Gara > Idatzia > Euskal Herria 2006-04-17

un anno dopo le autonomistiche del 17 di aprile
EHAK, un partito legalizzato da Acebes, diede voce e voto alla sinistra indipendentista basca
Stava per chiudersi il ciclo di elezioni senza presenza legale della Sinistra indipendentista basca. Erano passate quelle municipali e giurisdizionali, quelle del Parlamento spagnolo e le europee. Ed arrivando le autonomistiche della CAV, con una piattaforma elettorale già proibita, all'improvviso apparve EHAK. Un partito legalizzato con Angelo Acebes al Ministero dell’Interno che venne a dare voce e voto alla sinistra indipendentista.
Non appena Juan José Ibarretxe convocò elezioni, Batasuna reclamò il suo diritto a partecipare ad esse. Perfino presentò i suoi candidati. Ma la Giunta Elettorale non prese in considerazione le sue richieste. Presto si seppe anche che i servizi di intelligenza dello Stato e la Guardia Civil stavano realizzando "un lavoro di campo" per "tentare di scoprire i candidati apparentemente puliti come vincolati con Batasuna che potrebbero tentare di incorporarsi ad un raggruppamento di elettori." Si parlava di elenchi coi nomi di più di 1.500 persone. Tutto uno scandalo che praticamente nessuno denunciò.
Davanti all'evidenza che non tutte le sigle andavano a potere concorrere ai comizi, un gruppo di cittadini, referenti del mondo della cultura e con rilevanza sociale, spinsero la creazione di Aukera Guztiak per facilitare una vera pluralità ideologica nelle elezioni e garantire il loro carattere democratico.
Molta gente dovette mobilitarsi in un tempo record per riunire le firme necessarie. E se ne ottennero più di 30.000. Ma la volontà popolare tornò a schiantarsi contro gli apparati dello Stato. Non si vedeva il nuovo aspetto di Rodríguez Zapatero, il suo pubblico ministero generale esigeva condanne ad ETA ed il suo ministro di Giustizia parlava di "lista nera e sporca."
La Corte suprema chiuse il passo ad Aukera Guztiak senza troppe considerazioni, nonostante riconoscesse che non c'era prova alcuna contro i candidati né costanza di "un accordo determinato con Batasuna." L'investigazione poliziesca arrivò ad ognuno dei 30.000 firmatari che appoggiarono questo raggruppamento elettorale.
La proibizione ebbe più difficoltà per contare sul visto del Tribunale Costituzionale che, benché avallasse finalmente all'unanimità la sentenza del Supremo, mise in discussione alcuni degli elementi considerati da questo tribunale.
Con la campagna già nelle sue prime ore e censurata, Aukera Guztiak convocò allora vari partiti ad una riunione in Bilbo. PNV, EA ed EB non parteciparono "per problemi di agenda" Furono presenti Aralar ed un'altra sigla sconosciuta.
Al termine dell'incontro saltò fuori la sorpresa. Il Partito Comunista delle Terre Basche - Euskal Herrialdeetako Alderdi Komunista faceva suo l’impegno di Aukera Guztiak per il diritto di tutte le opzioni a comunicare ed offriva le sue sigle legali per lottare per la democrazia e la pace.

Un sorriso malizioso

La formazione, sconosciuta fino a quel momento, era stato iscritta nel registro di partiti politici il 29 Luglio 2002, quando José María Aznar era presidente del Governo ed Angelo Acebes il suo ministro dell’Interno. Saputo che la sinistra indipendentista basca potrebbe contare su una scheda legale, un sorriso malizioso si trasmise tra una buona parte della cittadinanza di Euskal Herria.
Nel seno della stessa sinistra indipendentista basca ci sono opinioni differenti su come fu possibile che EHAK fosse presente nei comizi. Alcuni pensano che Rodríguez Zapatero lo consentì coscientemente benché reiterino che non ci fu al riguardo nessun tipo di patto tra Batasuna ed il PSOE. Altri credono che dopo i problemi che il Tribunale Costituzionale mise all'illegalizzazione di Aukera Guztiak ed a quindici giorni dalle elezioni, non sarebbe stato possibile intraprendere né la sospensione di attività di EHAK attraverso l'Udienza Nazionale, né la sua illegalizzazione o espulsione dalla campagna ad opera del Supremo.
“Sapete già cosa votare”

