il PaNe



terra (farina), aria, acqua, fuoco, perfezione assoluta.

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#11

passaggi di madre

From: Silvia Makita
Date: Tue, 1 Feb 2011 12:04:41 +0100

I passaggi di madre

A novembre o forse a fine settembre, non ricordo con precisione, ci siamo trovati a bere due bicchieri di vino al bar da Paolo. Era una di quelle serate in cui si puo' decidere ancora di sedersi al tavolino all' aperto, avendo pero' uno scialle in piu'.

Io vestivo con la palandrana verde che misi al matrimonio di mio fratello e avevo una sciarpa larga beje tessuta a mano della mamma di Andrea. Ero appena tornata dal funerale del padre di Olaf, mio caro amico, avevo cucinato per la sua famiglia, avevo pianto insieme alla sua famiglia. Al bar alla sera, caso volle, incontrai uno della banda degli ottoni che aveva appena suonato in pomeriggio con tutti quelli della banda sul sagrato della chiesa. Ultimo sguardo annebbiato di lacrime: la bara, il sole tra i rami, i sassofoni e le trombe.

Al bar eravamo io , Marco, Andrea e poi si e' aggiunta Sara in bicicletta.

Chiaccheravamo, ho cercato di fare un po' di maglia, ma il fatto l' ho dovuto poi disfare il giorno dopo.

Tra le chiacchere e' venuta fuori una cosa detta, che ancora mi stupisce perche' non e' stata smentita: per "la madre" non ero pronta. Quel grado di cura a me stessa non sarei stata capace di regalarmelo, mi poso sulle fondamenta della mancata visione dei gesti dell' amore filiare.

Ancora ieri sera sulla tavola imbandita da Andrea potevo intristirmi fino alle lacrime per l' impedimento mio a passare in simili impasti la cura che vorrei dedicare ai miei figli.

Devo dire che, in realta', prontamente mi hanno consolato tutti: Tobia, sulle ginocchia mi diceva, teneramente concentrato nel trovare le parole giuste, " ...mamma non ti preoccupare i tuoi pentolini sono buoni, e poi-sai- gli altri riescono a fare le torte perche' sono giovani...". Mai ricevuto un dis-complimento piu' dolce.

In serata, mi sono scritta, che mi rendo conto che ai bimbi vado benissimo imperfetta, anzi gli sono piu' simpatica imperfetta.

Va be' ora, tornando al bar da Paolo, e lasciando perdere le digressioni introspettive, accadde che quella sera era Andrea a dichiararsi pronto alla Madre, e cosi' pure Sara; mentre io li guardavo come da un punto leggermente piu' lontano, e la palpebra mi pesava un po' di piu' sul bulbo oculare asciutto.

Cosicche' in un pomeriggio dei seguenti, eravamo da Marco: un asse sul tavolo, una ciotola, stava strappando la nostra Madre dalla sua, stava depositando la madre in un bel panno del loro corredo e da allora stiamo mangiando pane della stessa Madre.

Andrea ci si dedica, non salta una settimana.

Poco tempo dopo a Sara la stessa Madre nello stesso strofinaccio prezioso.

Sara, e delle volte suo papa', ci si dedica tutte le stimane.

Arriva dicembre e sento, nelle chiacchere lungo il marciapiede di via Alessi, che anche Angelica ha voluto e ricevuto la Madre da Marco. Le dico che al vin brule' per natale a casa nostra deve venire con uno suo pane; io ci metto il miele.

Il pane di Angelica.

Molto buono, la cura fatta in dolce, crosta color ambra. Ci dice che ci ha messo miele, olio, sale...tra le altre cose ci dice che suo padre sta soffrendo molto, che ha invocato la signora Morte che lo venga a prendere. Tra me penso '...meno male che di la' in cucina effondeva il suo caldo fiato questo pane...'. Il papa' di angelica, il dott. Leonelli, tanto stimato nella nostra famiglia, manco' qualche giorno dopo natale.

Quel giorno del vin brule' il pane di Angelica conquisto' Jacopo-Alessandra e famiglia.

