ETA, il combattimento mediatico e la capacità del PP di trasformare un rovescio in vittoria

x Roberto Delgado. La Haine - [25.02.04 - 16:54]
Come osservatore del conflitto basco e simpatizzante della sinistra indipendentista, desidero fare alcune riflessioni sull'annuncio di ETA di sospensione delle sue azioni armate in Catalunya.
Secondo notizie raccolte dal quotidiano El Mundo, il 10 gennaio di 2001, fa ora quasi 3 anni, ETA realizzò la sua ultima azione armata nella Comunità Autonoma di Catalunya con una bomba a Girona che, secondo la stessa fonte, andava diretta agli artificieri della polizia.
Nel recente comunicato emesso da ETA, segnala che la sua decisione di sospendere parzialmente la sua attività non viene necessariamente provocata dall'avanzamento di ERC nelle ultime elezioni autonomistiche, bensì da" un cambiamento operato nelle ultime decadi" nella situazione politica di Catalunya che ha generato una" chiarificazione ed una spinta importante delle forze indipendentiste." In qualsiasi caso, questo annuncio dell'organizzazione basca non arriva indubbiamente per caso a meno di un mese delle elezioni presidenziali spagnole.

Tenendo conto dell'assenza di azioni in Catalunya in questi ultimi anni, perché ETA annuncia ora una" sospensione di attività armate?"

È, al mio giudizio, una mossa chiaramente mediatica.

Che cosa ottiene ETA con questo annuncio?

1. Dividere il potere. Mettere a fiore di pelle le contraddizioni della classe politica che non desidera soluzioni negoziate bensì imposte.
2. Rendere visibile il fatto che il potere utilizza la" unità della Spagna" per fare campagna elettorale, senza volontà di risolvere i conflitti nazionali esistenti.
3. Pressare il governo catalano, nella parte che gli tocca come gran partecipante attualmente della struttura e poteri economici dello stato spagnolo, per implicarlo nella ricerca di soluzioni reali al conflitto basco, cosa che lo porta a contrapporsi al governo centrale.
4. Aggiungere un nuovo problema alla struttura dello stato spagnolo: Catalunya. Fino ad ora, Euskal Herria riceve tutta la forza mediatica, poliziesca e giudiziaria dello stato spagnolo che risponde ai differenti gradi di resistenza, variando la strategia come conviene. Si potrebbe dire che il problema basco è conosciuto e comprensibile. Ma che cosa succede se aggiungiamo" il problema catalano?" Quello può decomprimere in parte la situazione in Euskal Herria per prestare attenzione a quello che succede in Catalunya. Non è difficile prevedere che l'associazione ETA=Catalunya, gli appelli all’" aumento delle forze indipendentiste" e la tregua parziale, saranno utilizzati dall'apparato mediatico - statale per puntellare il progetto españolista, e ciò condurrà ad un aumento della pressione ed attacchi verso la società catalana da varie fronti: criminalizzazioni," garzonadas", insulti, demagogia... Questa atmosfera sta provocando una nuova radicalizzazione nella società catalana che potrebbe contemplare una salita di ERC nelle prossime elezioni e, più importante, una maggiore politicizzazione per strada. Se" il problema catalano" cresce, non potrebbe essere trattato nella stessa forma che il basco perché le relazioni sono differenti ed in Catalunya la gente non è abituata a quella situazione. Ciò potrebbe fare che la pressione che lo stato sopporta da parte di Euskal Herria, si intensifichi se si unisce un altro territorio; se si centrifuga lo stato.
5. Dimostrare la sua volontà per arrivare ad una risoluzione politica e pacifica del conflitto basco. Manifesta che da parte sua esistono tutte le possibilità che la tregua sia totale; la palla sta in mano degli occupanti.
6. Il fatto di rispondere con una sospensione di attività ad un governo catalano che incorpora per la prima volta in molti anni politici disposti a dialogare, è una forma per screditare la politica poliziesca ed intollerante della borghesia españolista.
ETA mette in chiaro, un'altra volta, che non si afferra alla lotta armata per vizio bensì come strumento subordinato all'azione politica. Dimostra che è disposta ad arrischiare per risolvere il conflitto. Se alla sospensione di attività armate in Catalunya si unisce l'anteriore comunicato nel quale dice essere disposta a compiere" tutti i passi necessari" perchè sia portata avanti la proposta di Bergara (unità di tutte le forze basce a beneficio dell'autodeterminazione per negoziare con lo Stato Spagnolo), sembra logico pensare che appena i nazionalisti baschi si muovessero, ETA amplierebbe la sua tregua.
Il problema è che il PNV è perfettamente comodo nella situazione attuale": difende" la sinistra indipendentista per la platea, rimanendo come referente di voto utile per decine di migliaia degli elettori di Batasuna. Perché arrischiarsi se deve solo perdere?
Per quel motivo ETA, come organizzazione armata con un'innegabile base sociale in Euskal Herria, non cede più quando tanto PNV, EA, Aralar come Batzarre sputano nella mano alla sinistra indipendentista e quando hanno progettato la candidatura Nafarroa Bai escludendo Batasuna affinché non li coinvolga la repressione, secondo parole di Milagros Rubio (Batzarre).

