| I.- Euskal Herria: radiografia attuale di un 
        conflitto storico-politico Siamo un Paese. Ci corrisponde il diritto a vivere in pace e libertà. 
        Tuttavia, non ci si riconosce come tale, ed i nostri diritti civili e 
        politici sono costantemente conculcati oltre a che c'è negata la 
        parola e la decisione. La nostra lingua, la nostra cultura ed i nostri 
        diritti sono oggetto di costanti aggressioni.
 Per ciò, dobbiamo superare questa situazione imposta da due Stati 
        che minacciano la nostra identità e pretendono la nostra sparizione 
        come Popolo, cosa che implica l'impossibilità di una convivenza 
        pacifica. Vogliamo essere una nazione libera e democratica, formata da 
        cittadini e cittadine liberi, e riconosciuta in Europa e nella Comunità 
        Internazionale.
 Euskal Herria è uno dei paesi più antichidell'Europa che 
        ha protetto e conservato la sua identità durante la storia, fino 
        al presente. Ma è stato un percorso difficile e laborioso: il modello 
        di costruzione seguito dagli Stati europei nei due ultimi secoli, e molto 
        particolarmente la forma nella quale si sono costituiti gli Stati spagnolo 
        e francese, hanno supposto il tentativo reiterato di negazione e sparizione 
        di Euskal Herria.
 Questi tentativi reiterati da parte di entrambi gli Stati non hanno ottenuto, 
        tuttavia, la sparizione di Euskal Herria sotto Spagna o Francia e, invece, 
        hanno situato la società basca in uno scenario di conflitto permanente. 
        Entrambi gli Stati, nel loro impegno per giustificare la negazione di 
        Euskal Herria, hanno preteso di legittimare modelli di organizzazione 
        diretti sotto i sistemi costituzionali spagnolo e francese, ed in aggiunta 
        un modello di costruzione dell'Unione Europea favorito dagli stessi Stati 
        per accantonare nazioni come Euskal Herria.
 A nome di sistemi pretesi democratici, hanno diviso ed accantonato Euskal 
        Herria, negando i diritti più basilari del nostro Paese, incominciando 
        con il diritto alla sua propria identità. Entrambi gli Stati hanno 
        realizzato attuazioni di ogni tipo dietro tale obiettivo, bassi modi di 
        un giacobinismo intransigente o di un franchismo brutale, ed in altre 
        mediante situazioni di disegno decentralizzatore, ma sempre negando a 
        Lapurdi, Zuberoa o Nafarroa Beherea qualunque instituzionalizzazione; 
        o richiamando" Amejoramiento" la partizione e dipendenza per 
        Nafarroa Garaia, o denominando" Euskadi-Paese Basco" al terzo 
        autonomistico di Guipuzcoa, Arava e Bizkaia sotto dipendenza dello Stato 
        spagnolo.
 La negazione permanente che entrambi gli Stati mantengono su Euskal Herria 
        ha trovato nel nostro Paese modi molto diversi di risposta ed affermazione 
        nazionale. Da forme di disubbidienza collettive fino alla risposta armata 
        alla violenza strutturale della Spagna e Francia. In quel contesto, il 
        conflitto politico ha acquisito durante generazioni forme di confronto 
        aperto e scarno, sempre caratterizzate dalla selvaggia repressione contro 
        Euskal Herria. Da Orreaga ed Amaiur a Gernika. Le occupazioni spagnole 
        e francesi che ha dovuto sopportare il nostro Paese. Le imposizioni di 
        leggi straniere per mezzo della guerra, la francese di 1789, le spagnole 
        in 1839, 1841, 1876, o 1939. Gli intoppi e limitazioni che suppongono 
        le costituzioni vigenti che ci hanno imposte. In definitiva, ovunque guerra, 
        imposizione e sofferenza sono state costanti nella strategia degli Stati 
        per mantenere soggiogata Euskal Herria.
 Su questo scenario, i carcerati politici baschi sono vittime di rappresaglia 
        nelle prigioni di entrambi gli Stati. Modulata come alle necessità 
        congiunturali dei governi, la repressione è stata una costante 
        dallo stesso momento in cui sorsero come carcerati politici. La natura 
        politica del Collettivo rimane, così, certificata dagli stessi 
        Stati.
