Gara > Idatzia > Euskal 
          Herria 
          2005-04-30
        manovre dopo le elezioni del 
          17-aprile
          EHAK chiede che "ripongano la spada di Damocle" 
          EHAK chiese ieri al presidente spagnolo che "rinfoderi la spada 
          di Damocle che pesa su noi" e che metta fine a "questi comportamenti 
          fascisti." Le candidate elette Maite Aranburu, Nekane Erauskin 
          e Karmele Berasategi hanno preteso "la sospensione immediata della 
          persecuzione giudiziaria, politica e mediatica." 
        DONOSTIA
          Un giorno dopo che la Procura Generale dello Stato ha annunciato la 
          sua intenzione di sollecitare la lista delle persone che agirono come 
          revisori dei conti di EHAK nelle passate elezioni autonomistiche, rappresentanti 
          di questo partito politico comparvero per chiedere "la sospensione 
          immediata della persecuzione giudiziaria, politica e mediatica", 
          e chiedere a José Luis Rodríguez Zapatero che "la 
          finisca con questi comportamenti fascisti perché è ora 
          di inguainare quella spada di Damocle posizionata sulle nostre teste." 
          
          Incentrandosi sulle dichiarazioni fornite sull'identità dei revisori 
          dei conti, Maite Aranburu, Nekane Erauskin e Karmele Berasategi non 
          dubitarono nell’ "inquadrare questo nuovo attacco nell'insieme 
          delle aggressioni antidemocratiche che stiamo subendo nelle ultime settimane." 
          
          In questo contesto, denunciarono "il riconosciuto spionaggio quotidiano 
          ai membri della candidatura, le pseudo-notizie che si pubblicano su 
          EHAK e quello che successe coi 27.000 firmatari che appoggiarono Aukera 
          Guztiak." "Questa volta aggiunsero sono centinaia le persone 
          che sono investigate per il mero fatto di essere revisori dei conti", 
          disse in riferimento agli elenchi che il pubblico ministero generale 
          dello Stato, Candido Conde-Pumpido, pensa di consegnare alla Guardia 
          Civil affinché confronti "i dati integri" dei revisori 
          dei conti nella campagna del 17 e quelli di quattro anni fa. 
        Né di Batasuna né 
          di "Eh" 
        Per affrontare questa questione, 
          le parlamentari elette vollero mettere in chiaro che "i revisori 
          dei conti non erano né di Batasuna né di Euskal Herritarrok, 
          ma di EHAK." 
          Sottolinearono che se ci furono revisori dei conti nella maggioranza 
          dei tavoli elettorali di Bizkaia, Gipuzkoa ed Arava fu grazie a "una 
          marea di solidarietà." 
          Ricordò che durante la passata campagna elettorale realizzarono 
          "una petizione pubblica a tutta la società basca affinché 
          ci desse il suo appoggio, perché siamo un partito piccolo ed 
          avevamo bisogno di tante risorse economiche come umane per fare fronte 
          a quello che suppone la convocazione di elezioni." 
          A questo rispetto, Aranburu risaltò la "ammirabile" 
          risposta della cittadinanza e che come frutto di quell’appoggio 
          "EHAK ottene i magnifici risultati che tutti voi conoscete." 
          Per ciò, esige che si metta fine a queste minacce giudiziarie, 
          politiche e mediatiche." 
        "Nemmeno nel peggiore sogno 
          di Orwell" 
        Insistette nel dire che "tutti 
          noi che abbiamo lavorato al fianco di EHAK siamo soggetti di diritti 
          civili e politici." Nonostante questo, stiamo sopportando pressioni 
          fasciste intollerabili." Assicurò che quello che sta succedendo 
          non successe ad Orwell nemmeno nei suoi peggiori incubi." 
          Le elette di EHAK reiterarono che i 150.000 elettori di questo partito 
          "esigono un nuovo scenario e, al di sopra di tutte queste aggressioni, 
          ci riaffermiamo in quell’impegno." 
          Al presidente del Governo spagnolo ricordarono che nelle elezioni del 
          17 di aprile "la società basca parlò forte e chiaro 
          sulla necessità di avanzare verso un nuovo scenario di pace e 
          di democrazia." 
          Di conseguenza, esposero una nuova posizione a Zapatero: gli chiediamo 
          "che compia passi concreti verso quello scenario e non si dedichi 
          a conculcare i diritti civili e politici delle persone di EHAK." 
          
