Mario Zubiaga - Professore dell'UPV/EHU
18/98+

Tra breve comincia a celebrarsi nell'Udienza Nazionale una serie di giudizi che sono espressione della strategia politica che ha preteso di tirare fuori dalla legalità spagnola un ampio spazio sociale basco, quello compreso tra l'organizzazione politica Ekin e Juan Mari Atutxa. Con le prime audizioni si fa anche largo la necessità di rispondere socialmente a questa folle spirale inquisitoria. La risposta sociale dovesse essere molteplice, perché ognuno degli organismi o persone colpite ha il suo proprio spazio di mobilitazione e solidarietà. Pertanto, è logico che ogni istruttoria o parte separata abbia la sua piattaforma, la sua campagna. Da" Egunkaria" ai giovani passando per Udalbiltza o Gestoras, ogni istruttoria dovesse essere denunciata con una campagna specifica che sottolinei l’assurdità del processo, la legittimità dell'attività perseguita ed attivi i settori sociali che ognuno possa mobilitare a parte, ma non magari in una sola campagna. Nonostante questo, vale la pena domandarsi se non sarebbe conveniente realizzare al tempo una campagna continuata, trasversale, con alcune poche azioni significative che, partendo dall’istruttoria 19/98, permettano di denunciare quello che hanno in comune tutti i procedimenti penali che hanno caratterizzato questo periodo pseudo autoritario. Una denuncia globale che articolata coi vincoli dei direttamente colpiti dai processi e da cittadini preoccupati per la crisi dello Stato di Diritto, non sostituisca le campagne particolari, ma conceda loro un ampio ombrello che protegga tutti, senza che nessuno monopolizzi il manico dello stesso. Questa opzione di risposta asimmetrica seguace e globale può sostentarsi in diversi argomenti.

1. Argomento giudiziario

Tutte le istruttorie aperte dal famoso 18/98 si basano sulla stessa tesi politico-poliziesca: la sinistra indipendentista basca, (IA) è ETA e come tale deve essere punita, quelli che hanno relazione con l'IA o non la trattano come lo Stato esige, stanno, in realtà, collaborando con ETA. Questa tesi è comune a tutti i processi e la sua validità determina nella prima vista orale, il corrispondente al sumario 18/98. Per quel motivo è tanto rilevante questo sumario-matrice. Se non si fa fronte con successo alla tesi poliziesca con la semplice e logica alternativa ETA è MLNV, ma il MLNV non è ETA, le risoluzioni del resto di istruttorie si produrrà come salsicce, in serie. A partire da lì, la difesa non potrà andare oltre la discolpa personale di alcuni dei processati, quando la cosa principale è che si sta accusando per via organizzativa, generica, e non personale. Per quel motivo, data l'importanza del precedente giudiziario che si va a porre con la sentenza del 18/98, sembra conveniente realizzare la denuncia globale della tesi poliziesca a partire dalla prima delle istruttorie, il sumario-matrice, il 18 / 98.

2. Argomenti politici:

a, perché mostrare connessioni tra istruttorie se precisamente è Garzón quello che dice che tutto è la stessa cosa? Non è dargli ragione? Non si tratterebbe precisamente di mostrare la diversità reale di quello che il giudice vuole unificare? Sono domande motivate, di risposta complessa. È evidente che le persone ed organismi processati non sono la stessa cosa, ma sono stati processati per la stessa cosa, supposta appartenenza alla struttura di ETA, allo stesso modo violando tutte le garanzie processuali ed i diritti civili e politici dei processati e conformi alla stessa strategia politica, cioè, la disattivazione di una rivendicazione nazionale e/o sociale pericolosa per il sistema. Le istruttorie non sono uguali, gli inquisiti pensano dversamente e necessitano di spazi di solidarietà diversi, per quel motivo è tanto importante che ogni gruppo possa promuovere la sua propria campagna, col suo profilo, discorso e pratica propri. Ma per quello, è anche importante che esista una denuncia globale di quello che è un attacco globale. Una denuncia che al margine delle attività o settori che ogni istruttoria rappresenti ricorra alla difesa dei diritti civili e politici di tutta la cittadinanza, vero filo conduttore di tutti i processi.