 Nonostante ciò, quel riconoscimento è stato sistematicamente 
        negato, nella pratica, da istanze ufficiali. Il motivo? Se confermasse 
        l'esistenza di carcerati politici baschi, la natura politica del confronto 
        sarebbe, ugualmente, innegabile. Attualmente, in piena offensiva fascista 
        che mette nel punto di mira tutta Euskal Herria, è impensabile 
        che i governi rinuncino alla forza ed espongano una soluzione politica 
        in termini democratici per il nostro Paese.
 La soluzione poliziesca che propugnano, oltre ad approfondire l'impegno 
        per distruggere le fondamenta della nazionalità basca, moltiplica 
        la repressione ed i suoi effetti. Nelle prigioni, alla resistenza e disubbidienza 
        costante dell'EPPK gli è risposto con la negazione sistematica 
        di tutti i diritti dei prigionieri, tanto i più basilari ed individuali, 
        come i politici e collettivi.
 Inoltre, la stessa solidarietà coi carcerati politici baschi è 
        passata ad essere anche bersaglio della repressione. La criminalizzazione 
        dell'appoggio agli stessi è arrivata fino ad estremi insostenibili 
        in termini di" democrazia formale": l'illegalizzazione dell'attività 
        del Movimento pro-Amnistia, la detenzione, tortura ed incarceramento dei 
        suoi membri, l'estensione della legislazione repressiva a qualunque forma 
        di solidarietà e/o denuncia. In definitiva, si minaccia non solo 
        con la prigione grandi settori della popolazione. Anche l’essere 
        familiare, parente o amico di un carcerato politico basco si converte 
        per via legale in argomento per aumentare la lista dei represaliados
 Davanti a questa diagnosi, riportare i carcerati politici baschi ad Euskal 
        Herria passa dall’essere un'esigenza umanitaria a trasformarsi in 
        una chiara necessità politica per tutta Euskal Herria. Solamente 
        tirandoli fuori da quella spirale repressiva e raggruppandoli in territorio 
        basco potranno liberarsi delle crudeltà carcerarie e dell'ergastolo 
        coperto che è applicato loro nelle prigioni spagnole e francesi. 
        E la cosa più importante: anche il fine della dispersione faciliterà 
        la loro partecipazione ed apporto collettivo nel processo costituente 
        che ci porterà alla piena sovranità
 Per ottenerlo, è indispensabile passare superficialmente e rompere 
        il cerchio imposto
 Per il municipalismo e per i mezzi nel momento di trattare la repressione 
        che soffre il Collettivo. L'intossicazione permanente di questi ultimi 
        fa" digeribile" tutte ed ognuna dei deterrenti che i dirigenti 
        di Madrid e Parigi adottano contro i carcerati.
 Allo stesso tempo, PNV-EA, dopo essere partecipi diretti nel suo disegno 
        ed avviamento, attualmente sono pusillanimi e schivi nel compito di mettere 
        fine alla dispersione e le sue conseguenze. Molto al contrario, da progetti 
        continuisti come la proposta di Ibarretxe, sprofondano nell'ignoranza 
        e negazione del Collettivo di Carcerati Politici Baschi. Tornano a privare 
        di voce e facoltà di decisione a decine di migliaia di cittadini 
        baschi (Nafarroa) Lapurdi, Zuberoa, e puntano con ciò, a prolungare 
        il confronto. A conti fatti, si affannano per rieditare la sofferenza 
        in un nuovo ciclo autonomista, incentivando l'esistenza di nuovi carcerati 
        e di nuovi capitoli repressivi.
 Sulla base della natura politica del conflitto tra Euskal Herria e gli 
        Stati; dell'identità altrettanto politica dell'EPPK, la soluzione 
        democratica del confronto passa per il riconoscimento e rispetto dei diritti 
        di tutti i cittadini baschi. L'EPPK, in quanto agente politico in questo 
        scenario, ha pieno diritto a partecipare alle decisioni vincolanti per 
        l'insieme di Euskal Herria. Portarli al seno del nostro Paese è 
        il primo passo.
 EUSKAL PRESOAK EUSKAL HERRIRA!!!
 II. - Situazione dei carcerati politici basci nelle prigioni spagnole 
        e francesi
 1. - Dati generali
 Attualmente, l'EPPK è composto da 676 carcerati politici baschi, 
        dei quali 531 stanno nello Stato spagnolo, dispersi in 47 prigioni; 114 
        stanno carcerati nello Stato francese, in 26 prigioni. Inoltre, ci sono 
        5 carcerati in più in Messico, ed altri tre ripartiti in Argentina, 
        Londra ed Olanda
 2. - Breve storia dell'EPPK.
