Da anni ormai l’Amministrazione
comunale sostiene una politica di “contenimento numerico” e di
“numero chiuso” nei confronti di specifici gruppi etnici o
nazionali: rom, sinti, richiedenti asilo, migranti africani, e così
via. Gli assessori e il Sindaco di questa città ripetono lo stesso
mantra, come un ritornello: i rom (o i rifugiati, i migranti in fuga
dalla Libia…) non devono essere “troppi”, i numeri devono
essere “sostenibili”, non si deve superare una certa “soglia”,
e via discorrendo.
In questa direzione vanno le recenti
dichiarazioni dell’Assessora Capuzzi, a proposito della possibile
chiusura del campo di Via Maggiore a Oratoio. L’assessore da un
lato annuncia lo sgombero definitivo dell’insediamento, dall’altro
lato fornisce le cifre di quanti rom siano presenti sul territorio, e
di come siano diminuiti negli anni a seguito dei provvedimenti di
allontanamento assunti dal Comune.
Sono dichiarazioni che
suonano sinistre per chi in questi giorni abbia celebrato il Giorno
della Memoria. Come noto, il Presidente Mattarella ha nominato
senatrice a vita Liliana Segre, deportata ad Aushwitz quando era
bambina e quindi reduce della Shoah: proprio la nomina della Segre ha
sollecitato riflessioni relative allo sterminio degli ebrei, agli
atti e ai discorsi che l’hanno preceduto e legittimato.
Si
dovrebbe ricordare infatti che lo sterminio è stato l’ultimo atto
di una lunga campagna di odio, culminata nelle leggi razziali del
1938 (firmate tra l’altro nel Parco di San Rossore, a pochi
chilometri dalla città di Pisa) e nell’allontanamento degli ebrei
dalle scuole e dai luoghi di lavoro. A legittimare queste campagne
antisemite erano spesso bizzarre teorie sui numeri: gli ebrei, si
diceva, “sono troppi”, e la loro presenza nelle professioni
“superiore all’importanza numerica della loro comunità”. Le
prime epurazioni di docenti, avvocati e giornalisti ebrei furono
motivate dalla necessità di contenere la “presenza giudaica”
entro numeri sostenibili (si tratta della teoria dell’uno per
mille, diffusa dallo stesso Mussolini). Pochi decenni prima, lo
sterminio degli armeni in territorio ottomano venne legittimato dalla
cosiddetta “regola del dieci per cento”: in ogni distretto, la
percentuale di armeni sulla popolazione complessiva non poteva
superare quella “soglia”….
Sia ben chiaro: non stiamo
dicendo che l’Assessora Capuzzi sostenga, neppure indirettamente,
una politica razziale analoga a quella del 1938. E neppure vogliamo
suggerire un paragone tra le dichiarazioni dell’Amministrazione
comunale di Pisa e le tragiche vicende dei massacri novecenteschi: è
fin troppo ovvio che un paragone del genere sarebbe strumentale sul
piano politico e ridicolo su quello storico.
Stiamo dicendo,
più semplicemente, che in tempi come questi non si può scherzare
col fuoco: dichiarare che la presenza di un determinato gruppo deve
essere “numericamente contenuta”, significa avallare i peggiori
stereotipi, accreditare l’immagine di comunità “etnicamente”
pericolose e minacciose. Quando si legittimano discorsi del genere,
le conseguenze sono difficili da prevedere: il rischio è quello di
accreditare un clima di sospetto e di odio, che può anche sfociare
in atti espliciti di violenza (la vicenda di Macerata è in proposito
emblematica).
Ancora una volta, ci troviamo a richiamare
l’Amministrazione alla propria responsabilità: invece di seminare
paure e odio, pensi a governare i fenomeni in modo equo: il campo di
Via Maggiore va chiuso non con gli sgomberi, non agitando la paura di
una inesistente invasione, ma offrendo ai suoi abitanti sistemazioni
dignitose.
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