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Che abbia voce o no, il popolo può sempre essere assoggettato al volere dei potenti. Basta dirgli che sta per essere attaccato e accusare i pacifisti di essere privi di spirito patriottico e di voler sempre esporre il proprio paese al pericolo. Funziona sempre, in qualsiasi paese. (H. Göring)

L’autoironica dicitura “marmaglia eversiva e terrorista”, utilizzata per rivendicare la contestazione ai procuratori Caselli/Spataro all’USI di Lugano, si è concretizzata in Val Susa attraverso l’applicazione del reato di terrorismo con finalità eversive. Un meccanismo volto alla sistematica criminalizzazione del movimento No Tav e alla conseguente militarizzazione della valle.

Riproducendo un simile dispositivo securitario come soluzione di tutti i problemi, anche il Ticino, diretto dalla lobby cristiano-liberal-social-leghista confluita nella premiata ditta Gobbi/Noseda, porta il suo contributo. D’altronde, lo stesso ministro in divisa Hermann Gobbi lo aveva anticipato scrivendo che “in Svizzera sono attivi gruppi d’estremisti le cui attività costituiscono una minaccia per i cittadini e lo Stato” citando “le incursioni contro Caselli che si occupa delle procedure penali contro i gruppi violenti dei NOTAV”. A esibire invece la prima testa della local marmaglia ci pensano i media ticinesi che, ancor prima del processo, condannano il maestro per la “sommossa” dell’USI e per aver apposto un adesivo che invita a scovare le differenze tra il Norman uh-uh-uh e il gerarca nazista Goring. E in questo teatrino di sputtanamento mediatico la punizione da infliggersi non può che essere esemplare. Adottando metodi coercitivi di uno Stato già noto per il Berufsverbot degli anni ’70 arriva puntuale l’interrogazione leghista di Michele Guerra richiedente il licenziamento del “cattivo maestro”. La scondinzolante risposta di Manuele Bertoli dimostra ancora una volta che per l’attivismo ribelle in basso a sinistra si perde il posto di lavoro!

Se in Val Susa la magistratura ha trovato il pretesto per l’applicazione del reato di terrorismo con il seguito di arresti, botte e violenze, in Ticino il delirio d’onnipotenza di John PG Noseda, con il beneplacito di politicanti e pseudo-intellettuali di sinistra, sguazza nella diffusa tendenza a limitare libertà individuali e collettive. Lo prova il recente annullamento del decreto d’accusa per “fatti o circostanze non sufficientemente chiariti” del giudice nominato nel processo al maestro. Analoga sorte per gli altri 8 denunciati per i fatti dell’USI, riconvocati per un terzo interrogatorio. Volgendo lo sguardo altrove, tale tendenza la ritroviamo nella censura, sotto forma di sospensione per un anno dalla diretta radiofonica, di dj Stercoraro “colpevole” di aver espresso, privatamente, quello che pensa sul malaffare leghista. O, ancora, nella recente scarcerazione per mancanza di prove di uno dei tre arrestati nel post derby di hockey, dopo che tali arresti (carcerazione preventiva di due mesi!)erano stati sbandierati come fulgidi esempi di punizione tempestiva.

Risulta quindi evidente il clima da caccia alle streghe che sta contagiando il Ticino. E, mentre la condanna del poliziotto che fracassò il braccio di un videoattivista durante le giornate antimilitariste del 2007 non viene riportata, il caso dell’USI si pone come una chiara montatura giudiziaria che spalanca la via della rappresaglia, da intraprendere contro qualsiasi forma di dissenso, nella costruzione di un nemico comune – sia esso frontaliere, ultras, migrante, anarchico, rom.

Per opporci alle devastazioni ad alta velocità occorre unire alla solidarietà verso chi lotta e resiste una lettura delle ridondanze securitarie e una lucida, determinata capacità di critica e d’azione.
Perché trovare le differenze senza badare alle somiglianze è impossibile o addirittura vile.

Contro ogni grande opera del capitale e dei suoi apparati!
In solidarietà complice con gli/le arrestat* e i/le perquisit*, in ValSusa e dappertutto!
Libertà e solidarietà per Giobbe e Giuliano.
On ne lâche rien! Ni ici, ni ailleurs!

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