Bastet è la dea a testa di gatta
il cui centro di adorazione fu Bubastis, ove i sovrani della XXII
dinastia la elevarono a divinità suprema.
E' una dea lunare apparentata ad Artemide in epoca greca soprattutto
nella sua forma secondaria di Pekhet, dea locale di Speos Artemidos. I
greci la confusero anche con Tefnut.
Pekhet ha l'aspetto muliebre con capo leonino e rappresenta il potere
igneo alleato di Râ nella lotta contro Apep.
Il carattere lunare è talvolta sostituito da quello solare ed
essa appare come figlia di Râ oppure nella triade
Râ-Sekhmet-Bastet ed anche in quella Ptah-Bastet-Nefertum. Sotto
questo aspetto potè simboleggiare il calore benefico del sole in
contrapposizione a quello virulento e mortale di Sekhmet.
A Bubastis si tenevano periodiche feste in suo onore in cui convenivano
folle di fedeli e, secondo Erotodo, «si consumava più vino
in quei giorni di baldoria che nel resto dell'anno».
L'animale a lei sacro, il gatto, era tenuto nella massima
considerazione dagli Egiziani e, dopo morto, veniva mummificato e
sepolto con onoranze funebri.
A Bastet venne attribuito come figlio il dio-leone Mahes di Leontopolis
ed anche Khonsu.
La visione della Dea per i greci ed i romani
Artemide
è identificata, a Roma, con la Diana italica e latina.
Benchè certe tradizioni ne facciano la figlia di Demetra,
è il più delle volte considerata sorella gemella di
Apollo, e come lui figlia di Latona e di Zeus. Artemide Nacque a Delo,
la prima dei due figli, ed, appena nata, aiutò la madre a
mettere al mondo il fratello.
Artemide è la dea vergine per eccellenza, simbolo di
castità e per questo protrettrice delle giovani fanciulle sino
al momento del matrimonio, eternamente giovane, il tipo di ragazza
selvaggia che si compiaceva soltanto della caccia. Trascorre la maggior
parte del tempo nei boschi insieme ai cani ed alle Ninfe sue compagne,
anch'esse pure. Terminata la caccia la dea ama ristorarsi presso una
fonte insieme al suo seguito. Come il fratello
è armata d'arco. Se ne serve contro i cervi, che insegue
correndo, ed anche contro gli umani. Ella manda alle donne che muoiono
di parto il male che le porta via. Si attribuiscono alle sue frecce le
morti improvvise, soprattutto indolori. E' vendicativa, e numerose
furono le vittime della sua collera.
Uno dei suoi primi atti fu, col fratello, di mettere a morte i figli di
Niobe. Mentre Apollo uccideva, uno dopo l'altro, i sei ragazzi, che
erano a caccia sul Citerone, Artemide uccideva le sei figlie, rimaste a
casa. Questo atto era stato dettato alle due divinità dal loro
amore per la madre, che Niobe aveva insultato. Ancora per difendere
Latona, i due figli, appena nati, uccisero il drago che veniva ad
attaccarli. Ancora per lei attaccarono e misero a morte Tizio, che
cercava di violentare Latona.
Artemide partecipò al combattimento contro i Giganti. Suo
avversario era il gigante Grazione, ch'ella uccise con l'aiuto
d'Eracle. Causò in tal modo la perdita di altri due mostri, gli
Aloadi. Le si attribuisce anche la morte del mostro Bufago ("il
Mangiatore di Buoi"), in Arcadia. Fra le vittime di Artemide figura
ancora Orione, il cacciatore gigante. Il motivo che la spinse ad
ucciderlo differisce a secondo le tradizioni: ora Orione meritò
la collera della dea per averla sfidata al disco, ed ora per aver
cercato di rapire una delle compagne, Opide, ch'essa aveva fato venire
dalla regione degli Iperborei. Ora, infine, Orione avrebbe cercato di
violentare la stessa Artemide. Ella mandò uno scorpione che lo
punse e lo uccise. Un altro cacciatore, Atteone, figlio d'Aristeo,
dovette pure la sua morte alla collera di Artemide. Sempre lei è
all'origine della caccia di Calidone, che doveva provocare la fine del
cacciatore. Dato che Eneo s'era dimenticato di sacrificare ad Artemide,
allorchè offriva le primizie dei suoi raccolti a tutte le
divinità, ella inviò contro il suo paese un cinghiale di
dimensioni eccezionali. Infine, una delle versioni della leggenda di
Callisto le attribuisce la morte della giovane donna, ch'ella uccise
con una freccia, su richiesta di Era, o per punirla d'essersi lasciata
sedurre da Zeus, quando Callisto fu trasformata in orsa. Tutte queste
leggende sono racconti di caccia, che mettono in scena la dea selvaggia
dei boschi e delle montagne, la quale fa delle belve feroci la sua
compagnia ordinaria.
Un episodio delle fatiche d'Eracle racconta come l'eroe avesse ricevuto
da Euristeo l'ordine di riportargli il cervo dalle corna d'oro,
consacrato ad Artemide. Eracle, non volendo nè ferire nè
uccidere questo animale sacro, lo inseguì un anno intero. Alla
fine, lo uccise. Subito, Artemide ed Apollo si posero davanti a lui,
chiedendo spiegazioni. L'eroe riuscirà a calmarli scaricando su
Euristeo
la responsabilità di quella caccia. Lo stesso tema appare nella
storia d'Ifigenia: la collera della dea era già antica contro la
famiglia, ma fu ridestata da un'infelice frase d'Agamennone, che,
avendo ucciso un cervo a caccia, nel momento in cui aspettava, ad
Aulide, il momento favorevole per partire contro Troia, esclamò:
«Artemide stessa non avrebbe potuto ucciderlo
così!». Artemide
mandò allora una bonaccia che immobilizzò tutta la
flotta; e l'indovino Tiresia rivelò la causa di quel
contrattempo, aggiungendo che il solo rimedio consisteva nell'immolare
ad Artemide Ifigenia, la figlia vergine del re. Ma Artemide non
gradì quel sacrificio. All'ultimo momento, ella sostituì
una cerbiatta alla giovane, che rapì e trasportò in
Tauride, come assistente al culto che le si tributava in quel paese
lontano (la Crimea).
Artemide era onorata in tutti i paesi montagnosi e selvaggi della
Grecia: in Arcadia e nel paese di Sparta, in Laconia, sulla montagna
del Taigeto; in Elide ecc. Il suo santuario più celebre nel
mondo greco era quello d'Efeso, in cui Artemide aveva assimilato una
vecchissima dea asiatica della fecondità.
Gli Antichi interpretavano già Artemide come una
personificazione della Luna, che erra nelle montagne. Suo fratello
Apollo era anche di solito guardato come la personificazione del Sole.
Ma è certo che tutti i culti d'Artemide non sono culti lunari e
che la dea aveva preso il posto, nel pantheon ellenico, della Dama
delle Belve rivelata dai monumenti religiosi cretesi. Ha anche
assimilato culti barbari, come quello di Tauride, caratterizzato da
sacrifici umani.
Si faceva di Artemide la protettrice della Amazzoni, come lei guerriere
e cacciatrici, e come lei indipendenti dal giogo dell'uomo.
Bibliografia:
Piette Grimal Mitologia Le
Garzantine Garzanti
Lucia Impelluso Eroi e Dei
dell'antichità Electa
Boris De Rachewiltz I Miti Egizi
TEA