Sia come sia, da quando EHAK diede il passo, i media e Batasuna iniziarono uno strano gioco su che cosa la formazione indipendentista avrebbe fatto, la quale annunciò che avrebbe discusso la decisione con la sua base. Mentre i dirigenti indipendentisti baschi tacevano in pubblico ed alcuni analisti pontificavano sulla difficoltà intrinseca che la cittadinanza votasse un partito che difende la dittatura del proletariato, le basi della sinistra indipendentista basca avevano più che chiara quale era la sua scheda.
Arnaldo Otegi segnala nel libro "Domani, Euskal Herria" che in un meeting in Barakaldo, prima che Batasuna avesse reso pubblica la sua richiesta di voto, si trovò con un inusitato spiegamento di media. Allora disse ai partecipanti: "Oggi è venuta la stampa a vedere per chi chiediamo il voto, come se dovessimo dirlo. Sapete già tutti chi dovete votare." E risalta Otegi che lo sapevano ". Non abbiamo bisogno di televisioni per quello. Abbiamo la fortuna che la gente, con una riflessione, sa quello che deve fare."
Quella capacità di riflessione, tuttavia, non arriva a tutto il mondo. C'erano analisti che dicevano che EHAK avrebbe ottenuto due o tre seggi, quando i peggiori risultati delle liste illegalizzate ne garantivano sette.
Parlò la cittadinanza ed EHAK ottenne 150.645 voti e nove seggi, migliorando i risultati di Ehi (Euskal Herritarrok, NdT) quattro anni prima. Il Pabellon de la Casilla, in Bilbo, dove questo partito aveva convocato i suoi simpatizzanti, si trasformò in una festa che andò crescendo mentre si conoscevano i risultati e che esplose quando apparvero Arnaldo Otegi ed altri compagni della Direzione Nazionale. Per che ragione? -


"Nel Parlamento, attualmente, siamo l'unica opposizione ed alternativa"
Nekane ERAUSKIN | Portavoce parlamentare di Ezker Abertzalea

Nekane Erauskin ricorda le elezioni di un anno fa e le settimane che li precedettero come "un tempo molto intenso, nel quale successero in pochi giorni molte cose. Fu qualcosa di differente da quello che io ero abituata, ma un'esperienza positiva. Viviamo la speranza della gente per strada, la sua voglia di aiutarci e di appoggiarci."

Prima apparizione alle elezioni e più di 150.000 voti, a che cosa l'attribuite?

Alla speranza della gente della sinistra indipendentista basca di potere votare un'opzione legale, ed al fatto che la parola d’ordine "Demokrazia eta pakea" aggregava molto. Videro che facevamo sul serio e quello fece che si fidassero di noi.

Dal non pensare di essere parlamentari a trovarsi già nella Camera passarono poche settimane. Il lavoro nel Parlamento è come immaginavate?

Non avevamo alcuna idea di come era il lavoro e sì che ci siamo sorpresi. Per esempio col proprio funzionamento del Parlamento o come si trattano i temi che sono cose che abbiamo dovuto continuare ad imparare sul momento.

Incominciaste forte, mantenendo la negativa a votare Atutxa.

