Nel cammino verso la pace e la democrazia in Euskal Herria

 

Introduzione

Nell’atto di costituzione di Udalbiltza, del 18 settembre 1999 nel Palazzo Euskalduna di Bilbao, questa prima istituzione nazionale basca della nostra storia moderna enunciò il suo impegno ad affrontare i problemi che affliggono Euskal Herria ed i suoi cittadini e cittadine. Da allora noi eletti nei municipi di Araba, Bizkaia, Guipuzkoa, Lapurdi, Nafarroa Becera, Nafarroa Garaia e Zuberoa siamo andati a sviluppare un’attività tesa a rendere visibile l’esistenza di Euskal Herria come nazione e rappresentarla davanti agli altri popoli, a dare impulso alla costruzione nazionale, alla costruzione delle nostre strutture sociali ed istituzionale ed a sviluppare la collaborazione fra i comuni.

Tanto  quel già lontano 1999 quanto nella Dichiarazione Istituzionale approvata lo scorso 15 dicembre 2001, constatavamo l’esistenza di Euskal Herria come Popolo con caratteristiche proprie e plurali, così come il fatto che, in differenti periodi storici, questo Popolo ha patito situazioni di guerra e confronto con espressioni di violenza relazionate col riconoscimento della sua esistenza ed i suoi diritti. In questo senso, tenendo conto della situazione politica attuale e di tutte le espressioni di violenza che in relazione ad essa si producono, assumiamo un impegno chiaro per trasformare gli attuali parametri di scontro e creare nuove condizioni che permettano di avanzare verso una situazione di pace giusta, stabile e duratura. Tutto ciò a partire da una istituzione che ha tutta Euskal Herria come ambito di lavoro e titti i baschi e basche come oggetto di preoccupazione ed attenzione.

Nel corso della storia più recente di questo Popolo, e nell’attualità, si vanno susseguendo avvenimenti politici importanti che, ovviando al riconoscimento dell’esistenza di Euskal Herria, hanno tentato snaturare il contenuto politico che sta in relazione con la situazione politica basca.

Allo stesso tempo, si sono sviluppate pure iniziative politiche sorte con l’obiettivo di affrontare la realtà politica basca a partire dalla prospettiva della ricerca di soluzioni basate su parametri democratici. Iniziative che in ogni momento hanno generato grandi dosi di speranza ed illusione nella maggior parte della società basca. Tutti questi avvenimenti ed iniziative politiche stanno in relazione con una complessa realtà in cui, da un lato, si da la storica ed ostinata negazione da parte degli Stati spagnolo e francese dell’esistenza stessa di un conflitto politico e persino del Popolo Basco come soggetto politico. Dall’altro lato, esistono pure agenti politici e sociali che, pur condividendo la posizione degli stati, affermano che è necessaria la ricerca di soluzioni democratiche. E, in generale, esiste una coscienza sociale, nella quale a partire da percezioni molto differenti della realtà politica basca, predomina una posizione sempre più ampia a favore della ricerca di una via d’uscita politica che consenta di instaurare la democrazia in questo Paese.

Fatta questa constatazione, questa Istituzione ha considerato la necessità di approfondire il lavoro per la creazione di nuove condizioni che comportino il rispetto della pluralità della società basca, essendo coscienti del fatto che il cammino verso la pace deve attraversare necessariamente fasi differenti per andare a raccogliere adesioni sociali verso un consenso democratico.

In queste circostanze, tentare di mantenere una visione generale della realtà, che ascolti tutti gli implicati, che attenda a tutte le inquietudini, che raccolga tutti i punti di vista, e che permetta di adottare una posizione di ricerca di soluzioni su parametri democratici, può sembrare un compito ingente, che però non è solo possibile ma necessario, se esiste la volontà politica per fare ciò.