        De La Vega ricorda che investigano 
          su EHAK ”dal primo momento" 
        MADRID
        Il vicepresidente spagnolo, María 
          Teresa Fernández de la Vega, ricordò ieri che il Dirigente 
          spagnolo ordinò di investigare su EHAK “dal primo momento 
          e dai primi rumori." 
          "Il Governo diede istruzioni al Servizio Giuridico dello Stato 
          affinché facesse tutte le indagini per verificare se procedere 
          a qualche azione" insistette, e spiegò che hanno analizzato 
          varie relazioni della Guardia Civil "che non abbiamo occultato". 
          A questo riguardò, segnalò che "i servizi giuridici 
          hanno considerato che dai dati di cui si dispone non ci sono elementi 
          sufficienti per un'azione di messa fuorilegge." 
          Rispetto all'annuncio realizzato dal pubblico ministero generale dello 
          Stato, Candido Conde-Pumpido, che investigherà tutti i revisori 
          dei conti di EHAK, De La Vega sostenne che sta facendo il lavoro che 
          le compete in esecuzione della sua funzione costituzionale." 
          Questo non sembra essere sufficiente per il PP che per bocca del suo 
          segretario generale, Angel Acebes, accusò il Dirigente spagnolo 
          di "impedire che i tribunali analizzino le prove che continuano 
          ad accumularsi sul suo tavolo." Per Acebes, il Gabinetto di José 
          Luis Rodríguez Zapatero "ha prove più che in eccesso 
          per avere iniziato il procedimento", ed aggiunse che non l'ha fatto 
          per alcune ragioni che ignoriamo." Così, insistette nel 
          dire che "ci sono ogni volta meno ragioni affinché i parlamentari 
          di EHAK prendano possesso dei loro seggi, e continua a non essere applicata 
          la Legge di Partiti." 
        Polemica contro il pubblico ministero 
          
        D'altra parte, il Centro di Studi 
          Giuridico Tomás Moro interpose ieri nella Corte suprema una polemica 
          contro Candido Conde-Pumpido, che accusa di un "delitto di prevaricazione" 
          per non avere sollecitato la messa fuorilegge di EHAK. 
          Questa organizzazione argomenta che "dichiarandosi successore dei 
          partiti batasunos" EHAK "dovrebbe aver applicato lo stesso 
          regime di illegalità." 
          Anche l'Alto Delegato di Appoggio alle Vittime del Terrorismo, Gregorio 
          Peces Barba, si riferì a questo tema, manifestando che "nell'ipotesi 
          che si provi la connessione tra Batasuna ed EHAK deve tentarsi la sua 
          illegalizzazione", benché aggiungesse che il Governo spagnolo 
          "deve essere molto prudente." "La posizione del Tribunale 
          Costituzionale è molto delicata, ed il Governo non può 
          esporsi ad un scivolone", stimò. 
        
          Gara > Idatzia > Euskal Herria
          2005-09-03
          Grande-Marlaska agisce contro EHAK ed il segretario generale di LAB 
          
          ·Il giudice imputa "appartenenza ad ETA" a Rafa Díez 
          che aveva denunciato intercettazioni illegali 
        Il giudice Fernando Grande-Marlaska 
          ha dettato alcuni atti nei quali imputa di presunta "appartenenza 
          ad ETA" il segretario generale di LAB, Rafa Díez, e tre 
          cittadini tra cui il mahaikide Juan Joxe Petrikorena il quale relaziona 
          con EHAK. Ad altre quattro persone, le quali presenta come "membri 
          fondatori" della formazione politica, imputa "collaborazione" 
          con l'organizzazione armata”. Dopo essere venuto a conoscenza 
          di quella "grave decisione", EHAK commentò che la situazione 
          creata è "un motivo in più per lottare per la democrazia 
          e la pace." 
          DONOSTIA
          Sette persone sono state citate a dichiarare la prossima settimana per 
          il giudice dell'Udienza Nazionale Fernando Grande-Marlaska in relazione 
          alla polemica persentata dall'Associazione Vittime del Terrorismo, AVT, 
          contro EHAK. La denuncia sostiene che questa formazione che ottenne 
          nove seggi nelle passate elezioni autonomistiche, sia dichiarata illegale 
          per "prestare aiuto" ad ETA. 
          Il mercoledì sono stati chiamati a deporre Peio Gálvez 
          responsabile di stampa di questo partito, il mahaikide di Batasuna JuanJoxe 
          Petrikorena e Joseba Zinkunegi. Li si è accusati di "un 
          delitto di integrazione in banda armata." 
          Il titolare del Tribunale di Istruzione numero 5 dell'Udienza Nazionale 
          ha chiamato per il giorno dopo Juan Carlos Ramos, Aritz Blázquez, 
          Javier Ramos e JuanManuel Rodríguez, che segnala come "membri 
          fundatori" di EHAK. Imputa pappagallo un delitto diedi" collaborazione 
          con banda armata" per avere facilitato elenchi elettorali a Batasuna, 
          assumendo il suo programma elettorale." 
        Il pubblico ministero, per contro 
          
