[Paesibaschiliberi] tregua ETA

Data: Thu, 19 Feb 2004 15:11:01 +0100 (CET)

dal quotidiano GARA del 19.02.04

ETA sospende le azioni armate in Catalogna
ETA PROPONE CHE BASCHI E CATALANI STRINGANO LEGAMI
PARTENDO DALLA "NON INGERENZA E DALLA SOLIDARIETÀ"

ETA ha annunciato, in una dichiarazione datata febbraio, "la sospensione della sua campagna di azioni armate in Catalogna" dallo scorso 1 gennaio. L'organizzazione armata spiega che ha preso questa decisione col fine di "stringere legami" tra i popoli basco e catalano "in base al rispetto, alla non l'ingerenza ed alla solidarietà". Come una delle chiavi di questa sospensione, sottolinea "l'importanza di rinforzare la volontà e la determinazione popolare nel difendere il diritto di autodeterminazione che spetta al Paese Catalano e ad Euskal Herria di fronte all'imposizione spagnola".

GARA

SAN SEBASTIAN

Euskadi Ta Askatasuna spiega nel suo ultimo comunicato, trasmesso a vari mezzi di comunicazione, che la sospensione della sua campagna di azioni armate in Catalogna, vigente dallo scorso 1 gennaio, è stato accordata "col desiderio che i legami tra i nostri popoli si stringano in base ai principi di rispetto, non ingerenza e solidarietà". Indica, come una le principali chiavi che l'hanno spinta a prendere questa decisione, "la necessità di rinforzare, nel caso del Paese Catalano e del Paese Basco, i pilastri sui quali, a nostro parere, devono fondarsi le relazioni tra i diversi paesi oppressi".

Tra questi pilastri include "il rispetto e la non ingerenza, per quanto riguarda i mezzi e le forme
particolari che le rispettive organizzazioni possano mettere in pratica nel processo di liberazione che ciascun popolo sviluppa". Sottolinea, inoltre, che si tratta di una decisione che ha le sue radici nella solidarietà con un altro paese che si trova "in una situazione di oppressione simile" ad Euskal Herria. In questo contesto, indica che "il processo di liberazione del paese basco" ha avuto "la solidarietà onesta, attiva e generosa" del popolo catalano.

Questa dichiarazione, datata febbraio, ha per titolo "Catalogna-Euskal Herria: solidarietà e rispetto". In essa si afferma che il popolo catalano e quello basco "sono due nazioni con molte somiglianze e punti in comune", dato che "sono due nazioni oppresse dagli Stati spagnolo e francese, divise territorialmente in base a frontiere artificiali imposte con la forza delle armi" e conclude che "questa situazione di oppressione ha fatto sì che si siano sviluppate strette e profonde relazioni di amicizia e fratellanza".

Ricorda che, alla fine della dittatura franchista, Madrid "inventò" il cosiddetto "Stato delle Autonomie" con l'obiettivo di "soffocare le ansie di libertà" di nazioni come quella basca e quella catalana. Considera che, trascorsi venticinque anni, "la crisi nella quale si trova l’ambito politico della riforma spagnola è più chiara e profonda che mai". A questo punto della sua analisi, ETA afferma che Euskal Herria e Catalogna sono "i cunei che stanno facendo scricchiolare la
traballante impalcatura dell’ambito istituzionale e politico imposto".

Dopo avere spiegato che la sua azione armata in Catalogna "ha provocato diverse e contrapposte letture e reazioni da parte dei diversi settori indipendentisti e di sinistra catalani", l'organizzazione armata indica, come un'altra delle chiavi della sua decisione, "l'importanza di rinforzare la volontà e determinazione popolare nella difesa del diritto di autodeterminazione che spetta al popolo catalano e ad Euskal Herria di fronte all'imposizione spagnola".

Afferma che la sospensione delle sue azioni armate in Catalogna si deve al fatto che "ha rinnovato la sua analisi". Ricorda che, "nell’ambito del processo di liberazione che porta avanti col fine di ottenere che siano riconosciuti i diritti che spettano ad Euskal Herria come nazione", fu negli anni Ottanta che decise di portare a termine anche in Catalogna azioni armate "contro gli interessi economici degli stati spagnolo e francese, contro le forze armate di occupazione e contro responsabili politici spagnoli".