 Da quando ad inizi dell'anno 1978 fu imprigionato, con posteriorità 
        all'indulto del 1977, il primo militante politico basco fino al giorno 
        di oggi sono trascorsi venticinque anni.
 In quel periodo sono più di 3.500 i baschi che sono passati per 
        le prigioni spagnole e francesi, sottoposti ad innumerevoli forme di repressione, 
        ricatto e violenza sostenute. In ogni momento, gli interessi e le priorità 
        degli Stati relativi alla strategia di sterminio e negazione di Euskal 
        Herria hanno determinato la politica penitenziaria di turno, capendo con 
        ciò che spogliando all'EPPK di diritti politici e collettivi spogliano 
        anche al conflitto stesso della sua innegabile natura politica
 La politica penitenziaria degli Stati si è caratterizzata, pertanto, 
        per le seguenti fasi repressive:
 2.1 - regime militare (1978-1981): lo stesso anno 1978 fu testimone del 
        trasloco di tutti i carcerati politici basci dalle prigioni basche fino 
        a quella di Soria dove furono sottoposti ad un regime estremo. Il loro 
        controllo e vigilanza diretta stava a carico di una compagnia speciale 
        della polizia spagnola, quello che diede origine a bastonature massicce 
        e situazioni di tensione limite.
 In considerazione dell'assenza di crepe nel Collettivo, nel 1981 più 
        di 100 carcerati politici baschi furono trasportati alla prigione di Porto 
        di Santa María dove malgrado il controllo interno della prigione 
        rimanga in mani di funzionari di prigioni, la militarizzazione del regime 
        di vita e la repressione si acutizzano. Inoltre, l'incomunicabilità, 
        l'isolamento, il controllo assoluto sulle comunicazioni o la proibizione 
        di utilizzare l'euskara si sistematizzano come formule aggiunte di aggressione.
 2.2 - le prigioni di alta sicurezza (1982-1986): questa fase incomincia 
        col trasloco nel 1982 di un centinaio di carcerati politici baschi da 
        Soria fino ad Alcalá-Meco, e conosce il suo punto algido un anno 
        dopo, concentrando la maggior parte del Collettivo su Herrera del Mancia 
        e Carabanchel (Donne) rispettivamente.
 Catalogati come" carcerati pericolosi", sono collocati di fronte 
        alla tessitura di fare fronte ad un regime militarizzato, brutale e scientificamente 
        concepito per l'annichilimento, o pentimento, politico che ricompensava" 
        l'autodissoluzione di ETA(pm)-VII per quell'epoca."
 Di fronte alla nuova strategia, il Collettivo rispose portando a termine 
        diverse forme di disubbidienza e resistenza attiva, la più prolungata 
        delle quali, un txapeo (rinchiudersi nelle celle, NdT) di dieci mesi di 
        durata, mandò all'aria i piani del governo.
 2.3 - la Dispersione, 1987 -...): questa fase della politica penitenziaria, 
        sviluppata in entrambi gli Stati, fu progettata dal PSOE, con l'acquiescenza 
        del resto dei partiti politici di obbedienza statale e con il visto buono 
        e collaborazione del PNV, e si generalizzò dietro il fine delle 
        Conversazioni di Algeri, in 1989.
 Finito il ciclo del pentimento senza appena risultati, si disperde il 
        Collettivo in decine di prigioni, servendo criteri di propaganda, bisogna 
        separare i" duri" dai" morbidi", e, soprattutto, di 
        ottimizzazione della repressione, poiché la Dispersione portò 
        con sé un nuovo giro di vite in materia di taglio di diritti, aggressioni 
        ed isolamento, tanto personale come politico.
 Perfino all'interno delle prigioni si materializza questa nuova formula 
        di pressione, ripartendo i carcerati politici baschi per i distinti moduli 
        di ogni prigione, ostacolando i loro contatti, e cercando la loro assimilazione. 
        Tutti questi meccanismi facilitano il controllo sistematico su ogni carcerato, 
        e, con ciò, l'individualizzazione della repressione, alla ricerca 
        della maniera più effettiva di rompere la lorovolontà. In 
        questa fase, l'implicazione dei funzionari di prigioni è stata, 
        più diretta ed aggressiva che mai. Tutti questi elementi confluiscono 
        in un obiettivo comune: rompere il Collettivo ad ogni costo.
