bozzaArabo
Dal mese di giugno 2013, sul passo alpino del Lucomagno a 1926 metri di altezza, un numero variabile tra le 40 e le 50 persone è costantemente controllato e imprigionato all’interno di un ex bunker militare nel sottosuolo.
Un ulteriore passo verso la disumanizzazione del migrante, un’ulteriore condanna allo status di subumani per chi ha la sola colpa di non possedere documenti! Attraverso l’internamento nel sottosuolo, la definizione di categorie specifiche (NEM, letteralmente: non entrata in materia) e altre sottili pratiche come la “deportazione assistita” e i lavori “socialmente utili”, la politica migratoria svizzera segna un ulteriore innalzamento del livello di repressione e di mercificazione del migrante.
L’emergenza asilanti, creata artificiosamente da Blocher, grazie al dimezzamento del numero di richiedenti per ogni cantone (da 20’000 a 10’000), è un consolidato congegno di propaganda securitaria, una macchina da soldi per aziende appaltatrici e agenzie private, un argomento sempre pronto per le cavalcate populiste e xenofobe di ogni governante. Un dispositivo di potere affinato sulla pelle e sulla carne dei migranti.
Non esiste alcuna emergenza asilanti!
Esiste piuttosto la catastrofe neoliberista delle bombe umanitarie, della guerra al terrorismo, della devastazione ambientale e territoriale perpetrata dal governo delle multinazionali!
Esiste l’olocausto di milioni di persone in fuga da queste catastrofi. Esistono i lager, la deportazione e la segregazione!
Lottare affinché tutto ciò non debba più esistere significa anche e soprattutto smascherare ciò che non esiste: un’emergenza fittizia che negli anni ha promosso il dislocamento sull’intero territorio nazionale di centri e strutture di reclusione a vario livello. Un falso problema che alimenta l’eterna guerra tra poveri, attraverso la creazione spasmodica di categorie infamanti che vanno dall’immigrato clandestino al frontaliere. Fino a introdurre nell’immaginario collettivo l’untore dalla pelle scura, che si aggira pericolosamente tra i boschi della Valle di Blenio o nei pressi di frontiere sempre più militarizzate.
Essere irriducibili a un tale immaginario vuol dire anche essere fisicamente mobilitati per denunciare la presenza dei lager, siano essi sui deserti alpini o nelle metropoli. Vuol dire rifiutare tanto la segregazione in salsa multietnica, quanto il paternalismo assistenzialista. Vuol dire riportare l’ordine dei problemi al diritto di esistere, di muoversi e di vivere in ogni luogo, al di là di ogni barriera e di ogni stato. Vuol dire rivendicare appartenenza meticcia, stringere solidarietà complice con chi compie il sovversivo gesto della migrazione.

CREARE VERI PROBLEMI AGLI SPACCIATORI DI FALSE EMERGENZE!

L’esperienza del lager-bunker sul Lucomagno è stata celebrata come un “successo” da parte della stampa unanime nell’asservimento al potere e alle nuove politiche segregazioniste. La paura, intesa nella sua declinazione patologica (fobia), appare sempre più come il sentimento sul quale far leva per ottenere consensi e controllo sociale. Le recenti votazioni sulla riforma della legge d’asilo e sulla cosiddetta normativa “anti-burqua” sono un ulteriore innalzamento del livello di mistificazione, orchestrato sempre più goffamente da politicanti e giornalai.  Se i Gagliardi Quadri garantiscono la quasi quotidiana dose di delirio securitario dalle vibranti pagine del Corriere del Ciellino, scambiando volutamente un placido e narcotizzato cantone con il Bronx di Charles Bronson; trasmissioni pseudo “integrazioniste” come “Il Ponte” mandano in scena la sagra dell’antilope come parodia del “buon negro”, triste altare sul quale sacrificare la dignità in cambio di balletti folkloristici e cucina tradizionale. Nel frattempo si gettano uomini in prigioni sotterranee, si richiedono trasporti preferenziali per gli asilanti, si nega l’accesso agli spazi pubblici agli stranieri (Canton Soletta). La mistificazione genera paura. Gli allarmi giustificano stati di eccezione. La xenofobia si insinua nel pensiero comune:

Le guardie che li soccorrono devono proteggersi, anche in questo caso, dal pericolo di contagio; non di rado devono invitare degli stranieri a tenere comportamenti atti ad evitare il propagarsi della loro malattia a chi sta attorno a loro per aiutarli e soccorrerli.” (Emanuele Gagliardi, Corriere del Ticino, 21.09.2013)

Un tema ricorrente della propaganda antisemita creata dai nazisti fu che gli Ebrei seminavano malattie.

E’ pur sempre meglio vivere sottoterra che senza un tetto” (Pascal Schwarz, capo supplente dello stato maggiore dei centri federali)

Nel bunker del Lucomagno sono stipate dalle 40 alle 50 persone. Nelle celle, grandi non più di sedici metri quadrati, sono rinchiuse fino a sedici persone in quattro file di letti a castello.

“A qualcuno piace la montagna ad altri no, penso siano pero le loro frustrazioni a creare tensioni (…) Ci siamo comportati con loro come ci comportiamo con gli ospiti” (Peter Binz, sindaco di Medel)

I migranti sono liberi di uscire nel nulla dalle nove alle diciassette, la temperatura esterna è molto rigida anche nei giorni sereni e il primo paese abitato (Medel) dista più di dieci chilometri. Molte di queste persone, prima di arrivare a quota 1926 metri, hanno dovuto superare tragiche traversate di mari e deserti, sopportare la detenzione nei lager di libici, greci e italiani (CIE).

“anche noi abbiamo fatto tre o quattro settimane nei bunker senza nessun problema, le lamentele dei richiedenti sono fuori luogo” (Marcello Monighetti, consigliere comunale di Blenio)

L’areazione nel bunker è garantita unicamente da un motore. In molti lamentano un reale rischio di soffocamento. Gli stessi agenti di vigilanza (Abacon) non dormono mai all’interno del bunker. Per i cittadini svizzeri lo stabile dell’esercito era stato dichiarato non abitabile.

No ai lager per migranti! No ai rimpatri forzati! Regolarizzazione e libera circolazione per tutti!

Antirazzisti sempre! Per un mondo senza frontiere!

Racconto e testimonianze dell’esperienza dei migranti “ospitati” nell’ex bunker militare sul passo del Lucomagno durante l’estate del 2013 e del 2015.

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