Decima Riunione Nazionale del Comitato Promotore

Domenica 5 marzo si è svolta al CPA FI Sud la riunione del Comitato Promotore della Campagna Contro i Reati Associativi, con all'ordine del giorno:

- Situazione contabile e distribuzione materiali;
- Discussione sul bilancio e prospettive della campagna;
- Iniziative di solidarietà coi compagni turchi;
- Bilancio partecipazione demo 18 febbraio;
- Info e valutazioni sulle demo del 18 marzo;
- Bilancio e prosecuzione presentazioni manuale;
- Bilancio iniziative 41 bis e assemblea di Parma;
- Varie ed eventuali.

CONTI E DISTRIBUZIONE DEL MANUALE
La distribuzione del manuale procede con continuità; rimangono in deposito circa 300 copie, ne sono state distribuite circa 2.800.
Continuano a giungere al comitato richieste per i manuali e richieste per partecipare a iniziative di presentazione.
Attualmente la cassa manuali è in attivo di circa 2.000 euro.
360 sono stati spesi per stampare le 1.000 copie dell'opuscolo Pisanu, che viene distribuito a sottoscrizione, senza tenerne alcuna contabilità, dato che è già pagato.
Tutte le realtà che hanno in giacenza dei manuali comunichino alla mail della campagna quanti ne hanno e quanti potrebbero ancora necessitarne, in vista di una prossima riedizione.
Si parla di riedizione e non ristampa, da avviare mentre si esauriscono le copie della prima edizione.
Infatti ci sono state segnalate da varie fonti alcune inesattezze o alcuni paragrafi da aggiornare e sono da inserire anche le variazioni relative alle depenalizzazioni recentemente varate dal governo su alcuni reati d'opinione; in più è l'occasione per aggiungere e perfezionare gli indici, e raccogliere suggerimenti e correzioni varie sull'impostazione generale.
Inoltre si propone di realizzare un materiale di aggiornamento in formato telematico da mettere a disposizione di chi ha già acquistato la prima edizione del manuale, e che contenga tutte le correzioni e integrazioni che faremo nella seconda edizione.
Rimane da stabilire un nucleo di compagni che si prendono l'incarico di seguire e portare a termine questa seconda edizione e i tempi precisi.


BILANCIO E PROSIEGUO DELLA CAMPAGNA
(quello che segue è un riepilogo dei numerosi interventi che si sono susseguiti nel dibattito. Li riportiamo tutti, con gli evidenti limiti della sintesi, e con tutte le incongruenze di un dibattito che non si è ancora esaurito e che quindi non ha ancora espresso una posizione collettiva.)