Udalbiltza, nella sua ultima Assemblea Nazionale celebrata in Miarritze, attraverso la Dichiarazione Istituzionale "Impegno per avanzare verso la pace in Euskal Herria” ha assunto l’impegno di mettere in marcia una iniziativa per dare impulso ad una via d’uscita politica e dialogata alla situazione che si vive in Euskal Herria, facendo i passi che conducono a mantenere ogni tipo di contatti e relazioni con tutti gli agenti dell’ambito basco. Allo stesso tempo, si adottò l’impegno di conoscere e raccogliere i suggerimenti, le opinioni, i contributi e le proposte di tutti gli agenti implicati, elaborando una proposta che permetta di avanzare verso la creazione di nuove condizioni in termini strettamente democratici che possano contribuire ad avvicinarci ad una situazione di pace.

Partiamo dalla premessa per cui “il dialogo senza condizioni né esclusioni è il cammino più efficace per raggiungere scenari di incontro ed intesa che coadiuvino la generazione di realtà alternative a quelle attualmente esistenti”. E siamo coscienti del fatto che questo strumento ha come primo terreno di pratica la stessa Udalbiltza che, come istituzione nazionale di base municipale aperta a tutti i Comuni ed a tutti/e gli eletti comunali di Euskal Herria, deve percorrere ancora un lungo cammino per comprendere l’insieme degli attori del potere locale basco.

 

PARTE ESPOSITIVA

1)Bilancio

Il dialogo ed i contrasti con sindaci e consiglieri di tutta Euskal Herria intorno alla Dichiarazione Istituzionale sopra menzionata sono stati e sono una parte del lavoro svolto su questa iniziativa che deve permettere di avanzare verso una situazione in cui UDALBILTZA vada garantendo una sempre maggiore funzione politica nel cammino verso la democrazia e la pace per Euskal Herria. In questo senso bisogna sottolineare l’apporto degli eletti/e locali mediante quella che –oltre a raccogliere con le sfumature proprie di una realtà locale, più flessibile delle posizioni politiche ufficiali, le differenti posizioni politiche presenti in questo momento nel panorama politico basco-, si constata una situazione di limitazione dei diritti in cui svolgono la loro attività politica buona parte dei rappresentanti locali nei nostri Comuni.

Allo stesso modo, eletti localmente che a partire da posizioni politiche diverse sono d’accordo sul porre UDALBILTZA come un referente politico istituzionale del futuro, sottolineano la necessità di condurre agli stessi eletti localmente l’iniziativa per concretizzare e cominciare ad articolare i meccanismi necessari per superare la carenza di un funzionamento unico comune di questa istituzione nazionale a base municipale. Tutto questo nella prospettiva di approfondire l’importante lavoro politico che UDALBILTZA ha davanti nel conseguimento della democrazia e della pace per Euskal Herria.

Allo stesso modo, UDALBILTZA ha sviluppato durante questi ultimi mesi una attività di dialogo e contrasto con diversi agenti politici, sindacali e sociali attraverso il quale si sono andate constatando e raccogliendo le posizioni ed i contributi che da essi si ponevano di fronte alla sfida di avanzare verso la pace e verso la democrazia in questo Paese. Questa attività è un piccolo contributo ditutti gli agenti implicati nella messa in pratica del dialogo senza condizioni nè esclusioni come elemento imprescindibile di soluzione di qualunque conflitto politico. Dobbiamo segnalare le difficoltà esistenti nel raccogliere tutte le opinioni, i suggerimenti, contributi e proposte esistenti a proposito della realtà politica di Euskal Herria dato che, disgraziatamente, esistono certi agenti sociali e politici che, condividendo la strategia degli Stati, s negano al dialogo ed hanno rifiutato l’invito realizzato da UDALBILTZA. Purtroppo, nella situazione attuale, UDALBILTZA deve rimarcare l’esistenza di settori che persino negano il dialogo come strumento, ostacolando il raggiungimento di uno scenario di pace e democrazia da costruire fra tutti e per tutti.

Allos tesso modo, dobbiamo sottolineare anche l’esistenza di settori ed agenti politici e sociali aperti al dialogo, fra i quali, a grandi linee, si suddividono le seguenti riflessioni:

Una constatazione assunta da tutti : esiste una realtà di conflitto, prolungato nel tempo, che ha come base ed asse fondamentale un problema di rispetto dei diritti umani. Questa situazione si ripercuote direttamente ed in modo molto negativo in settori sociali molto vasti.

