Indipendenza e Socialismo
EUSKAL HERRIA
PASSO DOPO PASSO
Servizio informativo di ASKAPENA
Nº 112

La libera decisione del popolo basco
Sta prendendo sempre più forza la richiesta di libera determinazione ed è sempre più estesa la convinzione che la facoltà di decisione del Popolo Basco sia la chiave per risolvere il nostro conflitto, misura valida, allo stesso modo, per la risoluzione di altri gravi conflitti internazionali: parliamo dell'esercizio dell'autodeterminazione.
Mobilitazioni dell'estate
Nel corso dell'estate, la sinistra indipendentista ha fatto di questo diritto uno degli assi fondamentali delle sue rivendicazioni. In occasione delle feste patronali delle diverse località, ha indetto numerose manifestazioni con la stessa parola d'ordine: "Il diritto a decidere è nostro. Che si interpelli il popolo".
Il 3 luglio ad Iruñea.
Ai primi di agosto, la città di Baiona accoglie una manifestazione simile. Il 7 agosto, più di mille persone sfilano per le strade di Gasteiz: "Il conflitto si supererà dando la parola al popolo e facendo in modo che il popolo, in maniera libera e senza ingerenze né coazioni, decida il suo presente ed il suo futuro".
L'8 agosto, migliaia di persone si mobilitano a Donosti: "È giunta l'ora dell'autodeterminazione. Bisogna fare la pace fra tutti e dev'essere il popolo a decidere".
Il 20 agosto, la stessa rivendicazione è presente nelle fiestas di Bilbao: migliaia di persone manifestano dietro un'ikurriña (bandiera nazionale basca, N.d.T.) gigantesca. Gli slogan in favore dell'indipendenza sono stati continui: "Sono molti anni che la sinistra indipendentista lotta affinché si riconosca la volontà popolare e, per questo motivo, vi sono molte persone nelle carceri di sterminio dello Stato spagnolo e di quello francese". Anche se per molti anni è stata la sinistra indipendentista a difendere, in solitudine, questo diritto, sono sempre di più le voci che si uniscono a questa richiesta; pur se con un tono molto sfumato e generico, all'interno dello stesso PSOE si cominciano a sentire messaggi che vanno in questa direzione. Durante questi mesi estivi, è stato prima l'attuale sindaco di Donostia, del PSE, a sostenere l'opzione di una consultazione dei cittadini,
sempre che si realizzi all'interno dell'attuale quadro statutario e costituzionale; successivamente, il Segretario Generale del PSE in Gipuzkoa rafforza questa idea: "Il PSE non sarà un muro davanti alla volontà basca; ciò che si otterrà attraverso il dialogo sarà rispettato dai poteri pubblici dello Stato". Eusko Alkartasuna contempla reali opzioni di consenso rispetto ad un'uscita
dal conflitto e chiede al PNV di osare: "Da parte nostra, siamo disposti a mettere tutta la carne al fuoco". Anche Izquierda Unida assicura che farà tutto il possibile per cercare, nei prossimi mesi, un accordo fra partiti che faciliti un'uscita dal conflitto.

L'espressione armata del conflitto
Da quando il PSOE è arrivato al potere, ETA ha emesso vari comunicati, esortando il nuovo Governo ad affrontare, una volta per tutte, la soluzione al conflitto basco andando alle radici del problema; ha ribadito la sua disponibilità ad impegnarsi in una soluzione dialogata. La risposta del Governo centrale è stata, finora, molto deludente: Ha confermato la sua permanenza nel Patto antiterrorista, cercando di implicare, in questo patto, altre forze politiche; tenta di fare in modo che il Patto si estenda all'ambito. Contemporaneamente, ha confermato la Legge sui Partiti politici, mettendo fuori legge la sinistra indipendentista nelle elezioni per il Parlamento Europeo ed assicurando che manterrà fuori legge l'indipendentismo. Ha continuato ad esercitare pressioni su paesi terzi (Messico e Belgio) per forzarli ad estradare rifugiati baschi. Conferma le misure repressive: il giudice Garzón ha citato 11 membri di Udalbiltza (Assemblea degli Eletti nelle Istituzioni del Paese Basco, N.d.T.) a testimoniare, a settembre, davanti alla Audiencia Nacional (Tribunale Speciale, N.d.T.) in qualità di imputati per appartenenza a banda armata; per il momento, dopo averli interrogati, li ha lasciati in libertà senza cauzione, ma la minaccia di incarcerazione rimane. ETA ha risposto s questa politica aggressiva dell'Esecutivo spagnolo riattivando la lotta armata; dopo molti mesi senza alcuna azione armata, è tornata a realizzare alcune azioni che, per le loro caratteristiche, sembrano essere più che altro dimostrative: utilizza bombe di potenza molto scarsa ed avverte con molto anticipo, affinché si possano evacuare le zone interessate ed evitare, così, danni alle persone. Quelle seguenti, sono state le azioni realizzate in zone di grande affluenza turistica:
7 Agosto. Due piccole esplosioni a San Vicente de la Barquera e Ribadesella
12 Agosto. Due piccole bombe esplodono a Santander e Gijón.
15 Agosto. Un nuovo ordigno a bassa potenza esplode a Llanes.
21 Agosto. Due nuovi ordigni di scarsa potenza scoppiano in Galizia: club
nautico di Sanxenso e porto sportivo di Baiona (Galizia).
28 Agosto. Esplode un altro ordigno di scarsa potenza a Santiago de
Compostela ed un altro è disattivato a La Coruña.
L'8 settembre, ETA emette un comunicato assumendosi la paternità di queste azioni, che non hanno causato vittime.

Sabotaggi di strada
Sempre in questo contesto, va inquadrata la ricomparsa di alcuni episodi di sabotaggio di strada, anch'essi assenti in questi ultimi mesi. Tutto sembra indicare che anche queste siano azioni dimostrative: non si vuole entrare in una dinamica di scontro totale con lo Stato, ma non si deve neppure dimenticare che il problema richiede una soluzione:

8 Agosto. Attacco ad una sede del PSE a Donostia, senza gravi danni.
11 Agosto. Scontri fra un gruppo di incappucciati ed agenti della polizia autonoma.
13 Agosto. Lancio di vernice con i colori della bandiera spagnola sulla facciata della Casa de Juntas di Gernika.
28 Agosto. Attaccata la sede sociale del PSE ad Abadiño
Valutazioni
Il Segretario di Stato per la Sicurezza, Antonio Camacho, ha minimizzato gli scontri avvenuti a Donosti. Rispetto a ETA, il Governo conferma di mantenere la strategia poliziesca come unica risposta. Il Governo Basco ribadisce il suo discorso di sempre; condanna dell'attività di ETA, cerca di screditarla a livello sociale ("ETA non rispetta la volontà del popolo") e scarica su ETA la responsabilità del fatto che non si possa svolgere la consultazione che il Governo Basco promette ("In presenza di violenza non si può svolgere una consultazione popolare"). Il PP approfitta della valutazione espressa da Antonio Camacho per definirlo un ingenuo e reclamare maggiore incisività dell'Esecutivo nella lotta contro l'indipendentismo.
La sinistra indipendentista respinge l'accusa: "È il PNV che non rispetta la volontà popolare, dato che si è appropriato di centinaia di posti nelle istituzioni che non gli spettano" e, rispetto al PSOE, lo esorta nuovamente ad approfittare della congiuntura per affrontare il problema di fondo.