Tre riunioni fa abbiamo intavolato una vivace discussione su come concludere la campagna e su come dare continuità al lavoro; nelle due riunioni successive le tante questioni concrete all'ordine del giorno ci hanno portato a rimandare la discussione. Ora è giunto il momento di riprenderla senz'altro.
E' evidente a tutti la necessità di un bilancio, per evitare da un lato di cadere nell'esaurimento fisiologico della campagna, e per riuscire al tempo stesso a riflettere su come proseguire il lavoro.
Per questo occorrono due passaggi.
Primo, decidere come questo bilancio andrà fatto; in pratica decidere se vogliamo farlo unicamente noi come Comitato Promotore o se invece tentiamo di costruire un momento pubblico coinvolgendo innanzitutto le situazioni con cui siamo entrati in contatto in questi mesi di lavoro, con l'obiettivo di verificare la possibilità di dare una continuità al lavoro sulla repressione dopo la chiusura della campagna. Questo significa costruire un momento pubblico, in cui proporre alcune relazioni del Comitato Promotore nelle quali esprimere proprie valutazioni sul bilancio da utilizzare come spunto per una discussione più ampia.
Secondo, se vogliamo proporre delle indicazioni sul proseguimento del lavoro contro la repressione, dobbiamo prestare grande attenzione alla risposta che registreremo, per evitare passaggi inutilmente autoreferenziati. Per questo va applicato lo stesso metodo con cui abbiamo organizzato l'assemblea di apertura della campagna, che a suo tempo è stata usata per verificare se c'erano le condizioni per partire realmente con una campagna nazionale o se avremmo potuto unicamente limitarci ad un giro di iniziative coordinate.
Anche perché, entrando nel merito, un elemento importante del bilancio sarà proprio la riflessione sulle ragioni che non ci hanno consentito di fare il passaggio da Comitato Promotore a Coordinamento. In molte situazioni territoriali non siamo riusciti a costruire strutture più ampie, che non fossero composte unicamente degli stessi compagni già interni al Comitato Promotore. Viceversa si è comunque registrato molto interesse nei confronti del nostro lavoro, dimostrando l'esistenza di uno spazio politico reale, pur senza che ciò determinasse dei passaggi organizzativi di allargamento. Le situazioni di fatto ci chiedono i materiali e ci invitano a partecipare ad iniziative sui temi della campagna, ma inserendo il tutto nel loro lavoro e non aprendo comitati ad hoc.
E' necessario allora concentrare i nostri sforzi, in previsione del bilancio, su quali nuovi strumenti e su quali contenuti potremmo dare continuità al lavoro sulla repressione. Quali gli strumenti più utili che possiamo mettere in campo, fornendo un piano concreto, non un'analisi iperpolitica e generica. Sempre con l'obiettivo di "unire ciò che lo stato cerca di dividere".
Non facciamo ora l'errore che abbiamo evitato prima. Non chiediamo un'adesione alla "necessità" del lavoro contro la repressione, ma ragioniamo sui passaggi concreti, sui temi che possono essere più utili ed attuali.

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E' importante concludere con un bilancio per valorizzare e capitalizzare il lavoro, capire i limiti riscontrati, riflettere sugli obiettivi non conseguiti e sul perché non sono stati conseguiti. In definitiva, discutere sul bilancio con chi si è relazionato alla campagna, analizzando le trasformazioni necessarie e quanto si può fare.
Di questo dobbiamo ragionarne ora e poi nell'assemblea di bilancio.
La linea è appunto di unire, tramite la solidarietà di classe, quel che lo stato vuole dividere, e su questo cerchiamo contributi.
Un piano da affrontare è sicuramente quello del lavoro fatto su scala internazionale, in cui ci siamo presentati come Comitato, e su cui potrebbe essere utile assumersi nuove responsabilità.
Sul campo internazionale alcune idee già si sono delineate, quali il lavoro sul carcere, sulle liste nere, sul mandato di arresto europeo. Possiamo, per esempio, porci l'obiettivo di realizzare un convegno internazionale che serva per stabilizzare una sorta di organismo internazionale, o comunque articolare questa proposta e confrontarci con chi già si muove su questo terreno.
Altro esempio sulla questione immigrazione: valutiamo se promuovere una campagna che potrebbe partire dalla stessa legge Pisanu.
O anche sulla repressione negli ambienti politico/sociali: costruire campagne di denuncia e mobilitazione.
Dobbiamo dotarci di un livello organizzativo necessario alla nostra attività, darci forme organizzative adeguate alle specificità che svilupperemo.

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Osservando la situazione attuale pare non proponibile un allargamento del comitato promotore, soprattutto perché i comitati territoriali non decollano.
Le realtà territoriali con cui siamo entrati in relazione si sono rapportate principalmente attraverso i materiali prodotti dalla campagna, non con la campagna in quanto struttura. Non si è determinata una maggiore organicità, solo un dialogo, una rete di collegamenti.
Va bene fare un'assemblea di bilancio con tutti. Le conclusioni posso essere di tre tipi: la prima, di minima, è che si continuino a distribuire i materiali prodotti dalla campagna e basta. La seconda, negativa, è di aspirare ad un rilancio ma in realtà richiudersi al nostro interno. La terza è quella di riapplicare lo stesso metodo usato per la campagna individuando altre proposte. Il problema nostro è che non abbiamo permeato a sufficienza il tessuto locale, e il lavoro va quindi approfondito. Bisogna riassumersi dunque un ruolo analogo sulle stesse tematiche.
All'inizio della campagna è stato il lavoro sul manuale, sul kit, sulla mostra a essere coinvolgente. Altre cose come la mappatura non sono riuscite per le solite logiche di non collaborazione al di là del proprio orticello, o per paranoie su problemi giuridici, eccetera.
Ora facciamo quest'assemblea e raccogliamo le proposte esterne.
In generale va considerato che è inutile sovrapporsi ad altre campagne già esistenti, come per esempio sulla questione dell'immigrazione quella "per la libertà di movimento".
Infine una nota: piuttosto che parlare di militanti islamici in generale è più corretto e più utile parlare di "militanti della resistenza".