        L'origine di questa attuazione 
          sta in una denuncia presentata in maggio dall'AVT e che fu ammessa a 
          tramite da Grande-Marlaska il passato 12 di Luglio. Questa decisione 
          si produsse a dispetto dell'opposizione del pubblico ministero Jesús 
          Alonso che considerò nella sua relazione che "nella sua 
          breve esistenza EHAK non ha commesso delitto alcuno." 
          L'AVT sosteneva nella sua domanda che EHAK “ha proceduto ad assumere 
          i postulati di Batasuna, come quelli della stessa ETA, nel senso che 
          la sinistra indipendentista basca doveva essere ampiamente rappresentata" 
          nella Camera di Gasteiz. 
          Nel suo atto, il magistrato spagnolo affermava che "il delitto 
          di collaborazione con banda armata non si limita alle ipotesi esclusive 
          di collaborazione con le attività armate", ma bisogna anche 
          integrare in questo tipo penale "le ipotesi di collaborazione generica 
          che favoriscono l'insieme delle attività o il conseguimento dei 
          fini dell'organizzazione." 
          Tuttavia, afferma che "quella che qui si sanziona non è 
          l'adesione ideologica" e che "in uno Stato Sociale e Democratico 
          di Diritto, come quello nostro, esistono alvei pacifici e democratici 
          per la prosecuzione di qualunque finalità politica." 
          Tra gli argomenti esposti per l'ammissione della querela, il giudice 
          faceva riferimento ad una relazione dellla Guardia Civil che segnala 
          che il 30 marzo, un giorno prima che si decretasse l'illegalizzazione 
          di Aukera Guztiak, si compie una riunione tra distaccati dirigenti dell'illegalizzata 
          Batasuna e membri di EHAK." 
          Aggiunge che "appena messa fuorilegge" la piattaforma che 
          reclamava il rispetto di tutti i diritti civili e politici, "appare 
          il PCTV la cui presenza era passata inavvertita, essendo intervenuto 
          direttamente per persone relazionate con Batasuna", e segnala che 
          EHAK "decide di essere la voce" della formazione indipendentista 
          basca. 
        No alla sospensione 
        Ugualmente, nota che non può 
          ovviarsi la "relazione di EHAK con l'originario EHK" che, 
          per sua opinione, "nasce come conseguenza dal progetto di ristrutturazione 
          di Batasuna richiesto da ETA." 
          Su questi argomenti, conclude che EHAK, "col suo comportamento 
          elettorale, ha potuto venire a favorire le pretese" di ETA di "strumentalizzare 
          le istituzioni democratiche in beneficio dei suoi fini illeciti." 
          
          L'AVT aveva sollecitato ugualmente la "sospensione di attività" 
          di EHAK. Questa misura fu respinta da Grande-Marlaska, considerandola 
          "avventurosa e precipitosa." 
          Il PP si congratula ed esige che si compiano passi verso l'illegalizzazione 
          
          Il segretario di Libertà Pubbliche del PP, Ignacio Astarloa, 
          si mostrò soddisfatto per l'attuazione di Grande-Marlaska contro 
          EHAK perché "finalmente si sta agendo decisamente per la 
          Giustizia contro questa frode clamorosa alla legge che è il nuovo 
          volto di ETA-Batasuna." A sua volta, sollecitò "molto" 
          urgentemente il pubblico ministero generale dello Stato spagnolo ed 
          il Governo di Madrid a "fare quello che dovevano avere fatto cinque 
          mesi fa che è portare alla Corte suprema quella bugia e sfida 
          che è il PCTV", e pretende che siano adottate "misure 
          giuridiche" contro EHAK, in chiaro riferimento a che il gruppo 
          sia messo fuorilegge. - 
        
        "Un motivo in più 
          per lottare per la pace e la democrazia" 
          Gari MUJIKA
        DONOSTIA
          EHAK qualificò come "decisione grave" che il giudice 
          spagnolo Grande-Marlaska abbia citato a dichiarare sette persone che 
          lega alla coalizione, perché "l'Udienza Nazionale spagnola 
          pretende di condizionare la vita politica." Per EHAK, questa decisione 
          non "fa altro che darci un motivo più per lottare per la 
          pace e la democrazia, perché se per presentarsi ad alcune elezioni 
          rappresentanti di un'organizzazione politica sono chiamati a deporre, 
          questo vuole dire che in Euskal Herria non viviamo né in democrazia 
          né in pace." 
          Per la formazione che ottenne nove seggi nelle passate elezioni, quello 
          che si pretende mediante questa "strategia giuridico-politica" 
          è "mantenere costantemente la sua spada di Damocle sulla 
          testa di tutta quello che sappia di sinistra ed indipendentista basco." 
          
