Gara > Idatzia > Euskal Herria 2005-03-28

aberri eguna 2005
Impegno di giungere ad un accordo integratore in favore della soluzione
·Mezzo centinaio di agenti politici e sociali si danno appuntamento nell'atto di Ficoba

Mezzo centinaio di agenti politici, sindacali e sociali, alcuni con gran rappresentatività, resero ieri pubblico il loro impegno di mettere in moto un Tavolo per l'Accordo che compia passi verso la soluzione del conflitto che si vive in Euskal Herria. È un spazio che rimarrà aperto per i disposti ad avanzare verso la "pace."

IRÚN

"Iniziare una dinamica inclusiva per ottenere un accordo ampio ed integratore che abbia come oggetto la soluzione definitiva del conflitto." Questo è l’impegno adottato dal mezzo centinaio di partiti politici, sindacati ed agenti sociali che hanno sottoscritto già l'Accordo Democratico di Base per la Risoluzione del Conflitto, un testo che si basa sull'idea che "tutta la cittadinanza di Euskal Herria deve essere consultata sul suo futuro mediante il procedimento consensuale tra gli agenti."
Un compito che non sarà facile e che dovrà superare numerosi ostacoli, come si riconosceva nell'atto celebrato ieri mattina nello spazio fieristico Ficoba di Irún. Lì si diedero appuntamento delegazioni di partiti come AB, Aralar, ANV, Batasuna, EA e Zutik, di sindacati come EHNE, EILAS, ELA, ELB, ESK, HIRU e LAB, ed un'ampio numero di persone relazionate con la lunga lista di collettivi che si sono sommati a questa iniziativa.
Tutti essi hanno assunto la responsabilità di "dare inizio ad un processo di discussione dove si raccolgano tutti i punti che costituiscono materia di dibattito." È scritto, deve essere messo ora in pratica. Come segnalava a GARA uno del capo dei responsabili di coordinare l'atto, il processo "è in funzione."
La parte relativa agli impegni, raccolta sotto il titolo di Annesso, fu la gran novità dell'atto, dopo che il passato 5 di marzo si presentarono il Prologo e l'Accordo Base. In quell'annesso, i firmatari annunciano la creazione di un Tavolo per l'Accordo nel quale ci sarà spazio per quanti siano disposti ad avanzare verso la "pace."
Nel passato Aberri Eguna, il Foro Nazionale di Dibattito frendeva pubblici in Iruñea due documenti. Il primo girava intorno alla costruzione nazionale. Il secondo aveva lo sguardo volto al risolvere il contenzioso politico che si vive in Euskal Herria.
Da questo ultimo sorse un gruppo di lavoro denominato Commissione per la Risoluzione del Conflitto che ha portato a capo un lavoro di interlocuzione e scambio di punti di vista nei quali hanno preso parte la maggioranza degli agenti baschi, compresi molti di quelli che non hanno sottoscritto il manifesto finale per otto mesi.

Avviamento musicale

L'atto cominciò con musica, ballo e bertsos. Non mancarono i suoni della txalaparta, del corno o dei campanacci, questi ultimi al ritmo marcato dagli zanpantzarrak di Zubieta. Txutxi Ariznabarreta, integrante della Commissione, lavora come maestro di cerimonia.
I primi a salire sul palco, tra gli applausi dei presenti, furono i suoi compagni nel lavoro di otto mesi: Martín Aranburu, Mertxe Colina, Anjel Mari Elkano, Itziar Fernández, Juan Martín Elexpuru, José Luis Elkoro, Esther Larrañaga, Mikel Muñoa ed Arritxu Santamaría.
Questa ultima ricordò il lavoro portato a capo e ricordò "come, in un momento determinato, si considerò necessario contare su notai del processo ed osservatori internazionali." Quattro di queste persone presenziarono ad Irún: il sacerdote irlandese Alec Ridete, il deputato delle Isole Feroe Sjurur Skaale, la svizzera Verena Graf ed il catalano Aureli Argemí. Pete Cenarrusa, ex sottosegretario di Idaho (USA), si scusò per la sua assenza trovandosi afflitto da una polmonite.

La voce dei senza voce

Verena Graf, direttrice della Lega Internazionale per i Diritti e la Liberazione dei Paesi (LIDLIP), ricordò che possiede un'ampia esperienza "in fatto di accompagnare la lotta dei paesi. È nel seno delle Nazioni Unite dove ho l'opportunità di parlare a nome di paesi che non hanno voce nella scena internazionale", spiegò.
In quello contesto, citò esempi come "Eritrea e Timor Orientale, due paesi che ebbero accesso alla loro indipendenza", o altri "paesi oppressi e soffocati che si oppongono a governi autoritari e perfino totalitari, come i casi di Nicaragua (*), El Salvador, Guatemala ed il resto di paesi che hanno sofferto dittature in America Latina."
Alcuni questioni si sono risolte, ma sorgono altre notizie. Così l'espose Graf indicando che ancora esistono "oggigiorno paesi che non sono davvero rappresentati dai loro governi, e le cui rivendicazioni non sono prese in considerazione."
Per ciò, la sua organizzazione "accompagna la lotta per i diritti nell'ambito delle istituzioni internazionali. Il paese deve essere soggetto di diritto internazionale, e per riuscire in questo obiettivo noi ci facciamo il suo portavoce nell'ambito dove egli non ha accesso."
È un compito che a volte si vede criminalizzato. Verena Graf narrò come "aneddoti" che l'Etiopia la denominasse "la portavoce dei banditi" parlando a nome dell'Eritrea o che il Marocco la chiamasse "la mercenaria della parola" per quanto fatto a nome del Sahara Occidentale.