Il combattimento mediatico e la capacità del PP di trasformare un rovescio in vittoria

Un aspetto da avere ben presente, è che l'annuncio di ETA smonta la mega-teoria orchestrata attraverso i mezzi d’informazione che l'organizzazione armata è una bestia nera il cui unico dialogo è" le pistole, il sangue ed il colpo nella nuca."
Vediamo come ad ETA non trema il polso nel momento di rispondere con un atto di pace a chi mostra la stessa volontà. La gran vittoria di ERC in questa congiuntura è quella di dimostrare che il dialogo funziona. La via pacifica è possibile, si tratterebbe unicamente di volontà politica per risolvere i conflitti.
Tuttavia la realtà non è tanto romantica: il PP mette tutta la carne nello spiedo mediatico, bombardando questa società dell'informazione con una valanga di accuse, mezze verità manipolate e vittimismo il cui messaggio centrale è": ERC ha negoziato la pace in Catalunya e la morte nel resto della Spagna." Questa affermazione è negata da Carod-Rovira ed ERC, ma l'annuncio di sospensione di attività da parte di ETA mette in dubbio la credibilità di Carod e fa che guadagni peso la demagogia del PP. ERC dimostra la sua incapacità di rispondere con fermezza, si vede in difficoltà e la vittoria del dialogo si trasforma in sconfitta.
Complicata per alcuni è il compito di mettersi tanto densamente in zone minate dal neofranquismo.
Per la parte che tocca alla sinistra anticapitalista dello stato spagnolo, non possiamo vedere come negativo questo annuncio di ETA. Quelli che dicono che questo annuncio" fa bene" al PP, devono tenere in conto che il principale supporto che il governo ha per fare politica sono i mezzi di comunicazione. Il suo unico interesse è contro-argomentare, calunniare e distorcere, per tirare fuori rendimento elettorale insieme a smontare mediáticamente il progetto della sinistra indipendentista. Il fatto che il PP, come partito borghese che è, cerchi di utilizzare al suo favore qualunque fatto mediatico, sia la riunione di Carod-Rovira o la dichiarazione di una sospensione di attività armate, non può utilizzarsi come argomento per dire che ETA sta in sintonia col PP.
In questo senso, sono ben chiarificatrici le dichiarazioni del segretario generale del sindacato basco LAB, Rafa Díez Usabiaga, il passato 19 di febbraio": non comprendo che, se ETA decide la sospensione delle sue azioni in Catalunya, si parli di una specie di connivenza col PP. Dà l'impressione che se ETA prende questa decisione, puntella la maggioranza del PP, e se ETA realizza un'azione armata in Catalunya, puntella pure la maggioranza del PP e mette in questione il Governo di progresso installato dopo le ultime elezioni. Siamo davanti ad alcuni gradi di ipocrisia politica enormi. Ci sono settori che vogliono vivere a gusto nel conflitto e che non sono capaci di vedere con maggiore prospettiva una decisione di questa natura. Se il progetto del Governo di Catalunya dipende da un comunicato di ETA, giungeremo alla conclusione che sono tremendamente situazioni o progetti di Governo fragili e non sostentati in alternative al PP."
Il governo spagnolo non ha fatto il più piccolo gesto di pace verso il conflitto basco, sul quale mantiene piuttosto un'offensiva repressiva senza precedenti dalla dittatura franchista. Il governo spagnolo è un governo della guerra, per quel motivo manda l'esercito in Iraq, finanzia il Piano di guerra in Colombia, reprime a colpi di manganello qualunque tentativo di stabilizzazione lavorativa, come quello che ha luogo questi giorni in Andalusia, Galiza o Euskal Herria da parte dei lavoratori dei cantieri navali.
Quello che realmente favorisce al PP è non fargli fronte.
Quanti dalla sinistra o dalla destra capiscono che è negativo l'annuncio di ETA, sono obbligati a presentare alternative reali e soluzioni. Il governo non finisce militarmente con ETA quando in più di 30 anni né UCD, né PSOE, né PP sono riusciti almeno a farla finita con l'organizzazione armata Grapo che conta su una base sociale molto minore.
Non è onorato attribuire agli altri gli errori propri. Se il PSOE non alza testa, forse è perché si impegna ad essere identico al PP e non per colpa di ETA. Se IU si sgretola lentamente, speriamo che non tenti di gettare la colpa ad ETA.
Allo stesso modo, desidererei che gli indipendentisti catalani non gettino la colpa ad ETA della loro situazione di nazione oppressa. Se ci fidiamo pienamente di ERC e, soprattutto, confidiamo che i cambiamenti politici profondi cadano in forma di regalo dal parlamento, difficilmente potremo orientarci correttamente in questa spirale di bugie elettoraliste e repressione.