La situazione si colloca nell’ambito dei diritti umani, nella necessità del loro rispetto. Questo accordo basilare va accompagnato da una divergenza pure fondamentale: il grado di intensità con cui da partire da differenti posizioni si incide sulla necessità del rispetto dei diritti individuali, da un lato, e dei diritti collettivi dall’altro, stabilendo criteri di distinzione e di gerarchizzazione fra l’insieme dei diritti.

Appare come un racconto molto diffusamente condiviso fra i diversi protagonisti la riflessione a proposito degli Stati, che si sono costruiti ignorando il rispetto dei diritti collettivi dei popoli, arrivando persi no a mettere in dubbio la loro legittimità democratica. La posizione che intende il conflitto come frutto di una negazione sistematica di diritti linguistici, culturali, economici e politici, chiede un quadro garantista per gli stessi, al di sopra dell’esistenza di una maggioranza o minoranza che li rivendichi e dell’opportunità politica o della correlazione di forze in ciascun momento. Constata una violazione strutturale della volontà basca, sostituita con volontà sovranazionali o statali non debitamente legittimate dietro il principio di delega della sovranità. A partire da queste posizioni si pone che il principio portante di una soluzione democratica passi per il riconoscimento di Euskal Herria e del suo diritto alla libera determinazione. In questo senso, molti dei protagonisti di questo processo di conversazioni, concordano nel dire che la base minima per qualsiasi accordo democratico risiede nel riconoscimento del diritto di autodeterminazione, esistendo un ampio consenso intorno al quale il conseguimento di questo diritto spetta ad Euskal Herria come soggetto politico.

Tuttavia, e tenendo conto dell’attuale situazione di ripartizione territoriale, bisogna dire che, anche senza mettere in dubbio il carattere di Euskal Herria come nazione, esistono diverse opinioni a proposito dello sviluppo pratico di questo diritto.

2)La questione dei diritti individuali e collettivi nel diritto internazionale.

Nell’ambito del diritto internazionale, la discussione a proposito dei diritti delle persone, individuali o di esercizio collettivo, non è una questione risolta. Al contrario, nell’ultimo secolo e mezzo i progressi e le modifiche in questo campo sono di tale importanza, che hanno modificato il panorama internazionale ed hanno avuto un importante riflesso all’interno degli stati. E’ a partire soprattutto dalla seconda guerra mondiale, che proliferano gli strumenti internazionali e le carte magne interne agli stati costituiti, che raccolgono i cosiddetti diritti fondamentali e libertà pubbliche.

Il 10 dicembre 1948 si proclamava la “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”, catalogo e riferimento basilare del secolo scorso in riferimento ai diritti individuali. Si univa a questa il “Convegno sulla prevenzione e la punizione del delitto di genocidio” del 9 dicembre 1948, e seguivano la “Convenzione sullo statuto dei rifugiati” del 28 luglio 1951, il “Convegno sui diritti politici della donna” del 20 dicembre 1952, e la “Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale” del 21 dicembre 1965, la “Convenzione contro la tortura ed altri trattamenti e pene crudeli, inumani o degradanti”, fra gli altri.

Il 4 novembre del 1950, si firmava pure il “Convegno europeo per la tutela dei diritti umani e le libertà fondamentali” che regolava nel suo ambito un sistema di riconoscimento e protezione dei diritti, che aveva il suo sostegno principale nella messa in funzione di un Tribunale Europeo dei Diritti Umani, con facoltà di conoscenza sull’agire di ciascuno degli stati firmatari di detto convegno.

In questi testi si snocciolano diritti individuali basilari come il diritto alla vita ed all’integrità fisica, l’interdizione della tortura e dei maltrattamenti, i diritti alla libertà e la sicurezza, alla vita privata, al domicilio, all’intimità, alla libertà di pensiero, coscienza ed opinione, alla libera espressione delle idee, alòla libertà di riunione e manifestazione...

Il 19 dicembre 1966 si firmava il “Patto internazionale sui diritti civili e poitici”, ed il “Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali”. In essi si contemplano il diritto di autodeterminazione, uguaglianza senza distinzione di razza, colore, sesso, religione, idioma, opinione politica, associazione, partecipazione nella vita e nelle funzioni pubbliche, il diritto di eleggere ed essere eletti, al lavoro, al sindacato, alla salute fisica e mentale...