"Un paese in marcia"

Rispetto al paese basco, la direttrice della LIDLIP lo definì come "un paese in marcia", ed assicurò che "raramente" ha trovato "un paese tanto dinamico ed animato nella sua lotta per fare valere i suoi diritti." Nonostante, mirò che "è nella cornice del diritto internazionale dove deve cercarsi la legittimazione delle rivendicazioni." Il riconoscimento di questi diritti è "una delle pietre angolari della costruzione nazionale" e la sua conquista è "solo questione di tempo", aggiunse.
Sottolineò l'importanza di socializzare l'accordo, che si faccia conoscere. "Quanta più gente si identifichi con questo processo, più peso ed appoggio avrà nella società. Consiglio a tutti di informarsi sugli avanzamenti, andare a dibattiti, manifestazioni e, soprattutto, parlarne e discuterlo dentro i loro circoli professionali, sociali e familiari Tutto questo uniti di piccoli passi dà la possibilità di creare un'opinione pubblica favorevole alle future negoziazioni."
Emerse che la soluzione al conflitto deve essere "l'obiettivo finale" al di sopra di "tutti" gli interessi a breve termine. Notò la necessità di avere "pazienza, tolleranza e perseveranza" e reiterò il suo impegno per il "dialogo." La direttrice del LIDLIP terminò mostrando la sua convinzione, basata sulla sua esperienza, che "alla fine, il paese vince."
Dopo l'intervento di Graf, Txutxi Ariznabarreta richiamò sul palco i nuovi organismi sociali che hanno aderito all'Accordo che apposero le loro firme una volta sul palco. Itziar Fernández diede lettura al testo nella sua integrità. Il sigillo lo mise il dantzari Jon Maia che, con tutti i presenti in piedi, ballò un aurresku di saluto. Uno spontaneo '' Eusko Gudariak '', intonato da buona parte dei partecipanti, accompagnò la salva finale di applausi.

Quattordici organismi sociali aggiungono la loro firma
Nell'atto celebrato ieri in Ficoba, quattordici organismi sociali si sommarono alla lista di agenti che sottoscrissero l'accordo il passato 5 di marzo. Tra i nuovi firmatari i collettivi che lavorano nell'ambito dell'euskara come Oinarriak, Euskal Konfederazioa, IKA, nell'ambito dell'educazione Ikasle Abertzaleak, Partaide, Euskal Herria Bere Eskola ed altri aspetti: Elkartzen, contro l'esclusione sociale, Gurasoak, familiari di giovani vittime della repressione, EHKME (meteorologi), Garaipen, collettivo di immigranti, Eguzki (ecologia), Orreaga (cultura), Eraiki, contro la disoccupazione, e Demo (attivismo politico). -

Estratti dell'annesso dell'accordo
1.IMPEGNI Tra I Firmatari
C'impegniamo ad iniziare una dinamica inclusiva per giungere ad un accordo ampio ed integratore che abbia come oggetto la soluzione definitiva del conflitto.
2.PROCEDIMENTO Concordato
Il nostro primo e principale compito sarà quello di intraprendere una dinamica di conversazioni con l'obiettivo di ottenere l'implicazione di quegli agenti che, potendo essere d’accordo col contenuto dell'Accordo Democratico di Base, abbiano deciso di non firmare lo stesso.
Per avanzare nella risoluzione definitiva, decidiamo di creare un Tavolo per l'Accordo tra gli agenti che siano disposti ad avanzare verso la pace. C'impegniamo ugualmente ad affrontare queste conversazioni con discrezione, sincerità, prudenza e coraggio.
L'obiettivo finale deve essere un accordo politico di superamento del conflitto che dia l'ultima e definitiva parola al paese. È indispensabile che quell'accordo conti sul maggiore appoggio possibile da parte di tutti gli agenti politici, sindacali e sociali.
Una volta ottenuto l'accordo consensuale che dia la parola finale al paese, sarà necessario creare un organo per spingere l'interlocuzione.
L'Interlocuzione avrà due obiettivi:
1. Rendere conto dell'accordo alla Comunità Internazionale.
2. Aprire un processo di negoziazione con lo Stato spagnolo e con lo Stato francese per il compimento di detto accordo.
I firmatari di questo Accordo Democratico di Base per la risoluzione del conflitto riconoscono la necessità di osservatori internazionali in questo processo.

3.QUESTIONI Da Discutere Nel Tavolo Per L'Accordo
È impegno di tutti gli agenti firmatari dare inizio ad un processo di discussione dove si ritirino tutti i punti che costituiscono materia di dibattito. -

27 marzo di 2005

Aberri Eguna


(*) E’ nostra speranza che il riferimento non sia al Governo Sandinista, costretto più che da lavoro diplomatico da pressioni politiche, economiche e militari. NdT

 

 

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