Huey P. Newton: un suicidio rivoluzionario?

Relazione svolta da Paolo Bertella Farnetti, 15 novembre 2002
C.S.O.A. Cox 18 - Archivio Primo Moroni - Libreria Calusca City Lights


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Non mi piace il titolo che gli organizzatori di questa minirassegna sulle Pantere Nere hanno dato al mio intervento. Non mi piace accostare il concetto di suicidio a quello di rivoluzione, non mi piace l'assonanza che potrebbe esserci con azioni che non c'entrano con le Pantere Ü come gli attacchi suicidi della guerra islamica.
Certo la colpa è anche dello stesso Huey Newton, che ha chiamato Suicidio rivoluzionario il suo libro autobiografico del 1973. Nell'introduzione si fa riferimento al Catechismo del rivoluzionario di Bakunin e Necaev: il rivoluzionario è un uomo condannato, consapevole di morire per le sue idee. Di fronte al genocidio della sua gente, il rivoluzionario nero è pronto a sacrificare la sua vita.
Il concetto della morte, della sua inevitabilità, ossessionava Newton: il suo libro precedente, una raccolta di scritti e interviste, si intitolava Morire per il popolo. Occorre anche dire che molti giovani aderenti al Partito della Pantera Nera persero la vita, soprattutto per mano dell'apparato repressivo degli Stati Uniti: ricordiamo che nel settembre del 1969 il famigerato capo dell'FBI. Edgar Hoover, aveva affermato che le Pantere erano "la più grande minaccia alla sicurezza interna del paese."
Huey Newton certamente rischiò la sua vita, ma non morì per mano della repressione. Fu ucciso nel 1989 da uno spacciatore di crack, molti anni dopo la dissoluzione del suo partito, quando era ormai diventato una vittima di quella cultura degradata e disperata del ghetto contro cui si era battuto con tutte le sue forze. Forse aveva in sé una forte carica autodistruttiva, forse era impossibile condurre una vita normale dopo l'intensa esperienza politica delle Pantere.
Con tutte le sue debolezze umane è comunque ricordato dagli afroamericani come un eroe della liberazione nera, un rivoluzionario che merita un posto accanto a Malcolm X e a Martin Luther King.
Huey è stato un personaggio controverso e pieno di contraddizioni: divorava testi politici e filosofici ma per molto tempo lesse con difficoltà, era uno strano tipo di nero che non sapeva ballare (!) e preferiva fare discorsi da intellettuale alle feste, sempre pronto però a fare a pugni per le sue idee o la sua pelle nera troppo chiara. Si impegnava a dare di sé un'immagine da duro, anche per contrastare la sua faccia da bambino e il suo aspetto Ü Newton era bello come un attore hollywoodiano Ü accompagnati da una voce troppo acuta, tutti attributi poco virili in un ambiente dove contava molto sembrare dei "duri".
In famiglia, una famiglia "rispettabile", Huey era attirato dallo stile di vita di due dei suoi fratelli maggiori: Sonny Man, hustler (balordo) e donnaiolo, tipico spaccone del ghetto, e Melvin, intellettuale e insegnante universitario. Newton per tutta la vita oscillerà fra questi modelli di vita.
Per tutti Newton era crazy, un pazzo, un nero "fuori di testa", imprevedibile e da prendere con le molle. Nella sua autobiografia scrisse che uno dei motivi per cui era considerato pazzo "era perché facevo sempre l'imprevedibile, una pratica utile per mettere fuori combattimento un avversario."
Anche quando giovanissimo, agli inizi degli anni Sessanta, si dedica alla politica, sull'onda del movimento per i diritti civili, Newton viene considerato un "pazzo" da molti militanti. Per esempio quando organizzerà delle pattuglie di sorveglianza contro le brutalità della polizia all'interno del ghetto di Oakland, proprio davanti alla città di San Francisco. Altri avevano organizzato dei controlli per vigilare sul comportamento corretto della polizia, ma lui e Bobby Seale, con uno sparuto gruppo di amici, giravano armati di fucili e pistole, pronti a intervenire in caso di abusi.
Si trattava di un comportamento forse da pazzi, ma non da suicidi: Newton girava con il codice, sapeva che le leggi della California consentivano a tutti di portare delle armi, purché in modo visibile e senza puntarle su qualcuno. L'idea di "controllare" i poliziotti in questo modo era pericolosa, ma ebbe un effetto elettrico sulla comunità, quei crazy niggers si facevano rispettare!
Newton aveva un certo genio per l'uso dei mass media, cercava di mettere in scena "eventi colossali" Ü come li definiva lui Ü per mandare avanti l'esperimento politico che aveva messo in moto. Ma non c'era soltanto audacia giovanile e grande determinazione in lui, c'era anche molta intelligenza politica; e questo spiega il fatto di essere riuscito a portare avanti il discorso di Malcolm X, riuscendo a organizzare i ragazzi di strada, la gioventù dispersa del ghetto, i sottoproletari, i piccoli delinquenti e gli appartenenti alle bande giovanili; in una parola quelli che nessuno aveva tentato prima di organizzare e che erano considerati non organizzabili.
A questi ragazzi, abituati a esercitare la violenza tra loro, saprà dare l'esempio e le motivazioni per agire politicamente, per usare quella rabbia nel tentativo di costruire un mondo diverso, senza ghetto. Basta pensare alla divisa delle Pantere Nere, voluta da Newton: un abbigliamento di cuoio nero, occhiali neri e scarpe lucide, tipico del magnaccia e del bullo che girava per il ghetto, con in più però il basco da rivoluzionario; a significare che l'alienato e il malavitoso si erano trasformati in difensori della comunità.
Newton fondò il Black Panther Party nell'ottobre del 1966, con un programma di dieci punti famoso e ancora oggi credibile, e fece crescere l'organizzazione attraverso il pattugliamento della polizia e azioni "colossali" come quella dell'ingresso armato anche se pacifico nel parlamento della California, davanti agli occhi sgranati del governatore Ronald Reagan.
Non solo azioni colossali: anche interventi mirati al servizio della comunità nera, come ottenere immediatamente un semaforo a un incrocio pericoloso Ü le Pantere si erano messe a regolare il traffico! Ü o organizzare feste di reclutamento, fare controinchieste sugli abusi subiti dai neri o fare controinformazione attraverso un giornale che diventerà noto in tutto il paese. Con il tempo verranno anche i programmi sociali che avranno un enorme successo, come le colazioni gratuite per i bambini.