Nell’anno 1974 si celebrò in Helsinki una riunione propiziata dalla “Conferenza di sicurezza e cooperazione in Europa”. Lì vennero stabiliti i principi fondamentali di ciò che gli Stati occidentali intendevano come essenza della democrazia, della sicurezza e della cooperazione fra gli Stati. In agosto del 1975 si firmò il suo Atto Conclusivo, che conteneva una dichiarazione di principi, e la cooperazione in contesti economici, scientifici, tecnologici ed ambientali, e la cooperazione su aspetti che fanno riferimento ai diritti umani, la cultura, l’educazione, il diritto all’informazione...

Fra i punti che costituiscono il decalogo della sua dichiarazione di principi, è contemplato il diritto all’autodeterminazione. Questi diritti, specialmente quelli che affliggono in forma individuale la persona, si sono riflessi nelle costituzioni dei diversi Stati, che sono state approvate nella seconda metà del secolo XX. Tuttavia quelli che prevedono una dimensione collettiva, specialmente il diritto all’autodeterminazione, non hanno avuto un simile riflesso. Possibilmente dovuto all’esistenza di situazioni di conflitto all’interno di alcuni Stati, che vedono come l’applicazione o riconoscimento di tale diritto pone in questione il loro attuale status.

Questo quadro che si è brevemente abbozzato, permette di affermare che, nell’attualità, il rispetto dei diritti individuali e collettivi, costituisce un parametro basilare per valutare e qualificare uno Stato come democratico. La mancanza di rispetto di questi diritti, conduce a collocare chi non li adempie nell’incomoda situazione di essere qualificato come Stato che attenta ai diritti dei suoi cittadini/e, ed è ugualmente un principio di valore riconosciuto dalla comunità internazionale.

 

 

PARTE RISOLUTIVA

 

1)L’applicazione di un quadro risolutore per Euskal Herria basato sul diritto internazionale.

Tenendo conto dell’attuale realtà politica basca in tutta la sua complessità e considerando:

1.-Che Euskal Herria è andata forgiando la sua storia durante migliaia di anni, e conformando nel territorio fra l’Adour e l’Ebro l’esistenza di un Popolo con caratteristiche proprie e plurali, mancando ancora di un riconoscimento giuridico-politico di detta realtà.

2.-L’esistenza di diagnosi molto differenti fra i protagonisti sociali e politici baschi a proposito dei parametri fondamentali che condizionano la realtà politica di Euskal Herria, realtà che nell’attualità si concretizza nell’esistenza di un conflitto, con le manifestazioni di violenza che comporta.

3.-L’esistenza al tempo stesso di un livello importante di accordo sull’analisi fra alcuni dei diversi agenti politici e sociali. accordo che, tuttavia, manca di operatività necessaria per concretizzarsi in dinamiche che incidano sulla creazione di nuove condizioni che permettano di avanzare verso una situazione di pace.

4.-L’esistenza di una realtà contraddittoria in cui essendosi consolidato il dialogo come parte del messaggio di diversi settori politici, sindacali e sociali, la mancanza di comunicazione fra essi è una caratteristica di questi ultimi anni. Specialmente risulta la negazione al dialogo tanto da parte degli Stati come di quegli agenti politici e sociali che si identificano con la loro strategia.

5.-L’esistenza di un sentimento di identità nazionale basca il cui sviluppo politico si vede limitato nell’attuale realtà politica. Volendo dire di più, bisogna constatare che la popolazione di Euskal Herria non vede garantito nessuno dei suoi diritti relativi alla sua cittadinanza basca.

6.-La coesistenza di altri sentimenti di identità nazionale: spagnola e francese, i cui diritti in quanto cittadini spagnoli e francesi sono garantiti dalla situazione giuridica attualmente esistente in Euskal Herria.

7.-La possibilità reale che, mediante l’esercizio di un dialogo aperto e sincero, si possa compiere il salto che va dal porre all’altro esigenze previe fino alla messa in moto di un processo dinamico. Questo processo a sua volta, sarà alimentato dagli impegni che si potranno ottenere in qualunque momento, apportando accordi integrativi ed inclusivi che avranno una ripercussione positiva sulla situazione politica.

