CHRONACLES BY EURO MAY DAY, NAPLES

Pronti, partenza, cartellone e via…

Inizia così in piazzetta Monteoliveto, un primo maggio ben diverso dai soliti ultimi “primi maggi”; vuoi perché a differenza di sempre non eravamo a Roma, ma a Napoli; vuoi perché invece della solita carrellata di “stars” del panorama musicale internazionale, in strada c’erano i “carri” con la musica sopra seguiti da una miriade di gente (che dire, forse 3.000, o giù di li).

Lungo il tragitto che da Piazza del Gesù ci ha portati a Gianturco e ad Officina 99, è stato un susseguirsi di canzoni, balli, coreografie e musica assordante dappertutto; a chiudere la sfilata gli uomini dalle immancabili divise blu, che non avendo avuto motivo di intervenire sono rimasti dietro alla “chetichella”, per poi andarsene in prossimità dell’arrivo, salvo qualche “defender” che è rimasto di presidio (a “defender” cosa e da chi poi però non lo saprà mai nessuno…)  nella zona industriale sopra citata.

Oltre agli “organizzatori”, il movimento S.Precario sempre in movimento, si sono fatti notare i movimenti pro-immigrazione, guidati da extracomunitari residenti a Napoli, il “corpus” dei ragazzi di stanza a Napoli (studenti e non), e semplici curiosi e appassionati.

Notevoli le iniziative artistiche: prima della partenza giocolieri e cantanti, suonatori e incantatori hanno dilettato il pubblico, che ha saputo partecipare emotivamente alla giornata.

Spazio anche per le attività “ricreative e socializzanti”: numerosi curiosi con telecamere e macchine fotografiche, e anche un “drappello” di ragazzi con cuffia e microfono per una serie di interviste volanti (raccolte di pensieri spontanei sul senso della giornata, dedicata appunto al precariato, e sulla condizione economica in generale) che hanno coinvolto oltre a giovani di ogni razza, anche medici e gente che lavora (chessò, negozianti e altri).

Consci che quest’ultimo lavoro avrà uno sviluppo a parte e ne sentiremo sicuramente parlare, oltre a poterlo ammirare in “prime time”, per adesso vi salutiamo augurandovi una buona vita, precaria o meno…

 

 

Ore 21,00
> Proiezione e presentazione del video
> "Figli d'arte: Storie di operai dimenticati"
>
> realizzato in Toscana, nel territorio del Mugello, devastato dai cantieri
> della TAV
> dibattito a seguire con uno degli autori del video
>
> presentazione:
>
> I lavori dell'Alta Velocita' hanno avuto un impatto devastante sul
> territorio del Mugello, come dappertutto.
> Gli abitanti hanno fatto giustamente sentire le proprie ragioni,
> soprattutto attraverso il tessuto associativo locale.
> Molto poco però si e' parlato degli operai che scavano l'Appennino tosco -
> emiliano, talvolta identificati a torto come responsabili dei danni
> ambientali.
> La tratta Firenze - Bologna e' forse quella piu' delicata, visto che quasi
> tutto il percorso avverra' in galleria. La Cavet e' oggi nel Mugello
> l'impresa che occupa in assoluto piu' addetti e la maggior parte di loro
> proviene dalle regioni del sud Italia.
> Questo filmato nasce proprio dalla volonta' di guardare alla questione
> Alta Velocita' dal punto di vista delle condizioni di lavoro degli operai
> Cavet, per capire qualcosa di piu' sulla vita che si svolge nei cantieri,
> posti a pochi chilometri dalle nostre case e quasi inglobati nel
> paesaggio, ma ignorati dalla maggior parte di noi.
>
> NO ALLA TAV!!
>
> al termine del dibattito ore 23,00 festa internazionalista
> DJ SKA WALKER & the yellow elephant (DJ set rocksteady, reggae, ska)
>
> Spazio Sociale Occupato Mario Lupo

 
Dio esiste e paga in dollari (per ora)


 

Alcuni segnali di politica economica testimoniano che è in corso uno scontro di grado altissimo a livello planetario, e le grandi manovre che si stanno svolgendo, benché sotterranee, definiranno i modelli di vita e di sviluppo per i prossimi decenni. Due notizie su tutte, passate piuttosto inosservate, sono il riflesso di queste dinamiche.

Da un lato la decisione della Banca centrale russa di aumentare del 10% il peso dell’euro nel calcolo del tasso nominale di scambio del rublo, portandolo al 20%, a danno del dollaro. La Banca di Russia avrebbe altresì intenzione di aumentare progressivamente il peso dell’euro fino ad ottenere un tasso di cambio in linea coi movimenti di mercato. Si allude cioè, e in maniera nemmeno troppo velata, alla possibilità che in un prossimo futuro gli scambi economici tra Russia e Ue (specialmente nel settore energetico) potranno avvenire in euro, divisa che soppianterebbe l’attuale dollaro (fonte: http://www.times.spb.ru/index.htm).