          Ugualmente, EHAK segnalò che non li tradiamo", in riferimento 
          ai 150.000 cittadini che depositarono la loro fiducia su questa candidatura, 
          poiché esse ed essi "sono quelli che ci danno la legittimità 
          di cui necessitiamo, nessun altro”. 
          EHAK chiede ai rappresentanti dello Stato spagnolo che "lascino 
          da un lato le strategie giuridico-politiche" e che, "come 
          si è dimostrato mille volte in tutto il mondo che il dialogo 
          e la negoziazione sono la strada per risolvere i conflitti politici", 
          reclamano che diano " un'opportunità anche in Euskal Herria”. 
          
          Da parte sua, Batasuna tacciò le imputazioni realizzate ieri 
          dal magistrato spagnolo Grande-Marlaska di "autentico sproposito 
          che definisce da solo uno Stato ed una magistratura di nullo carattere 
          democratico", e denunciò che il citato giudice continua 
          a "condizionare la vita politica basca." 
        "Persecuzione" 
        Per la coalizione indipendentista, 
          la legalità spagnola vigente è quella che facilita questo 
          tipo di attuazioni "per una semplice ragione: per ostacolare che 
          Euskal Herria liberamente e democraticamente eserciti i suoi diritti 
          politici e civili." Per Batasuna, la difesa del diritto di autodeterminazione 
          si è convertita in suscettibile di attuazioni giudiziarie", 
          ed affermò che "non tollereremo la persecuzione che si articola 
          contro decine di centinaia di uomini e donne, contro piattaforme e partiti 
          politici messi nell’illegalità, per il semplice fatto di 
          difendere il diritto di autodeterminazione." 
          Ugualmente, Batasuna chiede al Governo spagnolo, una volta di più, 
          di abbandonare "una volta per tutte la strategia repressiva in 
          marcia che ostacola e pretende di impossibilitare un processo di pace 
          e democrazia." 
        
        Gara > Idatzia > Euskal 
          Herria
          2005-09-11
          Intravista * Nekane Erauskin, portavoce del gruppo parlamentare Ezker 
          Abertzalea 
          "A dispetto di tutto lavoriamo con spirito costruttivo e negoziatore" 
          
          ·Il PSOE è il responsabile affinchè cambino le 
          forme di fare le cose 
        Nekane Erauskin, portavoce del 
          gruppo parlamentare Ezker Abertzalea, denuncia l'accanimento al quale 
          sta essendo sottoposto EHAK da quando iniziò la campagna elettorale. 
          Tuttavia, manifesta che "al di sopra di tutte quelle attuazioni, 
          lavoriamo nel Parlamento con spirito costruttivo e negoziatore." 
          In un'intervista segnala quali sono le basi su cui crede che dovrebbero 
          redigersi i presupposti ed affronta la questione delle commissioni parlamentari. 
          
        Per motivi assolutamente altri 
          dalla sua volontà, EHAK si è visto situato questa settimana 
          nel centro dell'informazione giuridico-politica. Il giudice Fernando 
          Grande-Marlaska accusa di "integrazione in ETA" tre persone 
          che situa nell'area di comunicazione del partito, e di "collaborazione" 
          il presidente della formazione, Juan Carlos Ramos, ed il suo segretario 
          generale, Aritz Blázquez. Ai primi impose 100.000 euro di cauzione 
          da versare in denaro contante prima di domani e l'obbligo di presentarsi 
          due volte al giorno davanti all'Ertzaintza. Uno di essi, Joseba Zinkunegi, 
          fu fermato ed imprigionato ieri per aver tardato ad una delle deposizioni. 
          Ai dirigenti del partito chiede di presentarsi una volta al mese ad 
          un tribunale. 
        Che valutazione fa di queste 
          attuazioni dell'Udienza Nazionale? 
        Una valutazione negativa. Abbiamo 
          denunciato già pubblicamente che da quando iniziammo la campagna 
          elettorale stiamo subendo una grande persecuzione. E si tratta di un 
          accanimento contro un partito legale e che non ha fatto niente che non 
          sia corretto. Consideriamo che bisogna lasciare questo tipo di attuazioni 
          che sono del passato e una volta per tutte quello che bisogna fare è 
          mettere tra tutti una strada per il conseguimento della democrazia e 
          la pace che ciò su cui centriamo tutta la campagna. 
        Crede che l'attuazione del giudice 
          stia avendo un impulso politico? 
        Il PSOE ha una responsabilità 
          in tutto quello che sta succedendo. Il PSOE è il responsabile 
          del fatto che qui si cambino le forme di fare le cose che sono forme 
          ereditate da prima. Se il PSOE vuole cambiare lo scenario che abbiamo 
          e vuole che ci sia una risoluzione del conflitto, è il responsabile 
          e chi deve cambiare la forma di fare le cose. 
        Intendete che la linea di intervento 
          del giudice può essere diretta alla sospensione di attività 
          di EHAK? 
        Speriamo di no. È un partito 
          legale e non ha fatto niente per essere sospeso. Fino ad ora, nella 
          nostra breve esperienza, il nostro lavoro è stato e continua 
          ad essere fare un lavoro parlamentare per cercare di fare qualcosa per 
          risolvere i problemi che ha la cittadinanza. Al di sopra delle attuazioni 
          giudiziarie o altre, continuiamo a lavorare nella Camera e lo facciamo 
          con spirito costruttivo. Non andiamo al blocco, bensì con intenzione 
          di negoziare i progetti e proposte per cui ci siano presentati. 
        Che cosa vi aspettate dal resto 
          di gruppi politici davanti alla persecuzione che denunciate? 
        Speriamo che adottino una posizione 
          positiva verso il nostro partito e denuncino quello che sta succedendo 
          che è qualcosa che evidenzia che c'è una mancanza di democrazia. 
          