 2.3 - La stessa resistenza del Collettivo prigione per prigione, come 
        la massiccia reazione sociale contro la Dispersione, hanno continuato 
        a gettare le proprie basi e tempi di questa fase della repressione nelle 
        prigioni. Oggigiorno, a dispetto del persistere nella sua applicazione, 
        la sua effettività politica è nulla, mentre l'EPPK conserva 
        non solo la sua unità e la sua capacità collettiva di analisi 
        ed azione, ma anche il suo potere di iniziativa. Persistono gli effetti 
        più visibili e sanguinanti della sua applicazione (bastonature) 
        negazione di diritti, allontanamenti massicci, isolamento,...), ma quella 
        strategia è politicamente già una strategia sconfitta.
 3. Una radiografia aggiornata della situazione 
        nelle prigioni 3.1- La Dispersione
 3.1.1- Mappa della Dispersione
 STATO SPAGNOLO In Euskal Herria: 8 presos/as
 A 200 kms.: 44 presos/as
 Tra 200 e 400 kms.: 57 presos/as
 Tra 400 e 600 kms.: 269 presos/as
 Tra 600 e 800 kms.: 76 presos/as
 Tra 800 e 1000 kms.: 35 presos/as
 Oltre a 1000 kms: 47 presos/as
 Distanza media della Dispersione: 580 chilometri
 STATO FRANCESE
 In Euskal Herria: Nessun carcerato A meno di 200 kms.: 2 presos/as
 Tra 200 e 400 kms.: 10 presos/as
 Tra 400 e 600 kms.: 7 presos/as
 Tra 600 e 800 kms.: 9 presos/as
 Tra 800 e 1000 kms.: 77 presos/as
 Oltre a 1000 kms.: 4 presos/as
 Distanza media della Dispersione: 800 chilometri 
        3.1.2.- La Dispersione come vulneración di diritti  La Dispersione dei carcerati politici baschi viola 
        di modo permanente tanto i principi basilari della normativa internazionale 
        in materia del trattamento dei prigionieri, come ignora i propri criteri 
        legali degli Stati spagnolo e francese al riguardo. In questo modo, non è solo la Dichiarazione Universale dei Diritti 
        umani, le Nazioni Unite o i Parlamenti Europeo e Vascongado quelli che 
        riconoscono il diritto dei prigionieri a scontare le loro condanne nelle 
        condizioni meno punitive, evitando la desocializzazione e promuovendo 
        il contatto coi loro parenti ed il mondo esterno. La legalità costituzionale 
        spagnola e francese, e le leggi ordinarie, e le leggi ordinarie dell'ambito 
        penitenziario di entrambi gli Stati concretano quei diritti, stabilendo 
        diritti ed obblighi che, come è ovvio e palese, posteriormente 
        si ignorano.
 Detto altrimenti, di fronte al mandato esplicito di ogni normativa legale 
        conoscente, la dispersione del Collettivo si erige in esponente massimo 
        dell'aspetto genocida degli Stati.
 3.1.2- La Dispersione come punizione aggiunta ai parenti
 3.1.3.1 - Incidenti di strada La politica di Dispersione applicata dai governi spagnolo e francese, 
        per la quale disseminano per tutto il territorio di entrambi gli Stati 
        ai prigionieri politici baschi, ha causato, dalla sua applicazione, numerosi 
        e gravi incidenti dei parenti ed amici che andavano a visitarli.
 Fino al momento può quantificarsi in 13 i familiari morti dopo 
        aver sofferto di un incidente di circolazione quando percorrevano grandi 
        distanze per potere condividere appena alcuni minuti di visita col loro 
        figlio-a, compagno-a, fratello-sorella o amico-a. I feriti in quegli incidenti 
        si contano a centinaia, non a caso ogni mese si verificano tre incidenti 
        in media.