Per altro verso si è assistito, da parte del presidente americano Bush, alla designazione di Paul Wolfowitz, numero due del Pentagono nella precedente amministrazione, alla presidenza della Banca Mondiale. Tale designazione ha destato stupore negli ambienti economici e politici soprattutto europei, e smentisce il preteso nuovo corso di Bush in senso più multilaterale.

Un falco come Wolfowitz, infatti, il massimo propugnatore della teoria della “guerra preventiva e unilaterale” dichiara platealmente con quale prospettiva gli Stati Uniti vogliano condurre la loro politica economica nel prossimo quadriennio, e segue tra l’altro la nomina di altri due “falchi” in posti chiave per la politica Usa, ovvero John Bolton come ambasciatore all’Onu, e soprattutto John Negroponte (l’organizzatore delle “squadre della morte” in Centro-America negli anni ’80) quale coordinatore di tutti i servizi di sicurezza americani (per un ritratto della figura di Wolfowitz rimandiamo all’articolo “Mr. Wolfowitz, I suppose..” consultabile nell’archivio del nostro sito nello “speciale guerra e globalizzazione”).

Ma su quale situazione si innestano queste due notizie? Lo scenario di fondo è quello cupo di una gravissima crisi economica che sta attanagliando gli Stati Uniti. Sempre più spesso gli analisti prospettano scenari molto preoccupati per l’andamento economico americano, tali da paventare una crisi epocale che farebbe impallidire quella storica di Wall Street nel ’29. In sintesi, i fattori principali di questa crisi sarebbero i seguenti (per un’analisi più attenta si veda il seguente articolo pubblicato su www.comedonhisciotte.org).

Primo: il deficit degli Stati Uniti ha raggiunto un livello abnorme (oltre i 40 triliardi di dollari, cioè siamo nell’ordine di grandezza di milioni di miliardi di vecchie lire) e sarebbe in continua espansione, pressoché incontrollata.

Secondo: sempre più gli Stati Uniti si stanno trasformando da produttori in consumatori. L’economia americana produce sempre meno beni, in virtù delle varie massicce delocalizzazioni e della sopranazionalità del capitale finanziario, ma al tempo stesso i cittadini acquistano sempre più beni, necessariamente dall’estero. Questo fa sì che gli Usa si stiano sempre più indebitando.

Terzo: uno dei maggiori creditori degli Stati Uniti è (udite, udite) la Cina, ovvero il suo massimo competitore potenziale per il dominio globale.

Per comprendere appieno la situazione riferiamo un passaggio di un articolo di Daniele Scalea sulle ragioni dell’intervento di Iraq apparso su Nuovi Mondi Media, e che ci pare particolarmente significativo: “Nel 1971 il presidente Nixon tolse la valuta statunitense dal sistema monetario aureo, cioè interruppe unilateralmente la convertibilità della moneta in oro. Da quel momento, la fornitura mondiale di petrolio è trattata in dollari a corso forzoso. Oltre ad essere la moneta di scambio energetico, è anche la valuta richiesta dal FMI per estinguere eventuali debiti.

Questo fa sì che tutti i paesi del mondo necessitino d'ingenti riserve di dollari, e questi si possono ottenere solo dagli Stati Uniti. Posta l'indipendenza della valuta dall'oro, il dollaro non è altro che carta, pura carta scarabocchiata dal costo di produzione infimo, che gli USA cedono però al mondo al loro prezzo nominale. In breve, tutti i paesi del mondo forniscono agli Stati Uniti energia, merci e quant'altro, in cambio di pezzi di carta che quelli possono stampare a proprio piacimento. Non è difficile capire come, in effetti, l'egemonia mondiale statunitense debba moltissimo a questo sistema di truffa generalizzata ch'è riuscito ad imporre per il mondo.

Ma se l'euro riuscisse a scalzare il dollaro dalla sua posizione privilegiata di moneta di scambio internazionale, forse tutto il castello di carte eretto dagli Stati Uniti crollerebbe miseramente. Sostiene il giornalista William Clark che "uno dei piccoli sporchi segreti dell’ordinamento internazionale odierno è che il resto del globo potrebbe rovesciare gli Stati Uniti dalla loro posizione egemonica, se solo volessero, con l’abbandono concertato del regime monetario basato sul dollaro. Questo è il principale e ineluttabile tallone di Achille dell’America".

Ma, a fronte di tale situazione disastrosa, gli americani detengono alcuni strumenti di sperimentata efficacia che ne fanno ancora l’unica superpotenza imperiale: l’utilizzo dell’economia di guerra, che da quella di secessione del XIX secolo, passando per i due conflitti mondiali, fino all’11 settembre, è sempre stata un volano rivitalizzante per ogni ciclico periodo di recessione; quindi la detenzione e lo sfoggio della potenza militare a scopo “intimidatorio”.