Il giorno 25 dicembre, al pranzo di Natale, portiamo a Jacopo e fam. la Madre insieme ad altri piccoli doni.

Partiamo tutti per le vacanze con la nostra Madre.

Chiedo a Sara di passare a prendere la slitta che Jacopo ha recuperato nel nostro studio. Le dico, per sms, non lo conosci bene ma -sai- lui in realta' e' della 'Confraternita della Madre', nome coniato da lui stesso per noi altri panificatori.

Il nostro viaggio prevede di andare a Lucca e da li' in un rifugio sui monti di Chamoix.

Andrea propone, per essere certi di non avariarla, di lasciare la Madre in frizer a Lucca. E cosi' abbiamo fatto.

Tornati a Milano Sara ci passa la sua Madre, in uno strofinaccio rosso che ancora devo restituirle e Andrea prosegue le sue panificazioni con quella, mentre l' altra ci attende in toscana.

In uno dei primi caffe' lenti post natalizi, racconto a Marco e Cristina della denominazione sacra che ci ha trovato Jacopo. Accenno che qua sarebbe bello iniziarsi ad appuntare 'i passaggi di madre', bisognerebbe quando 'la si da'' dire di riferire al precedente 'a chi la si e' passata'.

Una mattina a scuola Alessandra arriva con un sacco di tela, dentro il sacco un panno, dentro il panno un pane. Alessandra dice 'questo e' per voi, in cambio di tutti quei doni'.

Arriviamo a casa, per merenda tiro fuori il pane con le noci di Alessandra. Lo mangiamo con del miele, e' molto gustoso, compatto ma per niente duro.

Uno dei primi fine settimana di rientro dalle vacanze decidiamo di andare in gita verso le cascine Orsine. Andrea dice ' vorrei fare degli scatti', io dico 'portiamoci delle sedie, ho appena scritto 'la yurtha d' inverno', mi ci vedo fare la maglia nelle risaie'.

Tornati dalla gita, vedo gli scatti fatti e scrivo un appunto e lo mando a Marco e Cristina,

GRUPPO 'MIRAGGI PERMANENTI'
Gruppo sciolto di persone,
radunabile su vari campi
per realizzare immagini concrete di
"riflessione totale di raggi luminosi
sugli strati piu' bassi dell' atmosfera"(diz.).

Per impeccabile coincidenza,
il gruppo mi pare coincidere
con quello che altri hanno nominato
come confraternita della madre(),
ovvero amici uniti
dalla metabolizzazione dello stesso
lievitante fermento,
ovvero
"microrganismo
capace di provocare
la trasformazione chimica
delle sostanze organiche
senza prendervi parte"(diz.).

Precisamente questo appunto l' ho scritto quando con Andrea abbiamo pensato che sarebbe stato bello uno scatto in cui siamo in tanti.

E tutti e due abbiamo preso atto che, caso vuole, i coinvolgibili nei 'Miraggi' sarebbero stati poi quelli della Confraternita.

Tornando ai passaggi di Madre.

Passa il tempo e siamo a fine gennaio.

In una telefonata con Martina Gerosa, che mi invita ai lunedi' sostenibili per Darsena Pioniera, le dico che ormai sono impegnata in altro, piu' sul filone del testo ' Le madri' che avevamo scritto insieme. Le dico che e' appena stato pubblicato un trafiletto sulla 'yurtha urbana' su mixamag, e- caso vuole- che anche se Il gruppo e' poco identificabile, ha pero' inconsciamente in comune il fatto di condividere la stessa Madre. Alche' Martina esclama "ma...anche io la voglio!...".

E' così che nel frigorifero ci sono oggi due paste madri staccate ieri sera da Andrea per passarle in opportuno panno prezioso. Una e' per Martina Gerosa con tanto di appunti e l' altra, di cui non ho ancora raccontato i retroscena, e' per Alessandro Nassiri, nostro amico artista che condivide lo spazio-studio con noi.

Di questo ultimo passaggio di Madre, ad Alessando, so poco ma credo sia responsabile il fatto che nella nostra casa il forno e' situato in studio, dove vi e' rimasta la nostra ex- cucina. L' aroma di pane diffondendosi nell' ambiente - si sa- sprigiona una fame ancestrale proprio di quel sacro alimento.