L'evento colossale che fece definitivamente crescere le Pantere Nere da organizzazione californiana a organizzazione nazionale con decine di sedi in tutto il paese, fu il grave ferimento dello stesso Newton in uno scontro con la polizia di Oakland nell'ottobre del 1967, dove un poliziotto rimase ucciso.
Rimarrà in prigione fino all'agosto del 1970, con un lunghissimo periodo di isolamento, e il suo processo diventerà uno dei più famosi dell'epoca. Il grido "liberiamo Huey" divenne una delle parole d'ordine di tutto il movimento di protesta americano, il poster di Newton - seduto con la lancia e il fucile - entrò nelle case di tutti i militanti bianchi e neri, accanto a quello di Che Guevara.
Si può dire che il sacrificio di Newton, il suo ferimento e imprigionamento, con un processo che tutto il Movimento di protesta americano fece proprio e seguì con partecipazione, fece del partito della Pantera Nera uno dei gruppi più seguiti nella comunità nera, che venne spesso considerato come "avanguardia" da molti militanti bianchi. Dal carcere Newton continuava, come poteva, a fare il teorico del partito, portandolo su posizioni marxiste: dal nazionalismo, la liberazione della colonia interna nera, all'internazionalismo rivoluzionario, la partecipazione a un fronte di liberazione interrazziale nordamericano, in alleanza con le forze mondiali antimperialiste. Le interviste in carcere di Newton vengono pubblicate in tutti i giornali della Nuova Sinistra.
La crescita e la diffusione del partito, sotto la leadership di Eldridge Cleaver, Bobby Seale e David Hilliard, ha anche dei risvolti negativi: non solo contraddizioni con il movimento nero, che rimproverava alle Pantere di flirtare troppo con il movimento bianco, ma anche decine di agenti infiltrati e la decisione governativa di spazzare via il partito. Quindi non solo una repressione palese, ma anche un programma di controspionaggio illegale, che usava ogni mezzo, ma soprattutto metodi sporchi, per screditare le Pantere Nere e per dividere i suoi capi. L'FBI non arretrò di fronte a nulla e ottenne dei risultati devastanti.


