Set 112018
 

Riceviamo e pubblichiamo.

Il 12 ottobre, presso il tribunale di Bolzano, comincerà il processo contro 63 imputati e imputate per la manifestazione Abbattere le frontiere tenutasi al Brennero il 7 maggio 2016. Si tratta del primo troncone giudiziario, a cui ne seguirà un altro con altrettanti imputati. Nel frattempo, gli arrestati durante il corteo del 2016 a cui è stato fatto il processo d’appello si sono visti confermare la condanna a un anno e due mesi.
Si può dire che il motivo per cui siamo andati al Brennero quel giorno è decisamente, tragicamente attuale. Allo stesso tempo, visto quello che sta succedendo attorno a noi, l’importanza di questa scadenza repressiva impallidisce alquanto. Se ciò che ci rivendichiamo è lo spirito con cui in centinaia siamo andati al Brennero, vorremmo fare anche del processo un’occasione di lotta contro le frontiere sempre più assassine e contro un razzismo di Stato che non ha mai incontrato, se non negli anni Trenta, un simile consenso sociale.
Non servono molte parole per sottolineare quanto sia necessario e urgente agire contro questa ondata reazionaria. Ai campi di concentramento, alla segregazione istituzionale e allo sfruttamento spinto fino alla semi-schiavitù, si accompagna uno stillicidio di aggressioni contro gli immigrati. Siamo ormai al tiro al bersaglio fomentato, legittimato, normalizzato. Difficilmente si potrebbe immaginare una più ignobile (quanto funzionale a padroni e governanti) parodia dello scontro di classe. È come se la rassegnazione e la sottomissione con cui un’ampia parte della società ha accettato tre decenni di attacchi capitalistici si raggrumasse nel rancore verso l’immigrato, delegando al ducetto di turno la maniera forte. Se nazionalismo e razzismo, vecchi ami avvelenati a cui sempre più sfruttati abboccano, non trovano in fretta decisi sbarramenti, infetteranno a lungo le anime morte prodotte da questa meravigliosa democrazia. Educati a pane e tolleranza verso l’intollerabile (tanto tutto è opinione, no?), eccoci qua.
E noi?
L’epoca che richiede alle minoranze ribelli quelle drastiche opzioni di cui parlava uno storico partigiano non è dietro, ma davanti a noi. È qui. Sta salendo giorno dopo giorno.
Nel periodo che va dal 10 al 20 ottobre, l’iniziativa, l’azione e la rabbia contro ciò e chi fomenta tutto questo potrebbe convergere nel tempo e diffondersi nello spazio. C’è bisogno di dare dei segnali, di darsi spunti e coraggio (nonché esprimere solidarietà ai processati per gli scontri del Brennero).

Abbattere le frontiere