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          "mail list Co. Euskadi bari" <Paesibaschiliberi@autistici.org>
        Oggetto:
          [Paesibaschiliberi] documento Batasuna su Costituzione europea
        Data:
          Sat, 14 Jun 2003 15:01:16 +0200 (CEST)
        BATASUNA
          NUOVO ORDINE MONDIALE (G8)
        PROCESSO COSTITUENTE EUROPEO (CONVENTION)
        Le dichiarazioni uscite dal recente vertice G8 dei grandi di questo 
          mondo ed il consenso maggioritario ottenuto fra i grandi dell’Unione 
          Europea nell’ambito della Convention diretta da Giscard d’Estaing 
          ci mostrano chiaramente che le contraddizioni emerse fra gli stati circa 
          l’invasione dell’Iraq non sono antagoniste fra loro, benché 
          siano l’espressione di un processo interno complicato e multilaterale, 
          mondiale ed europeo, molto profondo e che ha come obiettivo il
          nuovo ordine mondiale globalizzatore e neoliberista. Queste contraddizioni, 
          sebbene siano importanti, non sono in nessun caso incompatibili, dato 
          che i blocchi contrapposti durante l’invasione dell’Iraq, 
          anche nell’ambito del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sostengono, 
          in fondo, lo stesso modello economico, politico e culturale capitalista, 
          in modo, questo sì, più o meno “civilizzato”, 
          a seconda dei casi. L’unica differenza importante risiede nel 
          modello e nel modo
          di gestione che propongono per il futuro del pianeta. I primi propongono 
          un capitalismo unipolare
          egemonizzato dagli Stati Uniti d’America e gestito soprattutto 
          da istituzioni finanziarie affini e gli
          altri un capitalismo multipolare gestito politicamente, in teoria, dalle 
          nazioni Unite con la
          partecipazione delle loro istituzioni finanziarie e multinazionali.
          Dietro a tutto questo, si nasconde, fra l’altro, la battaglia 
          sotterranea sulla moneta di scambio e di
          riferimento internazionale, come anche quella sulle transazioni finanziarie 
          multinazionali. Vale a dire, la vera guerra fra il Dollaro e l’Euro, 
          strumenti di dominazione ovunque si trovino. Non a caso le iniziative 
          belliche degli Stati Uniti, coperte dal mantello della lotta antiterrorista, 
          si accelerano proprio quando i petrodollari cominciano ad essere in 
          realtà petroeuro e quando le nuove tecnologie che trasformano 
          il mondo del lavoro e della produzione iniziano ad essere sempre più 
          europee e meno nordamericane o quando gli investimenti in America Latina, 
          in parte dell’ex Unione Sovietica e in parte dell’Asia si 
          realizzano sempre più in Euro.
          Per tutto questo, ciò che è realmente in gioco con l’invasione 
          e dominazione dell’Iraq è molto più del controllo 
          delle riserve strategiche di petrolio o acqua. Ciò che è 
          in campo è tutta una strategia per la riorganizzazione del pianeta 
          dal punto di vista della squadra di Bush. Per gli Stati Uniti d’America 
          che, oggi, dispongono soprattutto dell’egemonia militare, è 
          indispensabile recuperare e rafforzare la loro egemonia economica mondiale, 
          ma non lo possono più fare dall’ambito del risanamento 
          della loro economia nazionale, attualmente in cattivo stato, e per questo 
          hanno bisogno di ricorrere all’invasione ed all’occupazione 
          militare, politica ed economica di nuove regioni nel mondo. Invasione 
          e controllo che, inoltre, tolgono autonomia ad altri possibili futuri 
          competitori in ambito internazionale. 
          Dobbiamo, quindi, ritenere che questo scontro interno al mondo capitalista 
          si protrarrà durante i prossimi anni e rafforzerà, inoltre 
          e soprattutto, i settori economici, politici e militari più conservatori 
          del mondo. Con tutto questo, vogliamo sottolineare che il riassetto 
          che si sta verificando nel mondo risponde prima di tutto ad una situazione 
          di crisi interna allo stesso modello neoliberista e globalizzato del 
          capitalismo, incapace di trovare una via d’uscita valida e sostenibile 
          per il pianeta e per i suoi abitanti. Le vere vittime di questa crisi 
          capitalista e del modello di integrazione che il capitalismo propugna 
          sono, prima di tutto, i milioni di persone che vivono
          nella povertà, specialmente i bambini, le bambine e le donne, 
          i milioni di lavoratori e lavoratrici che
          vedono peggiorate le loro condizioni di lavoro e la qualità della 
          loro vita; per non parlare della 
          situazione dei/delle sempre più numerosi/e migranti, senza documenti, 
          senza domicilio, senza nulla, dei servizi pubblici di ogni tipo, che 
          si privatizzano sistematicamente, della natura, che si vede
          saccheggiata da un modello di sviluppo assolutamente insostenibile, 
          dei popoli e delle nazioni senza Stato, che si vedono sottoposti ad 
          un forte processo di acculturazione ed assimilazione linguistica e, 
          anche, di certi settori responsabili delle tradizionali economie nazionali, 
          che si vedono sempre più
          impoveriti. In poche parole, regressione in tutti gli ambiti dei diritti 
          umani e collettivi… Regressione democratica ed aumento del totalitarismo, 
          in nome della sicurezza.