Subito uno dei dati che vedemmo è che ci sono qui molte cose ereditate e, tra esse, l'idea che alcuni comandano e tutti dobbiamo ballare al loro sono. Noi ammettevamo che spettava al PNV, come forza più votata, presiedere il Parlamento, ma capivamo che Juan María Atutxa non riuniva nemmeno il consenso necessario tra i gruppi né potevamo dimenticare le sue attuazioni contro la sinistra indipendentista basca essendo consigliere dell’Interno. Prendemmo la decisione di non votarlo e noi, quando prendiamo una decisione, andiamo avanti con quella. Dicemmo che se il PNV cambiava candidato gli avremmo dato il voto e così facemmo. Quello ci fece pagare pegno. Ci lasciarono fuori dal Tavolo, quando la ripartizione doveva essere proporzionale ai voti, e ci diedero solo la presidenza di una commissione, quando gruppi con meno rappresentazione hanno di più.

Quindi Juan José Ibarretxe fu investito lehendakari grazie a due voti di Ezker Abertzalea. Diceste allora che era per aprire un'opportunità di "futuro" e gli chiedeste di non sprecarla come ha sprecato altre. Sta compiendo le sue aspettative?

Furono due voti per quella ragione e perché nel suo discorso aveva difeso il riconoscimento di Euskal Herria come popolo ed il suo diritto a decidere. Credevamo anche che potesse svolgere un ruolo molto importante in un processo come quello che si incomincia ora ad aprire, ma vediamo che non lo sta facendo. Egli deve aiutare a che si costituisca un tavolo senza esclusioni né politiche né territoriali e vediamo che ha fatto una consultazione di partiti ma che si non sta implicando come dovrebbe farlo. E, inoltre, mentre Ibarretxe dice che sta a beneficio della risoluzione del conflitto, mantiene un consigliere dell’Interno, Javier Balza, che non fa altro che mettere ostacoli a quella risoluzione, bastonando manifestazioni, proibendo atti di "Orain herria, orain bakea" in locali privati e chiusi, inviando relazioni all'Udienza Nazionale... Questo non aiuta il processo. Il lehendakari sta giocando in forma molto ambigua.

Che bilancio fate di questo anno di lavoro parlamentare?

Nel terreno della ricerca della risoluzione del conflitto, abbiamo mantenuto sempre un atteggiamento positivo nei dibattiti, chiedendo il dialogo e la negoziazione tra tutti per cercare soluzioni. Un'altra linea di lavoro è stata quella di cercare di dare apporti dalla sinistra e la costruzione nazionale. In quel senso andavano i nostri emendamenti ai presupposti redatti dopo esserci riuniti con sindacati e collettivi per sapere quali erano le loro necessità che furono tutti scartati. In materia di euskara, il nostro intervento servì affinché si ammettesse fino ad ora il fallimento delle politiche sviluppate. In materia sociale, i nostri apporti vanno avviati a dimostrare che il problema è il limite autonomistico, per cui chiediamo che non si dica che non ci sono competenze per affrontare un problema, ma si superi quella situazione. Abbiamo preso anche iniziative in relazione al TAV, perché qui si parla molto del tracciato ed in primo luogo quello che bisogna decidere è se questo paese ha bisogno di quel modello di treno. Quello che si sta dimostrando nella pratica è che attualmente siamo l'unica opposizione. I grandi temi si stanno approvando con l'appoggio del PSE ed il PP tira a se, il che non ha niente a che vedere coi problemi della gente. Siamo l'unica alternativa ed opposizione.
Stiamo avendo anche una linea di risposta alla repressione. Su nostra richiest comparvero vari torturati ed adottiamo anche iniziative contro la dispersione. Quello che succede è che i presidenti di ogni commissione controllano i tempi, ed iniziative presentate in febbraio ancora non si sono discusse.

Avete la Presidenza della commissione su Donna e Gioventù...

È molto importante per noi. Siamo nuove, ma stiamo tentando di dotare di contenuto questa commissione. C'è una relazione che studia la violenza di genere da differenti punti di vista, conoscendo apporti diretti. Abbiamo ottenuto anche che ogni volta che ci sia un'aggressione ad una donna il Parlamento risponda con un protocollo di attuazione. -

 

 

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