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Questo è un pride resistente!!!

Catania, 28 giugno 2002. Per il terzo anno il Centro di iniziativa GLBT Open Mind invita tutte/i a scendere in piazza a Catania, per ribadire i motivi di un percorso di rivendicazione e crescita che non si interrompe mai e che si caratterizza, di anno in anno, per l'esigenza di una sempre maggiore attenzione ai diversi livelli delle problematiche attuali.
33 anni dopo la rivolta dello Stonewall bar di New York - scelta come icona da un movimento variegato e accomunato dall'orgoglio con cui rivendica dignità di esistenza e qualità della vita - si continua a lottare per la difesa del diritto di essere e manifestare qui, in un'Europa che sembra voler trovare comunanza di intenti più nei rigurgiti omofobici che nell'allineamento alle, pure presenti, posizioni democratiche di molti Stati membri. Non un appuntamento rituale né, solo, una grande festa collettiva: un'occasione per ricordare a tutte/i che la costruzione di un mondo più giusto comporta una lotta consapevole e quotidiana nella tutela dei diritti di tutte/i.

1. Il sistema patriarcale ha generato un pensiero gerarchico e aggressivo, che trova la sua naturale espressione nella guerra come unica risoluzione dei conflitti, nelle regole del capitalismo che sfruttano milioni di individui e distruggono sistematicamente le risorse ambientali, con un totale disprezzo della dignità umana. Il controllo sociale che ne deriva, veicolato dalle religioni e dalle organizzazioni militari/industriali, si è sempre espresso con particolare violenza sulle donne, sulla loro sessualità, sulla riproduzione, relegando il corpo femminile ad un semplice contenitore passivo.
Ci allarmano le posizioni di questo governo sul tema del riconoscimento giuridico dell'embrione, che significano un chiaro attacco alla legge sull'aborto e all'autodeterminazione delle donne. Riteniamo che il pensiero femminista sia ancora attuale e indispensabile per corrodere le fondamenta del patriarcato e riteniamo necessaria la trasmissione della memoria storica delle donne da una generazione all'altra.

2. La condizione delle/dei transessuali e transgender, ci ritrova a dover difendere quei pur minimi diritti che sembravano ormai riconosciuti e acquisiti. Questo, se da una parte può rallentare oggettivamente il percorso di rivendicazione e tutela di una piena dignità di esistenza, dall'altra intensifica portata e urgenza delle richieste, giacché non è accettabile mettere in discussione i diritti di nessun individuo. L'attacco alle/ai trans è tra i più odiosi poiché colpisce sapendo di colpire persone particolarmente aggredibili, nei cui confronti il solo proposito istituzionale pare essere quello di ridurre al minimo i livelli di garanzie e qualità della vita.
Contro una politica che vorrebbe confinare persone portatrici di diritti in stanze insonorizzate e. soprattutto. lontane dalla scena sociale, l'Open Mind resiste e lotta per:
- il rispetto per ciascun individuo, un'informazione seria e corretta a cura delle agenzie educative e formative che sradichi pregiudizi e stereotipi negativi;
- l'adozione della piccola soluzione, già in uso in Germania, che consente di cambiare il nome sui documenti ancor prima dell'intervento chirurgico di adeguamento del sesso. Si supererebbe cosi la stringente dicotomia maschio/femmina. rendendo alla persona la piena libertà di essere ciò che vuole essere nel mondo;
- per chi decide di effettuare l'intervento di riattribuzione del sesso, servizi integrati ed efficienti erogati dal servizio sanitario nazionale, garantendo il massimo supporto - medico, psicologico - in un'atmosfera accogliente e non giudicante;
- difesa e potenziamento della legge n. 164 che, pur essendo attiva da vent'anni, risulta inapplicata in molte zone dell'Italia e, complessivamente, disattesa nelle sue linee-guida;
- procedure semplificate e gratuite per ottenere il cambiamento del nome sui documenti.