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La campagna ha rappresentato qualcosa di nuovo, di strategicamente importante: ha coperto un vuoto esistente sulla questione della repressione. E' stata coinvolgente e ha fornito strumenti. E questo è stato colto da molti compagni.
Un limite della campagna, che ora si esprime, è che si è concentrata su un aspetto particolare della repressione. Da cui anche le difficoltà nei comitati locali e la necessità di fare sulla repressione iniziative su più fronti, collegandole tra loro: sul lavoro, l'internazionale, l'immigrazione, senza logiche competitive con attività già promosse da altri. Su queste tematiche bisogna sviluppare lo stesso metodo di lavoro già usato, coinvolgendo attorno a ciò anche realtà locali.

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Abbiamo costruito un'esperienza che ha saputo superare la logica degli orticelli grazie ad un metodo e ad un obiettivo validi: ora non aspettiamoci di più di quello che abbiamo fatto. Certo, alcune cose come la mappatura, la cassa legale, il collegio di avvocati non hanno funzionato. Nonostante questo, dobbiamo considerare che eravamo partiti di fatto senza alcuna autorevolezza sulla materia, e ora invece l'abbiamo acquisita col nostro lavoro.
A questo punto non ripartiamo da zero! E' fondamentale una nostra proposta in avanti, soprattutto perché la realtà non si è modificata e la repressione continua: e dobbiamo difenderci.
Anche rispetto alle altre tematiche: non è stato un limite circoscrivere il nostro campo d'azione. Abbiamo saputo poi nei fatti interagire con tutto il resto. Abbiamo dimostrato che lavorare su uno specifico consente comunque di affrontare anche le altre questioni, e forse addirittura più concretamente. Ma per riuscire fare questo, il lavoro della campagna è stato indispensabile.
Il comitato si va chiudendo all'interno, però si è aperto all'esterno, e ha costruito relazioni. Queste vanno messe in rete.
Dal punto di vista della repressione, per i loro progetti è centrale il consenso. Per ostacolarli, costruiamo strutture organizzate che coinvolgano col nostro lavoro le varie realtà, per dare una risposta unitaria.
D'accordo riflettere sui limiti, ma attraverso una assemblea di bilancio. E con un bilancio e delle proposte di lavoro concrete, capire che prospettiva darsi: dobbiamo ripartire dal punto più alto.
Se riusciamo a costruire una struttura stabile potremo ragionare nuovamente sugli obiettivi falliti dalla campagna.

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In tutto ciò dobbiamo aver presente che comunque siamo, rispetto alle masse, grandemente minoritari; e che anche l'interesse per la campagna e il manuale possono essere un dato che rispecchia un interesse privato piuttosto che una collocazione politica di dimensioni collettive.

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Questo è vero in generale, ed è normale che ognuno e ogni collettivo affronti la repressione che lo colpisce direttamente, e non la questione della repressione in generale.