8.-La necessità di definire dei parametri che dirigano l’attuale e futura realtà politica di Euskal Herria, che devono tenere conto necessariamente del riconoscimento teorico e pratico dei diritti individuali e collettivi, sia quale che sia il punto di vista da cui si realizzi.

9.-La necessità di superare le attuali posizioni politiche riguardo la gradualizzazione dei diritti, nella prospettiva della considerazione di un tutto che si deve dare all’insieme dei diritti individuali e collettivi delle persone.

10.-Che, all’interno dell’evidente complessità della realtà politica basca attuale, esiste un denominatore comune in tutte le posizioni dei diversi protagonisti politici, sindacali, sociali e nella società basca in generale, nel senso della necesità di superare l’attuale situazione ed avanzare verso una situazione di democrazia e di pace.

11.-Che, all’interno di questa stessa complessità, esiste un’altra opinione condivisa sul fatto che il conflitto ha come base la applicazione dei diritti umani individuali e collettivi.

 

--------------------------UDALBILTZA concorda su quanto segue:

1.-La realtà politica che vive Euskal Herria richiede la messa in moto di un processo, mediante cui, e con la partecipazione diretta dei cittadini e cittadine baschi e di quanti li rappresentano attraverso gli agenti istituzionali, politici e sociali, si dovrà definire il quadro di diritti che reggeranno il futuro nell’ambito politico basco. La base di questo quadro politico per la democrazia sarà il rispetto della pluralità della società basca, situandosi tutti i progetti politici nelle stesse condizioni di esecuzione, essendo l’unico limite per la loro attuazione l’appoggio sociale libero e volontariamente attribuito da tutta la cittadinanza basca. Questo quadro politico per la democrazia dovrà garantire tutti i diritti di tutti e di ciascuno dei cittadini e cittadine di Euskal Herria, rendendo possibile e concretizzando lo sviluppo dei diversi progetti politici esistenti nal nostro paese da un consenso di base generale.

2.-La definizione di questop quadro di diritti per la democrazia e la pace avrà il suo supporto e riferimento fondamentale nel diritto internazionale: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 10 dicembre 1948, il Patto dei Diritti Civili e Politici.... Così pure, la definizione di garanzie intorno a certi diritti individuali e collettivi contribuirà a produrre cambiamenti in positivo così necessari nell’attuale congiuntura politica.

3.-L’impegno collettivo sul rispetto verso tutti i diritti che si definiscono nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 10 decembre 1948, nel Patto per i Diritti Civili e Politici... sarà la base su cui cementare il quadro democratico per Euskal Herria. Questo impegno rispetto ai diritti si dovrà applicare con criteri di universalità, simultaneità e reciprocità.

4.-La costruzione di un ambito democratico basato sul riconoscimento di tutti i diritti di Euskal Herria e di tutti i cittadini e cittadine baschi richiede un continuo processo generatore di accordi e consensi politici, in modo che, ogni passo compiuto propizi un nuovo passo in più che vada progressivamente a contribuire a tessere un processo sociale con maggioranze sufficenti.

5.-Sarà Euskal Herria, e quindi tutta la cittadinanza basca, chi, tramite referendum, deciderà le forme di attuazione del quadro dei diritti che rendano possibile sviluppare il futuro in un ambito democratico.

 

2)Caratterizzazione del processo ed apporto degli agenti socio-politici.

