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CONDANNATO UN PARLAMENTARE BASCO

il neofranchismo spagnolo non rispetta nemmeno più l'immunità parlamentare. condannato un parlamentare per quanto affermato in aula.

IL TRIBUNALE SUPERIORE DI GIUSTIZIA DEL PAESE BASCO (TSJPV) CONDANNA UN PARLAMENTARE PER LE OPINIONI ESPRESSE IN UNA SEDUTA PLENARIA
è la prima volta / la sentenza del tsjpv contro jon salaberria (sozialista abertzaleak) è la prima che condanna un parlamentare per le sue affermazioni nell’ambito della sua attività nella legislatura

Il parlamentare indipendentista Jon Salaberria è stato condannato ad un anno di prigione e sette di interdizione dai pubblici uffici dal Tribunale Superiore di Giustizia del paese Basco, che considera che alcune dichiarazioni fatte alla Camera di Gasteiz (sede del Parlamento Autonomo Basco, N.d.T.) costituiscono «un reato di apologia di azioni terroriste». Si tratta della prima volta che un parlamentare è condannato per le sue dichiarazioni in quest’aula.

BILBO

Il Tribunale Superiore di Giustizia del Paese Basco (TSJPV) ha condannato ad un anno di prigione e sette anni di interdizione dai pubblici uffici il parlamentare della Sinistra indipendentista basca Jon Salaberria per alcune dichiarazioni realizzate dallo stesso alla Camera di Gasteiz il 12 aprile dello scorso anno, durante una seduta plenaria nella quale si discuteva una proposta relativa alla soppressione del reato di renitenza alla leva, presentata dai gruppi parlamentari del Partito Nazionalista Basco (PNV), di Eusko Alkartasuna (EA) e di Izquierda Unida (IU).

In quella seduta, durante il suo primo intervento, il parlamentare indipendentista affermò, fra l’altro, che «Euskal Herria (Paese Basco, N.d.T.) è un paese militarizzato» e ha ricordato che «negli ultimi anni le forze armate spagnole e francesi hanno arrestato 16.000 persone. Sono stati torturati più di 5.000 cittadini baschi e sette di loro sono stati uccisi in commissariati di polizia. Inoltre, sono state incarcerate 4.000 persone e 16 sono state uccise in carcere. In più, in questo paese, esistono circa 3.000 rifugiati all’estero».

Dopo questa constatazione, Salaberria aveva segnalato che «è ormai evidente che gli stati spagnolo e francese anno scelto la guerra» e aveva affermato che «la soluzione alla militarizzazione che subisce Euskal Herria è il diritto all’autodeterminazione».

Successivamente, durante il turno di replica, il portavoce indipendentista aveva addossato agli altri parlamentari il fatto che «non vogliono affrontare il problema reale, alterano la realtà e, pertanto, così non c’è modo di risolvere le cose». A questo proposito, aveva dichiarato che «alterando la natura del conflitto non c’è modo di cercare soluzioni e voi sapete perfettamente che la la lotta armata di ETA non risponde alla volontà di imporre idee. La lotta armata di ETA risponde alla difesa dei diritti legittimi che ha il popolo basco».

Nella sua sentenza, il tribunale afferma che le parole di Salaberria costituiscono «un reato di apologia di azioni terroriste», considerando che «questo non è esprimere opinioni su delle realtà storiche che possano essere sottoposte a critica, ma pronunciarsi positivamente, con intento induttivo e scegliere, propugnandola ed identificandosi con essa, la tesi che la lotta armata dell’organizzazione terrorista ETA risulta indispensabile per conquistare un diritto all’autodeterminazione impossibile da ottenere attraverso mezzi diversi da quello dell’azione violenta».

In base a queste considerazioni, il TSJPV ritiene che «si oltrepassano i limiti del concetto di opinione e si rende noto pubblicamente che la prosecuzione della lotta armata dell’organizzazione terrorista equivale all’unico ed ultimo mezzo utilizzabile per ottenere degli effetti la cui produzione è desiderata dall’accusato e per i quali non solo simpatizza, ma, al di là di ogni dubbio, si impegna irreversibilmente».

Nella sentenza, i giudici affermano anche che «la tenacità, l’enfasi e la convinzione che caratterizzano la sua esposizione, evidenziano la sua accettazione della realtà storica, la sua precisa identificazione con essa e la sua adesione allo stato di cose che, derivato dalla stessa, faceva coincidere con la sua particolare diagnosi».

