| 29/04/03 | Euskal Herria >  L'ultimo giorno del vecchio Nagore Miguel, i suoi figli e le sue galline oramai non hanno casa. Uno scavatore 
        gliela portò via ieri a gran velocità, prima che ci fossero 
        troppi testimoni. A miguel lo tirarono fuori dal paese coi nervi a fiore 
        di pelle. Non vide le macerie. Il progetto di itoitz ha riscosso così 
        la sua prima vittima: il vecchio paese di Nagore, que già non stava 
        più nelle mappe.
 La famiglia Enekoitz tornerà oggi a Nagore. Ancora la casa nella 
        quale vivono è la prima del paese come si arriva da Itoitz per 
        la strada vecchia, quella che rimonta l'Urrobi, destinata ora ad essere 
        inghiottita dal bacino. Nella parte frontale dell'edificio è inchiodato 
        da decadi un segno col nome di Nagore. María nacque lì, 
        ed i suoi genitori anche. Calcola, pertanto, che la casa deve avere più 
        di cento "anni." Ma lo dice contenendo la respirazione e le 
        lacrime, cosciente che oggi sarà probabilmente il suo ultimo giorno.
 Alle spalle di María e di suo marito, la parte bassa di Nagore 
        sembrava ieri un paese bombardato. Tutto incominciò alle prime 
        ore della mattina, a seguito di una notificazione burocratica senza maggiori 
        concrezioni. Il Carabiniere e la Polizia Giurisdizionale fecero strada 
        all'escavatrice. E’ evidente che prevedevano resistenza in un punto 
        molto concreto, la casa di Miguel, convertito suo malgrado nell'ultimo 
        moicano di Nagore.
 A quell'ora non c'erano altri testimoni che i vicini della parte di sopra 
        del paese ed altri che si avvicinarono da località limitrofe come 
        Itoitz. Come narrarono dopo, lo sgombero fu tanto teso e drammatico come 
        sta supporre quando lo spazio che incornicia tutta una vita viene giù 
        in un secondo. Racontano che Miguel protestò per l'oltraggio, ma 
        ricevette come risposta un termine massimo di due ore per uscire della 
        casa, le antiche scuole del paese, con le sue galline ed utensili. Quando 
        lo portarono via, sull'orlo di un attacco di nervi, l'escavatrice entrò 
        in azione. Se ritorna, Miguel troverà già solo un impasto 
        di pietre e legni.
 Pedro, un altro degli abitanti di Nagore che poteva vedere ieri di pomeriggio 
        ancora la sua casa in piede, muoveva la testa con un miscuglio di rabbia 
        e disperazione: "È un momento molto brutto, quello della mattina 
        è stato terribile. Io vedo se dormo un po', credo che qui abbiamo 
        visto già tutto quello che bisognava vedere." Nessuno aveva 
        voglia di parlare davanti alle camere di televisione, o di apparire nelle 
        fotografie. La sensazione di fatalità domina queste valli da già 
        abbastanza tempo.
 Con Miguel si eseguì pienamente il tramite di espropriazione forzosa 
        che non capisce pietà né sentimenti come le lacrime che 
        lasciava scappare una giovane cittadina sdraiata sull'erba. Quella è 
        la spiegazione di tramite che diede il Carabiniere ai testimone che si 
        lamentavano che, sopra a tutto, stava filmandoli: "Questa è 
        una registrazione di un tramite di espropriazione forzosa", sostennero 
        gli uniformati.
 Quella di Miguel, in qualsiasi caso, è l'eccezione. La maggioranza 
        degli abitanti di questi posti tempo fa optò per vendere le loro 
        proprietà. "Vendere no, svendere", sfumava María, 
        che sottolineava come tutto il processo sia stato segnato dalla mancanza 
        di spiegazioni. C’è chi ha lì sopra terreni, spiegava 
        segnalando ad una zona boscosa all'altro lato dell'Urrobi, e non riceveranno 
        cinque pesetas. "Dicono che se l'acqua non lo tocca, non concorda 
        niente, e mi domando io: E come andiamo lì, in aereo?." Per 
        suo marito che non smetteva di entrare ed uscire della casa per vedere 
        se ci fosse ancora qualcosa da salvare, la perdita degli edifici è 
        dolorosa, ma c'è ancora un'altra cosa più drammatica "che 
        sparisca questo angolo, quella sì che è una pena terribile." 
        E mirava col braccio verso la foce di Txintxurrenea, scavato per l'Urrobi, 
        una delle Zone Speciali di Protezione per gli Uccelli che questo progetto 
        può portarsi davanti.
 Visto dalla sua casa, il paese offriva ieri tardi un'immagine quasi irreale. 
        Nella parte bassa rimanevano solo le rovine di mezza dozzina di edifici, 
        l'escavatrice che seguiva il suo percorso, un paio di automobili poliziesche 
        vigilando, un pugno di vicini tirando fuori legni o pietre di valore... 
        Dieci metri più su, invece, brillava il nuovo Nagore, un paese 
        civilizzato, con case nuove, sferisterio rilucente, strada appena inaugurata. 
        Il Governo di UPN offrì ai vicini di sotto un terreno sopra alcuni 
        accettarono ed altri preferirono cambiare posto. E promette loro ora un 
        imbarco di passatempo nel paese che rimane nella coda del pantano. Il 
        contrasto è brutale: sotto odora di storia ed autenticità; 
        sopra, ad un'altra cosa distinta. "Per me, quello non è Nagore", 
        mirava uno del quale vedranno abbattute le sue case. Tuttavia, sarà 
        solo quello Nagore quello che rimanga sulle acque se il pantano si riempie. 
        In molte mappe, da tempo appare già solo il Nagore nuovo.
 Tutto si fece rapidamente, senza testimoni, come succedè alcuni 
        mesi fa col riempimento di prova. Come risaltava Pedro, "andavano 
        diretti, a capofitto a per la casa di Miguel." Ma niente è 
        casuale. La Coordinatrice di Itoiz ricordò che lo sgombro e maceria 
        ha incominciato "precisamente per chi da già quasi due decadi 
        vengono opporsisi ragionata e pacificamente a questo progetto, tutto ciò 
        mentre quelle che sono del Governo di Navarrina una volta pagate a prezzo 
        di oro ai suoi antichi proprietari, in premio alla sua docilità 
        e tramonto a disposizione, non sono stati né sloggiate né 
        abbattute per il macchinario inviato all'effetto per il Dipartimento di 
        Opere Pubbliche."
 L'aggressione dell'escavatrice è, per gli oppositori, "un 
        passo più in una sconsiderata corsa verso nessuna parte." 
        Assicura la Coordinatrice, in qualsiasi caso, che non cederà fino 
        a sedere nel banco degli accusati ai responsabili. "Più pronto 
        che tardi si scopriranno i veri interessi che stanno muovendo i responsabili 
        navarresi di Opere Pubbliche", affermò in una nota di stampa.
 Il futuro più prossimo, tuttavia, dipende solo da una macchina. 
        Quello lo sanno bene in Itoitz o Artozki, paesi ancora abitati e che il 
        progetto minaccia di distruggere anche in questione di giorni, o di settimane 
        al sommo. Per il momento, María tornerà oggi a mezzogiorno 
        per vedere sparire "il posto in cui io nacqui ed in cui nacquero 
        i tutti i miei fratelli; qui stanno tutti i ricordi dell'infanzia e dell'infanzia, 
        e quello è molto." Con la sua casa cadrà anche la placca 
        che segnalava l'entrata a Nagore, al Nagore vecchio. -
 
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