robe_delgado@yahoo.com


Testo di Santiago Alba Rico in' Gara'
Arkaitz [25.02.04 - 08:34]

Il 16 dicembre del passato anno, Batasuna fece la cosiddetta" proposta di Bergara" offrendo alle altre forze nazionaliste basche la formazione di una coalizione elettorale di ampio spettro che permettesse di affrontare le elezioni del 14 di marzo da una" interlocuzione nazionale" compatta sulla base comune della sovranità ed al di sopra di altri interessi parziali. Credo di esprimere non solo la mia opinione - quella di un difensore non-basco del diritto all'autodeterminazione per Euskal Herria - ma anche quella di molti indipendentisti baschi di sinistra se dico che l'iniziativa di Bergara sollevò l'illusione di una svolta, il barlume di una nuova opportunità storica che bisognava sfruttare. Batasuna, come si ricorderà, fece questa proposta nel contesto più ampio di tutta una serie di movimenti sordi e rumori atmosferici che facevano concepire la speranza che questa volta sul serio andavano a stringere tutte le condizioni per un raddrizzamento della rotta soberanista. In ultima istanza, chiaro, tutto dipendeva da ETA ed alcuni segni insistenti e stimolanti indicavano che ETA stava per fare qualcosa. E lo fece. Il 29 dicembre emise un comunicato molto lungo di due punti molto brevi nel quale appoggiava esplicitamente la proposta di Bergara facendola così definitivamente attuabile dall'inizio. ETA aggiungeva che era disposta a compiere" i passi necessari" per facilitarla, deliberatamente che l'unico passo che poteva fare l'aveva lasciato già dietro con questa dichiarazione. Quello che si veniva chiedendo ad ETA - da fuori e da dentro la stessa Batasuna - non era una dichiarazione metalinguistica altro che performativa; cioè, una dichiarazione che fosse contemporaneamente un'azione: se ETA voleva realmente appoggiare la proposta di Bergara - se voleva, almeno, che questa provocasse spostamenti e contraddizioni -, si doveva limitare, come molti speravamo, a dichiarare una tregua senza condizioni ed indefinita per l'insieme dello Stato. Batasuna potrà continuare a sostenere che cerca solamente il dialogo, credo che realmente lo cerchi, e che sono gli altri quelli che lo respingono, quello che è almeno anche certo nel caso del PNV, ma nessuno potrà dire che non sapeva che l'appoggio esplicito di ETA all'iniziativa di Bergara la rendeva" legittimamente" inaccettabile per le forze politiche invitate a comunicare. Da parte mia, non sono tanto ingenuo da pensare che la tregua di ETA avesse garantito l'appoggio allegro ed unanime alla proposta, ma sì magari, almeno, l'erosione elettorale del PNV ed il rinvigorimento dell'elettorato spettrale di Batasuna, uniche vie realistiche attualmente per obbligare Lakua - chiave, ci piaccia o no, di ogni soluzione - ad abbandonare la sua ambiguità.
Meno di due mesi dopo, ed a tre settimane delle elezioni del 14 di marzo, ETA è tornata a mettere la sua manina con l'annuncio di una tregua parziale limitata al territorio della Catalogna. Ho seguito con irritazione, riserve o approvazione le reazioni al comunicato, ma confesso che quello che mi ha preoccupato enormemente è che Arnaldo Otegi e la casa editrice del Gara fossero d'accordo nel considerarla" una buona notizia." Otegi, inoltre, denuncia retoricamente quelli che" reagiscono allo stesso modo davanti ad un attentato e ad una tregua", come se quello che sarebbe stato sempre in gioco per lui - e quello che la tregua verrebbe parzialmente ad alleviare - fosse il" costo" in vite umane della" lotta armata." Contro quelli che condannano ipocritamente la violenza a partire da principi astratti, gli stessi che praticano la tortura nello Stato spagnolo ed ammazzano irachene a Baghdad, Batasuna ha insistito sempre nella natura politica del conflitto e non può limitare ora Lei a celebrare che almeno il catalano si veda libero dell'orrore degli attentati. In questo senso e facendo astrazione del contesto politico (imperialismo, colonialismo, capitalismo), ugualmente si potrebbe dire che è" una buona notizia" che l'Israele si ritiri da Gaza, benché lo faccia solo per annettersi parte di Cisgiordania, o che Sadam non stia più nel governo, benché lo sostituiscano gli statunitensi, o che un giudice spagnolo abbia condannato un guardia civil che dopo il PP perdona. Quello che deve spiegare Batasuna, quello che deve spiegare la casa editrice di Gara, è perché la tregua parziale di ETA è politicamente" una buona notizia." Non è automatico che gli stessi che difendono la legittimità della lotta armata in certe circostanze, come io stesso in Palestina o Iraq, e che rivendicano il diritto di Euskal Herria all'autodeterminazione, così come è il mio caso, non ci spieghino in che cosa la tregua di ETA favorisce la causa per la quale lottano e si accontentino di dire che l'organizzazione armata avrà le sue" ragioni politiche" e che, in qualsiasi caso, è" una buona notizia" per la vita umana.