3. Consideriamo le rivendicazioni del movimento GLBT parte integrante del più vasto movimento di lotta e resistenza alla globalizzazione e auspichiamo che cooperazione e umanità possano prevalere sugli imperativi dell'economia di mercato.
Riteniamo che l'attuale fase di sviluppo economico continui aminacciare la sopravvivenza della vita sulla terra, generando una povertà senza precedenti e uno stato di guerra permanente che viene di volta in volta giustificata da ideali utilizzati pretestuosamente. La guerra non può essere ammissibile come strumento della politica, non esistono guerre possibili, umanitarie o contro il terrorismo, la guerra è solo l'annullamento della dignità dell'essere umano e rappresenta il fallimento della ragione.

4. L'Open Mind, oltre a considerare legittime le rivendicazioni che riguardano i diritti delle/dei lavoratrici/lavoratori, resiste e lotta per la soluzione di specifiche problematiche GLBT nel mondo del lavoro.
Il mobbing è una realtà che riguarda, al di là delle stime ufficiali, fin troppe/i lavoratrici/tori GLBT che, in assenza di specifiche norme antidiscriminatorie, vivono una condizione di costante attacco alla propria dignità. Il quadro potrebbe sicuramente aggravarsi qualora venisse smantellato il complesso di tutele previsto dall'art. 18 dello Statuto dei lavoratori, esponendo le/i lavoratrici/tori GLBT a ogni sorta di arbitrio legato al pregiudizio. Non dimentichiamo che in Italia alcune professioni sono tuttora precluse alle persone omosessuali.
La formazione di una cultura democratica ha bisogno di una scuola pluralista e laica, libera dall'orientamento clericale e dai condizionamenti di un pensiero unico dominante che si identifica nelle logiche del potere politico ed economico.
Ancora, privatizzazioni massicce, ingerenze continue della Chiesa negli aspetti pubblici e privati della vita di ciascuna/o, la svolta autoritaria dell'attuale governo in materia. ad esempio, di immigrazione e ordine pubblico stanno trascinando la vita democratica verso una pericolosissima deriva.
Rispettiamo la spiritualità di ciascuna/o, ma non permettiamo a nessuna Chiesa di fomentare velleità integralistiche e intolleranza.
Rivendichiamo inoltre l'immediato riconoscimento dello status di rifugiato politico per tutte quelle persone che vengono perseguitate nel loro paese d'origine a causa del loro orientamento sessuale.

5. Quasi tutti gli Stati dell'Unione Europea stanno progressivamente smantellando il complesso di discriminazioni giuridiche basate sull'orientamento sessuale, mentre in Italia si assiste ad una drammatica situazione di paralisi totale. L'intera classe politica, con qualche rara eccezione, manifesta nei confronti della questione GLBT un atteggiamento complessivamente negativo, che va dalla desolante indifferenza all'imbarazzo fino all'ostilità. manifestata con toni indegni di uno Stato che ha la pretesa di definirsi democratico.
Lo stesso stato italiano che ha sottoscritto più di tre anni fa il Trattato di Amsterdam (la cui clausola 6A dell'art. 13 vieta espressamente agli stati membri ogni discriminazione basata sull'orientamento sessuale) e che, non avendo legiferato in materia, si trova di fatto in una situazione di paradossale illegalità.
Allo stato attuale non esiste una legge che protegge le persone GLBT dai sempre frequenti atti di omofobia e discriminazione. Nessuna tutela per le coppie di fatto omosessuali che non possono godere di importanti riconoscimenti giuridici già garantiti alle coppie di fatto eterosessuali come, per esempio, reversibilità delle pensioni, degli affitti, agevolazioni fiscali, risarcimenti, assistenza sanitaria, adozioni, eredità, permessi parentali sul luogo di lavoro. L'accesso alle tecniche di riproduzione assistita è impedito alle coppie lesbiche o alle single. Non è prevista al momento alcuna campagna di educazione o di aggiornamento per le figure professionali del settore pubblico (scuola, polizia, servizio sanitario...) che si trovano a confronto con la realtà GLBT nel quotidiano e che spesso agiscono in maniera non restitutiva di un chiaro rispetto di ciascuna/o.

Catania, 3 aprile 2002

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