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Con la campagna non dovevamo "risolvere" niente. E i problemi ovviamente rimangono. E' una campagna che non ha una personificazione (al contrario della campagna Mumia, ad esempio), e non si porta a casa qualcosa di specifico; questo lo sapevamo da subito.
Le leggi speciali continuano a essere emesse e integrate, e l'interesse sui reati associativi è in crescita. Anche fare un discorso di nicchia, evidentemente, può essere positivo. Si è lavorato su una tematica complessa, e alcuni frutti si cominciano a raccogliere solo ora; il bilancio del lavoro deve essere allargato a chi ne è stato coinvolto, consapevoli c'è sempre nuova carne al fuoco.
Un'assemblea ora, perde l'elemento "novità", ma parte con più elementi di discussione in giro. Si può fare una verifica sulla possibilità di realizzare un coordinamento (uno degli obiettivi centrali che non siamo riusciti a raggiungere), anche se si sconta l'assenza di una omogeneità a livello nazionale. Comunque alcune situazioni sono partite dai reati associativi per riportare il lavoro sui propri terreni specifici, allargando la tematica.
Come Comitato Promotore - una funzione non esaurita - si funziona ancora da stimolo e supporto nelle differenti situazioni.
Quindi cerchiamo di vedere gli aspetti positivi: non è esaurita la funzione di propaganda e tessitura di una rete per il coordinamento, e a livello territoriale non siamo rimasti fermi, anche se non si sono formalizzati comitati territoriali.
La realtà è questa qui, sensibilità ma non formalizzazione. Valorizziamo questo, piuttosto che creare sigle locali che poi si spengono in nulla.
In generale, dovendo scegliere fra dare per forza una continuità al comitato o sforzarsi di riportare il metodo sperimentato nella campagna in altre battaglie, è preferibile questa seconda; quindi non va attuata una "stretta organizzativa", ma bisogna capitalizzare l'esperienza esportando al suo esterno il metodo sperimentato.

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Per esempio a Firenze si sono fatte iniziative su Baschi, Turchi, Legge Pisanu, ecc, ma mai una direttamente sui reati associativi, e questo tutto sommato era quello che volevamo: ogni specificità territoriale ha potuto usare la campagna come meglio credeva e come gli risultava più utile. Qui ora c'è un gruppetto che lavora. E questo va salvaguardato. Ma ciò non tende al coordinamento, non ci sono le condizioni, sarebbe una forzatura.
Piuttosto teniamoci il Comitato finché ci serve. E ricollochiamo il lavoro avendo già alcuni gruppetti territoriali che fanno riferimento al Comitato e tutti gli strumenti da noi prodotti in questi mesi di lavoro.

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A Napoli per esempio non c'è nemmeno questo gruppetto, ma non è questa la discriminante. Nell'iniziativa di bilancio dobbiamo considerare il piano oggettivo, la repressione che crescerà sempre di più. La campagna è stata positiva per la lettura in avanti che ha saputo fare.
Il mandato a proseguire i lavori ce l'abbiamo non per una legittimazione di massa, ma proprio in virtù di questa lettura e della produzione dei materiali di propaganda. Questo obiettivo è stato centrato.
L'iniziativa di presentazione a Napoli ha avuto una sua utilità. Le presentazioni in generale hanno una funzione soprattutto per chi le fa, più che per la campagna di per sé. Quindi facciamola questa assemblea di bilancio.
Per quel che riguarda il piano soggettivo ci sono poi aspetti positivi e negativi. Se nel Comitato siamo di meno, questo è anche funzionale, risulta più gestibile. Ora dobbiamo sedimentare il lavoro fatto: la propaganda porta un allargamento dei rapporti e delle discussioni. E' tempo di lavorare sugli obiettivi non raggiunti per portarli avanti.
Nella proposta di bilancio allargare il lavoro a tutta la questione della repressione potrà essere propedeutico allo sviluppo di un coordinamento che oggi non è all'ordine del giorno, per darsi cioè una prospettiva di ampliamento.

