Clorofolk versione 1.0

(2002)

CLOROFOLK: e' tutto fuorche' tradizione
Il riemergere forzato della tradizione, tra gli etnicismi, i pizzichismi, i mediterraneaismi, gli antropologismi, l'utilizzo di strumenti del folklore popolare, italiano e non, allude sempre ad un origine comune. Il popolo e la sua terra. Il grembo dal quale tutti proveniamo e al quale tutti rivolgiamo il desiderio allorche' si tratta di definire le nostre mire e i nostri entusiasmi, la nostra provenienza e il nostro futuro. Un futuro globale di terre che si integrano, di culture che si ibridano, in un unica grande danza mondiale, in un unico grande battito popolare. Clorofolk non vuole terre promesse, ne' terre d'origine. Clorofolk fugge dalla pesantezza della terra ed erra vagabondando, tracciando linee impercettibili, infunzionali, inidentificabili.

CLOROFOLK: e' una macchinazione post-identitaria
Clorofolk e' una macchina che si innesta tra i flussi del popolo e quelli della tecnologia. Clorofolk e' un Majakovskij incosciente finalmente.Clorofolk non significa niente. Lamina la creativita' e la credulita' popolare, le sue radici, le sue forme mistiche ed artistiche attraverso una foiba digitale. Tutto il resto e' noia. Clorofolk non produce altro che stupido intrattenimento. Nessun delirio paranoico, nessun delirio technognostico. Solo il delirio del desiderio, l'emergenza del prepersonale.

CLOROFOLK: e' sempre altro da se stesso
E' la potenza pestilenziale del canale di scolo attraverso il quale agglomerati di residui putrescenti scavano gole nei territori della cultura popolare, per poter sfociare finalmente nella cloaca della schizofrenia. Clorofolk non ha soggetto, non e' stata fatta da nessuno. I suoni ed i ritmi si sono ricomposti alla rinfusa. Clorofolk non ha nessun futuro. E' il muoversi infinito dell'istante. Clorofolk e' una linea di fuga, una fuga da se stessi.