Il resto vien da se'....e dalla allegra voglia di fare del buono per se'.

#10

Il pane e il frumento in Sicilia nel tempo

[Rete Semi Rurali]

Vi invitiamo a leggere il bellissimo testo "Pane frumento e tradizione" di Nello Blangiforti, in cui tra storia personale e richiami a testi del passato (Raccolta del Carini del 1849), possiamo conoscere la rilevanza passata e presente dei pani e dei frumenti siciliani.

(continua)

Puoi scaricare liberamente il documento e altri interessanti articoli sul pane collegandoti al sito della rivista

#9

Ma cosa c'è dietro all'aumento dei prezzi di farina, pasta e pane?

#8

Re: pane

From: SchiZo <schizo@autistici.org>
Subject: Re: pane
To: "Anna Maria"

"Anna Maria" writes:

...

*Alcune domande:**
- tieni sempre così la pasta madre?
Cioè, sempre chiusa nel tovagliolo

(e dentro un barattolo di vetro)

si

...

Io l'ho rinfrescata questa mattina
e poco fa l'ho messa in frigorifero perché stava esplodendo.

:) io in genere quando faccio l'ultimo impasto (quello della panificazione) procedo in due fasi: lavoro dapprima i 250 gr che metto da parte, poi passo al pane da infornare e qui vi aggiungo tutti gli ingredienti in più (olio, sale e, di tanto in tanto altre robe)

Dove la tieni?

dopo averla tenuta fuori 20/30 min la metto in frigorifero, nella zona alta (leggermente più calda)

E ogni quanto La rinfreschi?

beh, io panifico ogni 3/4 giorni, è per questo che questa pasta madre è ottima :)

Pesi la farina del rinfresco e
fai 1\2 dose di acqua? O fai a occhio?

generalmente mi trovo bene a lavorare in due giorni, ma i tempi, il numero di rinfreschi e la quantità di acqua li cambio anche senza problemi.

questo è il mio normale procedere:

  • la sera sbriciolo i 250 gr di pasta madre con 200/250 gr di farina (preferibilmente il più integrale possibile o manitoba) e circa lo stesso peso in acqua (son pressapoco tre bicchieri da vino piuttosto scarsi) in una capiente ciotola di vetro ottenendo così un impasto con una consistenza tale da esser mescolato a fatica con un cucchiaio di legno... e lascio riposare tutta la notte.
  • (la mattina dopo reimpasto il tutto con altri 200/250 gr di farina e stessa quantità d'acqua) questo passaggio ormai lo salto; è utile nel caso la pasta madre inizi a perdere capacità lievitante
  • dopo altre 6/8 ore panifico, dapprima lavorando e mettendo da parte i 250 gr di pasta madre e poi aggiungendo un pò d'acqua tale da ammorbidire la consistenza dell'impasto (diciamo 2 bicchieri piccoli di acqua), 3/4 cucchiai di olio (a occhio), 3 pizzichi di sale e dai 500 ai 750 gr di farina (dipende da quanta acqua avevo aggiunto e dato che vado a occhio poi variano le quantità).
  • lascio lievitare per 2/3 (a seconda di come mi vien più comodo) ore e poi inforno.

il forno lo accendo un pò (15 min) prima a massima temperatura 200/220 C e, quando voglio strafare, come ultimamente, metto un pentolino con dell'acqua che crea un ambiente umido favorevole al generarsi di una buona crosta e addirittura il testo di terracotta in modo tale da avere una distribuzione del calore il più possibile simile al forno a legna. dopo circa 15/20 min abbasso la temperatura a 180 C proseguo per circa altri 30/40 (se la sera non è tarda accendo la ventola del forno gli ultimi 10 min)