Spiega che "questa decisione è stata sempre soggetta alle successive analisi di congiuntura che la nostra organizzazione ha realizzato in ogni momento". Nell'ultimo paragrafo della sua dichiarazione, ETA comunica "ad Euskal Herria ed al popolo catalano" la sospensione della sua "campagna di azioni armate in Catalogna". Si deve ricordare che, in una nota stampa diffusa lo scorso gennaio, l'organizzazione armata annunciava già che avrebbe reso nota "una riflessione più completa" sulla sua visione "rispetto alle relazioni tra i popoli oppressi".

In quel comunicato, confermava di avere partecipato ad una riunione con Esquerra Republicana de Catalunya, nella quale le aveva comunicato la sua "volontà di ottenere la libertà di Euskal Herria e la risoluzione del conflitto". Nel sostenere la pratica del dialogo, censurava l'atteggiamento di quanti "hanno denunciato i contatti con ERC" e quello di coloro che "negano di avere avuto contatti con ETA ed ora applaudono" la condotta della formazione catalana. Faceva così
riferimento alla polemica suscitata dopo le indiscrezioni su quel contatto nel quale, come egli
stesso ha confermato, ha incontrato il leader ERC, Josep-Lluís Carod-Rovira.

ETA ha segnalato che "il fatto che si sia violata la discrezione sulla riunione, è contrario alla nostra
volontà" e che "la responsabilità assoluta" deva attribuirsi al Governo spagnolo.

RICORDO DI JON EREZUMA E JOAN CARLES MONTEAGUDO

GARA

SAN SEBASTIAN

ETA chiude il suo comunicato con "un saluto rivoluzionario a tutti gli indipendentisti catalani" e
con un ricordo speciale per Jon Félix Erezuma e Joan Carles Monteagudo, militanti di ETA morti per mano della Guardia Civil.

I fatti risalgono al 30 maggio 1991, un giorno dopo l'attentato contro la caserma di Vic. La Guardia Civil, quel giorno, localizzò tre militanti di ETA in uno chalet della località catalana di Llica d'Amunt, situata a pochi chilometri da Vic. L'edificio fu circondato da un gran numero di agenti dei corpi di Polizia, che vi fecero irruzione sparando e causando la morte di Erezuma e Monteagudo. Il terzo militante di ETA, José Zubieta, fu fermato.

L'autopsia eseguita su Erezuma, rivelò che nessuno dei tre colpi d’arma da fuoco che lo colpirono era mortale e che il militante di ETA morì dissanguato. I sette spari contro Monteagudo, come rivelò anche l’autopsia, furono esplosi da una distanza molto ravvicinata.

TESTO INTEGRALE DEL COMUNICATO DI ETA


"Dichiarazione di Euskadi TA Askatasuna"

"CATALUNYA - EUSKAL HERRIA: SOLIDARIETÀ E RISPETTO"

"ETA, organizzazione socialista rivoluzionaria basca, di liberazione nazionale, desidera mediante questa dichiarazione fare conoscere ad Euskal Herria ed al popolo catalano, il contenuto delle riflessioni realizzate intorno alla sua azione armata in Catalogna e le decisioni adottate al riguardo.

Euskadi Ta Asakatasuna, nell’ambito del processo di liberazione che sviluppa col fine di ottenere che siano riconosciuti i diritti che spettano ad Euskal Herria come nazione, decise negli anni Ottanta di portare a termine, anche in Catalogna, azioni armate contro gli interessi economici degli Stati spagnolo e francese, contro le Forze armate di Occupazione e contro responsabili politici spagnoli.

Questa decisione è stata sempre soggetta alle successive analisi di congiuntura che la nostra
organizzazione ha realizzato in ogni momento. ETA ha rinnovato la sua analisi e ha preso una nuova decisione rispetto alla sua azione armata in Catalogna.

Queste sono le principali chiavi che ETA ha preso in considerazione:

- Catalogna ed Euskal Herria sono due nazioni con molte somiglianze e punti in comune, vorremmo rimarcarne due:


• Sono due nazioni oppresse dagli Stati spagnolo e francese, divise territorialmente in base a frontiere artificiali imposte con la forza delle armi.

• Questa situazione di oppressione ha fatto sì che abbiano sviluppato strette e profonde relazioni di
amicizia e fratellanza.