“NON SI TIENE CONTO” DELL’IMMUNITÀ PARLAMENTARE

I.B.

BILBO

Nella sua sentenza, nella quale condanna per la prima volta un eletto per sue dichiarazioni in sede parlamentare, il TSJPV afferma che «l’obiezione relativa all’immunità parlamentare non è da tenere in considerazione» e, per questo, argomenta che Salaberria, «invece di esprimere un’opinione sviluppa un ragionamento impegnato su temi fragilmente connessi o estranei al tema centrale del dibattito» e aggiunge che «inoltre, si annuncia il proposito di incoraggiare il loro conseguimento».

I magistrati della Corte Civile e Penale del TSJPV valutano anche che «l’intervento in Parlamento dell’accusato è avvenuto in termini che, con il pretesto di affrontare la supposta militarizzazione del Paese Basco, mancavano della rilevanza e dello spessore necessari affinché il dibattito ed il suo obiettivo, limitati alla verifica della fondatezza della depenalizzazione della figura della renitenza alla leva, fossero subordinati alla qualità di un discorso che, direttamente e decisivamente, condizionasse il senso della decisione sul problema principale».

«SI CONDANNA L’ANALISI CHE FACCIAMO RISPETTO AL CONFLITTO»

Mikel Jauregi

DONOSTIA

Dopo la diffusione della sentenza di condanna emessa dal TSJPV, lo stesso Jon Salaberria ha tenuto, a Donostia, una conferenza stampa per dare una valutazione di questa decisione che ha definito «politica». Secondo quanto ha affermato, il giorno nel quale era stato ascoltato al processo, il 31 luglio scorso, «avevo già detto che quello non era un processo, ma un’udienza con una chiara motivazione ed intenzionalità politica si ottenere una sentenza di condanna. Pertanto, la sentenza non ci sorprende assolutamente».

Salaberria, che ha tenuto la conferenza stampa insieme a Joseba Alvarez, anch’egli parlamentare di Araba, Bizkaia eta Gipuzkoako Sozialista Abertzaleak (gruppo parlamentare della Sinistra indipendentista basca, N.d.T.), ha affermato che il TSJPV ha giudicato e condannato «l’intervento realizzato da un parlamentare nel Parlamento di Gasteiz», dopo di che ha voluto ricordare quanto successo: «Nella seduta plenaria si stava trattando la fine del servizio militare obbligatorio ma, come tante altre volte, il dibattito si è spostato sul conflitto politico che vive Euskal Herria. A quel punto, ho sostenuto che, per trovare un’uscita dal conflitto, si deve analizzare con sincerità ciò che dicono tutti gli agenti nel conflitto, compresa ETA. Vale a dire, che ETA propone le sue motivazioni e che manipolare ciò che dice è un errore, perché se si parte da una diagnosi errata non potremo giungere ad una vera soluzione. A fronte di queste parole, è stata presentata una denuncia rispetto alla quale, benché in un primo tempo fosse stata archiviata, successivamente Zorilla ha deciso di aprire un’inchiesta e portarmi in giudizio».

Di fronte alla sentenza che lo condanna per un reato di «apologia del terrorismo», ha precisato che «è un ulteriore esempio dell’offensiva dei poteri spagnoli contro il popolo basco». Ha considerato che «dopo venticinque anni, la democrazia formale è scomparsa, per i baschi».

Ha affermato che la sentenza del TSJPV condanna «la diagnosi che la sinistra indipendentista fa del conflitto, secondo la quale siamo per un’uscita politica dallo stesso. È il sostegno ad una soluzione politica ad essere stato condannato». Ha indicato che il tribunale dice che «con queste parole ho voluto esaltare ETA. Questa è un’interpretazione del giudice che non corrisponde alla realtà».

Nonostante ciò, ha assicurato che sia lui, sia la sinistra indipendentista, continueranno «a fare una diagnosi politica del conflitto che contrappone Euskal Herria ai due stati».

A giudizio di Salaberria, la sentenza demolisce anche la proposta del lehendakari (presidente del Governo autonomo basco, N.d.T.), Juan José Ibarretxe, perché evidenzia che il parlamento di Gasteiz «è nelle mani dei poteri dello Stato spagnolo» e che questi «continueranno ad intervenire costantemente per negare qualsiasi possibilità di affrontare un processo che porti alla sovranità» da questa istanza.