Quando Newton esce di prigione nell'agosto del 1970 ci sono migliaia di persone ad accoglierlo. Per molti è un messia, colui che rialzerà le sorti del partito e dell'intero movimento. Quelli che lo conoscono dicono che è spaventato all'idea di uscire. In prigione e nell'isolamento Newton si è fatto un'idea del partito, della sua crescita e della sua capacità di incidere della realtà che non corrisponde alla sua immaginazione; contemporaneamente molti si accorsero che il fondatore delle Pantere Nere non corrispondeva alle loro aspettative. Il poster scendeva dal muro.
Il 1970 è un anno di crisi per il movimento nel suo complesso: il riflusso è iniziato, per conflitti interni ma grazie anche all'inasprimento della repressione: le proteste studentesche in due università finiscono con sei morti. Nixon annuncia che eliminerà il servizio di leva, togliendo una grande spinta al movimento contro la guerra nel Vietnam.
Appena uscito Newton si impegna in un turbine di iniziative, la più clamorosa delle quali è l'offerta di truppe, cioè di militanti del partito, al Fronte di liberazione nazionale del Vietnam. Poi qualcosa si spezza. Newton non corrisponde alle aspettative suggerite dal suo poster: chiamato a parlare dovunque, si dimostra un oratore imbarazzante, monotono e pedante, con un linguaggio accademico difficile e distante dal ghetto, incomprensibile ai militanti di base. Lui ne è consapevole, e racconta nella sua autobiografia: "ƒnon sono molto bravo a parlare davanti a un pubblico numeroso, non mi piace neppure. Mi attirano di più le idee astratte e teoriche ma queste non hanno la forza retorica di infiammare gli ascoltatori." L'eroe perdeva il suo carisma davanti al movimento, sviluppava teorie improbabili e criticate. Nel contempo il partito lo idolatrava, facendogli un pessimo servizio: Newton divenne il "comandante supremo" prima, e poi "il supremo servitore" del popolo. Il fondatore del BPP, protetto da guardie del corpo, cominciò a vivere anche fisicamente lontano dalla base del partito.
Newton aveva ragione a prendersela con i bianchi che avevano idealizzato "le troppo umane Pantere" e volevano essere "guidati" nello scontro con le istituzioni. Decise presto di dare una svolta moderata all'organizzazione, di smussare il tono rivoluzionario e di estrema sfida che Eldridge Cleaver aveva dato al partito. Anche se occorre dire che era stato Newton il primo a innescare la "violenza rivoluzionaria", a fomentare una contraddizione fra l'attività politica e sociale e quella militare. Il nodo era il ruolo delle armi, dove l'intento difensivo si confondeva con quello d'attacco al sistema; con una parte dei militanti che usavano le armi come un'appendice della loro virilità - queste secondo molte militanti donne, che mal digerivano il machismo dei loro compagni.
Con la svolta moderata scoppiò il conflitto fra i seguaci di Newton e quelli di Cleaver, una manna per gli agenti federali e gli infiltrati, che lo dilatarono con ogni mezzo. La scissione nel 1971 finì nel peggiore dei modi, con alcuni morti da una parte e dall'altra. Newton "vinse", ma si trattò di una vittoria di Pirro. L'esperienza politica delle Pantere era finita, anche se un frammento dell'organizzazione, il nucleo originario di Oakland sopravvisse ancora per alcuni anni.
Si trattò di un'esistenza schizofrenica, da una parte un'organizzazione moderata, impegnata nella campagne elettorali e nella costruzione di scuole modello, dall'altro un nucleo di pretoriani del leader indiscusso con attività spesso sconfinanti in azioni clandestine e illegali. Una triste parodia della vecchia contraddizione politico-militare. Un Newton sempre più dispotico e paranoico, che aveva cacciato via anche i compagni più fedeli come Bobby Seale e David Hilliard, iniziava una dipendenza sempre più spinta dall'alcol e dalla cocaina. A parte vari guai giudiziari, sappiamo soltanto che questo processo autodistruttivo finì per trascinare con sé quanto rimaneva dell'organizzazione, scomparsa del tutto agli inizi degli anni Ottanta, gli anni di Reagan presidente.
Qualcuno ha tentato di spiegare l'enigma della trasformazione di Newton: "Se era stato un giovane senza esperienza a entrare in prigione, era una leggenda pienamente sbocciata quella che ne venne fuori nel 1970. Venne fuori nel calderone di una guerra civile a bassa intensità; esposto all'adulazione, alle critiche e alle sfide del comando; all'alta visibilità: i piaceri e le pressioni della celebrità americana; alle minacce costanti, ai complotti e alle voci dei complotti; e a una campagna senza tregua di sorveglianza, destabilizzazione, disinformazione, inganno e semina di sospetto. I vecchi amici erano stati assassinati, altri imprigionati; e i motivi e le lealtà di altri ancora sono continuamente messi in discussione. Vengono denunciati e espulsi, mentre per Huey, ora frenetico, come la regina di cuori, c'è il ritornello costante: "tagliategli la testa."

Newton, che nel 1980, si laureò in "storia della coscienza" all'università di Santa Cruz, rimane un personaggio impermeabile alle analisi, in grado di interpretare ruoli troppo differenti. L'identificazione fra la sua vita privata e quella politica dell'organizzazione che aveva fondato si rivelò un abbraccio mortale per il Partito della Pantera Nera, senza però riuscire a cancellare una delle esperienze politiche più audaci e originali degli anni Sessanta.