La soluzione del conflitto basco richiede che tutte le parti riconoscano tutti i diritti previsti dalla legislazione internazionale; allo stesso modo, la forma per strutturare l’esercizio di tutti questi diritti in tutta Euskal Herria pure dovrà essere risolta mediante un ampio accordo politico. Entrambe le condizioni esigono la mobilitazione democratica di tutta la società, così come l’imoegno di tutti e ciascuno degli agenti politici, sindacali e sociali a favore di una soluzione globale con la quale tutti e tutte usciremo vincitori, rinunciando alle intenzioni di imposizione o vittoria del processo politico di chiunque sia. Il primo impegno consiste nell’essere agenti attivi di tutti i cambiamenti che si devono produrre,e, in questo senso, UDALBILTZA adotta ed allo stesso tempo reclama i seguenti impegni:

1.-A tutta la cittadinanza, organizzazioni politiche, associazioni culturali, sindacati ed altri agenti dell’ambito sociale e religioso..., che adottino una posizione attiva nel dare impulso a questo processo. Nello sviluppo dello stesso, questa istituzione nazionale si impegna ad approfondire l’iniziativa di promuovere il dialogo continuato con tutti i protagonisti che fanno parte della realtà politica basca.

2.-A tutti gli agenti politici e sociali che sono stati e sono in contatto con UDALBILTZA nel quadro di questa iniziativa, che si sia capaci di generare nuovi meccanismi e strumenti per lo sviluppo di questa dinamica, in modo che la pratica di dialogo avuta finora si vada sviluppando nel concreto, in modo che possano andare sorgendo contributi validi nel cammino verso la pace e la democrazia in Euskal Herria.

3.-Agli agenti sociali e politici che si sono rifiutati di partecipare a questa iniziativa ed al processo di dialogo, che modifichino la loro posizione e mettano sul tavolo i loro stessi contributi. Per questo, UDALBILTZA mantiene la sua posizione aperta e incondizionata per ottenere che il dialogo fra tutti sia una realtà.

4.-A tutte le organizzazioni e partiti politici che attuano in Euskal Herria, che affrontino i rapporti e il necessario dialogo fra loro, nella direzione di andare a generare impegni politici nel futuro. UDALBILTZA manifesta chiaramente la sua volontà di promuovere queste conversazioni e rapporti.

5.-A tutte le istituzioni rappresentative esistenti in Euskal Herria, che si assumano le loro responsabilità andando a rispondere alle nuove situazioni che si generano. UDALBILTZA manifesta la sua assoluta disponibilità ad assumersi le responsabilità che le spettano.

6.-Agli Stat francese e spagnolo, che non ingeriscano nè interferiscano in questo processo che spetta alla società basca, e che rispettino le decisioni che si prenderanno nelle loro diverse fasi di sviluppo e risoluzione.

7.-Alla Comunità Internazionale, che renda possibili gli strumenti di supervisione adeguati per garantire il processo sociale apertosi in Euskal Herria.

 

OLTRE A QUANTO SOPRA UDALBILTZA ADOTTA IL  SEGUENTE IMPEGNO

 

1.-Considerando che il conflitto che vive Euskal Herria si sostenta fondamentalmente nella violazione dei diritti

2.-Considerando che la costruzione di una nuova situazione di pace in Euskal Herria si può fare a partire dal riconoscimento ed il rispetto di tutti i diritti

3.-Considerando che oggi come oggi, noi cittadini e cittadine basche non siamo riconosciuti come soggetti di diritto

 

UDALBILTZA, in questa direzione verso una situazione di pace, adotta il seguente impegno:

Elaborare la Carta dei nostri diritti civili e politici, in modo da definire il quadro dei diritti di Euskal Herria e della cittadinanza basca. L’elaborazione di questa Carta ha come obiettivo l’applicazione nella realtà di tutta la cittadinanza basca di tutti i diritti internazionali già menzionati riconosciuti in maniera universale. La caratteristica fondamentale del processo di elaborazione di questa Carta è la partecipazione popolare, che significa che sarà un processo aperto alla partecipazione di tutta la cittadinanza di Euskal Herria, per raccogliere tutti i contributi che si vorranno dare tanto sotto forma individuale che collettiva. Per questo UDALBILTZA sta lavorando alla messa in moto dei meccanismi necessari per garantire la partecipazione sociale e manifesta la sua disponibilità a prendere in considerazione altri meccanismi che si possano proporre.

Infine, vogliamo sottolineare la necessità della partecipazione dei protagonisti politici e sociali in quei contesti di carattere politico – sociale che si possano slegare dalla definizione di questa Carta dei Diritti, dato che il cammino verso la democrazia e la pace in Euskal Herria si può costruire solo mediante meccanismi strettamente democratici.

 

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