 FAMILIARI ED AMICI MORTI PER LA DISPERSIONE  Rosa Amezaga ed Arantxa Amezaga: 29 settembre di 
        1982 Pilastro Arzuaga ed Alfonso Isasi: 1 di Luglio di 1990
 Matilde Arribillaga; 18 febbraio di 1994
 Anttoni Hernández: 14 marzo di 1997
 José Mari Maruri: 22 giugno di 1998
 Mari Karmen Salbide: 3 aprile di 1999
 Rubén Garate: 12 febbraio di 2000
 Asier Eriz ed Iñaki Saez: 8 settembre di 2002
 Argi Iturralde ed Iñaki Balerdi: 2 marzo di 2003
 3.1.3.2 - costo economico Al rischio evidente di soffrire un incidente provocato per l'allontanamento 
        dei carcerati politici baschi, bisogna aggiungere il dissanguamento economico 
        che la dispersione provoca ai loro parenti.
 I dati parlano da soli. Muoversi in automobile, treno, autobus, barca 
        o aeroplano a centinaia di chilometri settimanalmente per potere realizzare 
        le visite e colloqui coi loro parenti, causa un livello di spese che sta 
        mettendo in pericolo molte economie familiari, fino al punto di darsi 
        casi molto gravi, di autentica sussistenza.
 Senza contemplare altri costi, derivati da perdite di giornata lavorativa, 
        imprevisti, etc., esercitare il diritto alle comunicazioni coi loro parenti 
        imprigionati suppone ad un'economia familiare una spesa mensile in media 
        1.350,65 Euro, cioè, 224.728 delle antiche pesetas.
 L’ammontare globale di quella spesa, tenendo attualmente in conto 
        il numero di carcerati politici baschi e la mappa della Dispersione anteriormente 
        descritto, offre cifre spaventose. Fare fronte al diritto alle visite 
        nell'attuale fase della Dispersione suppone per i parenti dei presos/as:
 COSTO TOTALE ANNUALE.
 10.291.914,81.
 o
 1.712.430.538 pesetas.
 3.2- Diritto alla salute nelle prigioni 3.2.1 - un diritto permanentemente violato
 Le leggi penitenziarie di entrambi gli Stati, in concordanza con la legislazione 
        internazionale corrispondente, riconoscono il rispetto scrupoloso di diritti 
        tanto elementari come quello della salute delle persone imprigionate.
 Tuttavia, il diritto alla salute è calpestato giornalmente nelle 
        prigioni spagnole e francesi, tanto quanto abitudine generale, come, molto 
        specialmente, in forma di meccanismo di pressione, ricatto ed annichilimento 
        contro i carcerati politici basci.
 Se ha già di per sé numerosi fattori di rischio per la salute 
        che implica essere privato di libertà nelle condizioni di incarceramento 
        che stiamo descrivendo, aggiungiamo la complicità dei medici delle 
        prigioni, più soggetti al servizio di questa politica penitenziaria 
        che compromessi col codice deontológico al che si devono come professionisti, 
        concluderemo senza sforzo che la vita e la salute dei carcerati politici 
        baschi è permanentemente minacciata con fini politici.
 Alla disattenzione sanitario generale ed al nullo rispetto dei loro diritti 
        come pazienti, bisogna aggiungere la limitazione per essere soddisfatti 
        da medici di loro fiducia. Sulla carta, ogni carcerato ha, nello Stato 
        Spagnolo, diritto alla libera elezione del suo medico ed ad essere soddisfatto 
        per facoltativi extrapenitenziari suffragati dai suoi stessi mezzi. Ma 
        la realtà è che la maggior parte di questi medici vedono 
        proibito il loro accesso alle prigioni per criteri di discriminazione 
        ideologica, e le consultazioni mediche coi pochi che oltrepassano il filtro 
        dell'amministrazione penitenziaria si convertono, allegando ragioni di 
        sicurezza, in un'invasione dell'intimità (proibizione dell'uso 
        dell'euskara) funzionari presenti,...) che viola la relazione medico-paziente 
        in aspetti tanto basilari come la confidenza. Questa rottura è 
        estrema quando ci riferiamo a consultazioni psicologiche.
 In sintesi, la situazione di salute dentro le prigioni bisogna qualificarla 
        come di autentico ricatto, all'essere utilizzata come elemento di pressione 
        sul preso/a con una finalità evidente: pentirsi, staccarsi del 
        Collettivo, rinnegare le sue idee,..., o ammalarsi. O morire, come già 
        è successo con 15 carcerati politici baschi vittime dell'assenza 
        sanitaria negli ultimi venticinque anni.