Così, ha sottolineato il momento nel quale è stata emessa la sentenza ed il fatto che riguardi un parlamentare. «Lo Stato spagnolo, nella sua strategia di far sparire i diritti civili e politici dei baschi, ha deciso che la Camera di Gasteiz è assolutamente impossibilitata, sotto la minaccia di essere perseguita, a sostenere i diritti nazionali del popolo basco».

Per questo, ha chiesto a Ibarretxe, PNV e EA «come si può continuare a sostenere che il futuro di questo popolo si deve costruire da questo parlamento e che la decisione di questo popolo va garantita da questo parlamento, quando sta risultando sempre più chiaro che è nelle mani dei poteri spagnoli».

Cos’, ha sostenuto che «dalla legalità spagnola è impossibile farlo; ciò che bisogna fare è creare e partire da altri parametri».

RICORSO AL TRIBUNALE SUPREMO E DIFFUSIONE DELLA SENTENZA IN EUROPA

Jon Salaberria e Joseba Alvarez hanno spiegato che «gli avvocati stanno ancora analizzando la sentenza, ma si pensa di presentare ricorso al Tribunale Supremo», fatto che bloccherebbe l’esecuzione della pena. Inoltre, hanno comunicato che l’europarlamentare di Batasuna, Koldo Gorostiaga, diffonderà la sentenza fra gli eurodeputati che sono stati magistrati e fra giudici europei. «Si vuole, così, far loro giungere informazioni su quanto accaduto; vale a dire, che si è condannato un parlamentare per essere intervenuto in un dibattito parlamentare».

Editoriale del quotidiano GARA
SENTENZA DI UNA GRAVITÀ ESTREMA

La sentenza del Tribunale Superiore di Giustizia del Paese Basco, con la quale condanna un parlamentare per affermazioni fatte durante un dibattito alla Camera di Gasteiz, è di una gravità estrema, in quanto contravviene al principio dell’immunità parlamentare. A questo si aggiunge, per di più, che la condanna si basa su considerazioni soggettive riguardo le intenzioni dell’oratore, non suffragate da prova alcuna.

Lìarticolo 26.6 dello Statuto di Autonomia della Comunità Autonoma Basca (CAV) stabilisce che «i membri del Parlamento Basco godranno dell’immunità per i voti e le opinioni che esprimano nell’esercizio delle loro funzioni», il che è rafforzato dall’articolo 13 del Regolamento dello stesso Parlamento. Nessuna delle due leggi esprime alcuna condizione rispetto a queste opinioni, né richiede che debbano essere rilevanti per il dibattito in corso. Eppure, la sentenza del TSJPV si permette di eludere la questione dell’immunità segnalando che le affermazioni fatte dal parlamentare Jon Salaberria «erano prive di rilevanza» per il dibattito in corso e che le sue parole non vanno neppure inquadrate in ciò che «il concetto di opinione è e significa».

In questo modo, il tribunale si arroga la facoltà di decidere cosa è rilevante e cosa non lo è in un dibattito parlamentare e a quali parole si possa attribuire la condizione di opinione e a quali no per, in funzione di queste definizioni, che esulano dal terreno del diritto, superare un principio legale basilare, qual è quello dell’immunità dei parlamentari, il cui oggetto è garantire la libertà dei dibattiti ed evitare un’ingerenza in essi da parte del potere esecutivo o di quello giudiziario.

Ciò che il TSJPV viene a dire nella sua sentenza, è che nel Parlamento di Gasteiz non c’è la libertà di esprimere opinioni e, pertanto, non c’è neppure la libertà di dibattere. Ciò costituisce l’attacco più grave che abbia subito l’Assemblea Legislativa autonoma finora, al di là dell’ingerenza del Tribunale Supremo che ha sciolto il gruppo di Sozialista Abertzaleak.

Inoltre, senza alcuna prova e contrariamente a quanto dichiarato in udienza dall’accusato, il TSJPV distorce l’affermazione secondo la quale «la lotta armata di ETA risponde alla difesa dei diritti legittimi che ha il popolo basco», affermando che ciò che il parlamentare intendeva dire è che «solo la lotta armata» è utile per difendere detti diritti. Da questo travisamento dei fatti e da altri indizi che costellano la sentenza pare che il TSJPV avesse deciso di condannare il parlamentare anche prima che iniziasse l’udienza.

 

Atzera

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