Guerriglia   Cromatica giornata di valorizzazione artistica in un luogo abbandonato alla periferia di Napoli.
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I Corti

"Il gobbo di Solna     Stadt"

In una Solna pressochè deserta si muovono i protagonisti di questo corto dei registi e scenografi e montatori esordienti A. Ventura e S. Del priore. Ed è proprio questa solitudine, simboleggiata da vedute su un mare calmo, quasi stagnante, in cui l’unica forma di “vita” è una nave, che sembra anch’essa abbandonata alla deriva, che fa scattare la molla a questo perverso gioco. Deriva che coglie i due giovani attori, gli esordienti A. Ventura e S. Del priore, in questo gioco dicevamo di morte, quasi che fosse l’unica alternativa di vita alla vita non-vita della deserta città.

E la morte è presente anche nei pensieri metaforici della giovane “eroina”, che rivedendo un uomo solitario lavorare in fabbrica, ha paura, una paura derivata dall’assurdità di una vita sempre uguale, e sogna di uccidere il ragazzo, nella speranza che qualcosa possa cambiare da quell’estremo gesto di disperazione; fanno da contraltare le visioni paranoiche e fluttuanti del ragazzo, che vive in dei mondi creati dalle parole: ma proprio la mancanza di possibilità di comunicazione fa impazzire anche lui.

E’ questa la chiave per capire il perché della fuga della ragazza, sconvolta dopo aver visto il suo compagno impazzire, che ha preferito fingersi “non-morto” (o zombie) in un paese morto per dimostrarsi e dimostrare comunque la forza e vitalità della vita stessa sotto qualunque forma. Ma la morte si prende anche la fetta finale di torta, perché la ragazza al fine giace al suolo, inerme. La sua paura si è concretizzata nell’eternità, per sempre resterà cadavere, come in vita ha avuto paura di restare sempre la stessa nella identica e perpetua quotidianità delle cose; nell’impossibilità di una vita fatta di relazioni sociali, invece, è da intendere la trasformazione del giovane, che col suo ghigno satanico e il suo agire cadaverico, forse, chissà, aveva trovato un varco per comunicare con l’aldilà…

Semplice ma ben articolata l’impostazione scenografica, ottima l’idea del bianco-giallo-nero come colori dominanti, come anche ottima la trovata di rievocare i vecchi cinematografi, si ha infatti l’impressione che la pellicola sia stata girata ad inizi di secolo, vista la non perfezione delle risoluzioni grafiche. Appropriata anche la scelta delle musiche di sottofondo.

Speriamo di avere presto nuovi lavori da osservare…

 

                                                               Giuseppe Barrassi

 

 

 

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