 3.2.2 - situazione sanitaria dei carcerati politici baschi
 Sarebbe interminabile raccontare in maniera esaustiva le conseguenze derivate 
        di questa strategia nella salute dei prigionieri politici baschi, ma ci 
        tratterremo nell'incidenza delle patologie più estese.
 Se già di entrata le pessime condizioni igienico-sanitarie penetrano 
        rischi obiettivi, la convivenza con una popolazione reclusa ampiamente 
        affetta da malattie infettive molto gravi e di facile contagio (tubercolosi, 
        epatite, AIDS,...), e la deficiente ed inadeguata alimentazione, sono 
        elementi aggiunti ad un quadro di rischio molto preoccupante.
 Facendo un ripasso generale, è da sottolineare l'alta incidenza 
        di problemi nutrizionali e metabolici, che provoca che un 12 percento 
        del Collettivo presenti alterazioni analitiche diverse.
 Un'altra delle patologie abituali si associa con l'usura locomotoria propria 
        della vita carceraria (infrastruttura inadeguata) freddo, umidità, 
        mobilia fissa, mancanza di luce e spazio,...), che provoca problemi traumatologici 
        che colpiscono di forma cronica un 13 percento del Collettivo.
 I problemi oftalmologici provocano frequenti confusioni nella vista emergendo 
        per la sua estensione la miopia che colpisce oltre ad un 20 percento.
 Sono anche abituali le infezioni cutanee, come eczemi, psoriasi, funghi, 
        herpes,..., che colpiscono un 11 percento del Collettivo per colpa delle 
        inammissibili condizioni igieniche che sopportano.
 Senza abbondare dei problemi relazionati con l'aspetto psicologico che 
        provoca lo stress associato al situazioni limite al quale è avvicinato 
        loro, è da far emergere anche l'incidenza di un altro tipo di malattie 
        più gravi. Per esempio, il 15 percento del Collettivo è 
        stato in contatto col bacillo responsabile della tuberculosis.E ugualmente 
        si sono presentati casi di malattie tumorali, infettive o virali dove 
        il margine di cura è minore, o perfino nullo. In quel comma bisognerebbe 
        classificare la Colite Ulcerosa di Bautista Barandalla, gli ultimi casi 
        di cancro Areaga, Goikoetxea, o i differenti tipi di epatite, un 4 percento 
        del Collettivo affettato, o un caso di HIV positivo.
 3.3 isolamento
 3.3.1 politica di gradi
 Il sistema penitenziario classifica i reclusi assegnando loro una determinata 
        gradazione, condizionata per il loro supposto adattamento al regime interno 
        delle prigioni, e che si ripercuote sulla limitazione e restrizione delle 
        condizioni di vita mentre scontano la loro pena.
 Il 54 percento dell'EPPK è classificato in 1º grado, cioè, 
        il tipo reggimentale più restrittivo. Inoltre, un 25 percento del 
        Collettivo, 133 presos/as, sta sotto Regime Di Isolamento, una misura 
        eccezionale regolamentaria contemplata e che, a dispetto della sua considerazione 
        come" crudele, inumana e degradante" dai principali organismi 
        internazionali nella difesa dei DDUU, a molti carcerati politici baschi 
        è applicata ininterrottamente per molti anni.
 3.3.2 isolamento = Annichilimento
 La" inadaptación ideologica" dell'EPPK avvicina a molti 
        dei suoi membri ad essere
 Reclusi in condizioni di isolamento estreme.
 Che cosa è un" dipartimento speciale" o" modulo 
        di isolamento?" Una dipendenza integrata all'interno delle prigioni 
        caratterizzata per condizioni architettoniche, reggimentali e sensoriali 
        differenti di tutte le altre, e diretta a reprimere individualmente i 
        carcerati che i responsabili carcerari considerano di" estrema pericolosità."
 Come ai suoi propri precetti legali, nessun carcerato politico basco presenta 
        un'altra volta un profilo di bellicosità tale che consigli la sua 
        separazione dagli altri carcerati, per quello che bisogna concludere che 
        tale considerazione ed isolamento ubbidiscono, a criteri politici di annichilimento.
 In qualsiasi caso, i moduli di isolamento non sono né pensati né 
        progettati affinché una persona passi negli stessi un periodo eccessivamente 
        lungo. Le condizioni architettoniche e reggimentali di quei dipartimenti 
        sono molto aggressive, e cooperano allo squilibrio psichico del carcerato, 
        dello stesso modo che credano una" zona di ombra" che favorisce 
        l'impunità dei carcerieri e le aggressioni. Negli ultimi anni si 
        vengono registrando una media di 20 bastonature annuali contro i carcerati 
        politici baschi nelle prigioni e Tribunali spagnoli e francesi.