#7

Il Forno a Legna

  • Come si costruisce un forno a legna (Forni piccoli in argilla - E' possibile autocostruire piccoli forni in modo economico, utilizzando una tecnica semplice e pochi attrezzi e materiali, sabbia, argilla e qualche mattone refrattario. Forni così costruiti potranno essere installati sia in interno che in esterno. Si tratta di forni magari non particolarmente durevoli, ma molto economici e perfettamente in grado di cuocere qualunque pietanza... "Un forno è soltanto un buco nel terreno: accendi un fuoco, scaldalo e cucina! Un forno di terra non è più complicato. Se avete fatto torte di fango quando eravate bambini, potete costruire un bellissimo forno di fango. Per di più, potete farlo gratis, o quasi, e funzionerà altrettanto bene di un forno fabbricato su misura in muratura o ceramica che costa un mucchio di soldi. La terra è non solo più comune, sicura, economica e facile da usare dei mattoni, è anche più amica dell'ambiente e, io credo, più bella. Che sia fango o mattone, comunque, si tratta del materiale di cui tutti siamo fatti.( In Ebraico, Adamo significa 'argilla rossa', e quando riflettete sulla reale provenienza del vostro cibo, la frase biblica: " ...perchè sei polvere..." suggerisce una profonda, ma forse differente verità.)) e Uso e Manutenzione del Forno a Legna (Alfredo Neri & Figli)
  • Il forno a legna di Noceto - Istruzioni passo-a-passo per costruire un forno a legna senza essere esperti muratori
17:59 HowTo#11
#6

Pane di patate - "garfagnino"

... in Garfagnana, troviamo il "garfagnino" o pane di patate, presidio Slow. In questa area della Toscana, alla farina di grano si aggiungono patate lesse e schiacciate, provenienti da coltivazioni locali, che rendono il pane particolarmente morbido e saporito.

2008: anno della patata

#5

farina integrale ricostituita e mescolata

[Biodiversità rurale :: Il portale di Civiltà Contadina e dei seed savers italiani :: Forum]

... una frazione della farine integrale tende a ossidarsi e a diventare rancida. Non capita con la farina bianca, che comunque viene trattata con l'aggiunta di acidi ascorbici di sintesi per rallentare un invecchiamento e un irrancidimento che comunque si raggiunge ugualmente ma in tempi più lunghi. Così mangiamo farine vecchie ma in regola con la legge. La farina macinata a pietra e integrale ha una durata ottimale di pochi mesi e poi inizia a decadere. La farina macinata a martelli viene divisa in componenti (farina raffinata, crusca, semolino) e la parte che può contenere il germe, crasca e semolino, sono tostate per stabilizzarle e poi riunite e rimescolate alla farina bianca, così si raggiunge il risultato di una farina stabile per tempi di conservazione "legale" di due anni. Questo nel bio è necessario perché non si può utilizzare nessun antiossidante di sintesi.

discussione BIO CHE BLUFF

#4

Mulini per uso domestico

Per avere un buon pane è importante, oltre alla qualità della farina, anche che essa sia macinata di fresco e possibilmente con macine che non surriscaldino il chicco o asportino il germe.

Oltre alla possibilità di rivolgersi a chi produce ancora secondo metodi tradizionali, c'è la possibilità di acquistare una piccola macina casalinga. Il limite del mulino è che si surriscalda (soprattutto con il mais); questo va tenuto presente perché la vitamina C inizia a degradarsi a 35 °.

E' bene dire che il prezzo di una macina è abbastanza alto, superiore alle 200000 lire, a seconda della capienza, della componentistica e soprattutto se è dotato di motore elettrico o è manuale. Dall'esperienza bilancista, il costo del mulino si ammortizza non comperando pane per un anno.

La caratteristica principale che distingue i mulini è il tipo di macina. Per uso casalingo è bene che il mulino sia dotato di macina che non richieda di essere ribattuta o affilata.

Ottime sono le macine costruite con un miscuglio di sabbia, granito, corindone e porcellana oppure solo di questi ultimi due. Infatti queste sostanze sono unite ad alte temperature, senza dover ricorrere a sostanze chimiche.

