Nea = nuova : una nuova concezione dell'organizzazione (a)politico-sociale
Net = rete : telematica, cognitiva, informativa
Nos = nostra/a noi : da e per il popolo, non imposto dall'alto
Cos'è n3Polis
- Una concezione della società e di come dovrebbe organizzarsi
- Un progetto di diffusione, ampliamento e miglioramento di tale concezione
- Un racconto onirico che ne spiega la realizzazione e ne ipotizza lo sviluppo
In breve: ritenento l'attuale società ingiusta e nella pratica quotidiana
distante da quello che dovrebbe essere il
reale concetto di democrazia, se ne vuole proporre una riorganizzazione.
Non so ieri, non so domani, ma
oggi, grazie ad internet e alla diffusione della conoscenza, è possibile attuare la
democrazia diretta, idea fondante delle democrazie passate ed attuali.
A questo si aggiunge la possibilità di eliminare gran parte delle forme di
rappresentanza, arrivando ad una forma di
auto-governo totale.
Se il concetto di democrazia diretta comincia già ad essere speculato, navigando nel web vi potrete accorgere che esso viene comunque assoggettato ad un governo che, in soldoni, non differisce da quelli che conosciamo. In definitiva, si ipotizza l'uso della democrazia diretta similmente a quanto accade in Italia nelle consultazioni referendarie; quindi per ascoltare/ottenere un'approvazione, ma non per porporre nè tantomeno per decidere in via definitiva.
Ma perchè?
Oggi possiamo sia esprimere le nostre opinioni, sia dare il nostro parere, sia proporre nuove idee e, perchè no, esprimere un voto diretto per approvare/respingere le idee scaturite, finalmente,
dal popolo.
Penso allora avrete già intuito lo "scheletro" di n3polis: nessuna stratificazione sociale, il cittadino propone, decide, governa; totale diffusione e trasparenza di qualsiasi decisione, discussione, proposta, messa in pratica; riduzione all'indispensabile della burocrazia; limitazione di forme d'interesse, differenziazioni economiche, differenze di peso sociale.
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Concezione
Sostituzione della classe politica con il popolo
Partiamo da ciò che si potrebbe definire ideale: una società
giusta dovrebbe, prima di tutto, garantire ad ogni cittadino identiche possibilità di crescita, identico peso sociale, identico trattamento giuridico. Dovrebbe garantire poi la collettività: tutela delle minoranze, rispetto di tutte le opinioni, libertà del singolo confinata
esclusivamente dalla necessità globale di democrazia.
Inutile dire che ciò che viviamo quotidianamente non rispecchia tutto ciò.
Questo a causa dell'esistenza, messa in discussione da chi trae vantaggio dalla loro strutturazione, delle
classi sociali, tali per cui esistono varie
stratificazioni socio-economiche, secondo uno schema piramidale:
- la maggioranza sta alla base, produce fisicamente (materialmente quanto mentalmente), ha scarso o nullo potere
- lo strato intermedio, meno numeroso, sfrutta quello inferiore e viene sfruttato da quello superiore; non produce nulla ma crea l'interfaccia burocratico-legislativa e/o logistica tra la base e la punta
- la punta, composta da pochissimi (in percentuale) che possiedono moltissimo; non produce nè costruisce, l'unica interazione che ha con la società è parassitario, i rapporti con gli strati inferiori sono finalizzati alla sua sola conservazione.
Ovviamente questo schema è estremamente semplicistico. Esistono molti strati intermedi e paralleli. Tuttavia, che vogliamo o no, è questa la strutturazione generale del nostro quotidiano.
Una strutturazione evidentemente lontana da quella che dovrebbe essere una democrazia, ed anzi esattamente opposta: pochi comandano molti. E per fare ciò nascono le
ideologie: si prendono gli
ideali, spesso morali e quindi soggettivi, li si assolutizzano e utopizzano; poi si avvolgono bene in uno strato d'ipocrisia, così da ottenere un'
impalcatura giustificativa per il potere, lo sfruttamento, la prepotenza.