        Ezker Abertzalea ha annunciato 
          la presentazione di un'iniziativa parlamentare al riguardo. Può 
          anticipare il suo contenuto? 
        L'intenzione è che i gruppi 
          prendano posizione, passino delle parole ai fatti e, tra tutti, si prendano 
          misure per fermare tutto questo. Stavamo sperando di vedere come finiva 
          il passaggio di quelli citati dall'Udienza Nazionale per concretizzare 
          i termini testuali della proposta. 
        Le elezioni si celebrarono in 
          aprile, il Parlamento si costituì in maggio ed ancora non ha 
          cominciato il suo funzionamento normale, neanche ha formato le commissioni... 
          
        La cosa certa è che il 
          ritmo è molto lento, perché noi abbiamo detto già 
          che veniamo con intenzione di lavorare. Pensavamo che in settembre, 
          nella prima riunione della Giunta dei Portavoce, si sarebbero segnati 
          già i criteri per creare le commissioni. Quante dovevano essere, 
          di quanti componenti... La nostra sorpresa fu che nemmeno si trattò 
          il tema. Lo tiriamo fuori noi. D'altra parte, quello stesso giorno nella 
          stampa già si stava parlando del tema delle commissioni in termini 
          che noi non conoscevamo, che forse ne sono a conoscenza i gruppi che 
          stanno nel Tavolo, ma il resto no, e quello ci sembra molto grave. Quando 
          ci esponiamo a vedere che cosa stava succedendo, risultò che 
          si sarebbe trattato nella prossima Giunta di Portavoce, dove si metterà 
          un calendario che era quello che noi proponevamo. 
        Quale è la proposta per 
          la creazione delle commissioni? 
        La ripartizione deve essere proporzionale 
          al numero di parlamentari e parlamentarie di ogni gruppo. Siamo aperti 
          alla negoziazione. Abbiamo una proposta che non rendiamo pubblica qui 
          perché vogliamo negoziarla col resto di gruppi. 
        Ma sembra che tra i partiti ci 
          siano già trattative. A che cosa aspira Ezker Abertzalea? 
        Quei contatti si stanno dando 
          ed anche noi li abbiamo. Abbiamo alcune commissioni che ci piacerebbe 
          presiedere, ma tutto dipende dalla negoziazione che facciamo col resto 
          di partiti. In qualsiasi caso, questa formula di contatti bilaterali 
          non ci sembra corretta, perché quanto ti siedi con un gruppo 
          non sai se ha già qualche accordo con un altro. Ci sembra che 
          la forma di fare le cose fosse riunirci tutti e che ognuno esponesse 
          in forma chiara e sincera che cosa è quello che vuole e negoziare 
          tra tutti. 
        Li ha chiamati già la 
          vicelehendakari per parlare dei presupposti? 
        Ci ha chiamati ma ancora non 
          abbiamo messo data per l'incontro. Sarà per avere un primo contatto 
          per conoscere quali saranno le linee generali del suo progetto di presupposti 
          ed affinché noi esponiamo le nostre priorità. 
        Quali sono i punti cardine delle 
          proposte che farete? 
        Quelli ai quali più importanza 
          si dà sono quelli che riguardano il campo sociale: socioeconomia, 
          gioventù, donna, infrastrutture... Crediamo che bisogna cambiare 
          la politica preventiva, bisogna cambiare la politica di privatizzazione 
          che porta questo Governo, che è una politica neoliberista. Bisogna 
          puntare più sui servizi pubblici e le necessità di questo 
          paese. Sarà punto chiave anche tutto quello che riguarda l'euskara. 
          
