Chi è il militare spagnolo gravemente ferito in Irak

Da imputato per "il caso Zabalza" a capo della sicurezza
di una Brigata spagnola in Irak

di Marco Santopadre

Il capo della sicurezza della Brigata spagnola “Plus Ultra”, il maggiore della Guardia Civil Gonzalo Pérez García, è stato ferito giovedì in Iraq da un proiettile che lo ha colpito alla testa mentre era alla guida di un'automobile, durante una retata nella località di Hamsa alla quale stava partecipando insieme a militari di altre potenze occupanti e a poliziotti iracheni. Dopo la perquisizione di una abitazione vi è stata una sparatoria durante la quale il militare spagnolo è stato gravemente ferito. Il comandante della Polizia Militare spagnola è stato immediatamente operato in un ospedale militare statunitense e poi trasportato d'urgenza in patria a bordo di un aereo militare.
Sono parecchi i militari spagnoli uccisi dalla resistenza irachena negli ultimi mesi, tra i quali otto ufficiali dei servizi di sicurezza (CNI), oltre ad un capitano di vascello che si trovava nella sede dell'ONU attaccata con un'autobomba il 19 agosto scorso. Nel paese mediorientale attualmente sono presenti un totale di 1300 soldati di Madrid.
Gonzalo Pérez García è nella Guardia Civil dal 1981. Col grado di Tenente fu destinato prima ai comandi di Madrid e poi in Gipuzkoa, una delle province basche. Durante il suo soggiorno nel Paese Bascoa è stato implicato nel "caso Zabalza."
Fu infatti processato nella prima fase delle indagini sulla morte di Mikel Zabalza, un giovane di Orbaizeta che lui stesso aveva arrestato nel novembre del 1985. Testimonianze raccolte dalla stampa all'epoca sostengono che Zabalza, allora impiegato presso l'Azienda di Trasporto Urbano di Donostia, fu sottoposto a un duro interrogatorio e a torture nella Caserma di Intxaurrondo (Donostia-San Sebastian), al comando della quale c’era all’epoca Enrique Rodríguez Galindo, poi processato e condannato per la sua direzione degli Squadroni della Morte noti come GAL.
Il corpo senza vita di Zabalza fu ritrovato venti giorni dopo il suo arresto nelle acque del fiume Bidasoa, a Endarlatsa. L’autopsia stabilì che a causare la morte del giovane basco erano state le torture che gli erano state inflitte, in particolare la cosiddetta “vasca da bagno", metodo che consiste nel sommergere il torturato nell’acqua fino a provocargli asfissia.
Tra l’altro, sarebbe stato proprio il tenente Pérez a suggerire il tunnel di Endarlatsa come il posto più adatto per simulare la fuga di Zabalza. Con ciò, gli autori della sua morte cercarono di giustificare il ritrovamento di acqua nei polmoni della vittima. Alcuni indizi lasciano credere che, dopo la sua morte, un agente di polizia gli iniettò nei polmoni acqua proveniente dal fiume Bidasoa, per depistare le indagini.
Il militare diffuse la versione secondo la quale durante l'alba del 26 di novembre del 1985, lo stesso Pérez García, oltre al tenente del Servizio Informazioni della Polizia Arturo Espejo Valero e all’agente Segundo Castañeda stavano accompagnando Zabalza dopo la sua detenzione. Ma i tre poliziotti sostennero che il detenuto, nonostante fosse ammanettato e non sapesse nuotare (come hanno testimoniato i suoi parenti ed amici), riuscì a buttarsi nelle acque del fiume Bidasoa cercando una via di fuga. Il corpo del giovane, guarda caso, non fu ritrovato finché la Croce Rossa non abbandonò le ricerche nel luogo indicato dai poliziotti, dopo venti giorni dalla presunta fuga.
Il Tribunale Provinciale di Donostia-San Sebastian archiviò il caso nel 1988 per "mancanza di prove." Il procedimento fu riaperto nel 1995 ma i due tenenti confermarono le loro dichiarazioni rilasciate all'Udienza Nazionale spagnola (tribunale speciale antiterrorismo).
Dopo essere stato promosso al grado di Maggiore, Pérez è stato poi assegnato allo Stato maggiore della Vicedirezione Generale della Guardia Civil.
Era da un mese in Iraq, a capo della sicurezza della Brigata Spagnola “Plus Ultra”, che fa parte delle truppe multinazionali comandate dai soldati polacchi, alle quali è stato affidato il controllo di una vasta zona a sud di Baghdad.
In una recente intervista, aveva minimizzato i problemi di relazione tra truppe occupanti e popolazione irachena, affermando che gli arabi considerano gli spagnoli “sangue del loro sangue”.

 

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