Si tenga presente che tanto è minore il diametro della macina, tanto è maggiore il numero di giri a parità di potenza e che quando la velocità di rotazione è elevata la farina si ottiene per frantumazione: la crusca risulta quindi fine come la farina e ben distribuita in essa. Al contrario, quanto minore è la velocità di rotazione, tanto più il prodotto ottenuto è soffice e con fiocchi grandi di crusca, poiché la farina in questo caso è ottenuta per schiacciamento. Dopo aver macinato, quando si vogliono fare dolci o pasta in casa, si setaccia; per fare il pane invece non serve setacciare. Il grano va tenuto in un locale aerato e fresco, possibilmente in un contenitore a silo (si raccoglie dal fondo e rimane sempre aerato).

Informazioni sulle macine:

#3

La piadina

Desinare

... sul tagliere pulito,
lo straccio balzellò rumoreggiando.
Il bianco fiore ella ammucchiò: col dito
aperse il mucchio, e vi gettava il sale
e tiepid'acqua dal paiuolo avito.
Poci ch'ebbe intriso rimesto l'uguale
pasta e poi la partì: staccò dal muro
il mattarello, strinse il grembiale;
e "le spinate" assottigliò col duro
legno, rotondo, a una a una: e presto
sì le portava ala focolare oscuro.
Vi via la madre ponea sul testo
sopra gli accesi tutoli: e su quello
le rigirava con un lento gesto:
nè cessava il rullio del mattarello.

da "Desinare" di Giovanni Pascoli

La ricetta

Per una piadina:

  • 100 gr di farina di grano tenero di tipo 0
  • una punta di un cucchiaino di bicarbonato
  • un cucchiaio d'olio extravergine d'oliva
  • mezzo bicchiere (piccolo) d'acqua o latte (con il latte diventa più morbida)

From: "Anna Maria"
Date: Fri, 28 Sep 2007
.
Adesso non mi metto certo a discutere con un romagnolo DOC,
anzi con un lugarese, però quella piadina con il bicarbonato...
E' vero che io ho imparato a farla da marchigiani "veraci"
e nella loro piadina, il bicarbonato, non entra nemmeno come idea!
ma forse potrebbe essere questa, in fondo in fondo,
la vera rivalità fra marchigiani e romagnoli:
bicarbonato sì? Bicarbonato no?
(Sono invece d'accordo con la sostituzione strutto/olio!)
.
.
nooo :)
ma ci mancherebbe, la piadina è un mistero :)
.
nella mia famiglia d'origine non è mai andata,
sai, alle mie nonne non veniva bene
e così è stata bandita dalle nostre tavole,
poi, da cittadino milanese,
mi sono malinconicamente affezionato ai sapori ed umori romagnoli
per cui ho iniziato a rivangare approssimativamente la tradizionale
cucina romagnola.
non poteva mancare in questo viaggio nei sapori la piadina,
però, se guardi un pò in giro la piadina non è mai uguale
a nessun altra parte,
sembra quasi d'intravvedere che ogni famiglia
c'avesse la sua.
.
ad ogni modo,
strutto mi dico no, che io non la faccio col grasso del porco
perchè sono diventato col tempo leggermente animalista;
anche se non bandisco la carne quasi mai la cucino
però occasionalmente la mangio molto volentieri
e secondo me la piadina dovrebbe contenere lo strutto.
per quanto riguarda il bicarbonato
dovrebbe essere il blando agente lievitante non dico tradizionale ma
piuttosto diffuso nella piadina casalinga attuale,
in special modo mano a mano che si sale la romagna,
'somma dalla riminese sottilissima
a quella molto più grossa delle mie parti verso il ferrarese.

Inizialmente era completamente assente la lievitazione poi, verso gli anni trenta, si cominciò ad aggiungere un pizzico di bicarbonato (che aveva l'inconveniente di ingiallire l'impasto) e successivamente prese piede la dose (composta da vari ingredienti e venduta direttamente dai fornai) che eliminò l'ingiallimento.

poi sai... boh :)

collegamenti

#2

Il pane

Che differenza c'e' tra il pane ottenuto con il lievito di birra e quello ottenuto con lievito naturale?

Purtroppo il pane di oggi in commercio, intendiamo quello comune, bianco, ottenuto con farine raffinate, e' spesso un cibo di scarso valore nutrizionale, povero di sostanze nutritive, devitalizzato.