        Siete aperti alla negoziazione? 
          
        Dicemmo dall'inizio che siamo 
          disposti a parlare di tutto quello che si tratta nel Parlamento. A parlare 
          ed a negoziare. Vedremo che cosa pensa l'altra parte. 
          Che cosa vi sembra che il PSE abbia chiesto esclusività? 
        Non è la migliore forma 
          di fare le cose. In questo paese ci sono necessità di molti tipi 
          e molte forme di vedere le cose, e quello che bisogna fare è 
          negoziare con tutti, ascoltando tutti. 
        PP e PSE hanno presentato già 
          alcune iniziative parlamentari relative ad azioni di "kale borroka", 
          e quello che è risaltato già in alcuni titoli è 
          che quello che si aspetta è la posizione di Ezker Abertzalea... 
          
        Daremo la nostra opinione quando 
          conosceremo il contenuto, non anticipiamo niente senza sapere quello 
          che dicono. Quello che invece vogliamo mettere in chiaro al resto dei 
          gruppi è che anche noi proporremo iniziative. 
        Non avete paura che alcuni gruppi 
          possano avere l'intenzione di esporre proposte per segnarvi dal principio? 
          
        Nel Parlamento dovremo dare tutti 
          l'opinione su molte cose. In alcune iniziative si guarderà che 
          cosa diciamo noi, ma in altre si vedrà che cosa dicono altri. 
          . 
        
        Gara > Azkenak > Euskal 
          Herria
          10:00 |
          2005-09-12
          UDIENZA NAZIONALE SPAGNOLA 
          Comparizione di Díez Usabiaga e Zubiaga davanti a Grande-Marlaska 
          
          Rafa Díez, segretario generale di LAB, ed Eli Zubiaga compaiono 
          dalle 10:00 di questa mattina davanti al giudice dell'Udienza Nazionale 
          spagnolo Fernando Grande-Marlaska. 
        MADRID -. Entrambi i militanti 
          della sinistra indipendentista basca sono entrati nel tribunale speciale 
          minuti prima delle 10:00, coperti dagli applausi di una delegazione 
          del sindacato indipendentista basco che si è trasferita a Madrid. 
          
          Fernando Grande-Marlaska ha imputato loro per alcuni delitti di "integrazione" 
          in banda armata. 
          Questo mezzogiorno si celebreranno concentramenti di protesta per queste 
          attuazioni giudiziarie nella Piazza Circular di Bilbo, in Alderdi-Eder 
          (San Sebastian) e nella Piazza della Virgen Blanca di Gasteiz. 
          Mezz'ora più tardi, alle 12.30, si porterà a termine una 
          mobilitazione davanti al Municipio di Baiona. In Iruñea, la protesta 
          sarà il prossimo venerdì nella Piazza Merindades. 
        Pagamento di cauzioni 
        Ugualmente, oggi scade il termine 
          concesso affinché si paghino le tre cauzioni di 100.000 euro 
          ognuna imposte a Juan Joxe Petrikorena, Peio Gálvez e Joseba 
          Zinkunegi. Come manifestò il loro avvocato Jone Goirizelaia, 
          la somma è stata già raccolta. 
          Nonostante questo, bisognerà aspettare la decisione che il giudice 
          adotterà rispetto a Zinkunegi, imprigionato in Soto del Real 
          "per non essere andato a firmare il pomeriggio" al commissariato 
          dell'Ertzaintza il venerdì. 
        
