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Il sistema carcerario in Europa

CONCLUSIONI

Definire conclusioni, la parte finale di una tesi sembra un po' azzardato, dato che arrivati alla fine del lavoro ci si rende conto che non è altro che un'ispirazione per approfondire e criticare ciò di cui si è trattato, e quindi un nuovo punto di partenza. Ci si è chiesti se esiste una evoluzione all'interno di una istituzione come quella carceraria. Abbiamo visto che sono cambiati i metodi di punizione, il ruolo della cella, si sono susseguite diverse correnti di pensiero, ma si è rimasti ancorati a due grandi funzioni della pena: sorvegliare e punire.
Eppure il carcere del terzo millennio continua a crescere e a diventare sempre più popolato. Perché mai il tasso di criminalità si sta alzando così tanto? Staremo diventando tutti più "cattivi", o siamo sotto un controllo "attuariale", come sostiene De Giorgi1.
Questo tipo di controllo sembra mettere a repentaglio gran parte del pensiero criminologico. Le strategie di controllo sono, secondo De Giorgi, simili ai procedimenti tipici della matematica e delle assicurazioni: considerano normale il rischio. La crescente domanda di protezione ha favorito la nascita di un vero e proprio mercato della sicurezza. L'instabilità sociale viene sistematicamente imputata a nuovi nemici pubblici (immigrati, tossicodipendenti, criminali di strada), di volta in volta selezionati e posti al centro di campagne di panico morale.
I mezzi utilizzati per risolvere alcuni problemi della società rispondono sovente ad un bisogno immediato, creando successivamente problemi ancora più gravi.
La società si abbandona alla successione di cause ed effetti: delinquenza-repressione-delinquenza, senza trovare misure concrete alternative alla moltiplicazione delle prigioni.
Un mondo senza prigioni è un bel obiettivo, spesso come si è visto, difficile da realizzare. Da questo emerge che una società senza prigioni può esistere solo nel momento in cui non si sente più il bisogno di punire.
Il mio punto di arrivo, dopo aver presentato le diverse teorie che si propongono di ridurre il danno penitenziario o di abolire, tendenzialmente secondo lo sguardo degli autori citati, l'intero sistema penale, consiste nell'aver compreso che anche le persone che sostengono l'attuazione della pena e del carcere, in realtà lo sostengono emotivamente, senza aver avuto un riscontro scientifico della positività del sistema. Risulta infatti più semplice allontanare e rinchiudere i "devianti", creando una situazione di apparente tranquillità, piuttosto che cercare nuovi metodi per giungere ad una reale diminuzione ed integrazione dei gruppi sociali che, per svariati motivi, presentano un alto tasso di criminalità. La strada della prevenzione slegata dalla punizione come detenzione è ancora tutta da percorrere, rappresenta un lungo e difficile cammino in una selva oscura, dove le luci che si intravedono si chiamano per i più sogno, miraggio, fantasia; penso che un giorno potrebbero rappresentare una reale evoluzione del sistema carcerario.


1 De Giorgi A., Zero tolleranza, Derive Approdi, Roma 2000. Questa teoria consiste nell'elaborazione di sistemi di monetarizzazione e ridistribuzione di determinati fattori di rischio all'interno di una collettività. La trasformazione del rischio in denaro, questa è la logica delle assicurazioni e dei nuovi sistemi di controllo. Tale ipotesi è solo un approccio interpretativo, un tentativo di spiegare alcuni caratteri emergenti.



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