rispetto alla decisione assunta dalla sinistra indipendentista. Se risponderete, ci piacerebbe che lo facciate in un tempo molto breve. Ci piacerebbe fare arrivare alcune di queste opinioni all’opinione pubblica basca, che è attivamente impegnata in questo dibattito aperto.

Se desiderate che la vostra opinione sia anonima, fatecelo sapere.