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Iniziando la campagna, è stato chiaro a tutti che il punto di partenza non è stato il cosa è giusto dire in generale sulla repressione. Ognuno di noi ha un proprio punto di vista su questo, e cosa in teoria sarebbe giusto fare riguardo alla repressione nonostante le differenze ci è chiaro. Ma questo non significa assolutamente che sia fattibile.
Sull'analisi della repressione possiamo quindi anche essere d'accordo. Quel che abbiamo fatto in più, è cercare di individuare quello che era possibile fare, oltre che giusto. E lo abbiamo fatto. Questa è la sostanza, ed è ciò che ha funzionato, quindi partiamo da questo.
Facciamo poi alcune considerazioni. Primo: una critica ricevuta da varie realtà è che erano d'accordo con i contenuti ma non aderivano perché ritenevano necessario agire come organizzazioni e non a livello individuale. Noi però abbiamo costruito una forma di organizzazione (anche con degli aspetti avanzati, avendo lavorato finanche sul piano internazionale) senza essere "organizzazione", partendo da una tematica specifica, ma lavorando come Campagna su molteplici punti, nazionali e internazionali. Ci siamo concentrati su uno specifico aspetto che sapesse mantenere il principio base della solidarietà di classe e non concedesse nessun arretramento né sul piano teorico né sul piano pratico.
Secondo, è necessario mantenere il concetto della concretezza. La propaganda è differente dall'organizzazione: attraverso la propaganda si sono aperti contatti, senza necessariamente un passaggio organizzativo. Gruppi locali hanno utilizzato lo spazio della Campagna per un lavoro territoriale. Sono anche nati nuovi collettivi, che però magari non partecipano al piano nazionale; gli serve, ma non riescono a sostenerlo. E questo va bene, è la realtà. Abbiamo fatto propaganda, e non lavoro d'organizzazione.
Terzo, riguardo alla strutturazione; il comitato promotore è stato costruito ad adesione individuale. Se si fossero sviluppati dei comitati locali, lo abbiamo detto fin dall'inizio, sarebbe stato necessario un coordinamento. Ma questa è una condizione indispensabile, e non possiamo inventarci questo passaggio se finora non siamo riusciti a farlo nel concreto. E questo, se vogliamo fare un bilancio, è una realtà che non possiamo non considerare.
Allora domandiamoci: nella nostra situazione territoriale, se invece di parlare unicamente della Campagna 270 ognuno di noi parlasse di repressione in generale, si modificherebbero i termini del problema, o le condizioni rimarrebbero identiche, solo con più cose da dire? Non è per aver scelto di essere iper specifici che non coinvolgiamo sul piano organizzativo.
Se invece il problema è di avere strumenti a disposizione, ragioniamo sugli strumenti. Qual'è la priorità, quale il prossimo piano di lavoro? Per esempio, sugli immigrati; abbiamo detto che c'è già una campagna che si sta sviluppando indipendentemente da noi. Costruiamo degli strumenti da fornire a questa campagna (un esempio potrebbe essere la traduzione del manuale in arabo), senza alcuna logica concorrenziale e indipendentemente da chi ne trae i benefici politici immediati.
Sulla questione del lavoro; forniamo strumenti a chi lotta sul posto di lavoro! E' a queste necessità che dobbiamo rispondere.
Sappiamo che siamo minoritari, se no ragioneremmo di potere e di contropotere, invece ragioniamo di repressione e controrivoluzione preventiva.
Abbiamo scelto di produrre strumenti. Vediamo come possiamo continuare a farlo.
Facciamo tre ipotesi: La prima, piuttosto negativa, è che non ce la facciamo più e chiudiamo.
La seconda, iper positiva, è che non riusciamo a lavorare nel Comitato Promotore tanto si è moltiplicato, anche su spinta della campagna, il lavoro territoriale; sarebbe ottimo, ma non è così.
La terza, forse più percorribile, è di dare continuità al lavoro, con le premesse che hanno consentito i risultati raggiunti, che peraltro sono state colte da molti (anche se, come al solito, non dai ceti politici).
Il bilancio aperto a tutti, facciamolo per cercare riscontro in questo circuito, consapevoli però che questo circuito è stato attraversato dalla nostra propaganda, non dalla nostra "organizzazione". Non proponendo di aderire al comitato, ma per esempio chiedendo di individuare aspetti specifici territoriali della repressione.
Tutte queste premesse sono fondamentali per affrontare seriamente un bilancio.