Personalmente è già molto tempo che reclamo ad ETA una tregua e tuttavia - o per quel motivo - il suo annuncio di tregua parziale mi ha scandalizzato. Se ho reclamato una tregua ad ETA, a parte considerazioni morali che tutti, credo, condividiamo, è perché mi sembrava l'unica strada per favorire la lotta per l'autodeterminazione; perché mi sembrava l'unica maniera di appoggiare seriamente proposte come quelle di Bergara; perché mi sembrava una condizione imperdonabile per legittimare qualunque altra forma di azione, dalla disubbidienza civile fino alle assemblee municipali,; perché mi sembrava attualmente l'unico procedimento per sfruttare tutto l'immenso capitale organizzativo della sinistra indipendentista basca senza pressioni inutili sui suoi militanti, debilitando contemporaneamente il patto anti-terrorista e compromettendo il PNV nella via soberanista. Per quello questa tregua non serve. Per quel motivo, inoltre, mi è parsa fuorviante e retorica la frase di Otegi. Perché credo, in effetti, che una tregua parziale limitata significativamente al territorio della Catalogna è esattamente il contrario di una tregua. Ancora più: credo che la tregua parziale - dal punto di vista politico - può essere perfino peggiore che un attentato. Ancora più: credo che la tregua parziale è l'attentato di ETA di queste elezioni. Mi piacerebbe che Arnaldo Otegi o la casa editrice di Gara - il secondo miglior periodico del mondo - spiegassero ai militanti di Batasuna in che misura l'annuncio di ETA avvicina Euskal Herria all'indipendenza ed al socialismo. Possiamo sostenere che il futuro è imperscrutabile o rassegnarci a dovere correggere dopo gli errori di oggi, come suggeriva un altro articolo dello stesso giornale alludendo alla terribile crisi provocata dall'assassinio di Miguel Angel Blanco, ma neanche José María Esparza, la penna più penetrante del giornalismo indipendentista basco, potrebbe giustificare i benefici di questa misura per il movimento di liberazione nazionale. Allora, di che cosa si tratta? Per che motivo questa tregua? Per appoggiare Carod che ha negato sempre di avere negoziato niente nel suo incontro con la direzione di ETA? Per appoggiare la Generalitat della Catalogna, governata dallo stesso PSOE al quale apparteneva Ernest Lluch, uno degli elementi più dialoganti del partito del Gal? Per alleviare le paure del" catalano" - indipendentemente del partito cui appartenga - minacciando gli estremegni, gli andalusi ed i galiziani – anche indipendentemente di quello che pensino? Per" premiare" i militanti indipendentisti catalani il cui appoggio alla" lotta armata" è piuttosto dubbioso? Non mi piace affatto essere d’ accordo col PNV - per la stessa ragione per cui al PNV non piace essere di accordo con Sozialista Abertzaleak -, ma tutte le risposte a queste domande conducono inevitabilmente, una ed un'altra volta, ad un rinvigorimento del PP ed all'isolamento inoperante della sinistra indipendentista basca. Contro l'indipendenza di Euskal Herria e contro quella di Catalunya, ETA ha inventato ora, in uno slancio umanista e secondo l'espressione di Pascual Montanaro, la tregua-pinza.
ETA può continuare" a perdonare" Comunità Autonome man mano che si comportino bene - scegliendo con cura il momento più dannoso per tutti - o fare umilmente quello che dice volere fare ed appoggiare realmente la causa dell'indipendenza ed il socialismo lasciando ai lottatori baschi che lo tentino da soli con i loro propri mezzi. Credo che non sia l'unico: dentro Batasuna c'è senza dubbio perfino gente che sta oggi un po' meno contenta ed un po' più scoraggiata che ieri.


Nota: Il testo di Pascual Montanaro (" La tregua-pinza", al quale si riferisce Santiago Alba Ricco può leggersi qui: http://www.rebelion.org/spain/040218pas.htm

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