- Il cambiamento degli ultimi decenni nella situazione politica della Catalogna e di Euskal Herria: si è registrata una chiarificazione ed un avanzamento importante delle forze indipendentiste ed un'ampia consapevolezza sulla necessità del riconoscimento del diritto di autodeterminazione che spetta ai paesi oppressi dallo Stato spagnolo.

- La profonda crisi che sta vivendo lo Stato oppressore spagnolo: alla fine della dittatura
franchista lo Stato spagnolo inventò lo Stato delle Autonomie, con l'obiettivo di soffocare le ansie di libertà delle nazioni basca, catalana.... Oggi, trascorsi 25 anni, la crisi nella quale si sente
immerso l’ambito politico della riforma spagnola, è più chiara e profonda che mai. E possiamo affermare che è stata la lotta di questi due paesi per la loro liberazione a provocare questa crisi: Euskal Herria e Catalogna sono i cunei che stanno facendo scricchiolare la traballante impalcatura dell’ambito istituzionale e politico imposto.

- La solidarietà onesta, attiva e generosa che il processo di liberazione del Paese Basco ha avuto da parte del popolo catalano.

- Allo stesso tempo, la lotta armata di ETA contro lo Stato spagnolo, in Catalogna, ha provocato diverse e contrapposte letture e reazioni da parte dei diversi settori indipendentisti e di sinistra catalani.

- L'importanza di rinforzare la volontà e determinazione popolare nel difendere il diritto di
autodeterminazione che spetta al popolo catalano e ad Euskal Herria di fronte all'imposizione spagnola.

- La necessità di rinforzare, nel caso del Paese Catalano e di quello basco, i pilastri sui quali, a
nostro avviso, devono sostentarsi le relazioni tra i diversi paesi oppressi:


• Il rispetto e la non ingerenza, per quel che riguarda i mezzi e le forme particolari che le
rispettive organizzazioni possano mettere in pratica nel processo di liberazione che ogni popolo sviluppa.


• La solidarietà verso gli altri paesi che si trovano in una situazione di oppressione simile.

Tenendo in conto tutti questi elementi di analisi e col desiderio che i legami tra i nostri popoli si
stringano in base ai principi di rispetto, non ingerenza, e solidarietà, ETA comunica ad Euskal
Herria ed al popolo catalano la sospensione della sua campagna di azioni armate in Catalogna, a partire dal 1 gennaio 2004.

Un saluto rivoluzionario a tutti gli indipendentisti catalani.

Viva Euskal Herria Libera! Viva la Catalogna Libera!
Viva Jon Félix! Viva Joan Carles."

In Euskal Herria, febbraio 2004

editoriale del quotidiano GARA del 19.02.2004

UNA BUONA NOTIZIA

ETA, in funzione delle sue analisi politiche, ha deciso di sospendere le sue azioni armate in
Catalogna. Si tratta, senza dubbio, di un notizia molto buona e come tale l'hanno accolta migliaia di
cittadine e cittadini catalani e baschi. Si può pensare quello che si vuole di ETA, ma il fatto
obiettivo è che oggi, in Europa, c'è un nuovo spazio libero da un tipo di violenza ed il desiderio
legittimo è che ci siano presto le condizioni necessarie affinché questo spazio si estenda anche ad
Euskal Herria ed allo Stato spagnolo. Tuttavia, la classe politica ed istituzionale basca, quella
catalana e quella spagnola, sembrano sentirsi molto più a loro agio in uno scenario di funerali e
comunicati di condanna. Ed i movimenti dello scacchiere politico che aprono opportunità provocano loro un tale panico che la loro unica risposta sono le dichiarazioni da cliché, piene di frasi vuote, che pretendono di trasformare un annuncio di sospensione delle azioni armate, per quanto parziale, in una cosa come l'attivazione di un’arma di distruzione di massa.