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Stiamo lavorando nella campagna perché questa consente nel contempo di lavorare su altre questioni (internazionale, lavoro, immigrazione e attacco agli islamici, ecc.). Evidenziare i nessi fra questi diversi aspetti è un compito importante, e farlo risponde a un'esigenza oggettiva, anche se ancora non si esprime a livello di massa.
La repressione oggi è dilatata; ad esempio il controllo sociale è una questione di massa. Il vuoto politico si dà perché l'approccio di solito è settoriale. Noi partendo da un aspetto specifico siamo riusciti a legarlo a questioni più generali (dalla Turchia al Paese Basco e via dicendo). Abbiamo posto un problema di lotta contro la repressione. Questo si svilupperà in modi diversi nelle realtà locali. Dal punto di vista generale abbiamo però l'esigenza di un programma per rispondere e collegare le diverse questioni. Vi sono spazi oggettivi, anche se la classe non è consapevole e manca ancora di identità. Se non fosse così, del resto, staremmo facendo la rivoluzione.

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Il piano organizzativo, cioè il coordinamento, ora non si dà. Nostro compito è sviluppare il lavoro di propaganda che serve per evidenziare i nessi, ed è un obiettivo importante.
Su questo però il punto è individuare gli strumenti per farlo. Non basta dire che è necessario. Ad esempio, sull'immigrazione, non possiamo andare ad invitare gli immigrati ad un comitato politico, che non potrà garantirgli niente. Dovremo cercare di fornire degli strumenti finora assenti, e collegarli ad un'analisi politica. Cercare cioè di unire i due aspetti.
Il bilancio ci serve per verificare e individuare questi strumenti.

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In conclusione, tutti gli interventi concordano sulla necessità di fare questa assemblea di bilancio, e partendo da questo dato va programmato il prosieguo della discussione. Sarà necessaria sicuramente un'altra riunione per concludere il dibattito, quindi l'assemblea potrebbe essere indicativamente convocata per sabato 13 o sabato 20 maggio (al CPA Fi sud, previa verifica) mentre la prossima riunione viene fissata per domenica 9 aprile, sempre al CPA Fi sud, alle ore 10,30.
Nella prossima riunione dobbiamo arrivare in fondo alla discussione e mettere a punto le valutazioni e le proposte da presentare all'assemblea. Saranno infine da definire nel dettaglio i vari interventi del Comitato sui diversi aspetti specifici. Per la riunione prossima si invitano anche le situazioni locali a concentrarsi in queste settimane al riguardo, provando a contribuire elaborando riflessioni e proposte di lavoro da far circolare via mailing list.
Riguardo al bilancio, si propone infine di preparare, tra le altre, una relazione che raccolga i dati relativi alle attività della campagna (materiali prodotti e distribuiti, iniziative fatte, incontri internazionali, presentazioni, sito web, eccetera).
Quindi che ogni realtà provi a riepilogare cosa si è fatto e invii i dati alla mail della campagna.
L'obiettivo non è vantarsi del lavoro fatto, ma dare anche concretamente il senso dell'estensione reale della campagna, per sottolineare come non si sia trattato solo di un'operazione volontaristica di qualche militante, e per rendere conto del lavoro svolto da tutti i compagni che vi hanno contribuito.


SOLIDARIETA' AI COMPAGNI TURCHI
Breve relazione sul recente processo di Bruges (Belgio) contro vari compagni turchi, conclusosi con 7 condanne a 6 - 4 anni e 3 arresti.
Breve relazione sul processo contro i due compagni turchi di Perugia, che è stato rinviato come pure si prevede siano rinviate le prossime due udienze, il 16 marzo e 1° aprile. Le ulteriori udienze programmate sono sabato 20 e 27 maggio, e poi il 16 e 17 giugno.
Decidiamo di fare un comunicato sulla sentenza di Bruges in solidarietà coi compagni condannati e ricordando nel contempo il processo di Perugia, per il quale si lancia la scadenza di un presidio a una delle udienze di maggio. Alla prossima riunione decideremo quale, a seconda della data dell'assemblea di bilancio. Alcuni compagni di Firenze si incaricano di stilare una bozza di comunicato.
E' comunque richiesta e utile la presenza di qualche compagno disponibile anche alle udienze precedenti.
Viene anche valutata l'ipotesi di un sit-in a un'ambasciata del Belgio, ma si valuta che è preferibile non disperdere le energie e concentrarsi su Perugia.