Questo secondo aspetto merita di essere sottolineato con attenzione. Prendiamo come esempio la considerazione già svolta dell’indebitamento Usa nei confronti della Cina. Qualunque persona comune riterrebbe, secondo logica, che se un soggetto A (gli Stati Uniti) fosse debitore di un soggetto B (la Cina), al punto da dipendere da questi, il vero detentore del potere sarebbe B e non A. Eppure allo stato attuale delle cose non è così, o quanto meno non lo è ancora. Com’è possibile?

Il fatto è che il sistema dell’indebitamento è un’arma a doppio taglio che si può considerare sotto due diverse angolazioni. Certo, la richiesta di onorare un debito così enorme può suonare come una terribile minaccia per chiunque, ma, al contempo, se il debitore dichiarasse di non voler più onorare il suo debito e nessuno avesse la potenza necessaria per ordinargli di farlo, ecco che improvvisamente la situazione si ribalterebbe: il creditore si ritroverebbe con un pugno di mosche in mano e finanziariamente esposto per una cifra spaventosa. Appare evidente che in queste situazioni internazionali ciò che conta, in ultima analisi, sono i rapporti di forza.

Tali rapporti sono a tutto vantaggio, fino ad ora, degli Stati Uniti, e non sorprende quindi che lo sforzo imperiale attuale sia tutto incentrato verso il tentativo di mantenere inalterata questa superiorità. Nella fattispecie, impedire ad ogni costo il passaggio nelle transizioni commerciali dal dollaro ad un’altra divisa, come avviene sempre più frequentemente a favore dell’euro, soprattutto nella compra-vendita dei combustibili.

Il segnale della Russia è per Washington inquietante, così come lo è la decisione dell’Iran di convertire metà delle proprie riserve valutarie in euro, o le tentazioni in tal senso che, sembra, serpeggino sempre più insistentemente in seno ai paesi dell’Opec o alla stessa Cina.

La caduta del regime degli ayatollah iraniani diventa la chiave di volta di un sistema mondiale egemonizzato dagli americani: una volta normalizzato quel paese, centrale per il definitivo controllo dell’eldorado del Caspio, la Cina non potrà più pretendere velleità egemoniche, se non regionali; la Russia sarà costretta a rivedere i suoi piani e continuare a vendere agli europei il suo petrolio e il suo gas in dollari; gli europei continueranno a dipendere dalle decisioni della Banca centrale americana per il loro sviluppo.

L’Impero avrebbe definitivamente vinto. Quando l’evangelico rinato George W. Bush si rivolge a Dio al termine di ogni suo discorso pubblico, probabilmente si rivolge al dio-dollaro, e l’invocazione “God bless America” probabilmente si riferisce all’eventualità che il dio-dollaro mai venga spodestato dall’euro o da qualche altra divinità minore.

* Fonte:
www.clarissa.it

http://www.canisciolti.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=141

 

Lotte sociali, più di 8 mila a processo


Dagli operai Fiat al Trainstopping. Accuse anche per associazione a
delinquere

Vi ricordate la straordinaria lotta di un'intera comunità che nel 2003
paralizzò per due settimane l'intera Basilicata? Il primo grande autogol del
governo Berlusconi fu probabilmente compiuto in quell'occasione, quando si
pensò di costruire nel metapontino il sito unico che avrebbe dovuto
raccogliere i residui del nucleare italiano senza sentire cosa ne pensavano
le popolazioni locali. A pagare, per la vittoria di Scanzano così come per
l'opposizione alla costruzione di un termovalorizzatore ad Acerra, nel
napoletano, sono stati i 328 manifestanti denunciati per blocco,
danneggiamento e resistenza a pubblico ufficiale. E la stagione del
Trainstopping, il blocco dei «treni della morte» che dalle basi italiane
trasportavano armi e mezzi diretti in Iraq? Centinaia di pacifisti si
opposero in ogni modo alla partenza dei convogli, bloccando stazioni, binari
e il porto di Livorno. Ebbene, le denunce per le manifestazioni contro la
guerra e i blocchi non violenti sono state oltre 500. Per qualcuno sono già
arrivate le prime condanne, in genere con decreti penali che non prevedono
contraddittorio e sanzioni pecuniarie. Il prezzo dell'opposizione sociale a
quattro anni di governo Berlusconi, dalle lotte operaie ai movimenti no
global e pacifista, è pesante. Dalle repressioni di Napoli e Genova, con i
pestaggi in piazza, l'uccisione di Carlo Giuliani, le torture nella caserma
Bolzaneto e l'irruzione notturna nella scuola Diaz, si è passati a una
gestione più «soft» di cortei e proteste, fatta di criminalizzazione
preventiva dei movimenti, anche attraverso qualche campagna mediatica, e
poche botte in piazza, rimpiazzate da centinaia di denunce postume. Spesso
per piccoli reati come resistenza o blocco stradale, ma quanto basta per
neutralizzare decine e decine di attivisti, costringendoli per qualche anno
a occuparsi di come risolvere le pendenze giudiziarie. Altre volte con
accuse ben più pesanti, dall'associazione a delinquere alla rapina aggravate
e all'estorsione, come è accaduto a 102 persone, militanti di Action o
«fedeli di San Precario».