 4. - Cambiamenti legali nello Stato spagnolo Storicamente, la" lotta antiterrorista" ha continuato a servirsi 
        di fronte da successive riforme legislative ad ottimizzare la sua scommessa 
        per la repressione e la violazione dei diritti più elementari dei 
        detenuti, imprigionati o processati per aver fronteggiato la strategia 
        degli Stati.
 La propria necessità di modificare ogni volta le sue leggi, è 
        indicativo del fallimento dei suoi obiettivi politici. Se il progetto 
        indipendentista fosse debole o stesse in recessione, lo Stato spagnolo 
        non avrebbe dovuto omogeneizzare e controllare il potere giudiziario nel 
        modo in cui l'ha fatto, lasciando all'aria i piedi di fango del sistema 
        di garanzie spagnolo. Cambiano le leggi, vuotano di libertà democratiche 
        la loro stessa situazione legale, per non trovare la diga capace di trattenere 
        la volontà sovranista di Euskal Herria.
 Nelle prigioni spagnole, fino all'anno 1996 i carcerati politici baschi 
        scontano le loro condanne con un rigore incomparabilmente maggiore a quello 
        applicato ai carcerati sociali. Il limite di compimento effettivo era 
        di 30 anni, e contemplava la possibilità di accorciare la stessa 
        in attenzione agli studi o attività di un altro tipo che il carcerato 
        realizzava in prigione, o mediante l'applicazione della libertà 
        condizionale. Questa seconda possibilità era rifiutata di forma 
        sistematica ai carcerati politici baschi, eludendo le loro stesse disposizioni 
        legali. In sintesi, i carcerati baschi cscontavano le loro condanne senza 
        arrivare al limite assoluto, ma di un modo comparativamente più 
        gravoso che il resto della popolazione reclusa.
 Nell'anno 1996 entra in vigore un nuovo Codice Penale che, essenzialmente, 
        sopprime le sospensioni di pena per tutti i carcerati condannati, siano 
        politici o sociali. Le pene passano a realizzarsi in maniera integra, 
        stabilendosi due nuovi limiti di compimento: 20-25 anni per i carcerati 
        sociali, e di 30 anni per i carcerati politici baschi.
 I nuovi ed ultimi cambiamenti si sono introdotti di forma scaglionata 
        negli anni 2002-03.
 In primo luogo, si crea il Tribunale di Vigilanza Centrale di Vigilanza 
        Penitenziaria, che, tra le altre funzioni, si incaricherà di controllare, 
        dall'Udienza Nazionale nella quale si integra, il compimento delle condanne 
        dei carcerati politici baschi. In questo modo, gli orientamenti repressivi 
        del Dirigente si rispetteranno e porteranno a termine senza disfunzioni. 
        Lo stato di indifesi del Collettivo sarà completo.
 Un altro dei cambiamenti introdotti colpisce la concessione del terzo 
        grado. Si applicherà solo a chi si penta " attivamente", 
        o , che è la stessa cosa, si convertano in delatori dei loro compagni. 
        Inoltre, dovranno chiedere perdono alle loro vittime e risarcirli economicamente.
 Senza compiere queste condizioni non potranno accedere alla libertà 
        condizionale che, se fosse poco, si calcolerà sulle ¾ parti 
        del totale di anni imposti nella condanna, e non ecceda la quota di 20,25 
        o 30 anni.
 L'ultimo cambiamento, fino ad oggi, di questa catena di riforme legislative 
        consta di due misure di gravi conseguenze: da una parte, si aumenta a 
        40 anni il limite massimo di compimento di pene. Il conosciuto" marciranno 
        nella prigione" di Aznar è stato sottoscritto nella legislazione 
        spagnola che introduce in forma coperta nel suo ordinamento l'ergastolo 
        per i carcerati politici baschi in quel modo. Con la seconda misura, si 
        proibisce ai carcerati politici baschi di iscriversi all'Università 
        Pubblica Basca, troncando con ciò la possibilità di frequentare 
        insegnamenti universitari fosse anche dell'UNED.
 EUROPA Txostena
 
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