E' della massima importanza, tornare a consumare del buon pane integrale, un alimento che oltre ad apportare calorie sia anche in grado di restituire vitalita' alla donna e al suo bimbo.

Per questo il pane dovrebbe possedere alcune irrinunciabili caratteristiche.

Dovrebbe essere infatti confezionato con farina integrale e macinata a pietra, l'unica che rispetta l'integrita' delle vitamine e dei preziosi grassi insaturi presenti nel germe del grano.

Dovrebbe essere lievitato con pastella acida naturale. Vale la pena di chiarire meglio il discorso relativo alla lievitazione.

Per lievitazione naturale s'intende quella serie di trasformazioni subite dall'impasto di farina e acqua a opera dei saccaromiceti, microscopici funghi presenti nella farina macinata di fresco.

Questo processo e' molto lento (anche 24 ore), ma garantisce un pane profumato e che si conserva bene per almeno una settimana.

La lenta lievitazione favorisce anche l'inattivazione dell'acido fitico, una sostanza presente nella crusca che, a causa della sua capacita' di legarsi al calcio e al ferro, ne impedisce l'assorbimento intestinale. Per questo motivo il pane integrale era stato sconsigliato, da frettolosi e un po' superficiali ricercatori, a bambini, anziani e donne incinte, le persone che hanno la massima necessita' di un buon apporto di minerali.

In realta' quei dati un po' allarmanti erano stati ricavati da osservazioni condotte sul pane integrale ottenuto con lievito di birra.

Questo tipo di lievitazione, troppo rapido, non consente infatti una sufficente neutralizzazione dell'acido fitico.

Ancora un'ultima annotazione di apparente ordine estetico, ma in realta' di peso qualitativo sostanziale.

Il buon pane integrale dovrebbe essere cotto in forme rotondeggianti, di almeno un chilo di peso.

Se quasi tutti i pani tradizionali sono rotondi e confezionati in pezzature consistenti non e' certamente solo per questioni di praticita' o per sfizi cultural-estetici. I motivi, oggi lo sappiamo, sono ben altri.

Alla fine della lievitazione, prima della cottura, il pane e' molto ricco di saccaromiceti e di enzimi, elementi preziosissimi per la nostra salute ma anche sensibilissime alle alte temperature.

Se la forma del pane e' rotonda e di un certo volume, la zona centrale, piu' interna, non viene raggiunta completamente durante la permanenza nel forno, dal medesimo calore a cui e' sottoposta la crosta.

In questo modo una parte dei saccaromiceti si salvano e hanno tutto il tempo, poi, di ricolonizzare tutta la forma trasformando il pane, nonostante la cottura, in un alimento vitale e ricchissimo di benefici batteri e preziosi enzimi.

da "Il cibo in gravidanza" - Alimentazione naturale per mamma e bambino - Ed. Demetera srl

#1

Preparazione del lievito madre

In una ciotola versare circa 200 gr di farina integrale biologica, aggiungere un cucchiaino di miele (che serve per facilitare il processo di fermentazione batterica, ma ho letto che è sconsigliato perchè inibisce la proprietà di questo tipo di pane di inattivare l'acido fitico responsabile dell'assorbimento di minerali, in particolare ferro e calcio, dal corpo) e tanta acqua tiepida fino a ottenere un impasto di consistenza non appiccicosa, che si lascera' riposare, coperto con un canovaccio pulito e umido, per 48 ore, in un ambiente moderatamente caldo.

Trascorso questo tempo, aggiungete all'impasto 3-4 cucchiai di acqua tiepida e una quantita' di farina sufficente per ottenere una pasta che non si attacca alle dita.

Quindi fare lievitare ancora per 48 ore, sempre al caldo e coperta con un canovaccio umido.

A questo punto il lievito e' pronto e si conserva al fresco, in un boccale di vetro a chiusura ermetica.