          Davanti alle imputazioni contro il segretario generale di LAB per Grande 
          Marlasca 
          Inviato da: labsindikatua.org il 06 Sep 2005 - 05:32 PM 
          LAB chiama alla cittadinanza basca a manifestare il prossimo giorno 
          9, venerdì, alle 12 di mezzogiorno nel Boulevard di San Sebastian 
          dietro la parola d’ordine ASKI Dà!. Eskubide zibil eta 
          politikoen alde, LAB aurrera! (Ora Basta, per i Diritti Civili e Politici, 
          NdT) 
        ASKI DÀ!. Eskubide zibil 
          eta politikoen alde, LAB aurrera! Mediante conferenza stampa, il segretario 
          generale di LAB, Rafa Diez Usabiaga, ha fatto un appello alla cittadinanza 
          basca per accorrere alla manifestazione convocata dal sindacato il prossimo 
          giorno 9 a San Sebastian, per denunciare la strategia di criminalizzazione 
          politica che Grande Marlasca sta portando a termine con le sue attuazioni 
          contro LAB ed EHAK. 
          Diez Usabiaga ha assicurato che si vedeva venire addosso l'interesse 
          giudiziario e politico per chiudere in qualche modo il circolo di aggressioni 
          contro organizzazioni della Sinistra Indipendentista basca che servono 
          solo per alimentare il conflitto. Secondo Díez Usabiaga, è 
          il momento di realizzare riflessioni ed adottare decisioni di portata 
          politica se non vogliamo implementare un fardello di confronto. 
          Ugualmente, indicò che siamo davanti a decisioni con complicità 
          o avallo politico completo. Ed in questo senso chi ha compiuto passi 
          reali e con proposte e volontà è la sinistra indipendentista 
          basca. Tuttavia, il PSOE continua a mantenere discorso e prassi incompatibili. 
          
          Pertanto, LAB richiede al PSOE di disattivare questa caccia politica 
          contro organizzazioni e persone e che restituisca diritti e libertà 
          democratiche elementari di associazione e sviluppo di progetti politici. 
          
          Il segretario generale di LAB finì la sua dichiarazione sottolineando 
          che è il momento di pressare socialmente per lasciare indietro 
          lo scontro, la sofferenza e le imposizioni contro questo paese ed esigere 
          il principio di un processo reale di soluzione al conflitto. Non possiamo 
          permettere che nessuno osservi i desideri di pace e democrazia in questo 
          paese. È e deve essere la società basca l'autentico garante 
          di un processo di soluzioni. 
        
          IN DIFESA DI I DIRITTI CIVILI E POLITICI 
        Gli agenti politici, sindacali 
          e sociali presenti denunciano le imputazioni realizzate nell’istruttoria 
          35/02-m aperta dal Tribunale Centrale di Istruzione Nº 5 dell'Udienza 
          Nazionale contro persone ed organizzazioni che contano su una rappresentazione 
          politica, istituzionale e sindacale importante, tra le quali si trova 
          il sindacato LAB. 
          Consideriamo che tali procedimenti significano una violazione di diritti 
          fondamentali ed implicano la criminalizzazione e la persecuzione indiscriminata 
          contro persone ed organizzazioni con procedimenti di carattere inquisitorio. 
          Siamo davanti alla strumentalizzazione del preteso Stato di Diritto 
          per obiettivi ed interessi politici ben determinati che vengono ad ostacolare 
          il processo di risoluzione del conflitto che viviamo. 
          Manifestiamo il nostro impegno per la difesa dei diritti civili e politici 
          elementari di fronte ad attuazioni antidemocratiche di questa natura 
          e reclamiamo la restituzione dei diritti democratici violentati dalla 
          Legge di Partiti e misure giudiziarie. 
          Chiamiamo a compiere i passi necessari per ottenere uno scenario di 
          pace e democrazia attraverso il dialogo e la negoziazione. 
          Incoraggiamo tutta la società a partecipare ai concentramenti 
          in difesa dei diritti civili e politici che convochiamo per il prossimo 
          lunedì, 12 di settembre, alle 12:00 di mezzogiorno nei seguenti 
          posti: 
        Bilbao. Piazza Circular. 
          San Sebastian. Alderdi Eder. 
          Gasteiz. Virgen Blanca. 
          Baiona. Ayuntamiento (alle 12:30).
          Iruñea. Plaza de las Merindades. Non è possibile ottenere 
          permesso per il giorno 12, pertanto, si rinvia al giorno 16. 
        ELA · LAB · ESK 
          · STEE-EILAS · EHNE · ELB · HIRU
          Batasuna · E A · Aralar · AB · Zutik · 
          ANV · Elkarri
        
          EA ed Aralar si uniscono alla manifestazione convocata da LAB, domani 
          a San Sebastian 
        Delegazioni di Eusko Alkartasuna 
          ed Aralar, rappresentate da membri delle rispettive Direzioni Nazionali 
          parteciperanno domani alla manifestazione convocata da LAB a Donostia 
          dietro la parola d’ordine" Aski da'! Eskubide zibil eta politikoen 
          alde", per denunciare la violazione di diritti e libertà 
          fondamentali. 
          In un comunicato, Eusko Alkartasuna ha indicato che" ha appoggiato 
          sempre e lavorato a beneficio del rispetto della pluralità di 
          idee, e nello scrupoloso riconoscimento di tutti i diritti e libertà." 
          