        EUROPA, LA STESSA STORIA
        In questo panorama mondiale, i settori economici egemoni in Europa, 
          si muovono, da anni, per fare sì che questa regione del mondo 
          sia in futuro un polo di riferimento e competitivo distinto da quello 
          degli Stati Uniti d’America. L’adozione dell’Euro 
          come moneta unica è l’esempio più chiaro di quanto 
          diciamo ed il vero motore di questo processo. La trasformazione delle 
          attuali istituzioni europee, l’allargamento ad est dell’Unione 
          -con l’ingresso di dieci nuovi stati-, la carta sociale europea, 
          lo spazio giudiziario e poliziesco europeo, la politica estera e di 
          difesa europee, la Costituzione europea sono, fra gli altri, i dibattiti 
          che si svolgono nell’ambito della Convenzione e che hanno l’obiettivo 
          di tentare di evitare l’unilateralismo politico e l’egemonia 
          economica e militare assoluta degli Stati Uniti d’America in tutto 
          il mondo. Forse così si comprendono meglio le diverse contraddizioni 
          politiche sull’invasione dell’Iraq dove, certamente, gli 
          interessi europei erano ormai più radicati di quelli degli Stati 
          Uniti d’America.
          È vero, e c’è chi lo affermerà, che la futura 
          Unione Europea è ben lungi dal poter competere in politica internazionale 
          con gli Stai Uniti d’America; sul piano militare e della politica 
          estera, oggi, ciò è più che evidente. La considerazione 
          sarebbe molto più relativa e meno definitiva in campo economico, 
          ma è solo questione di tempo; l’Euro fa sì che questo 
          processo di costruzione di un referente proprio dell’Unione Europea 
          in tutti gli aspetti politici ed economici sia inevitabile ed inarrestabile. 
          Il problema sta nel fatto che i settori economici che vogliono che la 
          futura Unione Europea sia competitiva a livello internazionale, con 
          la coda dell’occhio, guardano agli Stati Uniti d’America: 
          privatizzazione dei servizi pubblici, sociali ed energetici, iniziativa 
          privata nell’economia strategica, smantellamento delle conquiste 
          sociali, precarizzazione del mondo del
          lavoro, uniformità del modello culturale, controllo politico, 
          poliziesco e sociale interno da parte degli stati, speculazione finanziaria 
          internazionale, politica estera colonizzatrice…
        UN ALTRO MONDO NON SOLO È POSSIBILE, È NECESSARIO
        Nonostante ciò, un altro mondo, un’altra Europa ed un’altra 
          Euskal Herria (Paese Basco, N.d.T.) non solo sono possibili, ma sono 
          anche necessari, indispensabili; se prima abbiamo detto che non 
          esistono contraddizioni antagoniste fra l’Unione Europea che si 
          sta costruendo nella Convenzione ed il modello che propugnano gli Stati 
          Uniti d’America attraverso il G8, la Banca Mondiale, il Fondo 
          Monetario Internazionale o la stessa Organizzazione Mondiale del Commercio, 
          non accade lo stesso fra noi che sosteniamo un altro modello, quello 
          socialista; questo è totalmente antagonista.
          È vero che siamo contrari all’unilateralismo politico ed 
          all’egemonia militare ed economica degli Stati Uniti d’America, 
          ma neppure il capitalismo multipolare “civilizzato” che 
          sostengono i grandi stati europei è, secondo noi, valido.
        “NO” A QUESTA COSTITUZIONE EUROPEA
          Siamo milioni di lavoratori e lavoratrici europei, migliaia di collettivi 
          cittadini o sociali di ogni
          tipo, decine di popoli ad essere danneggiati direttamente dal modello 
          costituzionale europeo che ci
          presenta Giscard d’Estaing nell’ambito della Convenzione; 
          questa Costituzione Europea non è
          contraria al neoliberismo né alla globalizzazione, ecco perché 
          dobbiamo iniziare a dire “NO” a questa Costituzione europea.
          Riunirci in forum sociali di ogni genere va bene; creare forum sociali 
          di ogni genere è ancora meglio; ma dobbiamo andare oltre, dobbiamo 
          pensare alla creazione ed alla concretizzazione di strumenti politici, 
          non solo nazionali o statali, ma anche internazionali. Strumenti politici 
          che uniscano ed articolino nella pratica i lavoratori e le lavoratrici, 
          le nazioni senza Stato, i settori
          progressisti, tutto questo spazio politico e sociale contrario a questo 
          modello europeo. 
          Se siamo convinti e convinte che nei prossimi anni la contraddizione 
          interna fra coloro che sostengono un mondo unipolare o multipolare capitalista 
          avrà come conseguenza l’oppressione della dissidenza antagonista, 
          il degrado della democrazia, la distruzione dell’ecosistema, l’acuirsi 
          della violazione dei diritti umani individuali e collettivi come anche 
          la scomparsa di popoli e culture, anche in Europa, oggi, più 
          che mai, è necessario rafforzare l’alternativa socialista 
          e creare l’alleanza politica che, nell’ambito dell’Unione 
          Europea, esigerà, per esempio e per cominciare, la celebrazione 
          in tutta Europa del referendum sulla Costituzione Europea che ci viene 
          presentata, per poterla subito respingere, considerandola contraria 
          agli interessi della maggioranza sociale, sindacale e politica europea. 
          Questo è la nostra principale sfida internazionale, a livello 
          europeo, nei prossimi mesi.
        Joseba ALVAREZ
          Parlamentare del gruppo Sozialista Abertzaleak
        Donostia, giugno 2003