DEMO 18 FEBBRAIO E 18 MARZO
Non si entra più di tanto nel merito delle valutazioni sulla giornata del 18 febbraio e sulle numerose "code" polemiche, rimanando ai diversi materiali di valutazione e bilancio circolati in questi giorni.
Per quanto ci riguarda, il comitato ha partecipato alla demo e diffuso i materiali come deciso (volantone, opuscolo Pisanu, Manuale). Riguardo alla giornata del 18 marzo si propone di fare altrettanto, almeno sul piano della diffusione.
Ora, per il 18 marzo sono convocate la demo di Roma contro la guerra, la demo di Milano nell'anniversario dell'assassinio di Dax (che è preparata in maniera particolarmente ampia e accurata), e le demo di Gradisca (TS) e Bari, contro i nuovi CPT.
Si valuta che i compagni partecipino a seconda della propria area di residenza a tutte le iniziative a cui si riesce, distribuendo un volantone sulla falsariga di quello distribuito a Roma il 18 febbraio, con riferimenti a tutte le iniziative della giornata, oltre agli altri materiali della Campagna.
Si richiede ai compagni di Milano e Trieste di spedire in mailing list velocemente i testi di convocazione delle rispettive iniziative. Sarebbe buono se qualcuno potesse recuperare anche la convocazione dell'iniziativa di Bari. Viareggio si incarica di preparare e stampare il volantone.

PRESENTAZIONI MANUALE
Si sono svolte numerose presentazioni (Napoli, Trieste, Massa, Pisa, Viareggio, Novara) e diverse altre sono in programma (Cosenza, Bologna (2), Verona, ancora Napoli, Cecina (LI), Sulmona). In generale la partecipazione e l'interesse sono buoni e i risultati soddisfacenti.

CAMPAGNA 41 BIS E CARCERE
Breve relazione sull'assemblea di Parma del 4 marzo, molto partecipata non solo a livello cittadino ma con delegazioni anche da numerose realtà a livello nazionale. I compagni di Parma si impegnano a girare in List un report più dettagliato dell'iniziativa. Oltre a numerosi interventi, fra cui una relazione dell'avvocato Pelazza, si è fatto il punto sull'organizzazione della prossima demo sotto al carcere di Parma prevista per il 25 marzo (chi vuole manifesti lo segnali anche alla mailing list del Comitato), ed è stato stilato a scopo informativo un calendario delle prossime inizative sul carcere (il calendario verrà pure girato in mailing list). Si propone un comunicato di adesione del Comitato Promotore alla manifestazione del 25 a Parma.

Breve relazione sul presidio al consolato francese a Milano, svoltosi il 25 febbraio, in solidarietà coi prigionieri di Action Directe e coi prigionieri rivoluzionari, molto partecipato e che ha registrato la presenza di svariate aree politiche.

VARIE ED EVENTUALI
Sono stati rinviati a giudizio da un zelante magistrato i 14 compagni del SARS per danneggiamenti e interruzione del consiglio comunale per una vicenda in cui gli stessi sbirri e consiglieri della maggioranza sostengono che non sia mai successo nulla di rilevante. Non si capisce, o meglio si capisce benissimo, come mai il giudice abbia comunque dato seguito al procedimento…

Vari compagni del Comitato si sono incaricati di esprimere ai compagni dei CARC la solidarietà a seguito dell'ultima azione repressiva contro di loro.

Si segnala il processo per apoloigia di terrorismo che inizierà il 15 marzo al leader di Batasuna, Arnaudo Otegi, per aver presenziato a una commemorazione in ricordo del militante di ETA Josè Benaran Argala.

LA PROSSIMA RIUNIONE E' FISSATA PER DOMENICA 9 APRILE, CPA FIRENZE SUD, ORE 10,30.

Buon lavoro a tutti/e!