          La delegazione sarà formata da Martín Aranburu, Karmele 
          Antxustegi e la parlamentare Nekane Altzelai. 
          Perciò, EA considera" inammissibile la persecuzione che 
          si sta realizzando a differenti rappresentanti della politica basca 
          da parte di certi settori della giustizia spagnola." 
          In quel senso, la formazione guidata da Begoña Errazti ha notato 
          che "non permette tagli o violazione alcuna dei diritti" e 
          libertà fondamentali che sono la base di uno Stato sociale e 
          democratico di diritto." 
        Aralar considera" inaccettabile" 
          la persecuzione di atteggiamenti ideologici e politici 
        Aralar ha espresso oggi la sua 
          adesione alla manifestazione convocata da LAB che si porterà 
          a termine domani a San Sebastian in protesta per l’istruttoria 
          aperta nell'Udienza Nazionale spagnola contro la sinistra indipendentista 
          basca e considera" inaccettabile" che si perseguano atteggiamenti 
          ideologici e politici. 
          In questo atto saranno presenti per parte di Aralar il vicecoordinatore 
          della formazione, Mikel Basabe e la parlamentare, Aintzane Ezenarro. 
          
          In questo senso, Basabe ha affermato che Aralar si è mostrato 
          sempre e si mostrerà contraria a" tutto quello che supponga 
          tagliare i diritti politici e civili delle persone." 
        
        Solidarietà con Rafa Díez 
          - José Elorrieta - Segretario generale di ELA 
        L'attuazione dell'Udienza Nazionale 
          contro il segretario generale di LAB, Rafa Díez, è come 
          altre di questi giorni conseguenza dell'applicazione della "politica 
          antiterrorista" del Governo di Aznar, al caldo del quale si approvarono 
          leggi e si sedettero criteri giudiziari che permettevano di criminalizzare 
          tutto uno spazio politico e sociale. La natura delle imputazioni ed 
          il significato della persona oggetto delle stesse accrescono la sua 
          dimensione politica. 
          Rafa Díez è segretario generale di LAB, sindacato con 
          presenza importante nel mondo del lavoro e la società basca; 
          per ciò, le attuazioni giudiziarie delle quali è oggetto 
          riguardano l'insieme della sua base associativa e colpiscono in certa 
          misura l'insieme del sindacalismo basco. E Rafa Díez è, 
          evidentemente, più che un dirigente sindacale, poiché 
          è pubblica e notoria la sua condizione di figura significativa 
          della Sinistra Indipendentista basca, condizione che lo ha portato ad 
          intervenire in processi di interlocuzione politica con le stesse autorità 
          spagnole 
          Sembra evidente che la repressione contro leader politici e sociali 
          non sia la migliore maniera di preparare la soluzione dei conflitti. 
          Meno ancora, se occorre, quando questo leader si è rivelato sempre 
          come una persona fermamente impegnata nella ricerca di una soluzione 
          al conflitto basco che permettesse di chiudere definitivamente il ciclo 
          della violenza. 
          Perché chiunque che conosca il chi è chi della politica 
          basca sa che il segretario generale di LAB non ha misurato sforzi, né 
          ha evitato sfide, per difficili che fossero, per favorire uno scenario 
          di normalizzazione. 
          Per tutto ciò, l'attuazione contro Rafa Díez, più 
          ancora in un momento come quello attuale, ha come un innegabile significato 
          ed incidenza politici, e fa che la responsabilità ricada nell'insieme 
          di poteri dello Stato, in maniera particolare sul Governo. Si potrebbe 
          dire che è, contemporaneamente, successo di Aznar e responsabilità 
          di Rodríguez Zapatero. 
          So già che il politicamente corretto è rimettersi alla 
          separazione di poteri, ma risalta visibile che i giudici dell'Udienza 
          Nazionale non fanno altro che applicare, bene è verità 
          e con grande zelo, il "patto antiterrorista" del quale il 
          PSOE fu coautore ed è oggi responsabile principale, nella misura 
          in cui ha deciso di mantenerlo in tutta la sua durezza ed iniquità. 
          Le leggi e pratiche messe in vigore da quel patto sono ancora attive 
          e costituiscono per il Governo spagnolo un bagaglio strumentale utile 
          per gestire il "problema basco." Udienza Nazionale e polizia 
          sono il contrappunto reale minaccioso e repressivo delle parole gentili 
          del presidente del Governo spagnolo, dal quale bisogna esigere che lo 
          Stato smetta di porre sul tragitto ostacoli, rettifichi la politica 
          repressiva ed apporti iniziative reali di distensione. 
          Finisco inviando a Rafa Díez la mia solidarietà, come 
          quella dell'insieme del sindacato ELA.