Forse nel passato no, ma oggi abbiamo i mezzi per renderci conto di questo e per
cambiare le cose.
Innanzitutto, è ora che si attui il principio cardine della democrazia nel momento in cui è necessaria una scelta:
la maggioranza vince. Benissimo, che questa maggioranza che oggi nulla decide prenda in mano le redini del suo destino, per così dire.
Raggiunta tale situazione è chiaro che la stratificazione appena illustrata non ha più senso d'essere. Eliminare quindi ogni differenza sociale di base. Un lavoro
mentale prima che concreto. Paradossalmente, o forse no a causa del
bombardamento ideologico perpretato in centinaia d'anni dalla classe dominante, proprio nello strato maggioritario e a basso peso decisionale si è instaurata la concezione
antinaturale per cui un lavoro, una mansione, un ruolo (amministrativo, politico, sociale, lavorativo) sia più o meno importante. Eliminare tale deformazione: il contadino è importante tanto quanto l'avvocato, il giudice quanto l'idraulico, l'insegnante quanto il dottore. Ogni singola figura ha un ruolo ugualmente importante, di conseguenza ogni singolo cittadino deve avere la
stessa voce in capitolo su tutte le decisioni che riguardano la collettività.
Qualcuno potrebbe obiettare che oggi sia già così, ma basta pensare alle amministrazioni locali per capire che lo è solo idealmente. Il sindaco che si presenta nel risotrante viene accolto come il panettiere? Un consigliere provinciale sarà più probabilmente un imprenditore o un operaio? Le decisioni comunali tendono a favorire tutti i cittadini o una precisa "fascia elettorale"? E via discorrendo...
Nominato quindi l'ultimo punto: il partitismo.
La politica esige i partiti, lo spirito umanitario li vieta
Hermann Hesse
In questa frase è presente il concetto: il partitismo, la costituzione di fasce elettorali, le relative manovre per la loro manipolazione, sono forme di
sfruttamento ideologico finalizzate al mantenimento dello stato di cose. Noi diamo le conseguenze per ovvie e scontate, ma in verità sono
assurde se ci pensiamo: si possono avere idee di "destra" su un certo argomento, ma di "sinistra" su un altro.
Opportunismo? No, singolarizzazione:
io ho un cervello, posso pensare, non ho bisogno/necessità che qualcuno lo faccia per me, nè tantomeno che qualcuno decida cosa è
giusto o
sbagliato secondo una linea politica, creata per dare un'illusione di appartenenza, ma usata in pratica per
condurre un gregge.
Vorrei notaste le virgolette su "detsra" e "sinistra", necessarie perchè sono concetti fittizzi, creati per, appunto, spartirsi la torta. Esistono forse morti di destra o di sinistra? Ingiustizie di destra e di sinistra? Fame di destra e di sinistra? Figli di destra e di sinistra? E i manganelli, sono di destra o di sinistra? Le ingiustizie, gli opportunismi, gli sfruttamenti, le violenze?
Svegliamoci signori:
non v'è alcuna differenza, si tratta sempre di pochi che hanno troppo e che comandano i molti che non hanno nulla, se non le illusioni create dai
pochi stessi a loro uso e consumo.
Allora, questo nome ha alcuni significati, ma tutti complementari dell'idea che vi sta dietro, per cui intercambiabili senza troppe distinzioni.
n3 sta per "3 n", ovvero "nnn". Qundi il nome può anche essere
espanso in "nnnPolis".
Queste tre "n" indicano le iniziali del motto, ovvero:
nea, net, nos!, il cui significato immediato è spiegato
in cima a questa pagina.
Per semplicità è possibile scrivere il nome anche "n3polis" e leggerlo "ne-polis"; che, come la gloriosa città italiana, ricorda la volontà di una nuova città; nel nostro caso
città equivale a stato, mentalità, società.