Questa ricetta e' pressoche' identica a quella presente sul libro "Cucchiaio Verde" e fanno entrambe riferimento all'ottenimento di una pasta di consistenza come quella per la panificazione, mentre io, agli inizi, la pastella che usavo aveva una densita' piu' bassa (la si poteva mescolare con un cucchiaio di legno all'interno di una ciotola), una "tecnica" simile a quella proposta sul libro "Il medico di se stesso":

La pasta lievitata

  • 3 cucchiai colmi di farina integrale
  • 5 cucchiai d'acqua"

"Mescolate con un cucchiaio di legno per formare una pasta, lasciando il miscuglio in una ciotola. Coprite con un tovagliolo di carta (per asorbire l'eccesso d'umidita') e con un piatto (per mantenere l'impasto al caldo). Lasciate riposare a temperatura ambiente per due o tre giorni. Quando la pastella produce delle bollicine e ha una consistenza piuttosto liquida, e' pronta e dovrebbe essere usata subito..."

Puoi trovare una ricetta analoga anche qui http://www.geocities.com/HotSprings/8867/crescente.htm

Ecco,

io agli inizi lavoravo con una pastella liquida che avevo ottenuto (e che conservavo) con metodi per la pasta densa, poi, una volta che mi fece la muffa arrivai alla densita' piu' alta (una pasta che non appiccica piu' e che mantengo avvolta in uno strofinaccio dentro un barattolo di vetro in frigorifero)

Oltre al miele, quando io ho generato la mia pasta madre, durante le varie fasi evolutive ho seguito qualche volta anche il consiglio di aggiungervi un cucchiaino di yogurt (che dovrebbe favorire il processo fermentativo)

Mi capita anche di aggiungere di tanto in tanto, quando panifico, frutta (ad esempio uva http://www.panefattoincasa.net/index.php?T=lievito_naturale) e acqua della cottura di legumi (ceci, azuki ecc. come consigliato su "Il medico di se stesso").

Dato che ogni volta metto da parte circa 200 gr di impasto (la pasta madre utilizzata la volta successiva) questa risulta "contaminata" da svariati "ingredienti bastardi".

A me

la pasta madre ha iniziato a dare risultati quando ho adottato i consigli di petula che trovi all'indirizzo http://lacuocapetulante.blogspot.com/2005/10/la-mia-pasta-madre.html

La tecnica nuova

che tempo fa ho adottato per fare il pane consiste nello sciogliere la pasta madre (la pagnotta di consistenza densa non appiccicosa) nell'acqua (2 piccole tazze d'acqua tiepida), aggiungere la quantita' di farina sufficente ad ottenere una pastella densa ma piuttosto liquida (da far fatica a mescolare con un cucchiaio di legno) e lasciare il tutto a riposare in una ciotola di vetro coperta con un panno per tutta la notte (cira 12 ore). Al mattino impasto tutta la pastella con la farina e l'acqua (diciamo tre bicchieri per 6-700 gr di farina) sino ad ottenere una pagnotta che non appiccica piu' e che lascio a riposare per ulteriori 4 ore in luogo caldo, senza correnti e coperta con uno straccio.

La pastella che si lascia per le 12 ore della notte viene detta "levato"; l'ho trovata citata nella ricetta per il pane presente sul volume "Il Pane" de "i Ricettari Volanti" a cura di "Baule Volante" in vendita da NaturaSi e ho deciso di provarla avendone avuto riscontro nella memoria di mia madre quando m'ha raccontato di come facevano il pane i miei nonni.

Preparavano un impasto la sera che poi veniva reimpastato la mattina prima di essere portato al forno a legna comune dove tutta quanta la gente andava a far cucinare le proprie pagnotte.

Ora mi trovo bene anche a preparare il levato la mattina, lasciarlo lievitare 6 ore, reimpastare con la restante farina e lasciar lievitare dalle 3 alle 4 ore. Adotto invece il metodo del levato che riposa la notte quando voglio ricavare la pasta anche per fare la pizza: impasto del levato la sera, riposo per 12 ore, reimpasto con 500 gr. di farina 00 (aggiunta per la pizza) a consistenza maggiore, riposo per 6 ore, reimpasto con il resto della farina (750 gr. integrale) e lascio 4 ore (sia il pane che la pizza nella teglia)