b, Se non esistesse nessun tipo di risposta globale, staremmo lasciando via libero al sistema politico affinché riaffermasse la tesi che possono perseguirsi penalmente attività sociali e politiche legittime come delitti di terrorismo per via di una presunta sintonia ideologica coi terroristi. L'unica salvaguardia che esigeremmo sarebbe quella di non perseguire coloro la cui sintonia ideologica con ETA è più dubbia, presumibilmente" Egunkaria" o Zumalabe, mentre la mera vicinanza ideologica (Ekin) Batasuna, coi postulati di ETA, potrebbe capirsi come causa sufficiente per la giustificazione della persecuzione penale. Non difendendo coloro per i quali non "metteremmo la mano sul fuoco", assumiamo come buona l'ingiustificabile tesi principale. Quando nessuno dei processati, né "i buoni né i cattivi", sono stati processati per attività terroristica alcuna, non dobbiamo accontentarci di salvare "i buoni", separare il grano dalla paglia o che non paghino giusti per peccatori. La sfilza di luoghi comuni della saggezza popolare che soggiace a questo pensiero non fa altro che mostrare il carattere porcaro del suo calcolo. I periodi storici inquisitori sono truffati da questo tipo di meccanismi sociali in virtù dei quali assumiamo inconsciamente l'esistenza di un peccato la connivenza ideologica col diavolo e c'accontentiamo col discolpare qualche credente, dal quale si esige l’abiurare tanto le sue idee, come lle sue tradizionali alleanze politiche ed il suo spazio sociale nativo. Oltre la difesa parziale di chi si difende quasi per sé stesso, non dovremmo rinunciare alla possibilità di metterci di accordo in alcune iniziative sociali ampie tra tutti gli organismi e persone colpite da questi processi politici. La perversa tesi del sistema "ETA è più che la stessa ETA, ETA è tutto quella che lotta politicamente o socialmente per l'autodeterminazione di questo Paese. Se lotta molto, dirige ETA, se abbastanza, appartiene, se tollera, collabora con lei" sta portandoci a pensare che se condividiamo i fini o appaiamo come amici degli amici di ETA, "siamo" di ETA, e che per non esserlo dobbiamo escludere gli obiettivi che potremmo condividere con ETA ed allontanarci da quelli che sono stati i nostri amici che, pur non essendo di ETA, potrebbero essere i suoi amici. Se accettiamo senza altro la premessa segnata dallo Stato, il "si salvi chi può” si imporrà, e quello non è politico, è un naufragio. Naufragio per quanti pensiamo che esistono diritti civili e politici oltre l'ordine costituzionale vigente.

c, In questo stesso senso, l'opzione per un modello o un altro di mobilitazione non si dovrebbe fare al margine della congiuntura politica. La situazione attuale non è quella di un anno fa. Se come dicono alcuni l'epoca di caccia alle streghe è già superata, l'epoca di mangiare prosciutto perché gli eretici non lo mangiano dovrebbe esserlo anch’essa. Le pedine non devono muoverle solo i partiti o solo alcuni partiti, le forze sociali, anche la cittadinanza dovrebbero muovere pedine. Cioè, oltre la legittima differenziazione di posizioni politiche, oltre la sfumatura o la critica di posizioni, il momento storico dovrebbee portarci a pensare che la maniera di facilitare la transizione non è quella di isolare gli attori più impegnati bensì quella di integrarli in gruppi di lavoro ampi nella misura in cui ciò sia possibile, tenuto conto del discorso e la pratica attuali e non dei precedenti. Che esempio stiamo dando nel processo di pace e riconciliazione che si avvicina se non siamo capaci di metterci d’accordo in tre o quattro iniziative a favore dei diritti umani tra i settori presumibilmente più impegnati del Paese?

d, Finalmente, l'inesistenza di qualche tipo di campagna trasversale, porta agli organismi colpiti ad un'assurda competenza inter-vittimista: chi è più vittima di chi, chi si merita più o meno solidarietà, chi trascina più solidarietà e come la ruba alle altre vittime. Arriveranno ad esserci cittadini la cui professione sia quella di" partecipante" a piattaforme varie. L'esistenza di piattaforme diverse oltre ai vantaggi che commentavamo prima, ha la virtù di aumentare l'offerta disponibile di militanza, ma qualche posto dovrebbero avere quelli che desiderano denunciare la deriva autoritaria generale, maniera più semplice di quella di militare in tutte ed ognuna le piattaforme che si creino.

3. Argomenti etici:

a, Il capitale simbolico delle istruttorie più suscettibili di mobilitare spazi di solidarietà ampi è stato alimentato da tutta la società basca, e non precisamente dai settori meno impegnati politicamente. Il più intuitivo senso della solidarietà dovrebbe portarci a ripartire in qualche modo il capitale simbolico di quegli organismi processati più favoriti. Non stiamo parlando di spreco di capitale sociale o di una rinuncia anticipata ai suoi redditi, per evitarlo sta la legittima campagna propria di ognuno, nella quale ogni palo sopporta relativamente la sua candela. Ma neanche possiamo cadere nel solipsismo sociale da non preoccuparci per quelli che hanno più difficile l'ottenimento di solidarietà, quando il fondamento dell'accusa è lo stesso in tutti i casi.

b, La superiorità etica si dimostra non quando si difendono i diritti civili e politici di quelli coi quali coincidiamo, bensì quando si è disposti a difendere quelli dei tuoi avversari o semplicemente quelli di coloro coi quali divergi. Di fronte al "diritto penale del nemico", prospettiva sulla quale si basano tutte le istruttorie, non possiamo cadere nella prospettiva simmetrica: "la solidarietà col coincidente e la difesa dei diritti dell'amico."

Queste sono alcune delle ragioni che spiegano il criptico titolo di questo articolo": 18/98+." Perché qui quello che si tenta di denunciare non è una istruttoria, neanche la prima della serie, bensì molto più, quel più (+) che sottosta a tutti i processi politici degli ultimi anni: la violazione dei diritti e libertà della cittadinanza basca che crede che oltre il voto e più in qua della violenza esistono mezzi politici legittimi per cambiare le cose, mezzi che vanno dall'agitazione sociale e la costruzione nazionale istituzionale agli articoli di opinione o l'oroscopo. -

 

 

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