In tutto sono oltre 8 mila gli attivisti sottoposti a procedimento penale,
secondo la ricostruzione effettuata dalla Rete per il reddito insieme alla
rete di legali degli imputati.

Ma vediamo un altro po' di cifre: sono 4.450 i tranvieri denunciati per gli
scioperi «selvaggi» durante la vertenza per il rinnovo del contratto di
lavoro; 310 i forestali e i lavoratori socialmente utili nel mirino per aver
bloccato le strade per non perdere il posto di lavoro; 45 i dipendenti
dell'Alitalia denunciati per interruzione di pubblico servizio e
danneggiamento durante la dura lotta per evitare che la compagnia di volo
chiudesse addirittura i battenti; 250 i lavoratori della Fiat di Termini
Imerese e 120 quelli dell'Alfa in sciopero contro l'azienda; 40 gli operai
della Thyssen Krupp di Terni denunciati per blocco stradale dopo l'annuncio
di chiusura dello stabilimento; 800 i disoccupati napoletani accusati di
associazione a delinquere, estorsione e altri reati; 410 le persone sotto
accusa per occupazioni di case, dieci delle quali già condannate a 18 mesi
di carcere; 264 i militanti che hanno partecipato a iniziative contro i cpt;
577 quelle cadute sotto la scure della giustizia per mobilitazioni
antifasciste e 282 gli studenti per le mobilitazioni in difesa del diritto
allo studio. C'è poi la lunga e complicata partita giudiziaria relativa ai
fatti di Napoli e Genova, con 218 persone sottoposte a procedimento penale
nel capoluogo ligure e nel contestato processo di Cosenza. Per questo da più
parti, nei movimenti, arriva la richiesta di un provvedimento di amnistia e
indulto per le lotte sociali. Come aveva fatto appello da Parigi,
all'indomani della morte del papa, Oreste Scalzone, accompagnando la
richiesta con uno sciopero della fame.

ANGELO MASTRANDREA

Il Manifesto

 

L'ABABILONIA

 

 

17/05/2005

Ryanair: aumenti salariali solo a chi non è iscritto a sindacato.

LONDRA

La compagnia a basso costo irlandese Ryanair ha annunciato oggi di aver
concesso il 3% di aumento a tutti i suoi dipendenti, tranne quelli iscritti
al sindacato. Dall'aumento sono esclusi, almeno per ora, solo i circa 70
piloti di base a Dublino, gli unici fra i 2.600 lavoratori che si sono
rifiutati di trattare personalmente con l'azienda chiedendo di essere
rappresentati dal sindacato.

La direzione della Ryanair non riconosce alcun sindacato aziendale e si
rifiuta sistematicamente di ricevere rappresentanti dei sindacati di
categoria, come quello dei piloti di linea irlandesi, Ialpa. La legge
irlandese obbliga i datori di lavoro a consentire la presenza di un
sindacato aziendale se il 50% dei dipendenti lo richiede, ma finora i
lavoratori della Ryanair, a causa dell'atteggiamento ostile dell'azienda,
non sono riusciti a spuntarla.

 

 

 

passare dalle parole ai fatti
partire dalle cose più importanti
consultare le popolazioni


la dichiarazione del Presidente Vendola favorevole alla chiusura delle Basi militari in Puglia fatta alla marcia per la pace Gravina Altamura la fissazione di un referendum per l'11 giugno in sardegna alla Maddalena sostanzialmente sulla presenza della base militare americana confermano la giustezza dell'impostazione che lo slai cobas sta dando a tutta
la questione della nuova base navale in Mar Grande di qui l'importanza dell'iniziativa assunta il 2 GIUGNO alle ore 10 un convegno con rappresentanze nazionali, lavoratori e attivisti contro la guerra di base all'Hotel Principe ple bestat Taranto
quindi manifestazione alla base navale di Chiapparo ore 16 a entrambi gli avvenimenti abbiamo invitato il Presidente Vendola checompatibilmente con i suoi impegni ci sarà o assicurerà un intevento il 2 giugno sarà presentata la proposta ufficiale di indizione di un referendum cittadino che prevediamo per l'autunno


costitueremo per questo un NUOVO COMITATO DI LOTTA ALLA BASE NEI PROSSIMI
GIORNI