L'enorme bufera politica e mediatica scatenata non appena hanno cominciato a diffondersi le prime voci sul contenuto del comunicato, dimostra chiaramente che ETA è un soggetto politico di prima grandezza, malgrado, praticamente, la maggior parte delle reazioni che, come attivate da una molla, si sono succedute nella giornata di ieri, si impegnino a sostenere il contrario. I fatti mettono allo scoperto ciò che i discorsi pretendono di occultare. Inoltre, il contenuto dell'annuncio di ETA mostra anche che l'organizzazione basca non si afferra alla lotta armata come ad un totem inamovibile, ma la esercita in funzione delle sue analisi politiche giuste o sbagliate, come quelle di qualunque altro soggetto e la attiva o disattiva secondo la lettura che fa della realtà che la circonda e dei movimenti delle altre parti del conflitto. In ogni caso, è evidente che la responsabilità delle azioni di ETA ricadono sull’organizzazione stessa.

Il comunicato di ieri dovrebbe essere visto, in Euskal Herria, come un'opportunità da esplorare, per ottenere di riportare il conflitto unicamente nell’alveo della politica. Bisognerebbe pertanto chiedere, ai dirigenti istituzionali ed ai leader dei partiti, maggiore calma ed una grande dose di responsabilità. Che smettano di analizzare tutto quanto accade in chiave elettorale o di interessi propri, che possono essere assolutamente legittimi, ma che non sono quelli prioritari per il
paese. Le elezioni passano, i governi cambiano qui e là, le dirigenze dei partiti si succedono, ma qui c'è un paese che ha un grave problema, che esige soluzioni realistiche.

OTEGI: "È LA CONCRETIZZAZIONE, IN CATALOGNA, DELLA
VOLONTÀ DI ETA RISPETTO A BERGARA"

In un clima di grande attesa mediatica, Arnaldo Otegi ha sottolineato che quanto accaduto è "la
concretizzazione, in Catalogna, della volontà espressa da ETA rispetto alla proposta di Bergara". Ha definito "deplorevole" la reazione di PNV, EA ed Aralar, formazioni che, come ha affermato il dirigente di Batasuna, hanno "clonato la teoria di Aznar".

Ainara LERTXUNDI


SAN SEBASTIAN

"Siamo davanti ad un notizia molto buona, benché dal tenore delle interpretazioni e dichiarazioni che abbiamo dovuto ascoltare, sembrava che fosse successa una catastrofe umanitaria", ha sottolineato ieri Arnaldo Otegi".

Ha affermato che il comunicato di ETA "ha una rilevanza politica eccezionale e importante" e che
rappresenta "la concretizzazione, in Catalogna, della volontà espressa da ETA rispetto alla proposta di Bergara e di risolvere il conflitto secondo parametri democratici.

Sulle reazioni suscitate dalla dichiarazione dell'organizzazione armata, ha sottolineato che sia
PNV e EA, sia Aralar, hanno "clonato la teoria di Aznar". Ha definito "deplorevole e sorprendente" il pronunciamento di questi gruppi politici.

Per Otegi, queste prese di posizione dimostrano "la paura terribile che si ha della pressione del PP".

A questo proposito, ha rimarcato che il lehendakari (Presidente del Governo Autonomo Basco, N.d.T.) Juan José Ibarretxe è stato perfino più duro di Aznar". "Il suo discorso, un insulto all'intelligenza di questo paese, ci ha addolorati al massimo. Ibarretxe ci ha ricordato i migliori tempi di José Antonio Ardanza. Sembravano cloni. Assolutamente teso e nervoso", ha
affermato.

"A cosa stanno giocando? Ad un pugno di voti? Cosa non piace loro? Le tregue? Cosa li spaventa? Risolvere i problemi anche se in maniera parziale?" ha chiesto. "Chi come PNV, EA, IU, Aralar ed il Governo di Gasteiz basa la sua attività politica sulla bugia e sulla scusa permanente, alla fine, rimane allo scoperto. Quando ETA dichiara una tregua o quando commette un attentato, fanno lo stesso discorso ", ha sostenuto.


"A chi domanda perché non succede lo stesso in Euskal Herria, dico di domandarsi perché qualcuno ha sputato sulla mano di un'organizzazione che ha dichiarato la sospensione della campagna militare in Catalogna", ha aggiunto.

Ha ribadito che la sinistra indipendentista basca sta "smuovendo il quadro politico e lo smuoverà ancora di più per risolvere il conflitto in maniera democratica. Anche qui è possibile, ma per questo è necessario lasciare da parte questi miserabili interessi parziali e metterci a lavorare affinché gli scenari cambino", ha evidenziato.

 

Atzera (indietro)